LA MONGOLIA VERSO LE RIFORME/h3>.

di Bruno Zoratto



Dopo la morte di Jebtsundamba Khutukhtu, il "Budda Vivente di Urga", nel 1924, il potere in Mongolia cadde nelle mani del Partito Rivoluzionario del Popolo Mongolo (PRPM) fondato tre anni prima. Il sistema politico del Paese venne trasformato da monarchia costituzionale ad una dittatura monopartitica, che è durata sessantacinque anni. Alla fine del 1989, sorse un movimento democratico a Ulan Bator che criticava la politica del PRPM e i privilegi della burocrazia e chiedeva che il Gran Hural del Popolo (l' Assemblea Nazionale) fosse sciolta. Chiedeva inoltre libere elezioni generali, emendamenti alla costituzione e pluralismo politico. Di fronte a queste richieste, il PRPM ricambiò le sue gerarchie, ristrutturò il governo e abbandonò la dittatura di un solo partito; il tutto nel giro di un anno. Nel maggio del 1990 venne iscritto al Tribunale il primo partito di opposizione legale in Mongolia. In luglio, il Paese celebrò le sue prime elezioni multipartitiche, da cui nacque un governo di coalizione. Così venne creato un sistema molto differente, sia dal passato tribale della Mongolia, che dalla dittatura del PRPM.

Nel dicembre del 1988, il comitato centrale del PRPM approvava una risoluzione di riforma politica, da cui scaturì la ristrutturazione del partito nel 1989, quando venne sancito che il segretario generale doveva essere eletto dalla base nonchè che il 20 per cento delle organizzazioni di partito a livello provinciale e distrettuale dovevano essere disciolte.

Queste riforme non accontentarono i giovani intellettuali dell'Unione Democratica Mongola (UDM) fondata il 10 dicembre 1989. Così il 18 febbraio dello stesso anno l'UDM esigeva le dimissioni del comitato centrale del PRPM e del Consiglio dei Ministri nonchè lo scioglimento del Gran Hural. Rispondendo a queste pressioni, il PRPM accelerò le sue riforme.

Durante l'ottava sessione plenaria del 19° comitato centrale del 13 marzo 1990, il PRPM destituì il suo segretario generale ed elesse Gombojavyn Ochirbat a suo successore. I nuovi membri del Politbureau erano: Tserenpilyn Gombosuren (Ministro degli Affari Esteri), N. Michigdorj (Direttore del Dipartimento Sociale ed Economico del PRPM), Tseveenjavyn Oold (Direttore della Commissione Centrale di controllo del PRPM) e Lodongiyn Tudev (Direttore di "Unen", il giornale del partito). Tutte persone con meno di cinquanta anni d'età. Lo stesso giorno, la maggioranza dei membri del comitato centrale con più di sessanta anni, che costituivano più della metà dei suoi membri di 146 persone, presentarono le loro dimissioni.

Il 10 aprile 1990, il PRPM celebrò il suo primo congresso straordinario, nel quale venne eletto il nuovo comitato centrale di 91 membri. Questo si riunì il 13 aprile e cambiò il titolo di segretario generale del partito in quello di presidente ed il nome di Politbureau in Presidium (Direzione Nazionale). La nuova Direzione nazionale risultò composta da 5 membri del vecchio Politbureau più il ministro della cultura Eudyn Sumyaa. Nessuno dei sei membri di questo organismo aveva ricoperto precedentemente cariche direttive del partito. Ochirbat fu eletto presidente del partito; Michigdorj, Oold e Sumyaa segretari generali del comitato centrale. Il 20 - 22 novembre 1990 vennero eletti quali nuovi membri del comitato centrale: B. Bathishig, Budragchaagiyn Das-Yondon, Y. Solgorjab, M.Dzenee, D.Udebhien, D.Hamsrai, I.Sendenjab e Oydovyn Hongor.

I cambiamenti del governo iniziarono il 12 marzo dello stesso anno, quando il PRPM accettò le dimissioni di Jambyn Batmonth da presidente del Presidium del Gran Hural e di Dumaagiyn Sodnom da presidente del Consiglio dei Ministri, rimpiazzati rispettivamente da Punsalmaagiin Ochirbat e Sharavyn Gungsadorj. L'elezione di tecnocrati più giovani e con mentalità riformista alle cariche del partito e dell'apparato statale prepararono la strada per ulteriori riforme. La direzione nazionale decise il 14 marzo 1990 di separare gli organi del partito da quelli dello Stato. A partire dal gennaio 1991, il PRPM non doveva più godere dei sussidi statali. vennero ridotti il numero dei ministri e delle commissioni statali. I 345 funzionari erano costati 3.600.000 tugrikes all'anno. Il Ministero della Sicurezza Nazionale venne ridotto alla metà delle sue dimensioni e ribatezzato Ufficio della Sicurezza Nazionale. Il PRPM acconsentì alla cancellazione delle clausole della costituzione che descrivevano il partito come "la forza orientatrice" della società e "l"avanguardia dei lavoratori". Nel programma il PRPM dichiarava di rinunciare a tutti i suoi privilegi e di voler costruire una società socialista umana e democratica in cooperazione con gli altri partiti. Il comitato centrale annunciava inoltre che d'ora in poi i suoi centri medici e ospedalieri ad Ulan Bator non erano più ad uso esclusivo, ma dovevano essere messi a disposiszione del pubblico. Inoltre veniva limitato l'uso delle automobili ufficiali per i capi degli organismi di partito e per i ministri. La direzione nazionale eliminò formalmente tutti i privilegi di cui godevano i gerrchi superiori del partito, cioè i sussidi per viveri e combustibili. inoltre i capi del partito dovevano pagare di tasca propria le spese telefoniche e per i viaggi privati.

L'"UNEN", il giornale che fino a quel momento era stato portavoce del partito e dello Stato, si trasformò in organo del partito. Il suo titolo appariva in scrittura corsiva mongola tradizionale invece che con lettere cirilliche. Il titolo di "Giornale Centrale della Repubblica Popolare di Mongolia" venne abolito.

Il 21 marzo 1990 e il 10 aprile 1990, venne deciso che la carica di presidente del Gran Hural e di presidente del PRPM non dovevano più essere coperte dalla stessa persona.

In base ad una legge che permetteva la creazione di altri partiti, l' "UNEN" annunciò il 15 maggio, che questi nuovi partiti potevano chiedere la loro iscrizione presso la Corte Suprema. Il PRPM fu il primo partito ad iscriversi, seguì il Partito Progressiste Nazionale (PPN) fondato il 13 marzo 1990. Al momento della sua iscrizione, il 22 maggio, il PPN contava 1.800 membri. esso si proponeva di risolvere la crisi in Mongolia, garantire il progresso e creare una società democratica.

Il 13 marzo 199O venne fondato il Partita Laborista Libero, che si iscrisse il 23 di maggio. La sua meta era quella di stabilire una società umana e democratica, nella quale i lavoratori fossero proprietari dei mezzi di produzione e godessero dei frutti del lavoro in accordo con i principi di autonomia e giusta distribuzione. Al momento della sua iscrizione il partito aveva 800 membri.

Il pioniere dei partiti di opposizione è stato il Partito Democratico Mongolo (PDM) fondato il 18 febbraio 1990 ed iscritto il 24 maggio. Esso contava nell'aprile del 1990 circa 1.500 membri. Esso si proponeva la privatizzazione delle proprietà statali e di difendere una linea indipendente e neutrale in materia di politica estera. Il Partito Socialdemocratico (PSD) fu fondato il 4 marzo 1990 ed iscritto il 26 maggio. La sua meta dichiarata è stata quella di mantenere sovrana la Mongolia e di giungere a rapide riforme sociali per creare una società umana, giusta e democratica. Esso accetta qualsiasi sistema poltico pacifico che possa far pervenire a tali mete ad eccezione della rivoluzione marxista-leninista. Si è dichiarato parte integrante dell'internazionale socialista.

Il Partito Verde venne fondato il 9 marzo 1990 e iscritto il 26 maggio. Aveva 820 membri al momento della sua iscrizione. Esso proponeva una maggiore protezione ambientale.

Preparandosi per le elezioni del luglio 1990, tutti i partiti e le organizzazioni di opposizione crearono congiuntamente una coalizione di forze democratiche, il 15 aprile. Molti dei dirigenti dei partiti d'opposizione erano stati precedentemente membri del PRPM. Un criterio distintivo fra l'opposizione e il PRPM è l'età. Nel PDM, per esempio, l'età media è di 32 anni. Per rimediare a questo difetto, nel marzo del 1990, il presidente del PRPM cedette il posto a Gombojavyn Orchibat, il quale nel febbraio del 1991 venne rimpiazzato da un dirigente più giovane, Budragchaagiyn Dash Yondon. Nel novembre del 1990, Orchibat dichiarò che la meta del PRPM era quella di creare il socialismo e ricordò ai suoi uditori di studiare l'ideologia marxista-leninista e di applicarla in forma creativa. egli attribuì gli errori del partito nel passato al fatto di non aver integrato il marxismo e il socialismo con le condizioni reali della Mongolia. Una legge elettorale emanata dal Gran Hural avvantaggiava il PRPM. I partiti di opposizione dichiararono di voler boicottare le elezioni. Dopo un periodo di intense negoziazioni, questi annunciarono però alla televisione, il 7 luglio 1990, di voler partecipare alle elezioni malgrado i difetti della legge elettorale. Il PRPM guadagnò l'85 % dei voti. Un fattore importante per la sua vittoria elettorale fu il numero dei suoi iscritti (94.000) e la sua organizzazione capillare, conla quale i partiti di opposizione non potevano misurarsi e perciò ottennero solo un decimo degli eletti rispetto al PRPM. Un altro fattore per questa vittoria fu che il PRPM riuscì a guadagnarsi l'appoggio di altri partiti minori. Inoltre il PRPM ha goduto di un vantaggio finanziario in quanto le trasmissioni di propaganda politica alla televisione costavano US 223 per minuto. Una somma che ben pochi partiti di opposizione potevano sostenere. Infine i manifesti elettorali dei nuovi partiti non differivano molto da quelli del PRPM e le loro proposte di riforma politica ed economica non sono state presentate in modo concreto.

Ciò nondimeno, molte cariche statali vennero ricoperte dopo le elezioni da membri dei partiti di opposizione. Questo fatto potrebbe essere interpretato come una indicazione che il PRPM sta perdendo gradualmente il suo predominio, anche se è indubbio che l'eredità comunista grava ancora sul paese.


L'autore: BRUNO ZORATTO è nato in provincia di Udine, ma dal 1964 vive a Soccarda, dove svolge attività giornalistica. E' autore di numerosi libri che riguardano argomenti e tematiche legate all'Estremo Oriente, con particolare attenzione alla R.O.C.- Repubblica di Cina. Zoratto fa parte del direttivo della Federazione Unitaria della Stampa Italiana all'Estero
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