A COLLOQUIO CON B. OCHBADRAKH,

DIRETTORE DELLA COMMISSIONE DI STATO

PER LA PRIVATIZZAZIONE

intervista di Roberto Ive



D: Quanto pesano settanta anni di economia pianificata nel rapporto fra pubblico e privato ?.

R: Attualmente, per il nostro governo non c'è altra via che quella che conduce al libero mercato e quindi alla privatizzazione. In questa strada ci sono solo due tipi di alternative possibili. Quella delle nuove aziende che si stanno formando per la volontà degli imprenditori e quella delle vecchie aziende, un tempo totalmente di proprietà statale, che, in parte, devono convertirsi al privato. Non ci sono altre vie.

D: Come è progredito questo passaggio?.

R: Questo passaggio è in atto ormai da due anni e mezzo. Il governo mongolo ha deciso che il 44% delle imprese diventasse di proprietà privata. Non si è usato denaro contante in questa fase, ma buoni azionari. Attualmente tutti i negozi e la distribuzione minuta sono stati privatizzati. Resta ancora da operare nell'industria. Il nostro maggiore avversario in questo processo di privatizzazione è stato, fino a pochi mesi fa, l'alto tasso di inflazione. La gente vedeva ridursi giornalmente il valore dei buoni azionari posseduti. Buoni, che in futuro, avranno totale convertibilità.

D: Ritiene conclusa questa fase di cambiamento?.

R: No assolutamente. La consideriamo a un buon punto nel settore industriale. La privatizzazione è appena da iniziare nei servizi, ora completamente pubblici.

D: In un prossimo futuro è pensabile ad una privatizzazione della terra ?.

R: La privatizzazione della terra è qualcosa che contrasta con la cultura e la tradizione del popolo mongolo. Questa possibilità, limitata ai soli cittadini, è comunque prevista dalla costituzione. Non esiste però ancora una vera legge applicativa.

D: La privatizzazione spesso comporta dei problemi occupazionali...

R: Il problema della disoccupazione non è legato solo alla privatizzazione, ma al sommarsi di molteplici fattori. Attualmente i disoccupati sono circa 65.000. Per noi è un numero elevato.

D: E' questo il maggiore problema che le aziende, ora private, devono affrontare?

R: No. C'è anche il grosso problema delle materie prime, dei materiali grezzi, dei rifornimenti. Un'azienda privata deve procurarsi dei mezzi di pagamento. Cosa non sempre facile. Una volta qualsiasi scelta gestionale passava attraverso una decisione ministeriale. Ora, il manager di un'azienda deve pensare a se stesso. C'è anche una grossa resistenza in termini sociali perché tutta la privatizzazione fino ad ora si è svolta con dei VAUCHERS, dei buoni. Quando la gente comprenderà appieno che questi buoni rappresentano del denaro contante comprenderà anche il senso della privatizzazione e il valore della proprietà.

D: All'inizio, due anni or sono, la gente senza comprendere questo valore, scambiava i buoni per un paio di bottiglie di vodka. Accade ancora ?.

R: Due anni fa' questi fatti sono realmente accaduti. Ora accade il contrario. La gente cerca di raccogliere il maggior numero possibile di buoni anche se un tipo, quelli di colore blu, riguardanti le privatizzazioni di valore, come le industrie, sono personali e non cedibili. Sono stati usati due tipi di buoni proprio per evitare che qualcuno venisse giocato nella sua ignoranza. Questo tipo di buoni di colore blu, che non viene più emesso, sarà negoziabile, anche in valuta contante, a partire dal settembre 1994.

D: La popolazione, l'uomo della strada, apprezza i frutti della privatizzazione o rimpiange i tempi passati ?.

R: Questo è stato un periodo di transizione dove tutti noi abbiamo dovuto stringere i denti. Certo, all'inizio le aspettative della gente erano molto maggiori. Pensavano che la liberalizzazione del mercato portasse immediati benefici. Ora, il periodo di transizione si sta avviando alla conclusione. Diciamo che volevamo salire sulla cima di una montagna e anche se la vetta non è ancora raggiunta, abbiamo comunque superato la parte più buia e difficile.


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