Il titolo di questa mostra è la parafrasi del più famoso "Alien Sounds", un set di suoni metallici, impersonali che imperversava nei computer di qualche anno fa, intendendo affascinare neofiti e non, palesando la direzione disumanizzante, uniformante e massificante che il mito di un progresso e di un pensiero unico hanno imboccato nella speranza di una strada senza ritorno. In "Io sono leggenda", il protagonista, rimasto l'ultimo uomo si accorge di essere diventato lui il mostro in mezzo a tutti gli altri. Così ora ci piace pensare che gli alieni siamo noi, in mezzo ad un mondo fatto di suoni campionati, filtrati, massimizzati, bufferizzati, generati da "megamacchine" fatte per non distrubare l'orecchio succube dello spettatore che passivamente si attende melodie e suoni assolutamente conformisti e tranquillizzanti. Gli alieni siamo noi, popolazioni indigene che si ostinano a cercare nei materiali, nella vibrazione dell'aria, nel vento che percorre gli altopiani, rincorrendo i versi di una scimmia o il gracchiare delle rane il senso profondo di una musica che vuole essere testimonianza di una ricerca di libertà, creatività e infine di assoluto.
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Se siete curiosi in cerca di un po' di etnicità per appagare le vostre pupille e le vostre orecche con qualcosa che scacci l'eterna noia che vi attanaglia forse questo non è quel che cercate.
Se siete persone perbene che cercano di salvare il mondo ben sapendo che Darwin aveva ragione e che esiste solo la legge del più forte e non quella della bellezza forse non raccoglierete nulla nel vostro navigare
Se siete dei cacciatori di verità, spiriti indomiti , che non si vogliono arrendere all'idea che tutto debba essere per forza armonia (all'occidentale o alla new age), che anche quel che altriconsiderano spazzatura ha una sua dignità, se non cercate di salvare le culture indigene inscatolandole nei vostri barattoli di conformismo e pietismo se siete o cercate di esser coscienti che la vostra libertà è intimamente collegata alla nostra allora forse possiamo darci la mano.
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