CoCoRiCò


FARE LA SPESA per un mondo migliore
COMMERCIO EQUO E SOLIDALE


Nelle campagne di boicottaggio incontriamo i prodotti da evitare, se però ci fermiamo agli aspetti negativi, sentiamo che manca qualcosa. Proviamo allora a pensare quali possono essere gli atteggiamenti propositivi, considerando oltre al prodotto anche la catena di distribuzione.
Nel frattempo, mentre meditiamo, prendiamoci un buon caffè. Se gustandolo immaginiamo che il nostro acquisto migliori le condizioni di vita del bracciante che lavora nella piantagione ci sbagliamo di grosso; nel prezzo di quotazione internazionale del caffè stabilito dalla borsa di New York non ci si preoccupa delle condizioni di sfruttamento dei lavoratori, né si considera che spesso i piccoli contadini si devono indebitare e diventano in questo modo preda di intermediari sfruttatori ("coyotes"). Per le speculazioni del mercato internazionale, dal 1989 al 1992 il prezzo del caffè è crollato da 3,2 a 1,6 dollari al chilo; chi si è accorto nel prezzo al dettaglio del dimezzamento del prezzo alla borsa merci? In realtà, dei soldi che spendiamo per comperare una busta di caffè solo una minima parte (il 3 o il 4%) va ai contadini che lo hanno prodotto, la fetta di gran lunga maggiore va agli intermediari e alle multinazionali della torrefazione e della distribuzione.
E allora? La soluzione è semplice, per consentire un compenso equo a chi coltiva è necessario ridurre i passaggi intermedi ed uscire dal circuito delle multinazionali. Il commercio equo e solidale si basa appunto su queste regole:
- il distributore importa direttamente dai produttori evitando intermediari e grossisti locali;
- il prezzo equo viene determinato dai produttori stessi;
- si ricerca un'occupazione allargata, anche effettuando il più possibile in loco le operazioni di trasformazione;
- i prodotti vengono realizzati con materie prime del posto e secondo metodi rispettosi dell'ambiente;
- parte dei proventi della commercializzazione vengono impiegati per il miglioramento delle condizioni di vita;
- la produzione non deve mettere in pericolo l'economia di sussistenza locale.
In questo modo si arriva a pagare ai contadini un prezzo anche doppio di quello a cui sarebbero obbligati a vendere sul mercato locale. Ed il consumatore, oltre a non rendersi complice dello sfruttamento, può bersi con gusto un caffè biologico prodotto senza l'uso di pesticidi.
Quello del caffè è un esempio importante, ma nel commercio equo e solidale trovi diversi prodotti, dagli alimentari: tè, zucchero, cacao, spezie, ai prodotti dell'artigianato: sandali, borse, ceramiche, terrecotte, tessuti, tappeti, giocattoli, cesti, maglioni, strumenti musicali, batik, bigiotteria. Anche la distribuzione al dettaglio avviene per lo più attraverso canali alternativi: botteghe terzo mondo, cooperative di consumatori, associazioni o gruppi di azione.
Un foglietto che accompagna i prodotti riporta qualche informazione sul produttore e la formazione del prezzo pagato da chi acquista, suddiviso nelle diverse voci che lo compongono. I prodotti del commercio equo e solidale sono venduti al dettaglio allo stesso prezzo in tutti i negozi.
Il maggiore importatore italiano del commercio equo e solidale è la CTM (Cooperazione Terzo Mondo), in Italia operano inoltre la cooperativa Commercio Alternativo, la RAM (Roba dell'Altro Mondo) e Sir John. Gli importatori italiani, con un fatturato di 12 miliardi nel 1994, raggiungono 100'000 consumatori. Il fatturato europeo del commercio equo e solidale è di 200 miliardi di lire all'anno, consentendo una vita decente a 30'000 famiglie di agricoltori ed artigiani; non si tratta dunque di briciole. La distribuzione avviene attraverso la rete delle quasi 200 "Botteghe del Mondo" ed altri gruppi o associazioni di volontariato.
Il 18 gennaio 1994 il Parlamento Europeo ha approvato una risoluzione che invita i Governi a inserire il commercio equo e solidale nelle politiche commerciali e di cooperazione. Il marchio internazionale "TransFair", fondato nel 1992, certifica i prodotti del sud del mondo commerciati ad un prezzo equo e venduti anche attraverso i canali della grande distribuzione; è già presente in Olanda, Svizzera, Germania, Austria e Giappone. In Italia i supermercati Coop hanno introdotto sugli scaffali il caffè "Solidarietà" con il marchio TransFair; se l'esperienza si dimostrerà positiva verrà estesa ad altri prodotti.


Per informazioni
Puoi richiedere i recapiti delle botteghe del commercio equo e solidale della tua zona ai distributori o alla associazione delle botteghe:
- CTM, via Macello 18, 39100 Bolzano, tel. 0471/975333.
- Commercio Alternativo, via Darsena 176/a, 44100 Ferrara, tel. 0532/772009.
- RAM, via S. Chiara 3/2, 16128 Genova, tel. 010/5704366.
- Associazione Botteghe del Commercio Equo e Solidale Italia, piazzetta Forzaté 1, 35137 Padova.
Per quanto riguarda il marchio TransFair, rivolgersi a:
- TransFair Italia, vicolo Parrocchia 3, 39100 Bolzano, tel. 0471/981269.
Esiste inoltre un catalogo di vendita per corrispondenza, rivolgersi a CTM - Vendita per corrispondenza, via Turazza 23, 37061 Verona Ca' di David, tel. 045/542333.
La CTM pubblica anche la rivista bimestrale "L'altromercato" sulle tematiche del commercio equo e solidale, la redazione si trova presso CTM.

Libri
Sulle motivazioni del commercio equo e solidale: Centro Nuovo Modello di Sviluppo, "Lettera a un consumatore del Nord", EMI 1994.