equocaravan.

Spazi e tempi per azioni di pace


animazione culinaria

Quando le grandi opere per la costruzione della Torre di Babele erano appena agli inizi e l'ira del Signore non aveva ancora colpito l'umano orgoglio, l'attività dei cantieri ferveva, tutti lavoravano con entusiasmo all'opera magnifica e ogni sera tavolate ricolme accoglievano gli operai stanchi.
Se ancora la lingua era una sola, non così i prodotti della terra: le tante tribù impegnate nella costruzione portavano ciascuna i piatti della propria tradizione e dalle cucine si levavano ad ogni angolo i più svariati profumi.
Ciascuno era libero di scegliere dove sedersi e ciascuno liberamente godeva dei cibi preparati secondo gli stili più diversi. C'era la tavola delle carni e quella dei formaggi, i piatti di verdure, i legumi e i cereali, ogni tipo di pane, ogni varietà di vino. Sidro e birra, acqua e granatina. L'ospitalità era doverosa e garantita e intorno alla tavole imbandite svanivano i problemi di significato. Poi le cose andarono come sappiamo, e tutti iniziarono a litigare.
Le storie ufficiali non dicono tuttavia che, se il Signore divise le lingue dell'Uomo, graziò tuttavia il palato. Così, nel corso della storia, una tavola imbandita è sempre stata sinonimo di pace, ospitalità e comunione.

La Tavola di Babele è una piccola cooperativa che vuole promuovere e migliorare la conoscenza reciproca tra persone, popoli, culture.

Gli strumenti che vogliamo adoperare per raggiungere questo obiettivo sono essenzialmente due: il cibo, in quanto simbolo quotidiano di incontro e di ospitalità reciproca, e il Commercio Equo e Solidale, strumento innovativo di integrazione economica e sociale.