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Quando l'etica incontra la finanza

 

Che cos'è l'impresa sociale

Con il nome di azioni di impresa sociale, si definiscono iniziative che hanno: come forma organizzativa principale, la forma cooperativa; come scopo dichiarato, l'integrazione sociale di persone svantaggiate; come mezzo, l'attività lavorativa e formativa.

Che cos'è una cooperativa

Cooperare - lo esprime con chiarezza l'etimologia della parola -vuoi dire scegliere di operare insieme, unire sforzi, lavoro, iniziati-ve, risparmi, nel tentativo di raggiungere un obiettivo comune, in grado generalmente di conseguire esiti socialmente desiderabili.
Il principio mutualistico consiste essenzialmente in questo, in un reciproco sostegno, nel permettere cioè di realizzare assieme quello che non sarebbe possibile realizzare individualmente. Entrare nello spirito che anima la crescita di una cooperativa comporta, dunque, l'assunzione di una prospettiva nuova, di un modo diverso di fare impresa, di una proposta adeguata a fornire delle risposte convincenti ai problemi e alle aspirazioni sociali del nostro tempo. Per meglio comprendere il profilo di un'impresa cooperativa e porre in rilievo i tratti distintivi che la caratterizzano, sviluppiamo ora una breve comparazione dei principali aspetti che la distinguono da una impresa capitalistica tradizionale.
La prima fondamentale distinzione attiene la definizione dei fini. Come si desume logicamente dalla loro denominazione, le impre-se capitalistiche si fondano sul capitale, in quanto sorgono per l'i-niziativa di uno o più individui che possiedono del denaro da investire in attività redditizie. Le cooperative, viceversa, si basano prioritariamente sul fattore umano ed è per questo che si autodefiniscono società di persone. La loro esperienza deriva dall'iniziativa di un gruppo di individui che si aggregano nel tentativo di rispondere a soddisfare un bisogno comune. In sostanza, mentre il conseguimento di profitti rappresenta il fondamentale scopo delle società di capitali, nelle imprese cooperative il capitale è subordinato al fine principale che è costituito dalla soddisfazio-ne dei bisogni e dalla crescita umana del gruppo che le ha dato vita e della comunità civile in cui la cooperativa è inserita.
La seconda sostanziale differenziazione riguarda il modo in cui queste vengono organizzate. Nell'impresa cooperativa vige il prin-cipio dell'autogestione: ogni socio, di fatto, assume la conduzione diretta delle attività in cui è inserito. Ciò che la cooperativa riesce a fornire, in altre parole, dipende dal coinvolgimento e dalla respon-sabilità di ciascuno, ed ogni cooperatore è chiamato ad essere protagonista, alla pari degli altri, nella gestione dell'impresa. Il suc-cesso della cooperativa, pertanto, è strettamente correlato al con-tributo delle persone che operano al suo interno e viceversa. Ogni socio, in quanto datore di lavoro di se stesso, è e resta l'artefice principale del suo destino e di quello del gruppo in cui coopera. La rete di relazioni che innerva il tessuto di una cooperativa diviene la struttura adeguata a far sì che l'apporto e il senso di responsabilità di ciascuno determini le sinergie necessarie per il perseguimento dei fini preposti. Nell'azienda capitalistica, al contrario, i momenti della gestione e della "produzione" sono tenuti rigidamente separati: i lavoratori sono estranei alla proprietà della fabbrica e alla sua conduzione. Una volta terminato l'orario di lavoro e svolte diligentemente le proprie mansioni, l'addetto di un'impresa economica ordinaria cessa di farsi carico del destino dell'azienda, non avendo alcuna responsabilità in merito alla determinazione dell'attività produtti-va in cui è inserito. È questa una differenza cruciale che determina due modi antiteti-ci di far funzionare un'impresa. La distinzione in vigore in quella capitalistica, cui si è già fatto cenno, crea tradizionalmente una separazione di interessi tra datore e prestatore di lavoro, che genera un clima potenzialmente conflittuale e rivendicativo. La condivisione degli aspetti produttivi e gestionali in quella coope-rativa, viceversa, stimola un clima di maggiore armonia, nel quale interessi anche divergenti vengono posti democraticamente a confronto per agevolare una decisione che persegua nel migliore dei modi possibili l'interesse comune. Ogni singolo socio, pertanto, indipendentemente dalle quote sottoscritte, partecipa ai momenti decisionali della società, e ciò è antitetico a quanto accade in un'organizzazione economica ordinaria, nella quale il peso decisionale degli azionisti è in relazione al capitale posseduto.

L'autogestione cooperativa, inoltre, presuppone che ogni socio sia a conoscenza dell'intero "ciclo produttivo", con ciò superando quella parcellizzazione del lavoro e della conoscenza, propria di un'organizzazione di tipo capitalistico, che causa disaffezione nei riguardi dell'attività svolta.
La cooperativa è organizzata, alla pari di qualsiasi altra impresa di persone, in modo da garantire una corretta ed efficace distribuzione del potere al suo interno. Ogni socio ha diritto di parola, nonché di fare parte dell'elettorato attivo e passivo.

L'organo di base è l'assemblea dei soci - dove vale il principio "una testa un voto", indipendentemente dalla quota di capitale posseduta - che discute e approva le linee generali dell'attività e nomina il consiglio di amministrazione e il presidente che si preoccupano di gestire concretamente, nel quotidiano, le attività della cooperativa, assumendo di volta in volta le decisioni più appropriate per il suo sviluppo. Infine, elementi di differenziazione tra le cooperative e le altre forme di società sono facilmente rintracciabili negli statuti che definiscono gli scopi ed i diritti e doveri dei soci. Tra i propri obiettivi, spesso le cooperative, oltre alla soddisfazione dei propri soci e la loro crescita economica e morale, inseriscono la lotta alla disoccupazione, il servizio a favore di alcune categorie deboli, la valorizzazione delle risorse del territorio, la promozione della cultura, ecc.