Consumo. Non si può sfuggire da questo imperativo. Ovunque andiamo ci raggiunge con la sua mano proterva. Ci dicono che dobbiamo consumare, che l’economia deve girare.

Eco-nomia: amministrazione della casa.

Il dubbio amletico è che questa casa, che è il cosmo, sia sempre più stretta e che noi (umanità) siamo sempre meno in grado di amministrarla in maniera tale da conservarla per la nostra discendenza. Allora? Allora vogliamo imparare a convivere con il nostro lato oscuro. Vogliamo poter rispondere che abbiamo cercato. Altre vie, altri tempi, altre essenze. Non per il gusto della novità, bensì perché sappiamo di non essere perfetti neanche nella nostra alterità. Non diamo sicurezze; non siamo certi fino in fondo se sia meglio un prodotto usato piuttosto che uno nuovo di un artigiano locale, piuttosto che di una cooperativa sociale o biologico, o ecologico o del commercio equo e solidale. Quel che sappiamo è che ognuno di questi è un tentativo di amministrare meglio “Oikos”, il cosmo, la nostra Casa. Al dialogo comunitario e alla ricerca personale la via di fuga da possibili, facili, omologanti ricette.

Laboratorio emporio di economie conviviali

Questo progetto intende essere una delle possibili ipotesi di messa in atto di un luogo di aggregazione, di un “distretto” di reti di economia solidale. Intendiamo prendere spunto da esperienze già presenti in altre realtà e in altri contesti, e adattare le istanze commerciali e relazionali a quelli che sono i criteri per noi a impatto socioambientale positivo:

Equo e Solidale – Bio/ecologico - Cooperativa sociale - Riuso/Riciclo- risparmio energetico - Acqua.

Si intende concretizzare questa possibilità sulla realtà territoriale del nord ovest italiano. In questo ambizioso lavoro abbiamo cercato di coniugare la scrupolosità di un progetto commerciale con le istanze di solidarietà e di risposte creative alle logiche di mercato. Le mappe e i nodi delle reti vengono realizzate già da altri soggetti (Laboratori per le Economie Conviviali); a noi il compito di valorizzare i possibili legami e le ricadute a livello di sostenibilità economica e sociale.

La chiamiamo casa infine perché vogliamo che sia accogliente, che parli del quotidiano e delle scelte che possono fare le famiglie comuni, anche una tantum, come i mobili e l’arredamento; per questo i locali (400 mq.) sono arredati come stanze di una “casa solidale” (camera da letto, bimbi, libreria, cucina, dispensa)