COMUNICATO Riguardo ai fatti avvenuti il 17 dicembre scorso, nel treno Torino-Milano su cui viaggiavano 400 e più manifestanti di ritorno dal corteo no-tav, si è già detto molto. Un comunicato unitario delle realtà che componevano i vagoni speciali descrive correttamente la dinamica della provocazione del nazi-leghista Borghezio che, nonostante i saggi consigli degli agenti in borghese che lo accompagnavano, ha voluto consapevolmente salire sulle carrozze riservate ai manifestanti.Borghezio non si è fatto nulla. Se fosse realmente avvenuta l'aggressione di massa di cui lui stesso ha parlato, non avrebbe di certo potuto descriverla con parole proprie. Borghezio è invece sceso dal treno goffamente, come si può logicamente presumere dalla sua stazza e dalla sua età avanzata.In ogni caso ci preme sottolineare alcuni aspetti che finora non sono emersi a sufficienza tanto nello spazio mediatico mainstream (com'è ovvio) quanto nei discorsi politici bi-partisan cui abbiamo dovuto penosamente assistere negli ultimi giorni.Innanzi tutto, il nostro arrivo alla stazione di Padova. L'enorme macchia blu che si intravedeva dai finestrini ancor prima di entrare nella stazione ci ha fatto capire immediatamente quello che stava succedendo: qualcuno su quel treno doveva essere identificato ed era meglio tentare di farlo con i 50 padovani che con i 400 scesi a Milano, dove ci eravamo organizzati bene per rifiutare il tentativo di identificazione. Quello che abbiamo vissuto buttati giù con violenza dal treno è davvero difficile da raccontare. L'atmosfera non era certo quella di uno stato di diritto. Ma ormai non ci facciamo più illusioni. Trattati da veri criminali, siamo stati accerchiati da un centinaio di celerini, spinti come pecore in un angolo della stazione e identificati uno per uno. Si è trattato di un vero e proprio sequestro di persona, effettuato con manganelli alla mano e minacce a studenti e studentesse, la cui unica colpa era quella di essere saliti su un treno per manifestare, insieme a decine di migliaia di persone, contro la violenza distruttiva del Tav in Valsusa. Perché è questo ciò di cui nessuno, nelle dichiarazioni di solidarietà al provocatore Borghezio, vuol parlare: di quello che a Torino, contro ogni nefasta previsione del ministro Pisanu e della sua cricca mafiosa che governa questo paese, è avvenuto sotto gli occhi di tutti: che un nuovo movimento, vastissimo ed eterogeneo, si è ricomposto proprio sulla questione del Tav, dell'opposizione radicalissima ad un modello di sviluppo imposto con manganelli e bugie, della solidarietà che si è espressa in tutto il paese rispetto all'arroganza con cui quel progetto scellerato si sta imponendo sui territori della Valsusa (ma non solo).Di questo, governo ed opposizioni (con alcuni, imbarazzati "distinguo") non vogliono che si parli. Il clima terrorizzante - e, quindi, terroristico - che ha accompagnato i preparativi del corteo di Torino, con la solita suddivisione dei manifestanti in "buoni" e "cattivi", è il risultato di una criminalizzazione preventiva che il movimento no-tav aveva già a priori respinto al mittente.Il dispiegarsi pacifico del corteo ha deluso le aspettative di chi avrebbe voluto vedere il movimento spezzarsi su divisioni create dall'esterno. Il blitz di Borghezio sembra estremamente azzeccato in questo contesto: "isolare" i soliti noti e puntare il dito sui presunti aggressori.Tentativo fallito alla stazione di Padova: qualsiasi provocazione non è riuscita a sortire l'effetto voluto da forze dell'ordine e governi (di qualunque colore).La pratica intimidatoria con cui in questi giorni la Questura di Padova sta rintracciando gli attivisti schedati sul treno di Torino non ci spaventa: il ministro Pisanu non otterrà i suoi capri espiatori. In modo compatto il movimento no-tav ha già risposto e continuerà ad annodare quel tessuto fitto e resistente che tiene insieme le lotte che dalla Valsusa all'Università si stanno dipanando inesorabilmente, adottando di volta in volta le pratiche più efficaci. Noi, rigettando ogni tentativo, peraltro sempre più frequente, di criminalizzazione, continueremo a partecipare con passione a questo movimento. collettivo scienze politiche