Copertina



MADASKI
Distorta diagnostica
(Mercury + Blackout, 1996)


Accantonata la dolce atmosfera del sound reggae, MADASKI decide di buttarsi a precipizio in quest'album cupo, tremendo, terribilmente distorto. Il signor Caudullo ha proprio deciso di darci un'irresistibile botta sonica questa volta, partorendo una sorta di gioiello medico-industriale, farcito di suoni techno, dub e ambient. Già dal titolo il contenuto dell'album è fin troppo chiaro: un album distorto, che porta i maligni e terrificanti segni della malattia nel cuore, un album dalle atmosfere decisamente elettroniche e ossessive. Ci inoltriamo nel cuore di Distorta diagnostica e subito la spasmodica Niente da spiegare con le sue voci insidiose e accattivanti ci trascina per un buio tunnel di paure, fino alla febbricitante Chemioterapia 2 che si lascia dietro un'amara scia di malattia tra tuoni di percussioni ossessive e guizzi di rumori techno. E' in effetti un album molto più "tecnologico" che non dub: l'unico sapore di Africa Unite che ho sentito in questa babele sonora è la stupenda Gira gira Babylon (nella quale fa capolino il solare flauto di Parpaglione) che, con il suo suono ipnotico e circolare, ricorda un po' la bellissima "Babilonia e poesia". Per il resto ci scontriamo veramente contro un muro di suono, una miriade di sonorità differenti e molto varie che questo `Dottor Mada' mischia con sapienza da grande alchimista. Paranoia, disturbi, spirali e turbini di malattia ci assaltano e si chiudono su di noi sino all'ultima Terapia finale che conclude la "cura". Il turbinio elettrico è percorso da voci distorte in italiano, piemontese e inglese ricoperte da un pesante tessuto sonoro; le stesse parole (spesso incomprensibili senza l'uso del booklet) contribuiscono a tessere quella sensazione di panico dai risvolti (forse) catartici.
Nonostante la poca orecchiabilità di Distorta diagnostica (in effetti talvolta l'ascolto risulta difficile e pesante) MADASKI non delude, e usando con cautela questa sorta di medicinale cerebrale ci si può accorgere di quanto sia buono e intrigante.

Godot