Tecno logica di ascolto

Esiste da un quarto di secolo. Ma soltanto ora - complice qualche etichetta futuristica in meno e qualche prospettiva di business in più - la cosiddetta "musica elettronica", figlia dei synth e dei sequencers, ha i mezzi per sovrapporsi (cioè contaminare) alla classica "musica elettrica" (cioé il rock). le ultime uscite dimostrano poi che perfino un genere come il metal, popolare e contemporaneamente per adepti, vivrebbe nostalgicamente del suo passato (pensate al valore dei Voivod e dei Fear Factory) senza tecnologia. Attualmente le tracce migliori ci sono fornite dal recente Rude awakening dei PRONG, storica metal band un po' sottovalutata dal pubblico. Il gruppo di Tommy Victor è ad una svolta: lo si vedeva già nel precedente Cleansing. Sì, decisamente si sono lasciati... imprigionare dalle macchine. Però nessun tipo di appiattimento tecno-core.
Anche quando vanno incontro ad un universo nuovo (certi spunti ambient o addirittura qualche similitudine con i Clock DVA), mantengono il loro oscuro incedere e la solita voce lacerante, proprio quel marchio di fabbrica che in passato li ha contraddistinti. Ottimo. Pure tra passato e futuro sono stretti i nuovi GROTUS: tornano, dopo i remixes accanto agli asiatici Trans-Global Underground, col secondo album Mass. Già duri (e spezzati dalla drum-machine) dalla iniziale That's entertainment. Un'ecatombe di ritmi su cui vengono modellati suoni tradizionali (delta blues, country/roots) come capita in White trash Blues. Riciclaggio? Forse. Almeno quando non è farina del loro sacco. Devo però ammetterlo: è bello veder risorgere Duane Allman o il vecchio Joe Cocker dei tempi d'oro! Non disprezzabili nemmeno i texani SKREW, anche se di veramente nuovo hanno soltanto l'involucro. Il cuore del loro sound, nonostante le durissime basi techno, resta saldamente ancorato al trash, comunque di buona fattura. Nonostante l'ingaggio (ma già l'hanno cacciato durante il tour!) di un terzo chitarrista, guardacaso l'ex Overkill Robby Gustafson, non ci sono molti brani entusiasmanti. L'ispirazione termina appena i nostri lasciano i chitarroni e mostrano le loro velleità ambient. Che regolarmente vengono frustrate da una grande disomogeneità di fondo. Già la disomogeneità. È proprio una costante dei gruppi sperimentali di elettro-rock!
Eppure se ascoltiamo pezzi come Get degli svizzeri SWAMP TERRORISTS si comprende quanto ancora vaste siano le possibilità di contaminazione: sotto la stessa bandiera convivono ritmi techno, metal e hip hop. In Killer, l'ultima fatica dei terroristi della palude, non c'è un attimo di stasi; abbiamo ancora l'uso intensivo di atmosfere sintetiche: ma gli strumenti del rock fanno continuamente capolino tra i campionamenti. Non soltanto sono maghi del remix. E comunque anche se volessimo considerare il semplice assemblaggio, dovremmo cedere loro una dignità propria di tutta l'arte di questo secolo (pop-art?). Il primo pezzo strepitoso di Killer si chiama Rock dead. Ascoltatelo e riflettete. E se avesse ragione - vedi il titolo - quel fottuto mercante di nome Lenny Kravitz?

Vincenzo Capitone