NEUROSIS
Trough Silver in Blood
(Iron City)
TODAY IS THE DAY
Today is the day
(Amphetamine Reptile)


Quando si dice musica industriale si associa la parola all'idea di una fabbrica in piena attività (chissà perché mi viene in mente il Chaplin alienato di "Tempi moderni"). Togliamocelo dalla testa: l'industrial non è più una novità, ma una realtà con cui dovranno fare i conti il Metal e il Rock tutto. La realtà in questione è nata a Oakland e si chiama NEUROSIS. Nell'ultimo album hanno definitivamente dimostrato il loro talento. Dopo la title-track introduttiva - nient'altro che una coltre di effetti a cui segue un sottofondo lento/rumoroso - e dopo le voci indecifrabili di Rehumanize, arriva Eye. Disumana. Rumori di fondo. chitarre sporche. Pulsazioni techno, la versione marcia dei Crisis. Poi arriva Purify, acustica, lentissima, a tratti perfino funebre nei suoi dodici minuti di agonia e di rabbia: ovvero doom industriale! Strenght of fates è il cuore del disco e accenna a una linea melodica. Un urlo di disperazione alla Roger Waters. Chiusura emblematica con i violoncelli tristi di Aeon e con il progressivo scandir del tempo di Enclosure in Flame. Chi attendeva il metal degli anni `90 è servito. Piaccia o meno: i NEUROSIS sono un pezzo d'inferno traslato sulla terra. Impossibile ignorarli.
La stessa cosa si può dire per i TODAY IS THE DAY. In effetti il trio americano, capitanato da Steve Austin, arriva col suo terzo album a placare la fame di idee che nel rock odierno, mai particolarmente prodigo di novità. La breve Kai Piranha è il loro biglietto da visita. Subito chitarre a mulinello ed un astruso giro "epic" (ricorre spesso nel disco), progressivamente offuscato da urla e rumori. Non si cambia registro con Bugs / Death march, forse il brano più significativo, composto da uno stupendo gioco di tastiera e un lamento straziante (<<You inside me / The sky is black>>). Una tortura. Ancora le tastiere danno il via a Realization e si intrecciano con la cattiveria della chitarra. sanguinaria, come in un pezzo degli Unsane. Non ci sono dubbi: in Ripped off esce prepotentemente la classe del gruppo. Un'introduzione acustica viene trasformata in un'apocalisse di rumore. Il caos primordiale.
Con Dot Matrix si raggiunge l'apoteosi, praticamente un sabbah e una voce inquietante che ricorda da vicino il grande Devil Doll. La bestialità fatta musica. Vi basta?

Vincenzo Capitone