Novembre-Dicembre 1995
Eh gia`, siamo arrivati alla fine di quest'anno: ultimo giro per gli
abbonati della prima ora: sentite la nostra mancanza? ma noi non scappiamo,
anzi, ci facciamo sempre piu` vicini: e voila` una bella festa di fine
anno "INTERFERENZE BLU presenta MICROSALTI!" presso l'ex cinema Odeon di
Canale. Altra occasione imperdibile per incontrarci dopo Babeliche di Marzo.
Siate numerosi e spargete la voce, l'entrata e` libera. A pag. 5, troverete
tutte le indicazioni per non perdervi nella metropoli canalese. Ringrazio
gia` da ora il Comune di Canale e Luca Sibona per lo spazio concessoci;
chi lo sa che questa collaborazione non dia altri frutti...
Questo come dicevo e` l'ultimo numero di quest'anno che ci propone
una rubrica: <<La scena di casa nostra>> che inizia ad essere uno spazio
importante: continuate a mandare i vostri lavori. Li aspettiamo! Tra le
novita` un bello studio sul rapporto musica-pubblicita`. Ultime parole
per ringraziare tutti voi che ci avete seguito e speriamo continuiate a
farlo. Interferenze Blu e` un giornale del tutto autogestito: vive dei
vostri abbonamenti; se volete rimanerci fedeli spedite l'ammontare (invaria-
to rispetto all'anno scorso) in busta chiusa o meglio cercate chi vi ha
fatto l'abbonamento e non dategli tregua. Un saluto a tutti, Buona lettura
e (in anticipo) Buone Feste!
Johnny
RECENSIONI - 360 gradi
WAR CHILD
Help
(1995, Go! Discs)
<<Il 4 settembre 1995 alcuni dei migliori musicisti e bands della
Gran Bretagna sono entrati negli studi di registrazione in tutta l'Europa.
La loro intenzione era registrare, entro la fine della giornata, un brano
ciascuno per quest'album, al fine di raccogliere denaro e puntare l'atten-
zione sul dramma dei bambini vittime della guerra nell'ex Jugoslavia>>.
Le righe precedenti sono la mera traduzione di parte del libretto
illustrativo della compilation: quale incipit migliore per questa recensio-
ne? Oltre ai meriti umanitari questo CD ha anche molti meriti artistici:
innanzitutto risulta una panoramica abbastanza completa della scena musicale
britannica, da cui e` escluso solo il metal (che per altro a mio parere
in Inghilterra ultimamente non ha prodotto alcunche` di rimarchevole).
Inoltre e` ottima per la riuscita commerciale di questa iniziativa la mesco-
lanza di tendenze un po' elitarie come il hip-hop di MASSIVE ATTACK e PORTI-
SHEAD con brani di sicura presa pop come quelli degli OASIS e dei BLUR.
Scendendo piu` nel dettaglio, emergono Sweetest Truth degli STEREO MC'S,
elegante pezzo soul-dance un pelo rallentato rispetto ai loro ritmi consue-
ti (forse in omaggio alle languide sonorita` hip-hop cosi` trendy oltre
Manica e non solo: vero, Casino` Royale?): Mourning Air dei PORTISHEAD,
che riescono ad essere tremendamente coinvolgenti pur non cambiando una
virgola del loro stile (basi hip-hop/dub lente e sinuose e la voce incanta-
trice di Beth Gibbons). Molto convincenti anche le sonorita` techno-trance
degli ORBITAL, SINEAD O' CONNOR alle prese con un brano ritmato e pieno
di pathos come Ode to Billy Joe, e sorprendentemente i RADIOHEAD, che cono-
scevo come un normale gruppo pop con chitarre un po' aggressive e che qui
presentano invece una ballad densa di umori psichedelici, piacevolmente
retro`.
Uniche note negative, rispetto all'alto livello medio delle venti
canzoni di Help, sono gli SUEDE (francamente irritante e mielosa la loro
Shipbuilding); un po' discutibili ma di sicuro redditizie le prove di MANIC
STREET PREACHERS e SALAD che propongono due covers gia` utilizzate in altre
versioni dal mondo della pubblicita`.
Tutto da leggere e da meditare il libretto illustrativo, con belle
foto <<di guerra>> e con le toccanti parole di Krist Novoselic, l'ex bassi-
sta dei Nirvana: prendetevi il piacere di tradurle.
Detto questo, non ci rimane che raccomandare caldamente l'acquisto
di questo CD, magari come regalo di Natale a se stessi e a chi soffre per
la follia dei nazionalisti e l'impotenze dell'Occidente.
Corvo Rosso
MOOM
Toot
(Delerium, G.B., 1995)
Vi e` mai capitato di entrare in un negozio di dischi, con l'intento
dichiarato di acquistare il tale lp/cd, e poi di comprarne un altro? Credo
proprio di si`. Ma se cio` avviene dopo che il disco in questione (l'unica
copia!) e` stato scartato, all'ascolto, da un altro possibile acquirente
giunto prima di voi, allora non resta che ringraziare la dea bendata. E'
quanto e` successo a me con il disco dei MOOM: non ha fatto in tempo a
ritornare allo scaffale, perche' me lo sono subito accaparrato. Per un
vecchio nostalgico come me, rappresentava una preda troppo ambita. Il magico
suono dei Caravan, da tutti dato per disperso (il gruppo di Canterbury
e` sicuramente quello che conta il minor numero di <<imitatori>> tra le
giovani leve del progressive), rivive ora nelle gesta di questi quattro
ragazzi inglesi, che perfino nelle foto di copertina paiono ispirarsi ai
maestri. Non si puo` parlare apertamente di plagio, sarebbe offensivo oltre
che fuori luogo. Anche se, detto per inciso, Sally e Waiting for the Sphere
sembrano degli outtakes di <<In the Land of Grey and Pink>>, il capolavoro
del gruppo dei cugini Sinclair. Cio` grazie, soprattutto, all'uso del bas-
so (a volte pare di trovarsi dinanzi al vecchio Richard Sinclair in persona)
ed alla voce del bravo Kristian Hartridge, il quale dimostra di saperci
fare anche con la chitarra nella mini suite conclusiva I Can't Remember
the 60's... I Must Have Been There!. Si spazia, l'avrete capito, da quelle
situazioni ad ampio respiro tipiche del prog inglese, ad altre piu` intri-
ganti, vere trappole sonore che trasportano l'ascoltatore in un vortice
lunare dai connotati gentili e maliziosi ma dalla destinazione ignota.
Ma cio` che stupisce di piu` e` l'utilizzo della sezione ritmica: non inno-
vativa, tutt'altro, ma sicuramente fuori dal tempo. Detto del basso, anche
la batteria pare seguire sentieri gia` battuti e scevri da insidie, senza
cedere alle lusinghe della modernita`, serpente tentatore in agguato sotto-
forma del solito 4/4 <<pestato>>. Grazie quindi alla Delerium, etichetta
che si occupa solitamente di psichedelia, che ha saputo scovare da chissa`
dove questi eccellenti MOOM; ma... siamo sicuri che un distratto correttore
di bozze non abbia confuso la data di copertina? 1995 o 1975?
io
AUFKLAERUNG
De la tempesta... l'oscuro piacere
(Pick Up, It., 1995)
E venne anche l'ora degli AUFKLAERUNG; come per gli Eris Pluvia ed
il Trono dei Ricordi, anche il disco della band brindisina ha saputo farsi
desiderare. Gia` da piu` di un anno circolava una registrazione di cio`
che avrebbe dovuto essere, di li` a poco, il loro esordio digitale; poi,
la ricerca di un'etichetta ed i problemi di leva del cantante/flautista
ne hanno ritardato l'uscita. Alla fine la scelta e` caduta sulla label
vicentina Pick Up, mentre il contributo vocale i` stato fornito dall'ex
Asgard Chicco Grosso. Il risultato e` un disco piacevole, ammaliante in
certe sue sfumature (alcune aperture <<solari>> di Red Shift), ma... non
e` tutto oro cio` che luccica. Perche'? Forse la lunga attesa faceva sperare
in qualcosa di ancora piu` grande (vedi i citati Eris Pluvia e Trono),
per la serie <<non siamo mai contenti>>? Il problema e` diverso. Al di
la` della buona perizia tecnica, i cinque <<giocano>> un po' scopertamente
a fare gli... Anglagard - difetto, questo, riscontrabile anche in altri
gruppi italici, Finisterre in testa - risultando, inevitabilmente, poco
convincenti. Inoltre, certi passaggi troppo dilatati andrebbero evitati,
poiche' creano un contesto eccessivamente dispersivo (lo dice un cultore
dei pezzi <<lunghi>>!). Anche la scelta di certe sonorita`, quale la ripro-
duzione - presumibilmente elettronica - del Mellotron appare poco indica-
ta (un compromesso tra modernismo tecnologico e nostalgia?); viceversa,
paiono azzeccate le situazioni in chiaroscuro dove il flauto del <<satiro>>
Edo Lecci gioca a nascondino tra le nuvole con la chitarra acustica. Che
dire, dunque, come giudizio finale? E' un po' il discorso fatto a suo tempo
con i Germinale: se, crescendo, riusciranno a svincolarsi da quel nodo
di Gordio (sindrome da troppo amore?) che li lega a modelli inarrivabili
d'oltre Baltico, sapranno regalarci pagine indimenticabili - o e` meglio
dire solchi?!
io
BISCA 99 POSSE
Guai A Chi Ci Tocca
(I.O., 1995)
Titolo minaccioso per il primo album in studio del gruppo nato dalla
fusione tra i Bisca, band che da ormai diversi anni coniugava rock, funky
e melodie mediterranee (nell'album <<Il Topo>> compariva persino Nino D'An-
gelo!) e i 99 Posse, duo di hip hop-reggae tra i protagonisti dell'intensa
ma effimera stagione del rap italiano.
Titolo minaccioso ma musica molto accattivante: dal funk quasi classico
dell'iniziale Scetateve Guagliu` ai ritmi ragga dilatati di No Way, fino
al lento all'aroma di reggae (Tu lo chiami Dio). La chitarra di Elio Manzo
e` in genere pulita e funkeggiante, ma non disdegna inasprimenti (il riff
di Guai A Chi Ci Tocca); Sergio Maglietta sfodera un sax ora suadente ora
furente e imbizzarrito. Inoltre Luca Persico, Sergio Maglietta & C. non
si limitano a sommare il loro precedente repertorio, ma aggiungono qua
e la` suoni computerizzati ed elementi dance che emergono piu` chiaramente
nell'incalzante techno-funk di Sudditi. Non si puo` pero` esaurire il
discorso sui BISCA 99 POSSE senza dare adeguato spazio ai loro testi: il
loro e` anzi in primo luogo un progetto politico e solo secondariamente
una proposta musicale, basti dire che il tour che sanci` la loro nascita
si chiamava <<Incredibile Opposizione>>. Sono da sempre espressione dell'a-
rea dei centri sociali (quella che una volta era detta sinistra extraparla-
mentare) e in particolare dell'Officina 99 di Napoli; con i loro versi
si scagliano contro fascismo e destre vecchie e nuove, ma anche contro
chi non vuol sentir parlare di politica (<<chi si fa i cazzi suoi oggi
e` parte del problema>>: Guai A Chi Ci Tocca) e magari finisce col votare
Forza Italia <<pecche` come e pegg' e criature ve facite strunzia`>>. Non
sempre risultano convincenti: sa un po' di scontato l'inno agli zapatisti
di Resiste Chiapas. Viceversa sono molto efficaci nell'esposizione delle
loro idee sulla religione in Tu Lo Chiami Dio o quando la denuncia dei
misfatti del capitalismo e l'orgogliosa affermazione del proprio antagonismo
si tingono con i colori dell'ironia.
Esempi: Omaggio a Massimo (Troisi), frammento di un monologo del com-
pianto attore partenopeo, e Il Tempo Dell'Autonomia, in cui mostrano un
notevole gusto per il trash campionando il mieloso tema del film <<Il Tempo
Delle Mele>>.
Se dunque per quanto riguarda i testi il messaggio anticapitalista
continua a risuonare duro e puro, dal lato musicale l'ensemble campano
cerca di non predicare ai soli convertiti, <<vestendo>> i propri ideali
con basi sonore persino radiofoniche. Adesso sicuramente Radio Deejay non
potra` piu` dire che non li passa perche` la loro musica non puo` piacere
al suo pubblico: bisognera` pero` vedere se non basti il messaggio a render-
li ancora una volta forzatamente alternativi.
Corvo Rosso
JIMMY DAWKINS
B- Phure Real
(Ichiban Records 1995)
Semplicemente straordinario. Fantastico, vecchio, grezzo, tagliente,
potente, indistruttibile West Side Blues con il prode (ma poco conosciuto)
chitarrista di Chicago JIMMY DAWKINS. Come forse avrete capito dalla mia
pacata introduzione, io adoro questo artista e soprattutto la sua musica.
Si tratta di puro Blues del West Side, potente e compatto, senza fronzoli
ne' orpelli inutili. Attirato dall'intrigante copertina sono entrato nel
negozio di dischi pregustando un ascolto a scrocco viste le ridotte finanze.
Dopo la prima traccia i miei buoni propositi erano gia` stati abbandonati,
all'ascolto dell'attacco del lento Lonesome Blues stavo estraendo i contanti
deciso a non farmi sfuggire 48 minuti di ruvido e tagliente Blues.
Artista di talento indiscutibile, solo ora sta salendo alla ribalta
grazie anche all'ottimo Blues and Pain, suo penultimo album. Accompagnato
da un'eccellente secondo chitarrista e sostenuto da una poderosa sezione
ritmica, il buon Jimmy ci offre un saggio delle sue qualita` regalandoci
del Blues urbano duro e puro. Grande Jimmy. Sicuramente nulla di nuovo
ma capita raramente di ascoltare musica cosi` sincera, ben suonata e soprat-
tutto senza alcuna concessione al commerciale. Amanti del genere, non la-
sciatevi sfuggire questo lavoro, il miglior disco ascoltato dal sottoscritto
in questo arido 1995.
Per intenditori.
T-Bone Malone
ELEKTRIC BAND II CHICK COREA
Paint the world
GRP REC 1993
Ed eccoci arrivati al nostro ultimo appuntamento per il 1995. Si tirano
le somme, ci si guarda indietro procedendo in avanti "evitando le buche
piu` dure" tra allegria, rabbia e fantasia. Sentimenti necessari per creare
sempre nuove melodie che allieteranno la vita a musicofili incalliti. Curio-
sando qua e la` tra le copertine dei dischi, mi ha colpito questa dove
i componenti della formazione si sbizzarriscono in un "paciugo" multicolore,
tra pennelli, vernici e colori a spruzzo. Con l'ascolto, poi, mi son immagi-
nato una tavolozza grande quanto il cielo, tra nuvole, squarci di sereno,
saette ed arcobaleni. Si tratta, infatti, di un bel lavoro della ELEKTRIC
BAND di CHICK COREA, ma attenzione: e` una formazione insolita non a caso
chiamata ELEKTRIC BAND II.
Qui l'ascoltatore esigente e curioso va sul sicuro, il pianoforte
e le tastiere del maestro Corea dispongono elegantemente sul campo il tessu-
to sul quale andranno ad appoggiarsi i lavori intreccio-ricamo degli altri
bravissimi musicisti. Ai sassofoni il gia` noto Eric Marienthal, collega
ormai abituale di Chick Corea, dal tocco preciso e dai fraseggi limpidi
e colorati. Alle chitarre elettriche ed acustiche Mike Miller dice la "sua"
in modo elegante, armonico, perentorio, saltellando sulle pause con agilita`
felina. Jimmi Earl al basso elettrico e Gary Novak alla batteria, infine,
si assumono il compito di assemblare, inquadrando in modo particolare,
i ritmi di tutti i pezzi. A mio parere con questa formazione si e` trovato
il punto di incontro tra il jazz ed il blues in chiave elettrica, con roton-
dita` differenti dalla sua formazione alternativa Elektric Band I: deciso
e saettante Frank Gambale alle chitarre, picchiettante ed armonico John
Patitucci al basso elettrico, esplosivo e spigoloso Dave Weckl alla batte-
ria. Questo disco e` quasi uno "sfizio" che Chick Corea si e` voluto toglie-
re, producendolo personalmente ed avvalendosi di eccellenti collaboratori
come Ron Moss, Dave Grusin e Larry Rosen. Collaboratori pieni di entusiasmo
e di energia creativa, come egli stesso scrive sulle pagine della copertina.
Fa piacere che tali emozioni rimangano fotografate tra le note di un disco,
e segno che si puo` lavorare concretamente con la fantasia, raggiungendo
tangibili traguardi. Registrato e mixato in California, conserva tutti
i tratti somatici della musica selezionata dalla nota e specializzata casa
discografica di copertina. Gli strumenti usati per le esecuzioni sono quanto
di meglio le orecchie umane possano meritarsi e che altro dire...
Ascoltatelo ragazzi, non e` certo un disco da Hit Parade, essendo
targato O93, ma alle volte al cuore non si comanda, noh?
Allegri e colorati auguri di buone festivita`.
Stormbringer
WHITE WILLOW
Ignis Fatuus
(Laser's Edge, Norvegia, 1995)
Il folkrock e` stato una delle mie passioni primigenie, in gioventu`.
Ricordo i pomeriggi trascorsi ad ascoltare i dischi dei vari Pentangle,
Fairport Convention ed Amazing Blondel. Ma al di la` dei grandi nomi della
tradizione anglo-celtica, anche nel nord Europa si sviluppo` una corrente
parallela, dai contenuti piu` oscuri e velati di una pacata tristezza.
Cio` e` riscontrabile anche nelle opere dei gruppi scandinavi attuali:
basti pensare ai norvegesi Shine Dion del memorabile <<Berkana>> (Colours,
1994) ed ai loro compatrioti WHITE WILLOW. Si tratta di un ensemble <<aper-
to>>, con collaboratori provenienti da esperienze svariate e dalla strumen-
tazione molto composita (ma essenzialmente acustica), che sa alternare
con efficacia alle parti soliste un po' tutti i componenti. Delicatezza
e` forse la parola piu` adatta per sintetizzare in un solo concetto la
musica contenuta in questo Ignis Fatuus(che forse provocherebbe il letargo
a piu` di un appassionato di metal...); adatto, quindi, a chi alla grinta
antepone la poesia, ed a chi ha sempre sognato di fare un viaggio tra ghiac-
ci e lande desolate coperte di arbusti e licheni. Mollate gli ormeggi del
vostro drakkar al suono di The Withering of the Boughs e, dopo aver lambito
le coste d'Albione (Song e` il piccolo ma obbligato dazio da pagare ai
sudditi della Regina), dirigetevi Now, in these fairy lands di cui si parla-
va prima. Disco consigliato a tutti, ma soprattutto alle...lettrici.
io
LIBERI DI RESISTERE
Canale 1 - 15 dicembre
L'Assessorato alla Qualita` della Vita presenta una serie di iniziative
per celebrare il 50ø anniversario della Liberazione per rendere omaggio
a chi ha vissuto da protagonista la Resistenza in Canale e nel Roero, per
raccogliere la memoria storica e sensibilizzare l'opinione pubblica.
1 dicembre
Inaugurazione mostre e rassegne (ore 17,30)
Concerto <<i gruppi locali interpretano i canti della Resistenza>> (ore 21)
3 dicembre
Proiezione video <<materiale resistente>> (ore 21)
6 dicembre
Proiezione <<scarpe rotte>> omaggio alla 23ø brigata canale (ore 21)
8 dicembre
Film <<Roma citta` aperta>> Rossellini (ore 21)
12 dicembre
<<per non dimenticare>> incontro con Even e A. Muncinelli
(persecuzione anti semita nella provincia di Cuneo) - ore 21
13 dicembre
Film <<Paisa`>> Rossellini (ore 21)
15 dicembre
Concerto <<gruppi locali interpretano i canti
della Resistenza>> - seconda parte (ore 21)
Suoneranno nelle serate del 1/12 e 15/12 i gruppi musicali: NERVINO,
BLACK RIDERS, LE GIOVANI NOTE, CABALESTRA, CORO PARROCCHIALE, BANDA MUSICALE
DI CANALE, MILLY'S BAND, CANCERRA BAND, NAZIONALI SENZA FILTRO
FUOCO SU BRA
BIOTRAUMA <<1995>> - cass. autoprod. 1995
DONI DI NATALE <<D.D.N.>> - cass. autoprod. 1995
MINDCRIME <<Welcome to the perfect world>> - cass. autoprod. 1995
OPERA IX <<The call of the wood>> - CD Miscarriage/Nosferatu 1994
Discografici di tutto il mondo, svegliatevi! Bra sta diventando la
nuova Seattle italiana. O quasi. Scherzi a parte, fa piacere notare che
questa citta` abbia una scena tutta sua ed in crescita. A questo proposito
ritengo fondamentale l'apporto dato da mr. Massimo Masento - gia` leader
dell'ottimo gruppo di funky-rap RAPPORTO DIRETTO - come produttore di de-
mo-tapes nel suo R.D. Sound Studio. Ed ecco i risultati. Cominciamo con
i BIOTRAUMA, band braidese che vanta una buona esperienza live ed un insieme
niente male. Sono quattro canzoni in italiano, virate verso un cross-over
potente ma anche radiofonico (soprattutto <<Mai>> e <<Monica>>).>>Reazione>>
e` uno scontro continuo tra profondi riffs di chitarra e tastiere sovrabbon-
danti che lasciano nell'ascoltatore un'impressione di efficacia e di maturi-
ta`. Forse, in questo caso, sembrano eccessivi nel riprodurre lo stile
dei Faith No More di <<The Real Thing>>. Il demo termina con il quasi
rap-metal di <<Lo Stato delle Cose>> (nda: e` anche il titolo di un brano
dei grungers italiani Karma), per quanto mi riguarda il pezzo migliore,
forse perche` e` immediato ma strutturato in modo piu` complesso rispetto
agli altri. Contiamo di ritrovare questa band su distanze piu` lunghe.
Passiamo poi ai loro concittadini ed amici DONI DI NATALE, autori di un
punk-rock parecchio intrigante. D'accordo, sara` forse uno stile un po'es-
senziale, ma e` proprio su questa semplicita`, su questa mancanza di preten-
ziosita`, che si fondano pezzi come <<Effe>> e <<Non Accorciare i Tempi>>.
Cinque canzoni un po' surreali ed un po' vere, raccontate nei monologhi
del cantante, per la verita` non sempre all'altezza (ma in <<Questioni
di Cuore>> ricorda vagamente Luca Morino dei Mau Mau). Vi ricordo, infine,
la splendida <<Cassavetes>> completamente depurata e scarnificata rispetto
all' originale Fugaziano. I D.D.N. risultano dunque veloci, orecchiabili,
non banali. Ma soprattutto, ottima qualita` in tempi di punk-revival a
buon mercato, non cercano di scopiazzare. Piu` bell'incoraggiamento, a
questi ragazzi, non saprei fare.
E' finalmente uscito anche il demo dei saviglianesi MINDCRIME, annove-
rabili tra i rari predicatori cuneesi del verbo speed-metal. Tecnicamente
sono molto interessanti: quadratissimi, precisi, affiatati....sembrano
essere nati con gli strumenti in mano. Un vero peccato che il loro sound,
secco e parecchio pungente, indulga troppo spesso in trionfalismi tipici
degli Iron Maiden e di un certo (datato) metal teutonico. Il che e` ancora
piu` evidente in <<Fears>>, unico dei sei pezzi in cui riescono a cambiare
registro: e` un godibile funky-trash, forse modaiolo (ricorda i Mordred),
ma di ben altro spessore (ndt: in <<Fears>> compare alla voce il succitato
Masento Massimo dei Rapporto Diretto). Dunque ragazzi datevi da fare: gia`
suonate da professionisti, metteteci anche qualche idea un po' originale
e le pagine di Metal Shock non tarderanno ad essere vostre. Doverosa cita-
zione finale per un gruppo che arriva invece da Saluggia (VC). Sono gli
OPERA IX, che ci regalano cinque lunghe sensazioni black-metal. Anzi: e`
riduttivo definirli cosi`, poiche` nel loro lavoro troverete non soltanto
chitarre <<cattive ed ultraveloci>>, ma anche atmosfere da racconto gotico,
irte di sensuali tastiere (fans del progressive, attenti!) su cui troneggia
l' immaginifica e brutale voce di Cadaveria. Non diro` altro per non privar-
vi del piacere di avventurarvi in questa foresta di suoni. Quand'e` che
si parte?
Vincenzo Capitone
P.S. Sempre in ambito R.D.Sound stanno per uscire i demo-tapes di :
DAISY CHAIN, UNWELCOME e TEKILA.
Per ulteriori informazioni rivolgersi a :
R.D.SOUND di Masento Massimo
Via Cuneo,43 int.cortile - BRA
Tel.0172/415557
BIOTRAUMA
c/o Gianluca Servetti-Tel.0172/425272
DONI DI NATALE
c/o Frank - Tel.0171/944319
MINDCRIME
P.O.Box 12 - 12038 SAVIGLIANO (CN)
Tel.0172/44918
OPERA IX
c/o Alberto Gaggiotti - V.Don Carra,57
13040 SALUGGIA (VC)
Punto fugato - DIO SALVI LA REGINA!!!
PUNK'S NOT DEAD! Passano gli anni, i gusti cambiano, i miti crolla-
no (oppure si sparano in bocca) ed il punk e` sempre al suo posto, pronto
a colpirci con la sua lingua velenosa quando meno ce lo aspettiamo. E cosi`,
complice la caduta del grunge, ( i NIRVANA persi per sempre, i PEARL JAM
ed i SOUNDGARDEN alle prese con problemi di deja-vu, gli ALICE IN CHAINS
alle prese con le droghe ed i MUDHONEY tuttora al di fuori del grande circo)
nell' ultimo biennio si e` fatto largo un folto manipolo di gruppi che,
piu` o meno esplicitamente, si rifanno ai suoni e, soprattutto, al look
di gruppi quali SEX PISTOLS, CLASH, EXPLOITED, G.B.H. e via di seguito.
Niente di nuovo sotto il sole, dunque, ed anzi puro revival?
Anche, ma non solo. Sicuramente i GREEN DAY, autori del pluriosannato
e plurimilionario <<Dookie>>, e veri <<apripista>> del cosiddetto movimento
<<neo-punk>>, non hanno inventato niente, ma, con i classici tre-accordi-tre
che gia` fecero la fortuna dei RAMONES, scrivono memorabili ed orecchiabili
gioiellini pop-rock dalla spiccata melodia. <<Basket Case>> e` il singolo
che li ha fatti esplodere e da poco e` uscito <<Insomniac>>, il nuovo album
che, con suoni meno levigati del precedente, offre il solito connubio di
velocita` e melodia che li ha resi eroi agli occhi dei teen-agers di mezzo
mondo (nonostante alcuni puristi abbiano criticato il loro passaggio
dall'indipendente Lookout alla major di turno). Ritmi piu` sostenuti ed
aggressivi, cori pop-oriented e due singoli fortunati come <<Come Out and
Play>> e <<Self Esteem>> sono invece il piatto forte degli OFFSPRING, uno
dei gruppi di punta della scuderia EPITAPH, etichetta discografica indipen-
dente dedita al punk -ed affini- gestita dal chitarrista (ora milionario
uomo d'affari) dei mitici BAD RELIGION, che grazie al planetario successo
dei suoi pupilli si ritrova in mano una gallina dalle uova d'oro. Sempre
in casa Epitaph, vero e proprio marchio di garanzia in ambito punk, troviamo
i fenomenali NOFX autori dello splendido <<Punk in Drublic>>, a mio avviso
uno dei dischi piu` belli del O94, e dediti ad una miscela di punk, hard-co-
re melodico e reggae, il tutto condito dai deraglianti assoli di tromba
di El Hefe. Semplicemente grandiosi! Da poco in giro anche il nuovo lavoro
dei krishna-punks SHELTER, <<Mantra>>, uscito sotto l'etichetta Roadrunner,
frutto dell'accoppiata Porcell-Ray Cappo che gia` fece grandi gli YOUTH
OF TODAY (seminale hard-core straight-edge band di New York). Furore, melo-
dia e cervello per un album veramente completo ed accattivante che il singo-
lo <<Here we go again>> sta trainando in cima alle classifiche U.S.A. Non
sono da meno i micidiali RANCID, ovviamente anch'essi incidono per la Epita-
ph (nonostante abbiano ricevuto vantaggiose offerte addirittura dalla Mave-
rick, casa discografica di proprieta` di sua altezza Madonna), nati da
una costola dei seminali OPERATION IVY ed alfieri di un punk-ska barricadero
molto (ma mooolto) simile in quanto a suoni ed arrangiamenti a quanto propo-
sto (a suo tempo) dai gloriosi CLASH, tanto che sia <<Let's go>> che il
recentissimo ed esplosivo <<And out come the Wolves>>, che negli States
sta spopolando, potrebbero benissimo essere usciti dalla penna di Joe Strum-
mer e soci: grinta, sudore e passione. Ritmi forsennati, suoni ruvidi e
potenza da vendere sono invece il marchio di fabbrica dei NEW BOMB TURKS,
poco piu` che cult-heroes ed autori di due albums al fulmicotone, dei quali
il primo <<Destroy-Oh, boy!!!>> e` di statura epocale! Provare per credere.
Ottimi anche i JOYKILLER, casa Epitaph, gli SNFU, i DOWN BY LAW, sempre
Epitaph, ed i NO USE FOR A NAME, su etichetta Fat Wreck (di proprieta`
di Fat Mike, bassista dei NOFX). Un po' sopravvalutati invece i PENNYWISE,
che con <<About Time>>, naturalmente targato Epitaph, (ri-) propongono
una (solita) amalgama di punk, hard-core metallizzato e melodie accattivanti
che alla lunga suona un po' ruffiano e trendista. Gia` perche` ormai il
pop-punk (o neo-punk che dir si voglia) grazie a GREEN DAY ed OFFSPRING
ed alle loro vendite stratosferiche e` il trend del momento: tutti ne parla-
no, tutti ne scrivono e tutti, naturalmente, cercano di salire sul carro
del vincitore, alla faccia della coerenza e del buon gusto, scatenando
cosi` delle insulse polemiche sulla <<legittimita`>> o meno dell'uso dell'e-
tichetta <<Punk>> per i gruppi degli anni novanta. Chiamatelo come volete,
l'importante e` che l'attenzione generale sia rivolta a questi gruppi e
a questi suoni, piuttosto che a gente come BLUR, OASIS e compagnia bella,
oppure, peggio ancora, robaccia come TAKE THAT e BON JOVI (veramente pietoso
l'ultimo album). Ovvero: fotti il sistema dal di dentro. Jello Biafra docet.
Axiom
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elisa giaccardi
impaginazione:
sandro corino
MAX ROACH
il risveglio del Bop nell'Hard Bop
MAX ROACH PLUS FOUR (Mercury Records, 1990), registrato fra il settem-
bre 1956 e il marzo 1957, fa parte delle prime incisioni effettuate con
il nuovo Ocombo' dopo la morte del trombettista Clifford Brown e del piani-
sta Richie Powell il 26 giugno 1956. Se lo si vuole considerare un album
d'avvio, non si puo` non concordare con il giudizio espresso nel commento
allegato all'originale Long Playing, che MAX ROACH abbia saputo circondarsi,
scegliendo Sonny Rollins (sax tenore), Kenny Dorham (tromba), Ray Bryant
(pianoforte) e George Morrow (contrabbasso), di quattro uomini di talento;
ma il fatto e` che MAX ROACH sotto questo titolo onnicomprensivo MAX ROACH +
4 fece rientrare le maggiori tendenze stilistiche del periodo. Alludo agli
anni di formazione, che videro K. Dorham suonare con i pionieri del Bop
come Dizzy Gillespie e Billy Eckstine come con Lionel Hampton e Mereer
Ellington e poi ben due anni con il quintetto di Ch. Parker, incluso il
viaggio a Parigi del 1949. E videro Ray Bryant accompagnare al piano Bird
e Miles. Per limitare il discorso allo stile, Dorham incarna molti elementi
di Gillespie con alcune delle dinamiche di Miles e un po' del fluente fra-
seggiare di Clifford Brown, mentre Bryant guarda indietro a Art Tatum e
Teddy Wilson. Percio` tanto e` rimasto del passato Be Bop, della spensierata
e drammatica gioia dell'esperienza di Parker, esperienza che poteva essere
una volta sola, fatta del piacere di farsi scoprire dal mondo e di proiet-
tarsi in una ritmica calda e vibrante. Ma il nuovo Bop e` piu` semplice
e piu` aggressivo, nel gergo lo si diceva Ofunky' o Oearthy' e infine si
parlo` di Hard Bop.
MAX ROACH di MAX ROACH +4 e` un trentenne, che alle qualita` bop,
frutto almeno in parte dell'ambiente musicale -si pensi al giovanile, felice
lavoro con Parker, vissuto quasi come necessaria iniziazione all'arte jazz-,
univa ormai reali e lampanti doti di caposcuola, insieme con aspirazioni
al jazz di protesta o free jazz prossimo a nascere.
Di particolare interesse fra i brani proposti: EZZ-THETIC (9:18) impo-
stato su un tema insolito, tecnicamente non atonale, anche se sembra favo-
rirne l'impressione. E' il lavoro dell'allora giovane compositore di Cincin-
nati, Russel, che scrisse per la band di Gillespie CUBANA BE e CUBANA BOP.
JUST ONE OF THOSE THINGS (7:18) su standard di Cole Porter. Dalla
dinamica complessa, un'introduzione improvvisata in frantic tempo ossia
tempo accellerato. Si caratterizza per due variazioni di registro operate
da Rollins prima di tessere una fuga accompagnata dal ritmo fluente e rego-
lare di batteria e contrabbasso.
MR. X (5:15), un tema minore, composto da Roach dall'andamento sostenu-
to di 70 battute al minuto e WOODY'N'YOU (6:51), composizione di Dizzy
Gillespie introdotta nel O43. Dall'andamento moderato, da` buone opportuni-
ta` a Kenny, Rollins e Ray per una coppia di cori a testa con sviluppi
interessanti. Mentre il finale e` concesso a MAX ROACH.
Decus
CASCINA MACONDO Musicarteatro Culture Associate ON THE ROAD MUSIC
Bluesjeans: Live Road
Chi di voi e` stato presente a Babeliche li conoscera` gia` e quindi
sapra` che il modo migliore per presentarli e` quello di lasciarli parlare.
Questo e` quanto troverete all'interno del loro ultimo cd registrato intera-
mente dal vivo ed un brano risale proprio a Babeliche di Marzo.
LETTERA A DUE ASCOLTATORI
Carissimi Mario e Maria,
e` dall'86 che non ci sentiamo, e sono successe molte cose nel frattem-
po. Abbiamo messo su quel gruppo che progettavamo e lo abbiamo chiamato
Bluesjeans. Che nome strano, direte voi. Forse avete ragione, pero` e`
un nome che rispecchia bene quello che facciamo.
Come ricorderete, gia` allora pensavamo che la strada sia una severa
maestra: se suoni per la strada e si ferma molta gente lo spettacolo va
bene, se si ferma poca gente lo spettacolo e` da cambiare. Con questo "ter-
mometro" ci siamo accorti in fretta che lo spettacolo funzionava meglio
quando le canzoni ci piacevano e noi ci divertivamo insieme alla gente.
Ci siamo resi conto che questo e` lo spirito del Blues: diventare complici
degli ascoltatori in un gioco di emozioni, allegri o tristi, e divertimento.
Abbiamo anche scoperto che questo spirito, questo gioco, vive bene anche
se le canzoni non sono americane degli anni 20 ma sono, magari, di cantauto-
ri italiani...
Certo, i puristi del Blues hanno storto il naso. Ma noi non abbiamo
ancora incontrato un purista con un naso diritto. E poi, dato che i Blue-
sjeans sono il nostro lavoro, preferiamo se si puo` divertirci lavorando.
Nonostante abbiamo gia` guidato piu` di un milione di chilometri,
la voglia di viaggiare non ci e` ancora passata. Un'altra grossa fortuna
di questo lavoro e` il vedere ogni anno un sacco di posti nuovi, molti
dei quali stupendi: non e` proprio possibile annoiarsi.
Ci siamo anche presi in proprio tutto il lavoro di organizzazione,
contatti, produzione di cassette e dischi. In questo modo siamo di volta
in volta telefonisti, postini, grafici pubblicitari, camionisti, tecnici
del suono e cosi` via e poi ogni tanto, musicisti. Ma almeno non dipendiamo
da nessuno: se qualcosa non va sappiamo perche' e possiamo fare meglio
la volta dopo. E soprattutto non vendiamo fischi per fiaschi.
Questo CD e` la nostra ultima produzione. Ovviamente (dopo tutti Osti
discorsi!) e` inciso dal vivo. Speriamo che un po' di atmosfera del concerto
ci sia rimasta dentro.
Salutateci tutti gli amici, e veniteci a sentire quando passiamo dalle
vostre parti. Naturalmente, se conoscete qualcuno che organizza concerti,
o se voi stessi avete l'idea di organizzarli, o se volete fare due chiac-
chiere, chiamate pure. Siamo disponibili.
Il CD ha oltre al naturale aspetto acustico un aspetto visivo infatti
se lo ascolterete dopo aver assistito ad un loro concerto vi scorreranno
nelle memoria le gags e gli schetch dello spettacolo. Per la cronaca non
volendo piu` aggiungere altro loro sono in due: Beppe Finello e Massimo
Lupotti: chitarra e bassotuba e ...due voci potenti. Nessuno deve assoluta-
mente lasciarselo sfuggire quindi telefonate in redazione.
Per concerti, dischi o altro materiale telefonate allo 011/9411495 op-
pure in redazione
parallelo zero - ASCOLTARE I BUCHI NERI
cinema & musica nei film di PAPPI CORSICATO
Per un appassionato di musica, vedere <<I buchi neri>>, l'ultimo film
di Pappi Corsicato, vuol dire soprattutto accostarsi a uno dei pochi autori
italiani che si occupi coscientemente e in modo non banale del linguaggio
musicale e delle sue interazioni con gli altri aspetti del linguaggio
cinematografico.
In <<Libera>>, il suo primo lungometraggio, riusciva ad accostare
il luogo narrativo tipico della sceneggiatura napoletana, la canzone, ad
ambientazioni assolutamente incoerenti (il quartiere nuovo di Napoli, con
i suoi grattacieli di cristallo, o l'interno di una chiesa, con gli imbian-
chini ad assistere dai ponteggi di restauro): la musica tradizionale e
contemporanea (non in senso linguistico ma in senso storico) di Nino D'Ange-
lo era il collante ideale della sequenza. Il risultato era uno straordinario
effetto comico e insieme il sorriso d'orgoglio di una cultura popolare
mai spenta.
In <<I buchi neri>> si perde completamente il legame con un ambiente
preciso e identificabile (e` questo a mio avviso il punto debole del film,
in quanto il legame con quella citta` era anche il legame con quella cultura
che in essa si identifica e faceva da sfondo di risonanza dei sensi) per
lasciare il posto a un ambiente, a una sintassi da fiaba.
Parlando con Domenico Mezzatesta, a cui e` stata commissionata una
parte delle musiche, ho avuto una conferma dell'originale metodo di lavoro
di Corsicato: quando commissiona un pezzo, non da` indicazioni precise
sul tempo e sul luogo in cui verra` inserito, chiede solo un ambiente musi-
cale, uno stile, che sia coerente con un certo momento del film. Ovviamente
giorno e notte, citta` o campagna sono tutte variabili importanti per chi
compone musica da film, ma l'idea di lavorare sul significato globale della
scena, e non solo su quello della realizzazione visiva, e` molto importante,
se si vuole creare un'unita` di senso che tenga presente tutte le potenzia-
lita` del mezzo cinematografico; in altre parole, se si usa coscientemente
un linguaggio complesso come quello del film, non c'e` motivo di ricreare
con la musica l'effetto delle immagini, occorre piuttosto preoccuparsi
dei tortuosi passaggi di senso da un linguaggio all'altro.
In <<I buchi neri>> la musica e` meno appariscente e ha un compito
piu` arduo che in <<Libera>>: deve sottolineare la fiaba e allo stesso
tempo riportarla su un terreno <<reale>>.
Lavorando sulla connotazione simbolica dei temi musicali, Corsicato
si preoccupa di rendere piu` vicina all'esperienza personale degli spettato-
ri l'immagine, ormai svincolata da preoccupazioni realistiche. Il senso
di <<esperienza vissuta>> e di <<gia` sentito>>, che accompagna le scelte
musicali, e` in funzione di questa operazione stilistica. Il risultato
estetico e` forse piu` compiuto in <<Libera>>, ma la strada e` quella giu-
sta: in questi casi davvero vale di piu` l'intenzione del risultato.
Mr. Lucky
KIRLIAN CAMERA
1. LA BELLEZZA CHE E' NELLA FRAGILITA' DELL'UOMO
I KIRLIAN CAMERA sono un gruppo italiano gia` da molti anni entrato
a far parte di quell'Olimpo fascinoso e un po' misterioso delle <<cult
band>>, appellativo certo meritato vista l'omogenea levatura della loro
discografia, caratteristica questa che ha finito per segnare un abisso
nei confronti delle altre band della penisola, e li ha proiettati fuori
dai confini dello stato e poi in tutta Europa, luminosi come le stelle
nella notte.
Il <<progetto>> K.C., possiamo dire senza timore di smentita, gravita
da sempre attorno alla figura emblematica di Angelo Bergamini, mente e
guida onnipresente. Il volto femminile dei K.C. e` invece scolpito nei
lineamenti dell'eterna musa Emilia Lo Jacono, vocalist davvero notevole,
capace di balzare con estrema duttilita` da una lingua all'altra senza
accusare il ben che minimo tentennamento e anzi mettendo ben in evidenza,
di volta in volta, la perfetta pronuncia. Il terzo elemento e` Simon Bale-
strazzi. Se pure la sua figura rimanga un po' in ombra, rispetto ad Angelo
ed Emilia, e` stata ed e` non meno indispensabile alla realizzazione di
quella cattedrale di suoni innalzata con estrema dedizione. Dei collaborato-
ri esterni che sino ad oggi si sono avvicendati, non stiamo a menzionare
i nomi, anche perche' sarebbero troppi. Non possiamo invece fare a meno
di notare il loro perfetto inserimento nel progetto, fatto dovuto certamente
alle loro capacita` artistiche, ma anche all'attenta supervisione di Angelo.
Ascoltando la loro musica, si ha l'impressione che un invisibile filo
di suoni sia la` ad unire i vari album, segnando un percorso unitario,
forse da sempre tracciato nelle loro menti. Un costante impulso sperimenta-
le, intriso di luminosa poesia e glaciale elettronica, fa di questa musica
uno dei capitoli piu` intelligenti di questi anni, capace come pochi di
definire la profonda bellezza che e` nella fragilita` dell'uomo.
In Eklipse Zwei mini cd del O93, vive tutta l'angoscia del nostro
secolo, nell'oscurita` di un'eclisse che sembra non finire mai: raggi di
luce flebile che si perdono nell'infinita notte, statue che fissano il
nulla della moderna decadenza nel disincanto di un'epoca che soffre piu`
che mai il mal di vivere e l'angosciosa ricerca di un'identita`. Il nostro
tempo ottenebrato da un'eclisse infinita raggela negli abissi l'anima,
eppure in quel triste canto sembra risplendere una fievole luce di speranza,
forse una fede mai persa.
L'album del O91 Todesengel e` un bellissimo fiore nero. Considerato
un vero e proprio capolavoro, evidenzia una volta per tutte le potenzialita`
della band sempre piu` lontana dalla realta` musicale italiana, e invece
piu` facilmente riconducibile in un ambito europeo. Todesengel... <<la
caduta della vita>> e` un album che cola tormento, angoscia e paura: apre
queste danze macabre la cover di Vienna degli Ultravox, completamente stra-
volta. Una nenia spettrale s'impadronisce sempre piu` della musica nel
pulsare dei battiti cardiaci, e cala come la notte il canto implacabile
di Angelo restando un brivido avviluppato in un bellissimo tormento. Altra
cover dell'album e` We Will Rock You dei Queen. Qui mantenendo la ritmica
originale ci si diverte con giochi di voci filtrate e chitarre distorte,
in dieci minuti e piu` di musica a dir poco spettacolare.*
Da sempre i K.C. si destreggiano con le cover piu` disparate ottenendo
dei risultati incredibili, capaci come sono nello stravolgere un pezzo
con leggeri tocchi sferrati ad arte e rendendolo bello in una diversa luce,
che pur tuttavia mantiene la versione originaria in una fusione estrema.
Capacita` che li accomuna forse solo ai Bauhaus, dark band degli anni ottan-
ta che seppe amalgamare l'isteria punk con l'oscurita` tenebrosa del dila-
gante dark, lasciando cadere qua e la` sulla sua tormentata strada, fatta
di suoni cupi e angosciose liriche le cover piu` stupende, come bellissimi
fiori esotici. Da brivido la voce di Peter Murphy che aleggiava su tutto
e tutti come un pipistrello nella notte.
Il resto dell'album procede in attimi di tenue luce soffocata nell'o-
scurita` dilagante: l'andamento lento genera incubi spettrali; ogni gesto,
ogni movimento e` fermo in attesa di una speranza che sembra non arrivare
mai. E per finire due parole su Ars Moriendi che e` sicuramente una delle
cose piu` ispirate che i K.C. abbiano scritto. Qui domina il suono dell'or-
gano e del sint generando un'intensa atmosfera religiosa, quella che investe
le genti nelle chiese e nei cimiteri... e lo spirito vola alto nella luce
infinita, cosi` perfetto!
La Notte
<<RICORDO, RICORDO, CHE VUOI DA ME?>>
(Nevermore, Verlaine)
Con (Erinnerung) la creativita` musicale di Angelo Bergamini sembra
giunta a uno stadio distintivo di purezza. Sfrondata e nuda, ma senza com-
piacenze di nudita`. Sembrerebbe nata cosi`, se qualche piega non mostrasse
i paramenti smessi, alcune fronde cadute. Sono cicatrici lasciate dal ricor-
do, immagini di statue e monumenti in controluce, come la Porta di Brande-
burgo limite orientale al viale UNTER DEN LINDEN, insieme al barocco Palazzo
di Charlottenbourg, uniche vestigia berlinesi del passato, risparmiate
dalla guerra. Che ricordano i luoghi natali dei Lieder di Schubert: <<Il
Tiglio>> e <<Alla Fontana fuori Porta>>, ma ora non sono che rari baluginii
in un quadro composto dai frammenti dell'anima. Stanno a indicare quanta
piu` musica, e verita` vi sia nella sfumature, anziche' nei contrasti.
Ci giunge, cosi` purificata, questa poesia, trasparente, ma non senza i
sapori di un teatro della memoria:
Remember me: nella sua romantica angoscia rafforzata dagli strumenti
a corda, e` di una generosa e disperata passionalita`.
Veronika Voss: e` un'immagine fluida, o meglio un atto mentale di
accertamento delle memorie private: suggestivo nella sua semplicita`. La
canzone per pianoforte (Memorie are made of this) riprende la fassbinderiana
Veronika Voss.
Days of Laura Zero: si apre con la voce autentica di Adolf Hitler
che e` uno spiegamento a effetto del passato, sino a segnalare lo squilibrio
della sensibilita` moderna contesa fra necessita` di mantenere il ricordo
per conservare la bellezza della vita ed impossibilita` a farlo di fronte
agli orrori della guerra. Si afferma, percio`, nello stesso nome di Laura
Zero l'inevitabilita` dell'anno zero, nel quale e` lecito vedere una doloro-
sa rinascita esule della memoria storica, parallela alla ricostruzione
di Berlino: citta` del presente.
Sea of memory: e` il canto del ricordo che si fa acqua, mare, suono
e scorre fra le dita, nella mente, bagna le nostre scarpe e tende a soffo-
carci per lasciare emergere, pressanti, domande che sono desideri:
Where is my lover?
Where is my father?
ripete la voce di Emilia. Chi l'ascolti una volta, non la dimentica piu`.
Decus
I K.C. incidono per la tedesca DISCORDIA (tel. 0211/314012). Il mate-
riale qui sopra citato si puo` rintracciare presso AUDIOGLOBE Firenze (tel.
055/6504458.6504459).
parallelo zero - MUSICA E PUBBLICITA`
un connubio difficile
Grossomodo, con "entropia culturale" si intende un fenomeno "fisico"
per il quale l'incrociarsi di un numero sempre piu` incalcolabile di stimo-
li, messaggi, nozioni circolanti sul nostro pianeta, determinano una diminu-
zione media della capacita` di comunicare delle singole notizie: "+ informa-
zione = + confusione = -informazione", per gradire. Se il concetto puo`
apparire un po' ostico, basta aprire lo schermo televisivo, e scatenarsi
nell'arte dello zapping; oppure, piu` semplicemente, osservare anche soltan-
to uno spot pubblicitario.
Il linguaggio pubblicitario anzi pare, a esaminarlo, proprio la sintesi
del fenomeno entropico: ansia informativa; densita`, nei 30'' medi di uno
spot, di dati provenienti da qualunque fonte, cio` che provoca l'ingannevole
sensazione che quello pubblicitario sia il piu` ampio e sincretico dei
linguaggi possibili; premeditata poverta` del Omessaggio' (<<COMPRA!>>),
che non fa altro che accentuare il contrasto con la ricchezza espressiva
di base dei "materiali" impiegati, ora ridotti ad oggetti di arredamento,
icone sclerotizzate (quante volte abbiamo visto la "Gioconda", al naturale
o deformata in uno spot?), indici referenziali (il Duomo di Milano che
compare in un recente spot della Volvo significa banalmente Oqui siamo
a Milano'), citazioni (cinematografiche, letterarie) gratuite, ecc...;
svuotamento semantico di un istituto retorico come la metafora, che si
trova ad accostare immagini ormai sature.
A questa dilapidazione culturale non sfugge la musica, che perdipiu`
e` un linguaggio non evidentemente Ofigurativo', e quindi si presta ad
essere maggiormente frainteso dal Tritacarne Pubblicitario. Vediamo alcune
tipologie di utilizzo:
- il Ojingle' o motivetto riassuntivo. I jingles possono essere consi-
derati l'unica vera Omusica per pubblicita`' in quanto, oltre ad essere
creati per accompagnare uno specifico filmato, sono funzionali alla persua-
sivita` del messaggio promozionale. Appartengono in un certo senso alla
preistoria del linguaggio pubblicitario, in special modo a quel coacervo
di rozzezza e genialita` che fu "Carosello": in effetti, nella struttura
pressoche' unica dei suoi filmati che prevede un lungo prologo spettacolare,
il jingle ha spazio solo nel cosiddetto Ocodino' finale, ed e` in pratica
l'unica possibilita` di esplicito Oinvito all'acquisto', che si concretizza
in una canzoncina facile a memorizzarsi, le cui parole a distanza di tempo
possono evocare il prodotto pubblicizzato che gli e` associato (chissa`
se "Gigante, pensaci tuuu...!" vi ricorda qualcosa...). La popolarita`
di questi motivetti era adeguata al gusto del tempo, ragione per cui e`
lecito tralasciare qualunque considerazione di ordine estetico, perche'
sarebbe facile farne un tutt'uno con gli slogans fasulli e la platealita`
con cui veniva evidenziato sullo schermo l'oggetto reclamizzato. Ma se
i massmediologhi di oggi ridono di tanta arcaicita`, non dovrebbero dimenti-
care che a certe categorie di prodotti (detersivi, conserve, assorbenti,
merendine) spettano ancora adesso messaggi imbarazzantemente impermeabili
alle astuzie retoriche accumulatesi negli anni, e jingles questa volta
si` veramente fastidiosi e indigesti, che non hanno piu` ragione di esiste-
re (uno per tutti: "Togliti la voglia/ resta sempre in forma!"- sempre
se vi ricorda qualcosa...).
-Attualmente, la pratica piu` diffusa e` di fare accompagnare lo spot
da un brano musicale o una canzone preesistente, seguendo la voga citazioni-
sta rilevata all'inizio. In realta`, se tale pratica e` ormai generalizzata,
essa non da` origine a un panorama pubblicitario standardizzato ed estetica-
mente omogeneo: la musica sinfonica, ad esempio, subisce di solito un trat-
tamento poco onorevole, non perche' sia inammissibile alla Grande Musica
di entrare a far parte di un Ovolgare' filmato pubblicitario, ma perche'
essa viene ridotta a semplice tappezzeria sonora, a sfondo che non porta
significati aggiuntivi al messaggio dello spot, se non una generica sensa-
zione di tranquillita` e di pace domestica (Ocrea un'atmosfera', insomma
come un celebre brandy....); il jazz (vocale), lo swing e in genere i brani
Oold fashioned' della cultura pop invece trasmettono il proprio clima,
il proprio immaginario e il proprio ritmo alla tessitura narrativa del
filmato, anche se in questo caso l'abuso e` stato evidente ha in qualche
modo stereotipato la suggestivita` degli spot; la musica rock e quella
dance, sfruttate solo di recente, danno infine luogo a filmati sempre piu`
simili a video clip, ed e` questo uno sconfinamento linguistico quasi inevi-
tabile dal momento che tali musiche sono preferite per promuovere categorie
di oggetti attinenti al mondo giovanile, come jeans e orologi. Tuttavia
per il mercato queste differenze di struttura non sembrano esistere, e
la prova di cio` sta nelle iniziative come i compact disc della serie O
Top of the spot' (il terzo volume e` uscito proprio in questi giorni),
raccolte antologiche dei Omigliori brani originali' ritornati (o giunti)
a notorieta` grazie agli spot che li contenevano. Piccola osservazione
Oa latere': notate le analogie con alcuni dischi di presunte Ocolonne sono-
re' per film recenti?...
Si fa sempre piu` strada la pista del Osaccheggio'...
- il remake. Trattasi di una sorta di degenerazione del caso appena
descritto: accade talvolta per motivi oscuri (o piu` semplicemente perche'
le agenzie pubblicitarie non hanno ottenuto il copyright), che i brani
musicali impiegati riecheggino altri brani celebri, oppure che ne siano
rifacimenti semplificati nelle musiche e stravolti nel testo. Solitamente
i risultati di questa pratica sono esteticamente agghiaccianti, quando
non controproducenti per l'attrattiva del messaggio pubblicitario, e dimo-
strano comunque pochissimo rispetto per le Ofonti'. Curiosamente sono due
famose marche di birra a essersi distinte in questa Odisciplina': "La Peroo-
ni /Ama la vitaaa..." e` infatti l'orrendo travestimento di una bellissima
canzone di Rod Stewart ("Sailing"), mentre "E' andata a prendere la Dreher!"
si modella sulle note di 24000 baci. Siamo a livello di jingle, insomma.
Un'altra variante di questo caso si ha quando ad essere echeggiati non
sono brani specifici, ma stili musicali in genere o maniere di un artista
musicalmente influente. Anche qui e` da registrare una totale incomprensione
da parte dei creativi pubblicitari per i modi adottati, abbracciando in
pieno la logica del luogo comune e dando allora luogo a spot ancora piu`
penosi di quelli fondati sul remake. Esempi? Merendine per bambini (Motta
e Riomare, per fare nomi...) con slogan goffamente scanditi a ritmo di
rap, ma un rap visto dalla parte di chi non lo ha mai fatto e crede che
basti infilare qualche rima e una cadenza piu` aggressiva per raggiungere
lo scopo; musiche Ostile-Paolo Conte/ Enzo Jannacci' per accompagnare la
promozione di caramelle e liquirizia, irritanti per la sensazione di scim-
miottamento che trasmettono; e cosi` via.
Non so se questa casistica puo` definirsi esauriente per lo specifico
argomento musicale, ma credo che offra un panorama piu` che sufficiente
del modo talora barbaro che il linguaggio pubblicitario nel complesso ha
di veicolare e subordinare significanti. Anzi, vi domanderete: perche'
non ho fatto altri nomi? Mah, forse e` colpa dell'entropia!...
Madmanmoon