Novembre-Dicembre 1995

     Eh gia`, siamo arrivati alla  fine  di  quest'anno: ultimo giro per gli
abbonati della prima ora: sentite la nostra mancanza? ma noi non  scappiamo,
anzi, ci facciamo sempre  piu`  vicini:  e  voila`  una  bella festa di fine
anno  "INTERFERENZE  BLU presenta MICROSALTI!" presso l'ex cinema  Odeon  di
Canale. Altra occasione imperdibile per incontrarci dopo Babeliche di Marzo.
Siate numerosi e spargete la voce, l'entrata e` libera. A pag. 5,  troverete
tutte le indicazioni per  non  perdervi  nella metropoli canalese. Ringrazio
gia`  da  ora il Comune di Canale e Luca Sibona per  lo  spazio  concessoci;
chi lo sa che questa collaborazione non dia altri frutti...
     Questo come dicevo  e`  l'ultimo  numero  di  quest'anno che ci propone
una  rubrica: <<La  scena di casa nostra>> che inizia ad essere  uno  spazio
importante: continuate a  mandare  i  vostri  lavori.  Li aspettiamo! Tra le
novita`  un  bello  studio sul rapporto  musica-pubblicita`.  Ultime  parole
per ringraziare tutti voi  che  ci  avete  seguito  e speriamo continuiate a
farlo.  Interferenze  Blu  e` un giornale del tutto  autogestito:  vive  dei
vostri abbonamenti; se volete rimanerci fedeli spedite l'ammontare (invaria-
to  rispetto  all'anno scorso) in busta chiusa o meglio cercate  chi  vi  ha
fatto l'abbonamento e non dategli  tregua.  Un saluto a tutti, Buona lettura
e (in anticipo) Buone Feste!

                                                                      Johnny




                           RECENSIONI - 360 gradi



                                  WAR CHILD
                                    Help
                              (1995, Go! Discs)

     <<Il  4  settembre  1995 alcuni dei migliori musicisti  e  bands  della
Gran Bretagna sono entrati negli  studi  di registrazione in tutta l'Europa.
La  loro intenzione era registrare, entro la fine della giornata,  un  brano
ciascuno per quest'album, al fine  di  raccogliere denaro e puntare l'atten-
zione  sul  dramma dei bambini vittime della  guerra  nell'ex  Jugoslavia>>.
     Le righe precedenti  sono  la  mera  traduzione  di  parte del libretto
illustrativo della compilation: quale incipit migliore per questa  recensio-
ne? Oltre ai meriti  umanitari  questo  CD  ha anche molti meriti artistici:
innanzitutto risulta una panoramica abbastanza completa della scena musicale
britannica, da cui e`  escluso  solo  il  metal (che  per altro a mio parere
in  Inghilterra  ultimamente  non ha prodotto  alcunche`  di  rimarchevole).
Inoltre e` ottima per la riuscita commerciale di questa iniziativa la mesco-
lanza di tendenze un po' elitarie come il hip-hop di MASSIVE ATTACK e PORTI-
SHEAD con brani di sicura  presa  pop  come  quelli  degli OASIS e dei BLUR.
Scendendo  piu`  nel dettaglio, emergono Sweetest Truth degli  STEREO  MC'S,
elegante pezzo soul-dance un pelo  rallentato rispetto ai loro ritmi consue-
ti (forse  in  omaggio alle languide sonorita` hip-hop  cosi`  trendy  oltre
Manica e non  solo:  vero,  Casino`  Royale?):  Mourning Air dei PORTISHEAD,
che  riescono  ad essere tremendamente coinvolgenti pur  non  cambiando  una
virgola del loro stile (basi hip-hop/dub lente  e sinuose e la voce incanta-
trice  di Beth Gibbons). Molto convincenti anche le sonorita`  techno-trance
degli ORBITAL, SINEAD O'  CONNOR  alle  prese  con  un brano ritmato e pieno
di pathos come Ode to Billy Joe, e sorprendentemente i RADIOHEAD, che  cono-
scevo come un normale gruppo pop  con  chitarre  un po' aggressive e che qui
presentano  invece  una ballad densa di  umori  psichedelici,  piacevolmente
retro`.
     Uniche note  negative,  rispetto  all'alto  livello  medio  delle venti
canzoni  di  Help, sono gli SUEDE (francamente irritante e mielosa  la  loro
Shipbuilding); un po' discutibili ma di  sicuro redditizie le prove di MANIC
STREET PREACHERS e SALAD che propongono due covers gia` utilizzate in  altre
versioni dal mondo della pubblicita`.
     Tutto da leggere  e  da  meditare  il  libretto illustrativo, con belle
foto <<di guerra>> e con le toccanti parole di Krist Novoselic, l'ex  bassi-
sta dei Nirvana: prendetevi il piacere di tradurle.
     Detto questo,  non  ci  rimane  che  raccomandare caldamente l'acquisto
di  questo CD, magari come regalo di Natale a se stessi e a chi  soffre  per
la follia dei nazionalisti e l'impotenze dell'Occidente.

                                                                 Corvo Rosso



                                    MOOM
                                    Toot
                           (Delerium, G.B., 1995)

     Vi e` mai capitato di  entrare  in  un negozio di dischi, con l'intento
dichiarato  di acquistare il tale lp/cd, e poi di comprarne un altro?  Credo
proprio di si`. Ma se cio`  avviene  dopo che il disco in questione (l'unica
copia!)  e`  stato scartato, all'ascolto, da un altro  possibile  acquirente
giunto prima di voi, allora  non  resta  che  ringraziare la dea bendata. E'
quanto  e`  successo  a me con il disco dei MOOM: non ha fatto  in  tempo  a
ritornare allo scaffale,  perche'  me  lo  sono  subito  accaparrato. Per un
vecchio nostalgico come me, rappresentava una preda troppo ambita. Il magico
suono dei Caravan,  da  tutti  dato  per  disperso (il  gruppo di Canterbury
e`  sicuramente  quello che conta il minor numero  di <<imitatori>>  tra  le
giovani leve del  progressive),  rivive  ora  nelle  gesta di questi quattro
ragazzi  inglesi,  che perfino nelle foto di copertina paiono  ispirarsi  ai
maestri. Non si puo` parlare  apertamente di plagio, sarebbe offensivo oltre
che fuori luogo. Anche se, detto per inciso, Sally e Waiting for the  Sphere
sembrano degli outtakes di <<In the  Land  of Grey and Pink>>, il capolavoro
del  gruppo dei cugini Sinclair. Cio` grazie, soprattutto, all'uso del  bas-
so (a volte pare di trovarsi dinanzi al vecchio Richard Sinclair in persona)
ed  alla  voce del bravo Kristian Hartridge, il quale  dimostra  di  saperci
fare anche con la  chitarra  nella  mini  suite  conclusiva I Can't Remember
the  60's... I Must Have Been There!. Si spazia, l'avrete capito, da  quelle
situazioni ad ampio respiro tipiche  del  prog inglese, ad altre piu` intri-
ganti,  vere  trappole sonore che trasportano l'ascoltatore  in  un  vortice
lunare dai  connotati  gentili  e  maliziosi  ma  dalla destinazione ignota.
Ma cio` che stupisce di piu` e` l'utilizzo della sezione ritmica: non  inno-
vativa, tutt'altro, ma sicuramente fuori  dal  tempo. Detto del basso, anche
la  batteria pare seguire sentieri gia` battuti e scevri da  insidie,  senza
cedere alle lusinghe della modernita`,  serpente tentatore in agguato sotto-
forma  del  solito 4/4 <<pestato>>. Grazie quindi alla  Delerium,  etichetta
che si occupa solitamente di  psichedelia,  che ha saputo scovare da chissa`
dove questi eccellenti MOOM; ma... siamo sicuri che un distratto  correttore
di bozze non abbia confuso la data di copertina? 1995 o 1975?

                                                                          io



                                 AUFKLAERUNG
                     De la tempesta... l'oscuro piacere
                            (Pick Up, It., 1995)

     E venne anche l'ora  degli  AUFKLAERUNG;  come  per  gli Eris Pluvia ed
il  Trono dei Ricordi, anche il disco della band brindisina ha saputo  farsi
desiderare. Gia` da piu`  di  un  anno  circolava  una registrazione di cio`
che  avrebbe  dovuto essere, di li` a poco, il loro esordio  digitale;  poi,
la ricerca di  un'etichetta  ed  i  problemi  di leva del cantante/flautista
ne  hanno  ritardato  l'uscita. Alla fine la scelta e`  caduta  sulla  label
vicentina Pick Up,  mentre  il  contributo  vocale  i` stato fornito dall'ex
Asgard  Chicco  Grosso. Il risultato e` un disco  piacevole,  ammaliante  in
certe sue sfumature (alcune  aperture <<solari>>  di  Red  Shift), ma... non
e` tutto oro cio` che luccica. Perche'? Forse la lunga attesa faceva sperare
in qualcosa di  ancora  piu`  grande (vedi  i  citati  Eris Pluvia e Trono),
per  la  serie <<non  siamo mai contenti>>? Il problema e`  diverso.  Al  di
la` della buona perizia  tecnica,  i cinque <<giocano>> un po' scopertamente
a  fare  gli... Anglagard - difetto, questo, riscontrabile  anche  in  altri
gruppi italici,  Finisterre  in  testa -  risultando,  inevitabilmente, poco
convincenti.  Inoltre,  certi passaggi troppo dilatati  andrebbero  evitati,
poiche' creano un  contesto  eccessivamente  dispersivo (lo  dice un cultore
dei pezzi <<lunghi>>!). Anche la scelta di certe sonorita`, quale la  ripro-
duzione - presumibilmente elettronica -  del  Mellotron  appare poco indica-
ta (un  compromesso  tra modernismo tecnologico  e  nostalgia?);  viceversa,
paiono azzeccate le situazioni in  chiaroscuro dove il flauto del <<satiro>>
Edo  Lecci  gioca a nascondino tra le nuvole con la chitarra  acustica.  Che
dire, dunque, come giudizio finale? E' un  po' il discorso fatto a suo tempo
con  i  Germinale:  se, crescendo, riusciranno a svincolarsi  da  quel  nodo
di Gordio (sindrome da troppo  amore?)  che  li  lega a modelli inarrivabili
d'oltre  Baltico,  sapranno regalarci pagine indimenticabili - o  e`  meglio
dire solchi?!

                                                                          io



                               BISCA 99 POSSE
                             Guai A Chi Ci Tocca
                                (I.O., 1995)

     Titolo minaccioso per il primo  album  in  studio del gruppo nato dalla
fusione  tra i Bisca, band che da ormai diversi anni coniugava  rock,  funky
e melodie mediterranee (nell'album <<Il Topo>>  compariva persino Nino D'An-
gelo!)  e i 99 Posse, duo di hip hop-reggae tra i protagonisti  dell'intensa
ma effimera stagione del rap italiano.
     Titolo minaccioso ma musica molto accattivante: dal funk quasi classico
dell'iniziale  Scetateve  Guagliu` ai ritmi ragga dilatati di No  Way,  fino
al lento all'aroma di reggae (Tu lo  chiami  Dio). La chitarra di Elio Manzo
e`  in genere pulita e funkeggiante, ma non disdegna  inasprimenti (il  riff
di Guai A Chi Ci Tocca);  Sergio  Maglietta  sfodera un sax ora suadente ora
furente  e  imbizzarrito. Inoltre Luca Persico, Sergio  Maglietta &  C.  non
si limitano a  sommare  il  loro  precedente  repertorio,  ma aggiungono qua
e  la` suoni computerizzati ed elementi dance che emergono piu`  chiaramente
nell'incalzante techno-funk  di  Sudditi.  Non  si  puo`  pero`  esaurire il
discorso  sui  BISCA 99 POSSE senza dare adeguato spazio ai loro  testi:  il
loro e` anzi in  primo  luogo  un  progetto  politico e solo secondariamente
una  proposta  musicale, basti dire che il tour che sanci` la  loro  nascita
si chiamava <<Incredibile Opposizione>>. Sono  da sempre espressione dell'a-
rea dei centri sociali (quella che una volta era detta sinistra  extraparla-
mentare) e in  particolare  dell'Officina  99  di  Napoli;  con i loro versi
si  scagliano  contro  fascismo e destre vecchie e nuove,  ma  anche  contro
chi non vuol sentir  parlare  di  politica (<<chi  si  fa  i cazzi suoi oggi
e`  parte del problema>>: Guai A Chi Ci Tocca) e magari finisce  col  votare
Forza Italia <<pecche` come e  pegg'  e  criature ve facite strunzia`>>. Non
sempre  risultano convincenti: sa un po' di scontato l'inno  agli  zapatisti
di Resiste Chiapas.  Viceversa  sono  molto  efficaci nell'esposizione delle
loro  idee  sulla  religione in Tu Lo Chiami Dio o quando  la  denuncia  dei
misfatti del capitalismo e l'orgogliosa affermazione del proprio antagonismo
si tingono con i colori dell'ironia.
     Esempi:  Omaggio a Massimo (Troisi), frammento di un monologo del  com-
pianto attore partenopeo,  e  Il  Tempo  Dell'Autonomia,  in cui mostrano un
notevole gusto per il trash campionando il mieloso tema del film <<Il  Tempo
Delle Mele>>.
     Se dunque per  quanto  riguarda  i  testi  il messaggio anticapitalista
continua  a  risuonare  duro e puro, dal lato  musicale  l'ensemble  campano
cerca di non  predicare  ai  soli  convertiti, <<vestendo>>  i propri ideali
con  basi sonore persino radiofoniche. Adesso sicuramente Radio  Deejay  non
potra` piu` dire che non li  passa  perche`  la loro musica non puo` piacere
al suo pubblico: bisognera` pero` vedere se non basti il messaggio a render-
li ancora una volta forzatamente alternativi.

                                                                 Corvo Rosso



                                JIMMY DAWKINS
                                B- Phure Real
                           (Ichiban Records 1995)

     Semplicemente straordinario.  Fantastico,  vecchio,  grezzo, tagliente,
potente,  indistruttibile West Side Blues con il prode (ma poco  conosciuto)
chitarrista di Chicago JIMMY  DAWKINS.  Come  forse  avrete capito dalla mia
pacata  introduzione, io adoro questo artista e soprattutto la  sua  musica.
Si tratta di puro Blues  del  West  Side, potente e compatto, senza fronzoli
ne'  orpelli  inutili. Attirato dall'intrigante copertina sono  entrato  nel
negozio di dischi pregustando un ascolto a scrocco viste le ridotte finanze.
Dopo  la prima traccia i miei buoni propositi erano gia` stati  abbandonati,
all'ascolto dell'attacco del lento Lonesome Blues stavo estraendo i contanti
deciso a non farmi sfuggire 48 minuti di ruvido e tagliente Blues.
     Artista  di  talento indiscutibile, solo ora sta salendo  alla  ribalta
grazie anche all'ottimo Blues  and  Pain,  suo penultimo album. Accompagnato
da  un'eccellente  secondo chitarrista e sostenuto da una  poderosa  sezione
ritmica, il buon Jimmy  ci  offre  un  saggio delle sue qualita` regalandoci
del  Blues  urbano  duro e puro. Grande Jimmy. Sicuramente  nulla  di  nuovo
ma capita raramente di ascoltare musica cosi` sincera, ben suonata e soprat-
tutto  senza alcuna concessione al commerciale. Amanti del genere,  non  la-
sciatevi sfuggire questo lavoro, il miglior disco ascoltato dal sottoscritto
in questo arido 1995.
     Per intenditori.

                                                               T-Bone Malone



                        ELEKTRIC BAND II CHICK COREA
                               Paint the world
                                GRP REC 1993

     Ed eccoci arrivati al nostro ultimo appuntamento per il 1995. Si tirano
le somme, ci  si  guarda  indietro  procedendo  in avanti "evitando le buche
piu` dure" tra allegria, rabbia e fantasia. Sentimenti necessari per  creare
sempre nuove melodie che allieteranno la vita a musicofili incalliti. Curio-
sando  qua  e  la` tra le copertine dei dischi, mi ha  colpito  questa  dove
i componenti della formazione si sbizzarriscono in un "paciugo" multicolore,
tra pennelli, vernici e colori a spruzzo. Con l'ascolto, poi, mi son immagi-
nato una tavolozza grande quanto  il  cielo,  tra nuvole, squarci di sereno,
saette  ed arcobaleni. Si tratta, infatti, di un bel lavoro  della  ELEKTRIC
BAND di CHICK COREA, ma  attenzione:  e`  una formazione insolita non a caso
chiamata ELEKTRIC BAND II.
     Qui  l'ascoltatore  esigente  e curioso va sul  sicuro,  il  pianoforte
e le tastiere del maestro Corea dispongono elegantemente sul campo il tessu-
to  sul quale andranno ad appoggiarsi i lavori intreccio-ricamo degli  altri
bravissimi musicisti. Ai  sassofoni  il  gia`  noto Eric Marienthal, collega
ormai  abituale  di Chick Corea, dal tocco preciso e  dai  fraseggi  limpidi
e colorati. Alle chitarre elettriche  ed acustiche Mike Miller dice la "sua"
in modo elegante, armonico, perentorio, saltellando sulle pause con agilita`
felina. Jimmi Earl al basso  elettrico  e  Gary Novak alla batteria, infine,
si  assumono  il  compito di assemblare, inquadrando  in  modo  particolare,
i ritmi di tutti i pezzi. A  mio  parere con questa formazione si e` trovato
il punto di incontro tra il jazz ed il blues in chiave elettrica, con roton-
dita` differenti dalla sua  formazione  alternativa  Elektric Band I: deciso
e  saettante  Frank Gambale alle chitarre, picchiettante  ed  armonico  John
Patitucci al basso elettrico, esplosivo  e  spigoloso Dave Weckl alla batte-
ria. Questo disco e` quasi uno "sfizio" che Chick Corea si e` voluto toglie-
re, producendolo personalmente  ed  avvalendosi  di eccellenti collaboratori
come Ron Moss, Dave Grusin e Larry Rosen. Collaboratori pieni di  entusiasmo
e di energia creativa, come egli stesso scrive sulle pagine della copertina.
Fa piacere che tali emozioni rimangano fotografate tra le note di un  disco,
e segno che si  puo`  lavorare  concretamente  con la fantasia, raggiungendo
tangibili  traguardi.  Registrato  e mixato in  California,  conserva  tutti
i tratti somatici della musica  selezionata  dalla nota e specializzata casa
discografica di copertina. Gli strumenti usati per le esecuzioni sono quanto
di meglio le orecchie umane possano meritarsi e che altro dire...
     Ascoltatelo ragazzi, non  e`  certo  un  disco  da  Hit Parade, essendo
targato O93, ma alle volte al cuore non si comanda, noh?
     Allegri e colorati auguri di buone festivita`.

                                                                Stormbringer



                                WHITE WILLOW
                                Ignis Fatuus
                       (Laser's Edge, Norvegia, 1995)

     Il  folkrock e` stato una delle mie passioni primigenie, in  gioventu`.
Ricordo i pomeriggi  trascorsi  ad  ascoltare  i  dischi dei vari Pentangle,
Fairport  Convention ed Amazing Blondel. Ma al di la` dei grandi nomi  della
tradizione anglo-celtica, anche nel  nord  Europa  si sviluppo` una corrente
parallela,  dai  contenuti  piu` oscuri e velati di  una  pacata  tristezza.
Cio` e`  riscontrabile  anche  nelle  opere  dei  gruppi scandinavi attuali:
basti  pensare ai norvegesi Shine Dion del  memorabile <<Berkana>> (Colours,
1994) ed ai loro compatrioti WHITE  WILLOW. Si tratta di un ensemble <<aper-
to>>, con collaboratori provenienti da esperienze svariate e dalla  strumen-
tazione  molto  composita (ma  essenzialmente  acustica),  che  sa alternare
con  efficacia  alle parti soliste un po' tutti  i  componenti.  Delicatezza
e` forse la parola  piu`  adatta  per  sintetizzare  in  un solo concetto la
musica  contenuta in questo Ignis Fatuus(che forse provocherebbe il  letargo
a piu` di un appassionato  di  metal...);  adatto, quindi, a chi alla grinta
antepone la poesia, ed a chi ha sempre sognato di fare un viaggio tra ghiac-
ci e lande desolate coperte  di  arbusti  e licheni. Mollate gli ormeggi del
vostro drakkar al suono di The Withering of the Boughs e, dopo aver  lambito
le coste d'Albione (Song  e`  il  piccolo  ma  obbligato  dazio da pagare ai
sudditi della Regina), dirigetevi Now, in these fairy lands di cui si parla-
va prima. Disco consigliato a tutti, ma soprattutto alle...lettrici.

                                                                          io




                             LIBERI DI RESISTERE
                           Canale 1 - 15 dicembre

     L'Assessorato alla Qualita` della Vita presenta una serie di iniziative
per  celebrare  il 50ø anniversario della Liberazione  per  rendere  omaggio
a chi ha vissuto da protagonista  la  Resistenza  in Canale e nel Roero, per
raccogliere la memoria storica e sensibilizzare l'opinione pubblica.

                                 1 dicembre
                 Inaugurazione mostre e rassegne (ore 17,30)
 Concerto <<i gruppi locali interpretano i canti della Resistenza>> (ore 21)

                                 3 dicembre
             Proiezione video <<materiale resistente>> (ore 21)

                                 6 dicembre
    Proiezione <<scarpe rotte>> omaggio alla 23ø brigata canale (ore 21)

                                 8 dicembre
               Film <<Roma citta` aperta>> Rossellini (ore 21)

                                 12 dicembre
          <<per non dimenticare>> incontro con Even e A. Muncinelli
        (persecuzione anti semita nella provincia di Cuneo) - ore 21

                                 13 dicembre
                     Film <<Paisa`>> Rossellini (ore 21)

                                 15 dicembre
                Concerto <<gruppi locali interpretano i canti
                 della Resistenza>> - seconda parte (ore 21)

     Suoneranno  nelle serate del 1/12 e 15/12 i gruppi  musicali:  NERVINO,
BLACK RIDERS, LE GIOVANI NOTE, CABALESTRA, CORO PARROCCHIALE, BANDA MUSICALE
DI CANALE, MILLY'S BAND, CANCERRA BAND, NAZIONALI SENZA FILTRO



                                FUOCO SU BRA

                  BIOTRAUMA <<1995>> - cass. autoprod. 1995
              DONI DI NATALE <<D.D.N.>> - cass. autoprod. 1995
      MINDCRIME <<Welcome to the perfect world>> - cass. autoprod. 1995
      OPERA IX <<The call of the wood>> - CD Miscarriage/Nosferatu 1994

     Discografici  di  tutto il mondo, svegliatevi! Bra  sta  diventando  la
nuova Seattle italiana. O  quasi.  Scherzi  a  parte,  fa piacere notare che
questa  citta` abbia una scena tutta sua ed in crescita. A questo  proposito
ritengo fondamentale l'apporto  dato  da  mr.  Massimo Masento - gia` leader
dell'ottimo  gruppo di funky-rap RAPPORTO DIRETTO - come produttore  di  de-
mo-tapes nel suo R.D.  Sound  Studio.  Ed  ecco  i risultati. Cominciamo con
i BIOTRAUMA, band braidese che vanta una buona esperienza live ed un insieme
niente male. Sono quattro  canzoni  in  italiano, virate verso un cross-over
potente ma anche radiofonico (soprattutto <<Mai>> e <<Monica>>).>>Reazione>>
e` uno scontro continuo tra profondi riffs di chitarra e tastiere sovrabbon-
danti che lasciano nell'ascoltatore un'impressione di efficacia e di maturi-
ta`. Forse, in  questo  caso,  sembrano  eccessivi  nel  riprodurre lo stile
dei  Faith  No  More di <<The Real Thing>>. Il demo  termina  con  il  quasi
rap-metal di <<Lo Stato delle Cose>> (nda:  e`  anche  il titolo di un brano
dei  grungers  italiani Karma), per quanto mi riguarda  il  pezzo  migliore,
forse perche` e` immediato  ma  strutturato  in modo piu` complesso rispetto
agli  altri.  Contiamo  di ritrovare questa band su  distanze  piu`  lunghe.
Passiamo poi ai loro  concittadini  ed  amici  DONI  DI NATALE, autori di un
punk-rock  parecchio intrigante. D'accordo, sara` forse uno stile un  po'es-
senziale, ma e` proprio su questa semplicita`, su questa mancanza di preten-
ziosita`,  che si fondano pezzi come <<Effe>> e <<Non Accorciare i  Tempi>>.
Cinque canzoni un po'  surreali  ed  un  po'  vere, raccontate nei monologhi
del  cantante,  per  la verita` non  sempre  all'altezza (ma  in <<Questioni
di Cuore>> ricorda vagamente Luca  Morino  dei Mau Mau). Vi ricordo, infine,
la  splendida <<Cassavetes>> completamente depurata e scarnificata  rispetto
all' originale Fugaziano.  I  D.D.N.  risultano dunque veloci, orecchiabili,
non  banali.  Ma  soprattutto, ottima qualita` in tempi  di  punk-revival  a
buon mercato,  non  cercano  di  scopiazzare.  Piu`  bell'incoraggiamento, a
questi ragazzi, non saprei fare.
     E' finalmente uscito anche il demo dei saviglianesi MINDCRIME,  annove-
rabili tra i rari  predicatori  cuneesi  del verbo speed-metal. Tecnicamente
sono  molto  interessanti:  quadratissimi,  precisi,   affiatati....sembrano
essere nati con gli strumenti in  mano.  Un  vero peccato che il loro sound,
secco  e  parecchio pungente, indulga troppo spesso in  trionfalismi  tipici
degli Iron Maiden e di un  certo (datato)  metal teutonico. Il che e` ancora
piu`  evidente in <<Fears>>, unico dei sei pezzi in cui riescono a  cambiare
registro: e` un  godibile  funky-trash,  forse modaiolo (ricorda i Mordred),
ma  di ben altro spessore (ndt: in <<Fears>> compare alla voce il  succitato
Masento Massimo dei Rapporto Diretto).  Dunque  ragazzi datevi da fare: gia`
suonate  da  professionisti, metteteci anche qualche idea un  po'  originale
e le pagine di Metal Shock  non  tarderanno ad essere vostre. Doverosa cita-
zione  finale  per un gruppo che arriva invece da  Saluggia (VC).  Sono  gli
OPERA IX, che ci  regalano  cinque  lunghe  sensazioni black-metal. Anzi: e`
riduttivo  definirli cosi`, poiche` nel loro lavoro troverete  non  soltanto
chitarre <<cattive ed ultraveloci>>, ma  anche atmosfere da racconto gotico,
irte di sensuali tastiere (fans del progressive, attenti!) su cui  troneggia
l' immaginifica e brutale voce di Cadaveria. Non diro` altro per non privar-
vi  del  piacere di avventurarvi in questa foresta di  suoni.  Quand'e`  che
si parte?

                                                           Vincenzo Capitone


     P.S. Sempre in ambito  R.D.Sound  stanno  per  uscire i demo-tapes di :
DAISY CHAIN, UNWELCOME e TEKILA.


     Per ulteriori informazioni rivolgersi a :

     R.D.SOUND di Masento Massimo
     Via Cuneo,43 int.cortile - BRA
     Tel.0172/415557

     BIOTRAUMA
     c/o Gianluca Servetti-Tel.0172/425272

     DONI DI NATALE
     c/o Frank - Tel.0171/944319

     MINDCRIME
     P.O.Box 12 - 12038 SAVIGLIANO (CN)
     Tel.0172/44918

     OPERA IX
     c/o Alberto Gaggiotti - V.Don Carra,57
     13040 SALUGGIA (VC)




                    Punto fugato - DIO SALVI LA REGINA!!!

     PUNK'S  NOT  DEAD! Passano gli anni, i gusti cambiano, i  miti  crolla-
no (oppure si sparano in bocca) ed  il  punk  e` sempre al suo posto, pronto
a colpirci con la sua lingua velenosa quando meno ce lo aspettiamo. E cosi`,
complice la caduta del grunge, (  i  NIRVANA  persi  per sempre, i PEARL JAM
ed  i  SOUNDGARDEN alle prese con problemi di deja-vu, gli ALICE  IN  CHAINS
alle prese con le droghe ed i MUDHONEY tuttora al di fuori del grande circo)
nell'  ultimo  biennio si e` fatto largo un folto manipolo  di  gruppi  che,
piu` o meno esplicitamente,  si  rifanno  ai  suoni  e, soprattutto, al look
di  gruppi  quali SEX PISTOLS, CLASH, EXPLOITED, G.B.H. e  via  di  seguito.
Niente di nuovo sotto il sole, dunque, ed anzi puro revival?
     Anche, ma non solo. Sicuramente  i  GREEN DAY, autori del pluriosannato
e plurimilionario <<Dookie>>, e veri <<apripista>> del cosiddetto  movimento
<<neo-punk>>, non hanno inventato niente, ma, con i classici tre-accordi-tre
che gia` fecero la fortuna dei RAMONES, scrivono memorabili ed  orecchiabili
gioiellini pop-rock dalla  spiccata  melodia. <<Basket  Case>> e` il singolo
che li ha fatti esplodere e da poco e` uscito <<Insomniac>>, il nuovo  album
che, con suoni meno  levigati  del  precedente,  offre il solito connubio di
velocita`  e melodia che li ha resi eroi agli occhi dei teen-agers di  mezzo
mondo  (nonostante  alcuni  puristi  abbiano  criticato  il  loro  passaggio
dall'indipendente  Lookout  alla major di turno). Ritmi  piu`  sostenuti  ed
aggressivi, cori pop-oriented e  due  singoli  fortunati come <<Come Out and
Play>>  e <<Self Esteem>> sono invece il piatto forte degli  OFFSPRING,  uno
dei gruppi di punta della  scuderia EPITAPH, etichetta discografica indipen-
dente  dedita  al punk -ed affini- gestita dal  chitarrista (ora  milionario
uomo d'affari) dei mitici  BAD  RELIGION,  che grazie al planetario successo
dei  suoi  pupilli si ritrova in mano una gallina dalle uova  d'oro.  Sempre
in casa Epitaph, vero e proprio marchio di garanzia in ambito punk, troviamo
i  fenomenali NOFX autori dello splendido <<Punk in Drublic>>, a mio  avviso
uno dei dischi piu` belli del O94, e dediti ad una miscela di punk, hard-co-
re  melodico  e reggae, il tutto condito dai deraglianti  assoli  di  tromba
di El Hefe. Semplicemente grandiosi! Da  poco  in giro anche il nuovo lavoro
dei krishna-punks SHELTER, <<Mantra>>, uscito sotto l'etichetta  Roadrunner,
frutto dell'accoppiata Porcell-Ray  Cappo  che  gia`  fece  grandi gli YOUTH
OF TODAY (seminale hard-core straight-edge band di New York). Furore,  melo-
dia e cervello per un album veramente completo ed accattivante che il singo-
lo  <<Here we go again>> sta trainando in cima alle classifiche  U.S.A.  Non
sono da meno i micidiali RANCID, ovviamente anch'essi incidono per la Epita-
ph (nonostante abbiano ricevuto vantaggiose offerte addirittura dalla  Mave-
rick, casa discografica  di  proprieta`  di  sua  altezza  Madonna), nati da
una costola dei seminali OPERATION IVY ed alfieri di un punk-ska barricadero
molto (ma mooolto) simile in quanto a suoni ed arrangiamenti a quanto propo-
sto (a  suo  tempo) dai gloriosi CLASH, tanto che sia <<Let's  go>>  che  il
recentissimo ed esplosivo <<And  out  come  the  Wolves>>,  che negli States
sta spopolando, potrebbero benissimo essere usciti dalla penna di Joe Strum-
mer e soci: grinta,  sudore  e  passione.  Ritmi  forsennati, suoni ruvidi e
potenza  da vendere sono invece il marchio di fabbrica dei NEW  BOMB  TURKS,
poco piu` che cult-heroes ed autori  di due albums al fulmicotone, dei quali
il primo <<Destroy-Oh, boy!!!>> e` di statura epocale! Provare per  credere.
Ottimi anche i JOYKILLER,  casa  Epitaph,  gli  SNFU,  i DOWN BY LAW, sempre
Epitaph,  ed  i  NO USE FOR A NAME, su etichetta  Fat  Wreck (di  proprieta`
di Fat Mike, bassista dei  NOFX).  Un po' sopravvalutati invece i PENNYWISE,
che  con  <<About  Time>>, naturalmente  targato  Epitaph, (ri-)  propongono
una (solita) amalgama di punk, hard-core metallizzato e melodie accattivanti
che  alla  lunga suona un po' ruffiano e trendista. Gia`  perche`  ormai  il
pop-punk (o neo-punk che dir  si  voglia)  grazie  a  GREEN DAY ed OFFSPRING
ed alle loro vendite stratosferiche e` il trend del momento: tutti ne parla-
no, tutti ne scrivono  e  tutti,  naturalmente,  cercano di salire sul carro
del  vincitore,  alla  faccia della coerenza e del  buon  gusto,  scatenando
cosi` delle insulse polemiche sulla <<legittimita`>> o meno dell'uso dell'e-
tichetta <<Punk>>  per i gruppi degli anni novanta. Chiamatelo come  volete,
l'importante e` che  l'attenzione  generale  sia  rivolta  a questi gruppi e
a  questi suoni, piuttosto che a gente come BLUR, OASIS e  compagnia  bella,
oppure, peggio ancora, robaccia come TAKE THAT e BON JOVI (veramente pietoso
l'ultimo album). Ovvero: fotti il sistema dal di dentro. Jello Biafra docet.

                                                                       Axiom




                              INTERFERENZE blu
                         rivista di cultura musicale

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                                gianni corino

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                                  MAX ROACH
                     il risveglio del Bop nell'Hard Bop

     MAX ROACH PLUS FOUR (Mercury Records,  1990), registrato fra il settem-
bre  1956  e il marzo 1957, fa parte delle prime  incisioni  effettuate  con
il nuovo Ocombo' dopo la morte  del trombettista Clifford Brown e del piani-
sta  Richie  Powell il 26 giugno 1956. Se lo si vuole considerare  un  album
d'avvio, non si puo` non  concordare  con  il giudizio espresso nel commento
allegato all'originale Long Playing, che MAX ROACH abbia saputo circondarsi,
scegliendo Sonny  Rollins (sax  tenore),  Kenny  Dorham (tromba), Ray Bryant
(pianoforte)  e George Morrow (contrabbasso), di quattro uomini di  talento;
ma il fatto e` che MAX ROACH sotto questo titolo onnicomprensivo MAX ROACH +
4  fece rientrare le maggiori tendenze stilistiche del periodo. Alludo  agli
anni di formazione, che  videro  K.  Dorham  suonare  con i pionieri del Bop
come  Dizzy  Gillespie  e Billy Eckstine come con Lionel  Hampton  e  Mereer
Ellington e poi ben due  anni  con  il  quintetto  di Ch. Parker, incluso il
viaggio  a Parigi del 1949. E videro Ray Bryant accompagnare al  piano  Bird
e Miles. Per limitare il discorso  allo stile, Dorham incarna molti elementi
di  Gillespie con alcune delle dinamiche di Miles e un po' del fluente  fra-
seggiare di Clifford Brown,  mentre  Bryant  guarda  indietro  a Art Tatum e
Teddy Wilson. Percio` tanto e` rimasto del passato Be Bop, della spensierata
e drammatica gioia dell'esperienza  di  Parker, esperienza che poteva essere
una  volta sola, fatta del piacere di farsi scoprire dal mondo e di  proiet-
tarsi in una ritmica calda  e  vibrante.  Ma  il  nuovo Bop e` piu` semplice
e  piu`  aggressivo, nel gergo lo si diceva Ofunky' o Oearthy' e  infine  si
parlo` di Hard Bop.
     MAX ROACH di  MAX  ROACH +4  e`  un  trentenne,  che alle qualita` bop,
frutto almeno in parte dell'ambiente musicale -si pensi al giovanile, felice
lavoro con Parker, vissuto quasi come necessaria iniziazione all'arte jazz-,
univa  ormai  reali e lampanti doti di caposcuola, insieme  con  aspirazioni
al jazz di protesta o free jazz prossimo a nascere.
     Di particolare interesse fra  i brani proposti: EZZ-THETIC (9:18) impo-
stato  su un tema insolito, tecnicamente non atonale, anche se sembra  favo-
rirne l'impressione. E' il lavoro dell'allora giovane compositore di Cincin-
nati,  Russel, che scrisse per la band di Gillespie CUBANA BE e CUBANA  BOP.
     JUST ONE OF  THOSE  THINGS (7:18)  su  standard  di  Cole Porter. Dalla
dinamica  complessa,  un'introduzione improvvisata in  frantic  tempo  ossia
tempo accellerato. Si caratterizza  per  due  variazioni di registro operate
da Rollins prima di tessere una fuga accompagnata dal ritmo fluente e  rego-
lare di batteria e contrabbasso.
     MR. X (5:15), un tema minore, composto da Roach dall'andamento sostenu-
to  di  70  battute al minuto e WOODY'N'YOU (6:51),  composizione  di  Dizzy
Gillespie introdotta nel O43.  Dall'andamento moderato, da` buone opportuni-
ta`  a  Kenny,  Rollins e Ray per una coppia di cori a  testa  con  sviluppi
interessanti. Mentre il finale e` concesso a MAX ROACH.

                                                                       Decus




    CASCINA MACONDO   Musicarteatro Culture Associate   ON THE ROAD MUSIC
                            Bluesjeans: Live Road

     Chi di voi e` stato  presente  a  Babeliche li conoscera` gia` e quindi
sapra` che il modo migliore per presentarli e` quello di lasciarli  parlare.
Questo e` quanto troverete all'interno del loro ultimo cd registrato intera-
mente dal vivo ed un brano risale proprio a Babeliche di Marzo.
     LETTERA A DUE ASCOLTATORI
     Carissimi Mario e Maria,
     e` dall'86 che non ci sentiamo, e sono successe molte cose nel frattem-
po. Abbiamo messo su  quel  gruppo  che  progettavamo  e lo abbiamo chiamato
Bluesjeans.  Che  nome  strano, direte voi. Forse avete  ragione,  pero`  e`
un nome che rispecchia bene quello che facciamo.
     Come ricorderete, gia` allora  pensavamo  che  la strada sia una severa
maestra:  se  suoni per la strada e si ferma molta gente  lo  spettacolo  va
bene, se si ferma poca gente  lo spettacolo e` da cambiare. Con questo "ter-
mometro"  ci  siamo accorti in fretta che lo  spettacolo  funzionava  meglio
quando le canzoni ci  piacevano  e  noi  ci  divertivamo insieme alla gente.
Ci  siamo resi conto che questo e` lo spirito del Blues: diventare  complici
degli ascoltatori in un gioco di emozioni, allegri o tristi, e divertimento.
Abbiamo  anche  scoperto che questo spirito, questo gioco, vive  bene  anche
se le canzoni non sono americane degli anni 20 ma sono, magari, di cantauto-
ri italiani...
     Certo,  i  puristi del Blues hanno storto il naso. Ma noi  non  abbiamo
ancora incontrato un purista con un  naso  diritto.  E poi, dato che i Blue-
sjeans  sono il nostro lavoro, preferiamo se si puo`  divertirci  lavorando.
     Nonostante abbiamo  gia`  guidato  piu`  di  un  milione di chilometri,
la  voglia  di viaggiare non ci e` ancora passata. Un'altra  grossa  fortuna
di questo lavoro e`  il  vedere  ogni  anno  un  sacco di posti nuovi, molti
dei quali stupendi: non e` proprio possibile annoiarsi.
     Ci  siamo  anche presi in proprio tutto il  lavoro  di  organizzazione,
contatti, produzione di cassette  e  dischi.  In  questo modo siamo di volta
in  volta  telefonisti, postini, grafici pubblicitari,  camionisti,  tecnici
del suono e cosi` via e poi  ogni tanto, musicisti. Ma almeno non dipendiamo
da  nessuno:  se  qualcosa non va sappiamo perche' e  possiamo  fare  meglio
la volta dopo. E soprattutto non vendiamo fischi per fiaschi.
     Questo CD e` la  nostra  ultima produzione. Ovviamente (dopo tutti Osti
discorsi!) e` inciso dal vivo. Speriamo che un po' di atmosfera del concerto
ci sia rimasta dentro.
     Salutateci tutti gli amici, e  veniteci a sentire quando passiamo dalle
vostre  parti. Naturalmente, se conoscete qualcuno che  organizza  concerti,
o se voi stessi avete l'idea  di  organizzarli,  o se volete fare due chiac-
chiere, chiamate pure. Siamo disponibili.

     Il  CD ha oltre al naturale aspetto acustico un aspetto visivo  infatti
se lo ascolterete dopo  aver  assistito  ad  un loro concerto vi scorreranno
nelle  memoria  le gags e gli schetch dello spettacolo. Per la  cronaca  non
volendo piu` aggiungere altro  loro  sono  in  due:  Beppe Finello e Massimo
Lupotti: chitarra e bassotuba e ...due voci potenti. Nessuno deve  assoluta-
mente lasciarselo sfuggire quindi telefonate in redazione.


     Per concerti, dischi o altro materiale telefonate allo 011/9411495  op-
pure in redazione




                   parallelo zero - ASCOLTARE I BUCHI NERI
                 cinema & musica nei film di PAPPI CORSICATO

     Per un appassionato di  musica,  vedere <<I buchi neri>>, l'ultimo film
di Pappi Corsicato, vuol dire soprattutto accostarsi a uno dei pochi  autori
italiani che si occupi coscientemente  e  in  modo non banale del linguaggio
musicale  e  delle  sue interazioni con gli  altri  aspetti  del  linguaggio
cinematografico.
     In <<Libera>>,  il  suo  primo  lungometraggio,  riusciva  ad accostare
il  luogo  narrativo tipico della sceneggiatura napoletana, la  canzone,  ad
ambientazioni assolutamente incoerenti (il  quartiere  nuovo  di Napoli, con
i suoi grattacieli di cristallo, o l'interno di una chiesa, con gli  imbian-
chini ad assistere  dai  ponteggi  di  restauro):  la  musica tradizionale e
contemporanea (non in senso linguistico ma in senso storico) di Nino D'Ange-
lo era il collante ideale della sequenza. Il risultato era uno straordinario
effetto  comico  e  insieme il sorriso d'orgoglio di  una  cultura  popolare
mai spenta.
     In <<I buchi neri>> si  perde  completamente  il legame con un ambiente
preciso  e identificabile (e` questo a mio avviso il punto debole del  film,
in quanto il legame con quella citta` era anche il legame con quella cultura
che  in  essa si identifica e faceva da sfondo di risonanza dei  sensi)  per
lasciare il posto a un ambiente, a una sintassi da fiaba.
     Parlando con Domenico  Mezzatesta,  a  cui  e`  stata commissionata una
parte  delle musiche, ho avuto una conferma dell'originale metodo di  lavoro
di Corsicato:  quando  commissiona  un  pezzo,  non  da` indicazioni precise
sul tempo e sul luogo in cui verra` inserito, chiede solo un ambiente  musi-
cale, uno stile, che sia coerente  con un certo momento del film. Ovviamente
giorno  e notte, citta` o campagna sono tutte variabili importanti  per  chi
compone musica da film, ma l'idea  di lavorare sul significato globale della
scena, e non solo su quello della realizzazione visiva, e` molto importante,
se si vuole creare un'unita` di  senso che tenga presente tutte le potenzia-
lita`  del mezzo cinematografico; in altre parole, se si usa  coscientemente
un linguaggio complesso come quello  del  film,  non c'e` motivo di ricreare
con  la  musica  l'effetto delle immagini,  occorre  piuttosto  preoccuparsi
dei tortuosi passaggi di senso da un linguaggio all'altro.
     In <<I buchi neri>> la  musica  e`  meno  appariscente  e ha un compito
piu`  arduo  che  in <<Libera>>: deve sottolineare la fiaba  e  allo  stesso
tempo riportarla su un terreno <<reale>>.
     Lavorando sulla  connotazione  simbolica  dei  temi musicali, Corsicato
si preoccupa di rendere piu` vicina all'esperienza personale degli spettato-
ri l'immagine,  ormai  svincolata  da  preoccupazioni  realistiche. Il senso
di  <<esperienza vissuta>> e di <<gia` sentito>>, che accompagna  le  scelte
musicali, e`  in  funzione  di  questa  operazione  stilistica. Il risultato
estetico  e` forse piu` compiuto in <<Libera>>, ma la strada e` quella  giu-
sta: in  questi  casi  davvero  vale  di  piu`  l'intenzione  del risultato.

                                                                   Mr. Lucky




                               KIRLIAN CAMERA


              1. LA BELLEZZA CHE E' NELLA FRAGILITA' DELL'UOMO

     I  KIRLIAN  CAMERA sono un gruppo italiano gia` da molti  anni  entrato
a far parte  di  quell'Olimpo  fascinoso  e  un  po' misterioso delle <<cult
band>>,  appellativo  certo meritato vista l'omogenea  levatura  della  loro
discografia, caratteristica  questa  che  ha  finito  per  segnare un abisso
nei  confronti  delle altre band della penisola, e li  ha  proiettati  fuori
dai confini dello stato  e  poi  in  tutta  Europa,  luminosi come le stelle
nella notte.
     Il <<progetto>>  K.C., possiamo dire senza timore di smentita,  gravita
da sempre attorno  alla  figura  emblematica  di  Angelo  Bergamini, mente e
guida  onnipresente.  Il  volto femminile dei K.C. e`  invece  scolpito  nei
lineamenti dell'eterna musa  Emilia  Lo  Jacono,  vocalist davvero notevole,
capace  di  balzare  con estrema duttilita` da una  lingua  all'altra  senza
accusare il ben che minimo  tentennamento  e  anzi mettendo ben in evidenza,
di  volta in volta, la perfetta pronuncia. Il terzo elemento e` Simon  Bale-
strazzi. Se pure la sua figura  rimanga  un po' in ombra, rispetto ad Angelo
ed  Emilia,  e` stata ed e` non meno indispensabile  alla  realizzazione  di
quella cattedrale di suoni innalzata con estrema dedizione. Dei collaborato-
ri  esterni  che sino ad oggi si sono avvicendati, non stiamo  a  menzionare
i nomi, anche perche'  sarebbero  troppi.  Non  possiamo  invece fare a meno
di notare il loro perfetto inserimento nel progetto, fatto dovuto certamente
alle loro capacita` artistiche, ma anche all'attenta supervisione di Angelo.
     Ascoltando  la loro musica, si ha l'impressione che un invisibile  filo
di suoni sia la`  ad  unire  i  vari  album,  segnando un percorso unitario,
forse da sempre tracciato nelle loro menti. Un costante impulso  sperimenta-
le, intriso di luminosa poesia  e  glaciale elettronica, fa di questa musica
uno  dei  capitoli piu` intelligenti di questi anni, capace  come  pochi  di
definire la profonda bellezza che e` nella fragilita` dell'uomo.
     In Eklipse Zwei  mini  cd  del  O93,  vive  tutta l'angoscia del nostro
secolo,  nell'oscurita`  di un'eclisse che sembra non finire mai:  raggi  di
luce flebile che  si  perdono  nell'infinita  notte,  statue  che fissano il
nulla  della  moderna decadenza nel disincanto di un'epoca che  soffre  piu`
che mai il mal di vivere  e  l'angosciosa ricerca di un'identita`. Il nostro
tempo  ottenebrato  da  un'eclisse infinita raggela  negli  abissi  l'anima,
eppure in quel triste canto sembra risplendere una fievole luce di speranza,
forse una fede mai persa.
     L'album  del  O91 Todesengel e` un bellissimo fiore  nero.  Considerato
un vero e proprio capolavoro, evidenzia una volta per tutte le potenzialita`
della  band  sempre piu` lontana dalla realta` musicale italiana,  e  invece
piu`  facilmente  riconducibile  in  un  ambito  europeo. Todesengel... <<la
caduta  della vita>> e` un album che cola tormento, angoscia e  paura:  apre
queste danze macabre la cover  di Vienna degli Ultravox, completamente stra-
volta.  Una  nenia  spettrale s'impadronisce sempre piu`  della  musica  nel
pulsare dei battiti cardiaci,  e  cala  come  la  notte il canto implacabile
di  Angelo restando un brivido avviluppato in un bellissimo tormento.  Altra
cover dell'album e` We Will  Rock  You  dei Queen. Qui mantenendo la ritmica
originale  ci  si diverte con giochi di voci filtrate e  chitarre  distorte,
in dieci minuti e piu` di musica a dir poco spettacolare.*
     Da sempre i K.C. si destreggiano  con le cover piu` disparate ottenendo
dei  risultati  incredibili,  capaci come sono nello  stravolgere  un  pezzo
con leggeri tocchi sferrati ad arte  e rendendolo bello in una diversa luce,
che  pur  tuttavia mantiene la versione originaria in una  fusione  estrema.
Capacita` che li accomuna forse solo ai Bauhaus, dark band degli anni ottan-
ta  che seppe amalgamare l'isteria punk con l'oscurita` tenebrosa del  dila-
gante dark, lasciando cadere qua  e  la`  sulla sua tormentata strada, fatta
di  suoni cupi e angosciose liriche le cover piu` stupende, come  bellissimi
fiori esotici. Da brivido la  voce  di  Peter  Murphy che aleggiava su tutto
e tutti come un pipistrello nella notte.
     Il  resto dell'album procede in attimi di tenue luce soffocata  nell'o-
scurita` dilagante: l'andamento lento  genera  incubi spettrali; ogni gesto,
ogni  movimento e` fermo in attesa di una speranza che sembra  non  arrivare
mai. E per finire due parole  su  Ars  Moriendi che e` sicuramente una delle
cose piu` ispirate che i K.C. abbiano scritto. Qui domina il suono  dell'or-
gano e del sint generando un'intensa atmosfera religiosa, quella che investe
le  genti nelle chiese e nei cimiteri... e lo spirito vola alto  nella  luce
infinita, cosi` perfetto!

                                                                    La Notte


                    <<RICORDO, RICORDO, CHE VUOI DA ME?>>
                            (Nevermore, Verlaine)

     Con (Erinnerung) la  creativita`  musicale  di  Angelo Bergamini sembra
giunta  a uno stadio distintivo di purezza. Sfrondata e nuda, ma senza  com-
piacenze di nudita`. Sembrerebbe nata  cosi`, se qualche piega non mostrasse
i paramenti smessi, alcune fronde cadute. Sono cicatrici lasciate dal ricor-
do, immagini di statue e monumenti  in  controluce, come la Porta di Brande-
burgo limite orientale al viale UNTER DEN LINDEN, insieme al barocco Palazzo
di  Charlottenbourg,  uniche  vestigia  berlinesi  del  passato, risparmiate
dalla  guerra.  Che ricordano i luoghi natali dei Lieder  di  Schubert: <<Il
Tiglio>> e <<Alla Fontana fuori Porta>>,  ma ora non sono che rari baluginii
in  un  quadro composto dai frammenti dell'anima. Stanno a  indicare  quanta
piu` musica, e  verita`  vi  sia  nella  sfumature,  anziche' nei contrasti.
Ci  giunge,  cosi` purificata, questa poesia, trasparente, ma  non  senza  i
sapori di un teatro della memoria:
     Remember me: nella  sua  romantica  angoscia rafforzata dagli strumenti
a corda, e` di una generosa e disperata passionalita`.
     Veronika  Voss:  e`  un'immagine fluida, o meglio un  atto  mentale  di
accertamento delle memorie  private:  suggestivo  nella  sua semplicita`. La
canzone per pianoforte (Memorie are made of this) riprende la fassbinderiana
Veronika Voss.
     Days of Laura Zero:  si  apre  con  la  voce  autentica di Adolf Hitler
che e` uno spiegamento a effetto del passato, sino a segnalare lo squilibrio
della sensibilita` moderna contesa  fra  necessita`  di mantenere il ricordo
per  conservare la bellezza della vita ed impossibilita` a farlo  di  fronte
agli orrori della guerra. Si  afferma,  percio`,  nello stesso nome di Laura
Zero l'inevitabilita` dell'anno zero, nel quale e` lecito vedere una doloro-
sa rinascita  esule  della  memoria  storica,  parallela  alla ricostruzione
di Berlino: citta` del presente.
     Sea  of  memory: e` il canto del ricordo che si fa acqua,  mare,  suono
e scorre fra le dita, nella mente,  bagna  le nostre scarpe e tende a soffo-
carci per lasciare emergere, pressanti, domande che sono desideri:
     Where is my lover?
     Where is my father?
ripete  la  voce di Emilia. Chi l'ascolti una volta, non la  dimentica piu`.

                                                                       Decus


     I K.C. incidono per  la  tedesca DISCORDIA (tel. 0211/314012). Il mate-
riale qui sopra citato si puo` rintracciare presso AUDIOGLOBE  Firenze (tel.
055/6504458.6504459).




                    parallelo zero - MUSICA E PUBBLICITA`
                            un connubio difficile

     Grossomodo, con "entropia  culturale"  si  intende un fenomeno "fisico"
per il quale l'incrociarsi di un numero sempre piu` incalcolabile di  stimo-
li, messaggi, nozioni circolanti sul nostro pianeta, determinano una diminu-
zione media della capacita` di comunicare delle singole notizie: "+ informa-
zione = + confusione =  -informazione",  per  gradire.  Se  il concetto puo`
apparire  un  po' ostico, basta aprire lo schermo televisivo,  e  scatenarsi
nell'arte dello zapping; oppure, piu` semplicemente, osservare anche soltan-
to uno spot pubblicitario.
     Il linguaggio pubblicitario anzi pare, a esaminarlo, proprio la sintesi
del fenomeno entropico: ansia  informativa;  densita`,  nei 30'' medi di uno
spot, di dati provenienti da qualunque fonte, cio` che provoca l'ingannevole
sensazione che quello  pubblicitario  sia  il  piu`  ampio  e sincretico dei
linguaggi  possibili;  premeditata poverta`  del  Omessaggio' (<<COMPRA!>>),
che non fa altro  che  accentuare  il  contrasto con la ricchezza espressiva
di  base dei "materiali" impiegati, ora ridotti ad oggetti  di  arredamento,
icone sclerotizzate (quante volte  abbiamo  visto la "Gioconda", al naturale
o  deformata  in  uno spot?), indici referenziali (il Duomo  di  Milano  che
compare in un  recente  spot  della  Volvo  significa  banalmente Oqui siamo
a  Milano'),  citazioni (cinematografiche,  letterarie)  gratuite,   ecc...;
svuotamento semantico di  un  istituto  retorico  come  la  metafora, che si
trova ad accostare immagini ormai sature.
     A  questa dilapidazione culturale non sfugge la musica,  che  perdipiu`
e` un linguaggio  non  evidentemente  Ofigurativo',  e  quindi  si presta ad
essere  maggiormente frainteso dal Tritacarne Pubblicitario. Vediamo  alcune
tipologie di utilizzo:
     - il Ojingle' o motivetto riassuntivo.  I jingles possono essere consi-
derati  l'unica  vera Omusica per pubblicita`' in quanto,  oltre  ad  essere
creati per accompagnare uno specifico  filmato, sono funzionali alla persua-
sivita`  del  messaggio promozionale. Appartengono in un  certo  senso  alla
preistoria del linguaggio  pubblicitario,  in  special  modo a quel coacervo
di  rozzezza  e genialita` che fu "Carosello": in effetti,  nella  struttura
pressoche' unica dei suoi filmati che prevede un lungo prologo spettacolare,
il  jingle ha spazio solo nel cosiddetto Ocodino' finale, ed e`  in  pratica
l'unica possibilita` di esplicito  Oinvito all'acquisto', che si concretizza
in  una canzoncina facile a memorizzarsi, le cui parole a distanza di  tempo
possono evocare  il  prodotto  pubblicizzato  che  gli e` associato (chissa`
se "Gigante,  pensaci  tuuu...!"  vi ricorda  qualcosa...).  La  popolarita`
di questi motivetti era  adeguata  al  gusto  del  tempo, ragione per cui e`
lecito  tralasciare  qualunque considerazione di  ordine  estetico,  perche'
sarebbe facile farne un tutt'uno  con  gli  slogans fasulli e la platealita`
con  cui  veniva  evidenziato sullo schermo l'oggetto  reclamizzato.  Ma  se
i massmediologhi di oggi ridono di tanta arcaicita`, non dovrebbero dimenti-
care  che  a certe categorie di prodotti (detersivi,  conserve,  assorbenti,
merendine) spettano  ancora  adesso  messaggi imbarazzantemente impermeabili
alle  astuzie  retoriche  accumulatesi negli anni, e  jingles  questa  volta
si` veramente fastidiosi e indigesti, che  non hanno piu` ragione di esiste-
re (uno  per  tutti: "Togliti  la voglia/ resta sempre  in  forma!"-  sempre
se vi ricorda qualcosa...).
     -Attualmente, la pratica piu` diffusa  e`  di fare accompagnare lo spot
da un brano musicale o una canzone preesistente, seguendo la voga citazioni-
sta rilevata all'inizio. In realta`, se tale pratica e` ormai generalizzata,
essa non da` origine a un panorama pubblicitario standardizzato ed estetica-
mente omogeneo: la musica sinfonica, ad  esempio, subisce di solito un trat-
tamento  poco  onorevole, non perche' sia inammissibile alla  Grande  Musica
di entrare a far  parte  di  un  Ovolgare' filmato pubblicitario, ma perche'
essa  viene  ridotta a semplice tappezzeria sonora, a sfondo che  non  porta
significati aggiuntivi al messaggio dello  spot,  se non una generica sensa-
zione  di  tranquillita` e di pace domestica (Ocrea  un'atmosfera',  insomma
come un celebre brandy....); il jazz (vocale),  lo swing e in genere i brani
Oold  fashioned'  della  cultura pop invece trasmettono  il  proprio  clima,
il proprio immaginario  e  il  proprio  ritmo  alla  tessitura narrativa del
filmato,  anche  se in questo caso l'abuso e` stato evidente ha  in  qualche
modo stereotipato la  suggestivita`  degli  spot;  la  musica  rock e quella
dance,  sfruttate solo di recente, danno infine luogo a filmati sempre  piu`
simili a video clip, ed e` questo uno sconfinamento linguistico quasi inevi-
tabile dal momento che tali musiche sono preferite per promuovere  categorie
di oggetti attinenti  al  mondo  giovanile,  come  jeans e orologi. Tuttavia
per  il  mercato  queste differenze di struttura non  sembrano  esistere,  e
la prova di cio` sta  nelle  iniziative  come  i  compact disc della serie O
Top  of  the  spot' (il terzo volume e` uscito proprio  in  questi  giorni),
raccolte antologiche  dei  Omigliori  brani  originali' ritornati (o giunti)
a  notorieta`  grazie  agli spot che li  contenevano.  Piccola  osservazione
Oa latere': notate le analogie con  alcuni dischi di presunte Ocolonne sono-
re' per film recenti?...
     Si fa sempre piu` strada la pista del Osaccheggio'...
     - il  remake.  Trattasi di una sorta di degenerazione del  caso  appena
descritto: accade talvolta per  motivi  oscuri (o piu` semplicemente perche'
le  agenzie  pubblicitarie  non hanno ottenuto il copyright),  che  i  brani
musicali impiegati riecheggino  altri  brani  celebri,  oppure  che ne siano
rifacimenti  semplificati nelle musiche e stravolti nel  testo.  Solitamente
i risultati  di  questa  pratica  sono  esteticamente  agghiaccianti, quando
non  controproducenti per l'attrattiva del messaggio pubblicitario, e  dimo-
strano comunque pochissimo rispetto  per  le  Ofonti'. Curiosamente sono due
famose marche di birra a essersi distinte in questa Odisciplina': "La Peroo-
ni /Ama la vitaaa..." e`  infatti  l'orrendo travestimento di una bellissima
canzone di Rod Stewart ("Sailing"), mentre "E' andata a prendere la Dreher!"
si modella sulle note di  24000  baci.  Siamo  a livello di jingle, insomma.
Un'altra  variante  di  questo caso si ha quando ad  essere  echeggiati  non
sono brani specifici, ma stili  musicali  in  genere o maniere di un artista
musicalmente influente. Anche qui e` da registrare una totale incomprensione
da parte dei  creativi  pubblicitari  per  i  modi adottati, abbracciando in
pieno  la  logica del luogo comune e dando allora luogo a spot  ancora  piu`
penosi di quelli fondati  sul  remake.  Esempi? Merendine per bambini (Motta
e  Riomare,  per  fare nomi...) con slogan goffamente scanditi  a  ritmo  di
rap, ma un rap visto dalla  parte  di  chi  non  lo ha mai fatto e crede che
basti  infilare qualche rima e una cadenza piu` aggressiva  per  raggiungere
lo scopo; musiche  Ostile-Paolo  Conte/  Enzo  Jannacci' per accompagnare la
promozione  di caramelle e liquirizia, irritanti per la sensazione di  scim-
miottamento che trasmettono; e cosi` via.
     Non so se questa casistica  puo`  definirsi esauriente per lo specifico
argomento  musicale,  ma credo che offra un panorama  piu`  che  sufficiente
del modo talora barbaro  che  il  linguaggio  pubblicitario nel complesso ha
di  veicolare  e  subordinare significanti. Anzi,  vi  domanderete:  perche'
non ho fatto altri nomi? Mah, forse e` colpa dell'entropia!...

                                                                  Madmanmoon