Maggio-Giugno 1995
"Oggi predomina la cattiva cultura del rock: nasconde conformismo
sotto coloriture locali."
Sapete di chi e` questa frase capitatami sotto gli occhi giorni fa
su un quotidiano nazionale? Di un critico letterario svizzero di nome Staro-
binski: vi dice qualcosa? Beh, lasciamo stare torniamo alla provocazione,
c'e` da vedre se questo conformismo e` frutto di ignoranza, di cattiva
informazione del reale contesto entro cui si sviluppano certi movimenti
o se e` frutto di interessi commerciali che giocano, per comodita`, alla
mistificazione. La sfida e` di iniziare a risolvere o reagire da queste
pagine alla contraddizione in termini sollevata dal "crittico". Chi ha
avuto l'occasione di seguirci durante Babeliche (inciso: ringraziamo per
la partecipazione, felici ed orgogliosi dell'interesse che ha suscitato
questa nostra proposta) avra` voglia di continuare la discussione (e la
invoco) piu` animata possibile. Ora voglio salutare i nuovi abbonati, mi
fa sempre piacere accogliere nuovi compagni di viaggio e presentare quanto
di volta in volta siamo in grado di offrirvi: e allora ecco il nostro Lupo
del nord, Ken Parker che e` andato a stanare un esordiente e attivo gruppo
di Alba: gli Unwelcome che ci hanno inviato un demo-tape e che inaugurano
lo spazio LA SCENA DI CASA. Tra la provocazione iniziale e l'invito a in-
viarci le vostre opere speriamo che queste, ahime' poche, pagine pulsino
sempre di piu di voci squillanti e diventino una sorta di richiamo. Sapete
dove trovarci. Fatevi sotto. A presto.
Johnny
RECENSIONI - 360 gradi
THE JEFF HEALEY BAND
Cover to Cover
BMG
Mai la cecita`, nel corso della storia del rock, si e` rivelata un
ostacolo serio all'espressione del talento musicale. Da Ray Charles a Stivie
Wonder passando per Jose Feliciano e arrivando fino ad Andrea Bocelli,
gli esempi che si possono fare sono innumerevoli. JEFF HEALEY, bluesman
canadese bianco privo del dono della vista, non rappresenta sicuramente
l'eccezione alla regola. Rivelatosi a meta` degli anni '80 con l'album
SEE THE LIGHT come autore e interprete assai originale HEALEY ha proseguito
la sua carriera con HELL TO PAY e FEEL THIS, due episodi, a dire il vero
piuttosto sbiaditi che, tra l'altro, non gli hanno neanche regalato il
grosso successo commerciale sperato. Ora arriva nei negozi questo COVER
TO COVER, composto esclusivamente da interpretazioni di pezzi altrui. Ed
il ritorno al blues sincero degli esordi e` subito evidente. Rispetto ad
altri autori HEALEY dispone di una energia e, diciamo pure, di una vigoria
elettrica assolutamente fuori dal comune. In meno, per altro, ha i musicisti
che lo accompagnano purtroppo sin dagli esordi. Trattasi di due amici d'in-
fanzia che penalizzano, invece di completare, il sound della chitarra di
JEFF. Proprio vero che il feeling del blues a volte non ammette compromessi.
Tornando a questo ultimo lavoro esso va sinceramente interpretato come
una sorta di omaggio ai grandi del passato. Si passa da Hendrix, 'Freedom'
e 'Angel', o Led Zeppelin di 'Comunication breakdown' o ancora agli Spirit
di 'I got a line on you'. Il chitarrismo di tutti i prezzi e` rigorosamente
elettrico con l'eccezione della finale 'Me and my crazy self', blues per
voce e chitarra. HEALEY, probabilmente grazie anche alla sua cecita`, ha
sviluppato un rapporto con la chitarra molto personale, quasi morboso.
Se vogliamo cercare un paragone possiamo tranquillamente pensare al mondo
del calcio dove un Savicevic o un Laudrup <<trattano>> la sfera di cuoio
come un estensione del proprio corpo cosi` anche HEALEY, che suona da sedu-
to, vive il suo strumento in maniera piena e gioiosa. Un entusiasmo presente
in COVER TO COVER dall'inizio alla fine. Mentre nei due album precedenti
straripava spesso in suoni troppo enfatici per essere credibili. Per conclu-
dere questo Cover to Cover si presenta come un ottimo acquisto soprattutto
per le raffinatezze tecniche legate ad una potenza del suono non comune.
In un periodo in cui non si vede all'orizzonte nulla di nuovo proprio da
chi non ci vede nulla arriva un segnale.
Ken Parker '68, Lupo del Nord
DEUS EX MACHINA
De Repubblica
(Kaliphonia, Italia, 1995)
Esiste, tra i gruppi italiani, un'annosa questione riguardante la
lingua da utilizzare; meglio l'idioma nostrano, piu` musicale ancorche'
non sempre facilmente assoggettabile alle metriche, oppure l'inglese, seppur
maccheronico, che ti apre le porte al mercato estero? Al dubbio amletico
hanno risposto in maniera per lo meno singolare sei ragazzi bolognesi che,
gia` dal nome sceltisi, hanno optato per il... latino! Forse e` stata pro-
prio questa la scelta inusuale che ha concorso a renderli (relativamente)
famosi anche al di la` del vallo Adriano che par separare il pubblico pro-
gressivo dal... resto del mondo. Fatto sta che questi signori ci sanno
fare, eccome! Dopo lo straripante esordio del 1991, quel GLADIUM CAELI
registrato in presa diretta durante un loro show, e l'interlocutorio DUES
EX MACHINA di due anni or sono che pareva approdare su sponde jazz-fusion,
ecco graditissimo questo concept (si parla di una sorta di P2 ante litteram
dell'epoca preromana) che ce li restituisce in perfetta forma. Personalita`
di spicco - ma non chiamatelo leader! - all'interno del gruppo e` senz'altro
il cantante Alberto Piras, spetttacolo nello spettacolo (come assicura
chi ha avuto la fortuna di vederli dal vivo) e che ora si cimenta anche
come compositore; ma parlare della bravura dei singoli sarebbe riduttivo,
dato che questo e` sicuramente l'ensamble tecnicamente piu` dotato tra
quelli che calcano le scene progressive dello Stivale. Soltanto a loro,
infatti, sarebbe riuscito un disco cosi` complesso, ai limiti dell'artifi-
cioso, con tutti quegli stacchi e cambi di tempo infinitesimali. E voi
detrattori, fieri paladini del <<questo l'ho gia` sentito, somiglia a ...>>,
provate a cimentarvi nella vostra arte preferita: cercate fra le geometrie
oblique e impazzite dei DEUS qualche similitudine o presunta scopiazzatura,
e ditemi se non restate con un palmo di naso. Con buona pace del trito
new-prog d'oltre manica e di chi, come Wayne Gardner, capo officina (pardon,
leader!) dei Magellan, auspica per il genere un futuro sempre piu` <<metal-
lico>>. Si accettano scongiuri anche sottoforma di gesti osceni!
io
CONCEPT ALBUM - Disco a tema, i cui testi sono legati tra loro da un
filo conduttore.
GUIDED BY VOICES
Alien Lanes
Matador (LP;CD)
Non sono trascorsi neanche sei mesi dal loro BEE THOUSAND e i GBV
si ripresentano a noi con questo ALIEN LANES, ennesimo lavoro di una carrie-
ra ormai decennale.
Anche questa volta la band di Cleveland non delude e ci regala un
altro caleidoscopico ellepi` pieno zeppo (28 tracce!) di inquinate melodie
low-fi, prodotte da un fantomatico mr. Japan sotto le cui spoglie sembrereb-
be celarsi la signorina Kim Deal.
Bisogna comunque dire che la mano di miss Pixies-Breeders non aggiunge
ne` toglie nulla al solito stile che i GBV utilizzano per presentare cio`
che hanno creato. Anche qui infatti ci troviamo davanti a pezzi non piu`
lunghi di due minuti e mezzo, sempre e rigorosamente in bassa fedelta`:
fotografie istantanee, senza curarsi della luminosita` e del fuoco.
Tanto rumore quindi, ma mai protagonista; anzi, sfondo ideale per
la musica guidata dalle voci.
Le canzoni sono quasi tutte firmate da Ron Pollard e sorprendono per
omogeneita` vista la loro natura di veri e propri frammenti. Non c'e` quasi
mai stacco fra un pezzo e l'altro, ed e` cosi` che senza quasi accorgevene
sarete trasportati verso 'Watch Me Jumpstart', due minuti carichi di solitu-
dine sottolineati da una poderosa chitarra caricata di un effetto che la
fa sembrare lontana e per questo ancora piu` malinconica.
Proseguirete per 'As We Go Up We Go Down' il cui ritornello non cancel-
lerete dalla vostra testa tanto facilmente, fino a 'Game Of Pricks': notevo-
le esempio di low-fi pop. Troverete poi gli altri gioiellini di questo
disco: 'A Good Flying Bird' manifesto di indipendenza urlato disperatamen-
te; 'Closer You Are' che rivela con 'Chicken Blows' le loro influenze bea-
tlesiane, e 'Motor Away' quasi epico inno al senso di liberta` che si ha "on
the road". Fra il monumentale numero di spunti presenti nell'album sono
poi ancora da citare: 'Ex-Supermodel' con base ritmica "russata", in cui
dichiarano ironicamente di voler scrivere musica per colonne sonore; 'Blimps
Go 90' ricamata da dolci violini e 'Strawdogs', 'Little Whirl', 'My Son
Cool' anche queste fra le migliori.
Se siete amanti del suono pulito dal punto di vista della registrazione
potrete spaventarvi, ma potrete anche capire quanta carica espressiva possa-
no avere dei rumori e delle interferenze che non vorreste mai ascoltare
sul vostro disco preferito.
GBV, uno dei pochi veri gruppi indipendenti non schiavi dalle regole
di mercato, vi sorprenderanno piacevolmente se non li conoscete ancora,
vi delizieranno nuovamente col loro low-fi se li amate gia`.
Michele Apicella
LOW-FI - (Low-Fidelity = bassa fedelta`) quando le caratteristiche
fisiche del suono originario non sono conservate fedelmente nella riprodu-
zione (vs hi-fi = alta fedelta`).
FAITH NO MORE
King for a day... fool for a lifetime!
CD - Slash - 1995
Con deferenza salutiamo l'uscita del quinto disco dei Faith No More,
tra le primissime formazioni sul finire degli anni '80 capaci di contaminare
il metal. Dai tempi di THE REAL THING l'affiatamento tra i musicisti e`
cresciuto a dismisura. Non per nulla gli episodi corali sembrano essere
i migliori, come l'atmosfera soul-funky di 'Evidence', segnato dalle pulsa-
zioni regolari del basso, oppure, in 'Star A.D.', l'incisiva chitarra del
nuovo (e gia ex) Trey Spruance, supportato dai fiati. Le idee non manca-
no (si spazia dal jazz al funky al metal). Invece certi schemi dissacratori
sono proposti sempre meno frequentemente: viene a mancare spesso la caratte-
ristica contrapposizione tra riffs dirompenti <<tipo Pantera>> e il rallen-
tamento del ritmo, a favore della trasmutante voce kitsch di Mike Patton.
Di conseguenza molti brani sono diventati monotematici e dilatati. Ce ne
sono alcuni, come 'King for a Day', che risultano talmente perfetti ed
orecchiabili da sembrare studiati appositamente per un pubblico <<alternati-
vo>>. Non che il lavoro dei FNM sia disprezzabile tecnicamente, anzi, ma
l'insieme, rapportato al loro glorioso passato, mi e` parso fin troppo <<lu-
cidato>>, artificioso e senza sostanziali elementi innovativi.
Il crossover e` un'altra cosa.
Vincenzo Capitone
RIFF - motivo melodico ripetuto.
ANY DAY NOW
One of these days Mr. Opportunity gonna be knocking on my door
One of these days I'll read the writing on the wall
One of these days I'll be a spectator in an audience of whores
One of these days I'm gonna run until I fall
One of these days I'll win the lottery and wake up a millionaire
One of these days I'm gonna get myself a job
One of these days they're gonna stop the world and I won't even care
One of these days I'm gonna finally believe in God
One of these days I'm gonna grow up to become the President
One of these days I'll find the woman of my dreams
One of these days I'm gonna find these truths to be self evident
One of these days
One of these days I'm gonna get in shape, become an astronaut
One of these days my fears are gonna fall down the stairs
One of these days I'll sell my soul, let' em find out what they bought
One of these days I'm gonna shave off all my hair
One of these days I'm gonna learn to play and write myself a song
One of these days I'll take my conscience out to lunch
One of these days I'm gonna buy the plans and build the atom bomb
One of these days I'll have the guts to play my hunch
One of these days
Any day now
l
Testo dei Cop Shoot Cop u
dall'album <<Release>> (1994) d
i
b
r
i
a
v
e
n
t
i IN QUALSIASI GIORNO
s
Un giorno o l'altro la fortuna bussera` alla mia porta
Un giorno o l'altro leggero` la scritta sul muro
Un giorno o l'altro saro` spettatore in un pubblico di puttane
Un giorno o l'altro correro` finche' cadro`
Un giorno o l'altro vincero` alla lotteria e mi svegliero` miliardario
Un giorno o l'altro mi trovero` un lavoro
Un giorno o l'altro fermeranno il mondo e non me ne freghera` niente
Un giorno o l'altro riusciro` finalmente a credere in Dio
Un giorno o l'altro mi allarghero` fino a diventare Presidente
Un giorno o l'altro trovero` la donna dei miei sogni
Un giorno o l'altro scopriro` che queste verita` sono ovvie
Un giorno o l'altro
Un giorno o l'altro andro` in forma, diventero` un astronauta
Un giorno o l'altro le mie paure cadranno giu` dalle scale
Un giorno o l'altro vendero` la mia anima, vedranno cos'hanno preso
Un giorno o l'altro ni rasero` a zero tutti i peli
Un giorno o l'altro imparero` a suonare e mi scrivero` una canzone
Un giorno o l'altro portero` fuori a pranzo la mia coscienza
Un giorno o l'altro comprero` i piani e mi faro` la bomba atomica
Un giorno o l'altro avro` il fegato di cercare di prenderci
Un giorno o l'altro
In qualsiasi giorno
Traduzione di: Corvo Rosso
MONSTER MAGNET
DOPES TO INFINITY
(A&M, 1995)
Aspettavo questo ultimo lavoro dei MONSTER MAGNET, secondo pubblicato
su major, con la vaga sensazione di essere di fronte ad una band in fase
di "normalizzazione". Dopo il magnifico 'Spine of God' (1991) che ci ha
mostrato Dave Wyndorf & Co. in forma strepitosa, il successivo SUPER-
JUDGE (1993) , pur essendo un buon album, sembrava rispecchiare un raffred-
damento interiore della musica dei MONSTER MAGNET, un certo appiattimento
della loro vena compositiva, da un brillantissimo, deragliante e visionario
space-rock psichedelico ad un piu` canonico hard-rock, pur sempre colmo
di suggestioni lisergiche.
DOPES TO INFINITY doveva dunque far luce sul futuro della band e il
responso e` confortante.
L'ambito di azione dei nostri e' sempre quello: inutile aspettarsi
rivoluzioni da musicisti irrimediabilmente affascinati dagli anni 70 e
da bands quali Blue Cheer ma soprattutto Hawkwind (di cui a tratti sembrano
la versione anni 90). Anche presi singolarmente i pezzi di questa loro
fatica adottano soluzioni gia` udite nei loro precedenti lavori: l'attacco
chitarristico della title-track ricorda quello di "Pill Shovel", cosi`
come gli accordi iniziali seguiti da un potente riff cadenzato di 'Look
to Your Orb for the Warning' ricordano "Nod Scene" (entrambi di Spine of
God); prosegue anche la tradizione dei riffs incalzanti e torrenziali come
nella strumentale 'Ego, the Living Planet' o in 'I Control, I Fly'. Godibili
ma forse troppo manieristiche le quasi pop-songs 'Blow 'Em Off' e 'Dead
Christmas'.
L'unica variazione degna di nota rispetto ai vecchi albums pare essere
la minor propensione a dilatate, abrasive jams chitarristiche che avevano
contraddistinto alcuni dei loro pezzi migliori in passato, privilegiando
una costruzione generalmente piu` studiata dei brani, senza per questo
abbandonare il loro approccio visionario.
I detrattori dei MONSTER MAGNET sostengono che il gruppo e` troppo
limitato a schemi e suoni retrogradi e che rifarsi oggi a cliche' vecchi
di 20 anni non abbia senso. Tali tesi non mi trovano d'accordo. Esisto-
no "artisti" come Lenny Kravitz, Blind Melon o 4 Non Blondes che soffrono
dello stesso "difetto", ma il confronto con la band di Dave Wyndorf mette
in luce come quest'ultima sia in grado di visitare luoghi gia` noti con
uno slancio, un dinamismo, un buon gusto, infine un talento non cosi` comu-
ni. Soprattutto, al contrario di altri, appaiono una band onesta.
In conclusione, l'ascolto di DOPES TO INFINITY e` di grande godimento,
a meno che non facciate parte delle schiere di coloro che cercano frenetica-
mente il "futuro del rock", illudendosi di trovarlo nel solito nuovo grup-
petto di presunti fenomeni inglesi o negli ennesimi cloni dei Rage Against
The Machine.
K.G.
MAJOR - casa di produzione e distribuzione maggiore.
TITLE-TRACK - canzone che da` (o ha lo stesso) titolo dell'album.
JAM - divagazione di uno degli strumenti solisti rispetto al tema.
PAR LINDH PROJECT
Gothic impressions
(Crimsonic Label, Svezia, 1994)
Un tastierista che fa un disco a proprio nome; un pezzo dal titolo 'The
iconoclast'; una riproposizione della "Notte sul monte calvo" di Mussorgsky.
Aiuto! Tornano alla memoria i ricordi pesanti di quegli interminabili tomi
pseudo neoclassici a firma Emerson o Wakeaman, figli illegittimi di madre
Megalomania. Errato. Questo PAR LINDH si rivela un personaggio tutt'altro
che egemone, in possesso di buona tecnica (e buona <<penna>>) che mette
in risalto pur senza mai sfociare nell'autocompiacimento. Sicuramente,
alla buona riuscita del progetto corrente l'eccezionale entourage di
collaboratori: 4/6 degli Anglagard, piu` la chitarra e... la console di
Roine Stolt, ex leader dei Kaipa. si passa cosi` dalle melodie di primo
impatto della citata 'The Iconoclast' alla soffusa dolcezza di 'Green Meadow
Lands', nobilitata dalla splendida voce di quel Mathias Jonsson autore
anche delle ricerche liriche. Ma GOTHIC IMPRESSION non e` altro che una
conchiglia, una graziosa conchiglia che racchiude una perla di incommensura-
bile bellezza: come definire altrimenti la suite ?The cathedral'? Venti
minuti di musica totale, dove tra fughe di Mellotron e marcette a base
di Farfisa, chitarre ora sferraglianti ora ricamanti, spunta ogni tanto
un flauto gentile a rimembrarci che la musica e` anche dolcezza. E come
non menzionare l'eccezionale drumming dell'enfant prodige Mattias Ols-
son (l'appena ventenne e con alle spalle gia` due capolavori con i suoi
Anglagard), preciso come un cronometro svizzero eppure <<caldo>> e coinvol-
gente? Sono venuto a conoscenza in modo piu` che casuale di questo disco (se
ve lo raccontassi, non ci credereste!); quando si dice la dea bendata...
io
MELLOTRON - tastiera-simbolo del progressive, molto usata come tappeto
sonoro per il suo suono dolcissimo.
FARFISA E HAMMOND - tastiera molto in voga tra la fine degli anni '60 -
inizio '70, con registri spesso simili agli organi classici o da chiesa.
DRUMMING - modo, stile di suonare batteria o percussioni.
DURAN DURAN
Thank You
(EMI, 1995)
Anche i bellissimi degli anni 80 invecchiano e maturano: Simon Le
Bon e` ingrassato, John Taylor forse ha imparato a suonare il basso...
A parte le cattiverie, era grande la curiosita` di vedere i divetti delle
ragazzine di 10 anni fa alle prese con un album di covers (e che covers!
Public Enemy, Doors, Led Zeppelin e Bob Dylan, per dirne 4).
Lasciando da parte ogni discorso sulla credibilita` di una tale opera-
zione e concentrandoci solo sulla musica, la prima cosa che salta all'occhio
e` la discontinuita` nel livello delle interpretazioni: se la loro 'Ball
of Confusion', originariamente dei Temptations, e` deliziosamente funky
e moderna, Lou Reed inorridira` certamente nel vedere la 'sua Perfect Day'
appesantita da tonnellate di miele, tanto da diventare insostenibile oltre
20 secondi d'ascolto. Grintosi ed ironici in 'Success', dai cori piacevol-
mente kitsch, i 4 old boys allungano un po' troppo il brodo con la zeppeli-
niana title-track, portata discutibilmente oltre i 6 minuti. E il resto?
Divertissements con qualche alzata d'ingegno (buone le due versioni di 'I
Wanna Take You Higher' da 'Sly & The Family Stone', la prima hard funky,
la seconda piu` dance), autocitazioni (l'attacco della dylaniana 'Lay Lady
Lay' ricalca spudoratamente il tema del loro singolo precedente), rispettose
rielaborazioni (Simon Le Bon non ha osato fare il verso a Jim Morrison
in Crystal Ship, e neppure rappare su '911 Is A Joke' dei Public Enemy).
Forse la migliore rappresentazione dell'album e` il primo pezzo, 'White
Lines': una rilettura che affastella molti elementi, dal rap all'hard rock
passando per le suggestioni techno per finire con i coretti stile Twist &
Shout, in una macedonia sonora che pero`, "benedetta" dalla presenza
dell'autore Grandmaster Flash, risulta quantomeno divertente. Eh si`: i
DURAN DURAN da qualche anno sono una band decente, grazie soprattutto
all'inserimento in pianta stabile del chitarrista Warren Cuccurullo, gia`
scudiero del compianto Frank Zappa, che lascia piu` volte il segno nel
sound dell'album. La sfida tra titani con gli Spandau Ballet, che aveva
infiammato la meta` degli anni 80, li vede sicuramente vincitori (gli avver-
sari sono scomparsi da anni e anni) anche se la contesa non era propriamente
del livello di quella tra Beatles e Rolling Stones...
Corvo Rosso
MAGIC SAM
Black Magic
(Delmark Records)
Album storico. Trattasi dell'ultima fatica del cantante e chitarrista
Samuel Gene Maghett, in arte MAGIC SAM, stroncato da una malattia cardiaca
quando si stava avviando verso una folgorante carriera.
Benche' la registrazione sia datata 1969, la qualita` del lavoro e`
eccellente, come tutti i prodotti nati sotto l'occhio vigile di Bob Koester,
patron Delmark, etichetta da sempre sinonimo di grandi artisti e buon gusto
musicale.
Esponente di punta del cosiddetto West Side Blues (dove W.S. e` uno
dei quartieri <<coloured>> di Chicago insieme al piu` turbolento South
Side ed in contrapposizione al <<bianco>> North Side), insieme a Jimmy
Dawkins (ascoltate il suo ultimo <<Blues and Pain>>, fa-vo-lo-so) e Otis
Rush (grandissimo ma ultimamente un po' appannato), MAGIC SAM e` considerato
uno dei piu` grandi chitarristi blues mai esistiti, per quel suo stile
un po' particolare, la pulizia del suono e per quei giri armonici che lo
rendono inconfondibile all'ascolto. All your love, suo cavallo di battaglia,
e` stato rifatto da innumerevoli band e grandi star del chitarrismo (leggi
Jimi Hendrix, Buddy Guy) lo citavano come musa ispiratrice. Nonostante
questo e le sue indubbie qualita`, MAGIC SAM non ebbe gran fortuna ed e`
tuttora semisconosciuto al di fuori della ristretta cerchia degli addetti
ai lavori. Voglio ricordare, pero`, che quando si ascolta "Sweet home Chica-
go" nel film "The blues brothers", ebbene quella versione e` ispirata alla
rilettura del grande brano di Robert Johnson fatta da MAGIC SAM e non all'o-
riginale come molti pseudocritici continuano a ripetere da anni. Come sem-
pre, nel music-business, molti seminano e pochi raccolgono i frutti.
Tornando al nostro, inizio` giovanissimo a suonare nelle feste dei
suoi compagni di scuola e per sua stessa ammissione suonare era tutto cio`
che voleva fare e niente di piu`.
Egli stesso ricorda, nelle note di copertina, che la prima volta che
fece uno spettacolo torno` a casa con un blocchetto di indirizzi di giovani
ammiratrici e questo fu grande stimolo per la continuazione della sua
carriera artistica. Era certamente un personaggio interessante. Agli inizi
della sua vita da musicista registro` alcuni album per la leggendaria Cobra
Records di Chicago, album oggi pressoche' introvabili presso la normale
distribuzione.
Passo` poi alla Delmark dove registro` due dischi, considerati i suoi
capolavori. BLACK MAGIC e` uno di questi.
Accompagnato da grandi musicisti, oggi impegnati in carriere soliste,
tra i quali Eddie Shaw al sax e Lafayette Leake al piano, MAGIC SAM ci
propone alcuni tra i suoi brani.
Si va dalla conturbante 'Easy Baby' (Donna Facile!) alla strumentale
e incendiaria 'San-Ho-Zay'. Grande Blues per un grande artista. Alcuni
critici sostengono che la sua voce era mediocre. Io sono convinto, invece
che fosse piu` che discreta e poi il feeling delle sue canzoni si fa perdo-
nare certe sbavature. In caccia, segugi, cercatelo.
Questo e` quanto, cari bluesofili. Se non riuscite a trovarlo scrivete
alla redazione di Interferenze blu: vi faremo avere gli indirizzi utili.
T-Bone Malone
SLOWDIVE
Pygmalion
(Cration)
C'erano una volta all'inizio degli anni '90 i Shoegazers: quelli che
fissavano la punta delle scarpe perche' messi a disagio dalla gente che
li guardava; che facevano musica (rock? pop?) essenzialmente per se stessi,
una musica narcolettica, stordente, lancinante e angelica allo stesso tempo;
che erano cordialmente detestati dalla stampa specializzata, accusati di
essere introversi per moda. Oggi, 1995, di quel <<movimento>> e` rimasto
ben poco. normalizzatisi i Ride, calati di tono Pale Saints e Chapterhouse,
ancora latitanti i <<maestri>> My Bloody Valentine, indirizzatesi alla
classicita` Pop i veterani Cocteu Twins... un momento, e gli Slowdive?
Gli autori dello stupendo Just For a Day e dell'incerto Souvlaki sono arri-
vati con questo Pygmalion al loro terzo disco (dalla orrenda copertina).
Lo stacco, rispetto al passato prossimo, e` notevole: dell'<<indie noise>>
che li rese venerabili non c'e` quasi piu` traccia; i pezzi basilarmente
acustici e liquidi, talvolta elementari nella struttura, minimali (ma senza
ricordi velvettiani degli <<isolazionisti>> alla Spiritualized), non cattu-
rano come fecero Wave o Allison, anzi comunicano scontrosita`, inquietudine,
astrazione, senso di incompiutezza. Ma il disagio iniziale si tramuta ben
presto in ammirazione per la coerenza e la genuinita` dell'ispirazione
di Neil Halstead Rachel Goswell e compagni, che fanno di Pygmalion il loro
disco piu` personale, sincero, umile. L'unico legame con il passato prossimo
sono le voci, distanti e profonde grazie a un sapiente uso del sustain.
La unga iniziale Rutty ha molte pause, un vago aroma blues, e un magistrale
crescendo; Crazy for you e` il brano piu` movimentato, e questo e` tutto
dire, alimentato da un <<infinite guitar>> impalpabile; Miranda e` semplice-
mente fantastica, percorsa da un campionamento di voce femminile che mette
addosso una incredibile malinconia; Trellisaze e` disturbante e rumoreggian-
te, non rumorosa; Blue Skied an'Clear potrebbero averla scritta i Talk
Talk piu` mistici di Spirit of Eden. Alla fine fate un po' i vostri conti:
la forma e` cambiata, l'intensita` spirituale e` rimasta. Per me il disco
e` bellissimo.
Madmanmoon
Controtempo - DONALD FAGEN
Kamakiriad
(1993 Reprise Records)
Dozzinalita`, pressappochismo, consumismo. Purtroppo questi sono i
canoni contro i quali ci troviamo a combattere in questa fine di millennio.
Che fare? Resistere certamente! Una resistenza ostinatamente lucida e defi-
nita, forti di una concretezza pulita e razionale tale da tranquillizzare
animi e cuori.
Un Artista che, a parer mio, infonde una gaia tranquillita` con la
sua musica e` DONALD FAGEN. Americano, elegantissimo, eterno viaggiatore-pi-
lota ci ha sempre offerto, sin dai tempi dei mitici Steely Dan, dei raffina-
tissimi lavori musicali che hanno fatto epoca. Chi non si ricorda 'Do it
again', famosissimo cavallo di battaglia delle discoteche degli anni '70?
I giovanissimi immagino! Proprio a loro, dunque, consiglio di ascoltare
l'ultimo compact di Donald Fagen KAMAKIRIAD. La classe non e` acqua, e
questo lo si capisce gia` dalle prime note che il nostro apparecchio emette,
non appena inserito il disco in questione.
Viaggiatore e pilota dicevo...
Si`, KAMAKIRIAD e` infatti, secondo l'artista, il nome di una immagina-
ria fuoriserie che lo porta a spasso, quasi fosse una sorta di macchina
del tempo dal vecchio al nuovo secolo che nella fattispecie apre le porte
anche al nuovo millennio. Impeccabili le registrazioni, di una nitidezza
accurata e precisa. Le sovraincisioni poi sono tali da lasciare a bocca
spalancata i migliori tecnici del suono, per cui le orecchie dei profani
come il sottoscritto, saranno ben liete di ascoltare e rincorrere le varie
raffinatezze sonore che si intrecciano armonizzando fra loro campanelle
tubolari, triangoli, cori e respiri. E` in poche parole un disco fresco,
che ci prepara all'arrivo della prossima estate, che ci mette di buon umore
e ci predispone alla scoperta di nuove tematiche e pensieri.
D'altronde certi nomi sono una garanzia. Disco prodotto da Walter
Becker, l'altro pignolo componente fondamentale degli Steely Dan. Registrato
a New York, sovrainciso alle Hawaii, ha fra i suoi collaboratori nomi eccel-
si della musica di classe degli States. Alle batterie Leroy Clouden, Cristo-
pher Parker e Dennis Mc Dermott, alle percussioni Bashiri Johnson, al basso
appunto Walter Becker che troviamo anche negli assoli di chitarra, all'orga-
no Hammond e come voce l'immancabile Donald Fagen, alle trombe e ai fiati
Randy Brecker, al sax alto, flauto e clarinetto il caro Lou Marini (chi
non se lo ricorda con i Blues Brothers?). Uno staff di collaboratori accom-
pagna poi questo lavoro, rendendolo unico ed inimitabile nel suo genere.
Cosi` come vuole la tradizione degli Steely Dan.
Ma bando ai ricordi del passato, KAMAKIRIAD e` un disco attuale che
dal passato acquisisce solo l'esperienza creando una musica che vi accompa-
gnera` nelle gite in riviera con un pezzo appropriato per ogni momento
della giornata. Altro che pressappochismo e dozzinalita`! E se siete incre-
duli, provate per ricredervi, magari a bordo di qualche <<Carolina>> o
<<Cenerentola>> che per l'occasione si trasformera` in una vostra KAMAKI-
RIAD.
Stormbringer
INTERFERENZE blu
rivista di cultura musicale
P.zza Garibaldi, 3 - 12051 Alba (CN)
Tel. 0173/362041-281917 Fax 0173/297001
Distribuzione Telematica 2:334/108.9@Fidonet.org
Direttore Editoriale:
gianni corino (Johnny)
Capi Redattori:
gianni borello (io)
emanuele giaccardi (Marziobarbolo)
beppe marchisio (Vincenzo Capitone)
Redattori:
beppino costa (T-Bone Malone)
mauro decastelli (Decus)
paolo foglino (Ken Parker '68)
massimo giachino (Corvo Rosso)
mauro piazza (S.S.T., ex M.P.)
Responsabile Telematico:
matteo calorio (Dronag)
Collaboratori:
associazione culturale Cascina Macondo
carlo bogliotti (Michele Apicella)
andrea marasea (Stormbringer)
massimo molino (K.G.)
cristiano rota (Madmanmoon)
Grafica:
elisa giaccardi (Emma Dulcamara)
Impaginazione:
sandro corino (Jaco)
LENNIE TRISTANO
e la poetica dell'altrove
NOTIZIE DALL'INFANZIA
Veramente una complicita` di sangue lega Lennie Tristano a quella
serie di artisti, che videro, romanticamente, la notte e il buio come loro
muse: una complicita` non diversa da quella che, fra tenere scherme e pro-
fondo interesse, ci unisce talora umanamente alle sue composizioni. Leonard
Joseph <<Lennie>> Tristano nacque il 19 marzo del 1919 a Chicago da una
famiglia italiana. Per nove anni le immagini e i colori del mondo gli si
offrirono nelle vesti di una fata morgana, una misura della luce e della
bellezza presto negata. Separato nell'ombra di una cecita`, camera di pri-
gionia e segreta acquisizione per l'anima di una vocazione, Lennie inizio`
lo studio del pianoforte, del sassofono tenore e del contralto, del clari-
netto, della chitarra, della tromba, della batteria e del violoncello.
Tentativi di una guarigione scelta come infrazione, tradimento di un patto
di normalita`, quando inspiegabilmente la realta` si disfaceva e si allonta-
nava. Ecco, percio`, che si infitti` lo stimolo a ripensarla nei suoi valori
e a domandarsi se noi possiamo e non possiamo disporne: e, se mai, quanto
e come. D'altronde l'istituto per ciechi, un'ampia parentesi nella sua
giovinezza, non fu solo carcere e occultamento, ma soprattutto luogo di
incantesimo; allo stesso modo Lennie oltre che asceta ed ospite, fu piu`
che chiunque altro un animo affatturato dalla musica. L'inizio a New York,
nei primi anni dopo la guerra, incorraggiato da Chubby Jackson, poi la
creazione di un sestetto insieme con Lee Konitz e W.Marsh sono ricordi
di un percorso appassionato. Che da allora divenne una favola, accompagnata
nella serita` del suo volto da un luccichio d'affralito sorriso.
IL BUIO E LA CREATIVITA'
G.C.Roncaglia definisce lo stile di Tristano una <<personalizzazione>>
inconcepibile per un'epoca di epigoni di Charlie Parker. Se ne desume quindi
che Tristano avesse chiara in partenza la decisione di accarezzare una
novita`, poi risultata dalla commistione fra lunghe frasi esposte con la
mano destra, ricche di sonorita`, e le sue concezioni ritmiche inappuntabi-
li. Nel suo stile, ad una struttura tonale ed armonica progressiva si con-
trappone un ritmo equilibrato e privo di accenti, che se da una parte esclu-
de l'alternanza propria dello "swing", dall'altra avvicina la sua sobria
polivocalita` lineare alla musica colta europea. La sua arte trova quindi
negli anfratti dell'oscurita` i contorni luminosi di un progetto e la
volonta` di compierlo. Ispirandosi a Parker e Bartok il jazz tristaniano
trattiene una sua liberta` ritmica composta di sottintese accentazioni
asimmetriche e abbandoni. Nella ricerca di una misura piu` alta la rinuncia
ad alcuni simboli immutabili del jazz, trova sgorghi emozionati di un senti-
re elementare lontano da pur pallidi compromessi. Ma dalla magia del suono
fu allora facile, per scelta di alcuni critici, trapassare nell'accusa,
per scoprire nel suo modo di comporre i turbamenti e le vicissitudini di
uno spirito astratto e intellettualistico. C'e` probabilmente un vizio
se non proprio un arbitrio in questa inquisizione, come inevitabilmente
accade nel caso di un autore reale. Chi lo incontra, non s'accorge di averlo
incontrato se non dopo, troppo tardi, scoprendosi le mani sparse del pregio
di una vita mentale e morale unica. Ne', questi critici, si lasciarono
persuadere dalla maestria nel variare il ritmo delle esecuzioni e dalle
vitalita` improvvise, figlie di una grande emozione.
PUBBLICAZIONI POSTUME
I due albums LENNIE TRISTANO e THE NEW TRISTANO risalgono rispettiva-
mente al 1955 e al 1962, periodo in cui stretta era la collaborazione con
il bassista Peter Ind e il batterista Jeff Morton. La scelta di suonare
insieme diede a Tristano, grazie anche alla partecipazione di Lee Konitz,
la possibilita` di comporre brani divenuti famosi, come per esempio 'Line
up', 'East Thirty Second', 'Turkish Mambo' e uno splendido 'Requiem' dedica-
to a Charlie Parker. Erano gli anni della <<beat generation>>, la generazio-
ne religiosa a detta di Kerouac, che nella battuta ritmica del jazz e poi
nel 'rock and roll' coglieva arcane beatitudini.
Decus
CASCINA MACONDO Musicarteatro Culture Associate ON THE ROAD MUSIC
I menestrelli delle feste medievali
Offagna: suggestivo paesino collinare a 15 Km da Ancona; la presenza
della storia permea lungo le strette viuzze dai nomi antichi, le facciate
delle case, l'acciottolato delle piazze, le mura. Qui, ogni anno, nell'ulti-
ma settimana di luglio si tengono "Le Feste Medioevali" dove cultura e
tradizione si incontrano. Lo spettacolo piu` vivo e schiettamente medioevale
lo realizzano giullari e menestrelli, provienienti da ogni parte d'Italia,
animando le vie del centro e le teverne. Come in un incantesimo, fino a
tarda notte, si possono scovare alla flebile luce delle torce ciarlieri
cantastorie, musici, e ancora chitarre, fagotti, bombarde, tamburi e
melodiose voci. Tra questi artisti, non sono mai mancati LE TEMPS CLAR
gruppo musicale costituitosi nel 1990 all'interno della scuola di Musica
Popolare di Forlimpopoli (FO). Dal 1992 diviene indipendente privilegiando
due precisi obbiettivi: presentare musiche popolari europee e extraeuro-
pee (americane, irlandesi, francesi, greche, ungheresi...) cercando sempre
di unire alla fedelta` della riproduzione uno stile semplice e personale;
dedicarsi alla ricerca e trascrizione di musiche medioevali, in particolare
le canzoni dei 'Troubadours' provenzali in lingua d'oc e le canzoni da
ballo delle corti, senza pretese filologiche perseguendo le finalita` dei
menestrelli: divertire il pubblico.
Alcune loro partecipazioni piu` significcative:
Feste medioevali di Offagna
Feste medioevali di Brisighelia
Rock Nero rassegna folk- rock faentina
Tratti Folk Festival
Ferrara Busker's Festival
Festa delle streghe S.Giovanni in Marignano
Hanno al loro attivo una musicassetta dal titolo IN CANTO richiedibile
presso la Sezione musica dell'Associazione Cascina Macondo Tel 011/9411495
o presso la redazione di Interferenze blu 0173/362041.
I componenti:
DOVLER CAROLI Violino
GINO MATTEUCCI Mandolino
MIRIAM TONI Chitarra ritmica, percussioni
ROBERTO GARDELLI Chitarra e voce
IVO BERARDI Chitarra e voce
GIORGIO GAVELLI Flauto dolce, whistles, ocarina, percussioni
Il gruppo si esibisce anche in circoli, pub, osterie, feste private,
sagre paesane. Ma soprattuttto come intrattenimento musicale itinerante
di strada.
Marcella Pischedda
Per concerti, dischi o altro materiale telefonate allo 011/9411495
oppure in redazione.
LA SCENA DI CASA - Alba - UNWELCOME
le promesse di un demo-tape
Il nome del gruppo, aggressivo e violento, non potrebbe essere piu`
rappresentativo della musica di cui e` interprete. Le coordinate per
orizzontarsi in questo reticolo sonoro sono rappresentate da Helmet, Rage
Against the Machine, Pantera, Biottazard, Downset e A.D. E se si aggiungono
un pizzico di Urban Dance Squad il panorama e` completo. Gli UNWELCOME
sono Axiom, voce e chitarra, gia` membro di Zoot Allures e Laida Masnada,
Max-T, batteria e cori, Ex Paniko e Condotta Forzata, di origine slava,
e Kashi, basso e cori, che ha gia` militato nei Praedictum ed e` di origine
turca. Nata soltanto due mesi fa, la band non ha ancora all'attivo alcun
concerto, ma e` molto produttiva in studio e promette un demo-tape per
la fine di Maggio dal titolo provvisorio e forse un po' provocatorio LET
SLEEPING DOG'S LIE. Grazie all'amicizia con Axiom sono venuto in possesso
di una registrazione includente i cinque brani originali incisi dal gruppo.
Prima di passare ad una breve analisi di ogni singolo pezzo, va sottolineata
la qualita` dell'incisione effettuata con quattro piste.
Eccovi un conciso resoconto del contenuto musicale. 'Bad Friend':
a mio avviso il brano trainante. Sostenuta da un riff di chitarra, puntuale
e potente, la traccia sonora ricorda molto da vicino certe cose degli ultimi
Helmet. 'The Stronger's Law': ovverosia i Rage Against the Machine si
trasferiscono a Dogliani e incidono in incognito sotto il nome UNWELCOME.
A parte gli scherzi, la somiglianza con il gruppo americano e` impressionan-
te. A mio avviso il fatto va accettato come positivo e va lodato. Bravo
il batterista che trasmette al brano una potenza inusuale. 'Justice Inside
You': e` il pezzo che mi ha colpito di meno anche se non manca di energia.
Forse le parti vocali andrebbero riviste un poco. 'Unwelcome': reminiscenze
di Led Zeppelin e crossover totale per un ottimo pezzo sostenuto da linee
di basso molto ricercate. 'Colours of War': conclusione in chiave sperimen-
tale della registrazione. Voce filtrata, assoli di chitarra che rimandano
a un certo Beck. Insomma, tante idee. Anche se talvolta qualcuna si perde
nel marasma generale creato dalla vitalita` di un tipetto niente male come
Axiom. Aspettiamo fiduciosi
Ken Parker '68, Lupo del Nord
Chi volesse acquistare il demo o contattare il gruppo puo` telefonare
allo 0173/211359.
paralleo zero - TOM and JERRY
il segreto della colonna sonora
Nata ufficialmente nel 1940 con l'episodio <<Puss Gets the Boot>>,
la serie animata <<Tom & Jerry>> che aveva per protagonisti un gatto grigio
e un topolino fulvo, raggiunse rapidamente una popolarita` incredibile,
con la quale la casa di produzione cinematografica Metro Goldwin Mayer
pote' tenere testa ai numerosi eroi in celluloide della rivale Warner Bro-
thers (da Bugs Bunny a Sylvester passando per il delirante Tasmanian Devil),
e i suoi realizzatori William Hanna (regista), e Joseph Barbera (sceneggia-
tore), diedero inizio a una gloriosa e redditizia carriera. In questa propo-
sizione c'e` un piccolo errore: quale? "Doloroso" a dirsi, perche' siamo
loro affezionati, ma non sono Tom & Jerry i veri protagonisti delle loro
storie: e` il cinema in quanto meccanismo, movimento, piacere della visione.
A Hanna & Barbera non sarebbe mai riuscito di ideare un personaggio "intel-
lettuale" come Duffy Duck, attore completamente pazzo ma dotato di persona-
lita` sufficiente a reggere da solo uno sfondo bianco: preferirono invece
le stabili regole del serial (storie semplici, ripetizione dello schema
narrativo, fissita` dei ruoli - Tom o la crudelta` del cacciatore contro
Jerry o l'astuzia del cacciato), e li` dimostrarono tutta la loro inventiva
con infinite "variazioni sul tema" e con un'animazione fluidissima e
spettacolare che eleggeva la gag visualmente catastrofica a fondamento
dell'effetto comico. Memorabili sono diventate le migliaia di oggetti che
il povero Tom si e` visto arrivare addosso, producendo ognuno un effetto
diverso (dai tappi di bottiglia che gli si conficcano nei bulbi oculari
ai ferri da stiro che gli sagomano il muso), le cucine e i salotti messi
a ferro e fuoco da un "semplice" inseguimento, e tutte le infrazioni possi-
bili alle leggi della statica e della dinamica: come se Hanna & Barbera
avessero preso un comica del cinema muto degli anni '10 e l'avessero posta
in un stroboscopio, deformandone surrealisticamente alcuni moduli costituti-
vi (la gags tipo "torta in faccia", l'accumulazione di eventi, gli insegui-
menti). Il punto di forza della serie si rivelo` essere la colonna sonora.
In questo il grande compositore e arrangiatore Scott Bradley assecondo`
perfettamente la grandeur scenica dominante in <<Tom & Jerry>>, inventando
un patchwork di brani da "musical" hollywoodiano (prodotto tipico della
MGM), jazz bigbandistico, musica sinfonica, suoni onomatopeici, che era
qualcosa di piu` di un sofisticato arredo sonoro: era la vita stessa di
quei cortometraggi, la punteggiatura, la voce (per Tom & Jerry che sono
quasi sempre muti), la sintassi delle inquadrature, il ritmo dell'animazio-
ne. A tono musicale corrisponde cosi` tono dell'azione: l'entrata in scena
di Jerry e` di solito accompagnata da un allegro motivetto, mentre Tom
viene sonorizzato da 2 o piu` strumenti dal timbro grave; il topos dell'in-
contro-scontro tra i 2 avviene in uno strepito di ottoni che sottolinea
la sorpresa della reciproca vista, a cui segue un indiavolato up-tempo
per le scene di inseguimento; Jerry, quando si accorge di essere "colto
in castagna", deglutisce sonoramente con un suono che e` diventato tipico,
cosi` com'e` tipico l'urlo squassante che Tom emette se colpito violentemen-
te. Questo nelle situazioni piu` ricorrenti. Nell'architettura dei singoli
episodi si possono invece ascoltare brani musicali completi dalla valenza
espressiva piu` fine: ad esempio <<Puss'n'Toots>> (1942) e` la storia di
Tom che cerca di sedurre una gattina bianca, e i suoi tentativi sono sotto-
lineati da brani ondeggianti e flessuosi che vorrebbero essere sexy, co-
me 'Sweet and Lovely' (Arnheim), mentre Jerry vanifica ripetutamente la
conquista amorosa a ritmo di 'Boola Boola' (Hirsh), brioso e scanzonato;
il quale ricompare in <<The Million Dollar Cat>> (1994), con la stessa
funzione di mimare i dispetti che Jerry fa a Tom; <<Tennis Chumps>> (1949)
e` uno dei migliori episodi, in cui un unico brano ('All good Chillum Got
Rhythm') ritma una folle partita a tennis tra Tom e un gatto nero che fuma
il sigaro, condita di gags violentissime (Tom perforato dalla pallina l'av-
versario tagliato a quadretti dopo essere passato a forza attraverso la
rete, ecc.), mentre Jerry da bistrattato raccattapalle ottiene alla fine
di vederli annientati vicendevolmente. Piu` semplicemente legati al mondo
della musica, <<The Cat Concerto>> (1947) e <<Tom & Jerry in the Hollywood
Bowl>> (1950) pagano un tributo evidente ai balletti di Fantasia, anche
se rimangono molto comici e non meramente illustrativi. Nel 1958 la serie
subi` un primo arresto di produzione. Dopo essere passata, con esiti falli-
mentari, nelle mani di Gene Deitch, fu diretta a partire dal 1962 da Chuck
Jones o da Abe Levitow. Questi nuovi cartoons sono piu` simili concettual-
mente a quelli targati WB (da dove Joens & C. provenivano, appunto), con
la loro comicita` sottile, meno ossessionata dal "tutto pieno" dell'azione;
Tom e Jerry passano qui piu` tempo a studiarsi che ad affrontarsi diretta-
mente, ma quella riuscita fusione tra movimento filmato e movimento musicale
non pare andata persa. C'e` un sonoro piu` allusivo, rapsodico, vicino
al "cool jazz", che come genere musicale e` piu` in sintonia con i tempi:
anzi in Rock'n'Rodent Jerry e` un musicista molto poseur che suona in un
locale notturno per topi modaioli proprio sotto casa del povero Tom. Nel
1967 si sancisce la chiusura definitiva di questa serie. Totale: 148 episo-
di. Un classico. Intanto Hanna & Barbera emigrano in TV... ma questo e`
un altro discorso.
Madmanmoon
Punto fugato - POTERE ALLE RAGAZZE
E` da parecchio tempo che cercavamo di pubblicare un articolo a propo-
sito delle RIOT GRRRLS (gia` nel primo numero di Interferenze Blu se ne
parlava). Dopo vari ripensamenti, ci e` sembrato che il punto di vista
di un ragazzo potesse travisare i veri argomenti dell'intera questione.
Ci limitiamo dunque a registrare il seguente articolo scritto da Dana Na-
srallah e pubblicato nel Nø 8 di Spin, attendendo con interesse che qualche
ragazza si decida finalmente a pronunciarsi sulla questione.
Una ragazza con i capelli scuri, Erika Reinstein sembrava quasi non
notare l'attenzione rivoltale in Washington D.C. al Dupont Circle, l'estate
scorsa. Camminava noncurante, passando oltre ciclisti, roller skaters e
altri che erano stati sconvolti dalla sua apparenza. I jeans di Erika erano
indossati con la cintura bassa, ed il suo addome era ben in vista, ma la
cosa piu` singolare era che sul suo stomaco era scritto un messaggio con
un evidenziatore spesso e nero: Rape (stupro ndr).
Erika Reinstein era a Dupont Circle quel pomeriggio per la prima con-
vention annuale delle Riot Girrrls (ragazze in rivolta ndr), un gruppo
formato ad Olympia - Washington - e a Washington D.C. da giovani ragazze
sveglie che lanciavano un messaggio sul GIRL POWER in maniera diretta e
forte; cosi` come sono dirette e forti le parole stampate sui loro corpi:
LA RIVOLUZIONE E` NELL'ARIA E ODORA DI TEEN SPIRIT.
Dana Nasrallah tenta un profilo delle Riot Grrrls: <<Erika Reinstein
ha scritto 'rape' sul suo stomaco per rompere il silenzio che circonda
il crimine. Altre ragazze hanno scritto 'slut', 'pussy', 'bitch' e 'whore'
sulle loro braccia, sui loro stomaci, su mani e caviglie. Proprio come
le lesbiche e gli omosessuali che hanno scelto di usare parole come 'dyke'
e 'queer' per togliere vigore a queste parole e per riappropriarsene come
simboli di forza, le R.G. hanno adottato gli insulti contro le donne, inclu-
so il termine rimosso 'girl'.
E come giovani donne che aspirano a combattere <<la generale mancanza
di potere femminile nella societa` nell'insieme, e nell'underground del
punk-rock nel particolare>>, hanno trovato il loro spazio e il loro compito.
Sono in circolazione solo da un anno, ma sono riuscite a fare uscire piu`
di un centinaio di pubblicazioni fotocopiate (fanzines), a stabilire una
convention annuale e ad ottenere servizi su pubblicazioni quali New York
times, U.S.A. Today, L.A. Weekly. Le Grrrls appaiono regorlarmente su Sassy,
e hanno ricevuto richieste da Jane Pauley e Sally Jesse Raphael. Anche
se nessuna R.G. potrebbe essere considerata tipica, Tiffany, studentessa
in un college cattolico nel New England, e` l'incarnazione di alcune delle
caratteristiche ricorrenti delle R.G. <<La gente, qui, pensa che io sia
strana perche' ho precise idee politiche, vado alla cena del dean (preside
di facolta` ndr) con un vestito nero corto, con anfibi vari e con la testa
rasata e studio molto>>.
Sveglie, colte e matte da legare le R.G. cominciarono da giovani donne
come Tiffany, che presto si fecero strada nel mondo della musica underground
dominato dai ragazzi. Il gruppo iniziale era formato da un assortimento
di ragazze che andavano dai 15 ai 24 anni e comprendeva studenti collegiali
di Olympia e musiciste come Kathleen Hanna delle Bikini Kill e Allison
Wolfe dei Brat Mobile. Le R.G., tanto per spiegarci, non hanno alcun fonda-
tore ufficiale e fanno uscire regolarmente pubblicazioni per spiegare il
termine Riot Grrrls, una categoria variabile, aperta che sembra includere
tutte le ragazze, o perlomeno quelle che credono nel Girl Power e leggono
almeno una fanzine. Anche se qualcuno scredita le ragazze rissose come "Mc
Punk" (una sorta di SLITS: gruppo punk, nell'era dei Mc Donalds, ndr) -
con l'accusa di riciclare lo stile insubordinato del Punk senza pero` con-
creta sostanza nei contenuti - le ragazze sono riuscite a ritagliarsi uno
spazio sulla scena. Stufe di essere spinte indietro al fondo dei locali
durante i concerti, hanno incominciato a muoversi verso il palcoscenico,
dicendo ai ragazzi impegnati a pogare nel sottopalco di togliersi dai piedi.
In un concerto dei Fugazi nel Giugno '92 le R.G. si sono unite per formare
un 'mosh pit' (nucleo sotto il palco) sicuro. Cosa ancora piu` importante,
comunque, il gruppo aiuto` molte ragazze a salire sul palcoscenico mettendo
in piedi una rete infernale per mettere in contatto aspiranti musiciste,
e pubblicizzando i gruppi formatisi tramite recensioni e date dei concerti
all'interno delle loro fanzines. Bands femminili e anticonformiste come
Brat Mobile, Cheesecake e Chicken Milk hanno suonato anche alla convention
estiva delle R.G. Lavorando all'interno della scena dell'underground punk,
le R.G. si sono impegnate parecchio anche nell'ambito delle pubblicazioni.
Le fanzines sono scritte e pubblicate dalle ragazze ed hanno centinaia
di differenti circolazioni attraverso l'intera nazione. Le fanzines sono
impudenti e irriverenti, con inserti su GIRL NIGHT alla 91 Underground
convention del Pop internazionale, sulla gelosia, sulla crudelta` della
caccia alla volpe, sulle virtu` femminili, la rivoluzione ed alcune ricette
vegetariane. <<Avete mai letto niente che dicesse tutto quello che stavate
pensando ma non poteva essere espresso con delle parole?>> chiede una redat-
trice di Fantastic Fanzine Nø 2 <<questo e` tutto cio`>>. Tale redattrice
si sta riferendo ad una fanzine che si chiama Bikini Kill, ma il discorso
si potrebbe estendere a tutte: alcune dai titoli ingegnosi come Crumbly
Lil Bunny e My Harlequin Romance a quelli piu` antagonisti quale Quit
Whining, Satan Wears a Bra (Satana porta il reggiseno), Plagiaristic
Tendencies.
Recenti articoli includono <<Morte a tutti i ragazzi punk che rifiutano
di riconoscere la Girl Punk Revolution>>, <<La top 10 delle ragioni per
le quali puo` essere figo andare in giro da sola e non avere un ragaz-
zo (della serie nessuna telefonata noiosa e non dovrai dividere il tuo
denaro)>> e <<Oh, tu sei cosi` emotivo!>>.
Il femminismo delle R.G. e` un'insalata pazza che mischia concezioni
alla Women Liberation anni '60, vegetarianismo, la Backlash di Susan Faludi,
il Beaty Mith di Naomi Wolf e altro disparato materiale.
Sezioni locali sono sorte l'anno passato in sei o piu` citta`, compren-
dendo qualche centinaia di membri, una piccola ma agguerrita minoranza
nell'attuale clima antifemminista. Il 63% delle donne americane di oggi
rifiuta di essere chiamato femminista, stando ad una recente inchiesta
del Times / CNN. Secondo il Times le giovani donne in particolare rifiutano
l'etichetta. Con la loro organizzazione dalle caratteristiche poco definite
le R.G. si pongono in netto contrasto con il resto degli studenti universi-
tari americani. Anche se le R.G. stampano Km di articoli su se stesse nelle
loro fanzines, sono restie a lasciarsi intervistare dai giornalisti.
I seminari alla convention di quest'estate erano limitati alle ragazze,
per fare in modo che le partecipanti potessero parlare liberamente anche
di argomenti quali lo stupro, l'aborto, le molestie subite per strada;
oppure lamentarsi delle bands quasi totalmente maschili.
In una pubblicazione chiamata "What is Riot Grrrls anyway" Jasmine
Kerus scrive <<mai prima d'ora avevo sperimentato un gruppo con cosi` tanta
energia e amore>>.
Un centinaio di Grrrls si siedono in cerchio in una stanza di ricrea-
zione al Washington Peace Center dalle 11.00 alle 14.00 il primo giorno
della convention che durera` un intero weekend e parlano a turno. Kerus
ha trovato una risposta per tutti i ragazzi denigratori <<We don't need
you>> (non abbiamo bisogno di te ndr), citando un verso di una canzone
delle Bikini Kill <<Ti spaventa questo?>> Kerus si ferma un minuo <<e'
uno dei miei versi preferiti di tutti i tempi>>.
Per informazioni: RIOT GRRRLS PO BOX 11002 WASHINGTON D.C. 20008
Dischi consigliati:
Huggy Bear / Bikini Kill <<Our troubled youth / Yeah yeah yeah>> (Cat
Call) 1993
Huggy Bear <<Taking the rough with the smooth>> (Wiiija Records) 1993
S.S.T.
omaittepsa
od
am ehc ozziridni`lla ic
edn ort uai et
av c ve
cu te qui accanto. ri
ri sc
os zioni,
ita` commenti provoca