Per comprendere il passato serve una visione realistica
L'equitazione, oggi sport, ieri necessità

L’equitazione di oggi è, per chi pratica questo sport, una passione, un hobby, un momento di svago. Ma avete mai immaginato cosa doveva essere una campagna militare durante il periodo medievale? Ormai sappiamo quasi tutto riguardo alla Cavalleria, ma pochi si sono soffermati a pensare cosa significassero quelle campagne per i cavalieri.
Sole, pioggia, vento e tempesta, per giorni e giorni quasi senza mai poter scendere da cavallo, senza igiene personale ed alimentazione adeguata, con stanchezza e paura per quello che sarebbe potuto accadere. Il tutto era reso ancora più difficile dalla limitazione nei movimenti causata dall’abbigliamento che dovevano indossare: pensate che l’armatura arrivava a pesare anche più di ottanta chili, cui bisogna sommare il peso degli scudi e delle armi.
Il problema più rilevante si presentava quando, durante un combattimento, il cavaliere veniva disarcionato: riuscire a rialzarsi era praticamente impossibile e, nel caso in cui fosse riuscito nell’intento, non avrebbe più potuto montare a cavallo senza l’aiuto di qualcosa o di qualcuno. A differenza di quanto si vede nei film di guerra riguardo ai combattimenti tra cavalieri a terra, la caduta da cavallo era letale: prontamente entravano in campo a dare il colpo di grazia i “sicari” armati di "misericordie", coltelli lunghi e stretti che si infilavano tra le giunture delle armature e, per il malcapitato cavaliere, era la fine.
Ma la vita dei cavalieri era sempre difficile e complicata, perfino nella soddisfazione dei bisogni corporali, come racconta in un suo scritto l'Ispettore del Ministero dei Beni Culturali e Ambientali ed esperto in polemologia Leone Veronese Jr. L’armatura presentava all’altezza del bacino due aperture a semiluna, in modo tale che il cavaliere per ”l’operazione fisiologica più semplice”, poteva rimanere in sella e doveva solamente spostare il paratesticoli degli spessi pantaloni in cuoio. L’urina defluiva poi lungo due scanalature poste ai lati della sella.
L’altra operazione fisiologica risultava certamente più complicata, ed era necessario scendere da cavallo per poterla soddisfare. Il cavaliere veniva sospeso a delle corde ed un paggio si preoccupava di abbassargli i pantaloni, procedeva alla sommaria pulizia ed al rivestimento.
La nostra idea romantica del bel cavaliere "senza macchia e senza paura" ne esce, forse, un po' appannata, ma ha ragione L. Veronese quando ci fa notare che, nonostante questi discorsi vadano ad incidere sulla “aureola particolare che ha avuto e che continua ad avere il cavaliere del bel tempo antico, sono discorsi realistici che non devono essere trascurati se vogliamo fare una ricostruzione storica veramente aderente al passato”.

Elisabetta Masera