A STUDIARE, PELANDRONI!

L’anno scolastico 1999/2000 sarà probabilmente ricordato negli annali della Pubblica Istruzione (ammesso che, con l’aria che tira in fatto di privatizzazioni, finanziamenti statali alle private, introduzione di un sistema paritario tra scuole pubbliche e private, la scuola rimanga "pubblica" a lungo) come quello che avrà visto tutte le sue componenti (salvo quella dei genitori, per ora al sicuro) impegnate a faticare su libri e saggi, in corsi di formazione e aggiornamento e quant’altro; a "studiare", insomma.

Si potrebbe pensare ad una sorta di nemesi storica per risarcire, almeno in parte, chi – gli studenti, i "pelandroni" per antonomasia - per definizione viene, o dovrebbe venire, a scuola per spendersi su "sudate carte" e in "studi leggiadri" (per il proprio bene, ovviamente) contro chi – gli insegnanti, di volta in volta aguzzini o missionari – per definizione (e per contratto, la miseria che si riceve alla fine del mese in busta paga) ha il compito, appunto, di "insegnare" (= "fare apprendere con metodo, teorico o pratico, una disciplina o arte"; "dare ammaestramenti sul modo di comportarsi, di vivere", come da dizionario).

In realtà il trucco c’è, ed è inserito nel NUOVO CORSO che governi vari (in prima fila quelli con il ministro Berlinguer), CGIL-CISL-UIL e SNALS, Confindustria e ARAN stanno introducendo nella scuola italiana, all’insegna dei "premi ai più bravi", facendo "rimanere al polo i somari" (le parole, testuali, sono di Carlo Dell’Aringa, presidente dell’ARAN, l’agenzia che tratta i contratti pubblici). Così negli ultimi anni tutti questi signori (compresi quelli di parte sindacale), dopo aver abolito ogni automatismo salariale (scala mobile, scatti biennali, ecc.), hanno trovato le risorse (si tratta comunque di cifre modeste; non scherziamo, siamo a scuola), quelli che sono stati sottratti a tutti con l’abolizione degli automatismi) per rendere operativa la normativa stabilita nel Contratto Integrativo siglato il 31 agosto 1999: "chi è più bravo sarà premiato, chi accetta di lavorare di più […], sarà pagato di più. Finalmente merito e carriera fanno il loro ingresso nelle aule (sempre Dell’Aringa, Il Sole-24 ore del 19/9/’99). I più bravi e quelli che lavoreranno di più riceveranno più soldi.

Così quest’anno gran parte di chi ha la ventura di essere a scuola passerà il proprio tempo a "studiare" (= "applicare metodicamente la mente al fine di apprendere o elaborare un argomento, una disciplina, una tecnica o un’arte, con il sussidio di libri, con o senza la guida di un insegnante". È sempre il dizionario). Chi sarà impegnato nell’elaborazione del POF; chi nell’individuazione delle Funzioni obiettivo; chi, individuato come titolare delle funzioni obiettivo, si farà il corso di aggiornamento di 30 ore (e prenderà 3 milioni in più). Tutti i docenti, poi, saranno impegnati nella programmazione e nell’approfondimento delle nuove metodologie didattiche (moduli di tutti i tipi: lineari, curvati, ecc.; curricoli integrati, "passerella", ecc.); quelli delle classi terminali delle superiori si eserciteranno nelle nuove tipologie delle prove d’esame. E poi, a scendere dal "meno disgraziato" al "più disgraziato" nel melting pot che rappresenta l’universo-scuola italiana: i colleghi di ruolo in classi di concorso "a rischio estinzione" (a causa dell’incessante attività di razionalizzazione/dimensionamento del governo) studieranno per conseguire un’altra abilitazione, nella speranza della salvezza; i precari non abilitati faranno i corsi per conseguire l’abilitazione (per cercare di salire di un gradino e sperare in una cattedra, raggiungendo così i loro colleghi già abilitati, ma senza posto). Le vaste masse dei lumpenprecari neolaureati, dal canto loro, si cimenteranno nel concorso ordinario. E i capi di istituto frequenteranno il corso di 300 ore (tenuto, per lo più e per di più, da esperti legati alla Confindustria) per imparare a diventare manager (dal dizionario: "chi, in un’impresa o in un settore, ha responsabilità di coordinamento o di indirizzo dell’attività di altre persone"; alcuni di essi, per la verità, in una sorta di pratica dell’obiettivo, pregustando già il potere, traducono il termine - che in realtà viene dall’italiano "maneggiare [cavalli!]", vedi "maneggio" - con "padrone delle ferriere", mentre non saprebbero organizzare un picnic. Inoltre, i dirigenti potranno partecipare alle selezioni per accedere ad un premio aggiuntivo di 6.000.000 di lire annui per i 2.000 che saranno individuati come "migliori". Anche il personale ATA, quello a cui saranno attribuite funzioni aggiuntive, sarà impegnato in attività di aggiornamento. E non bisogna dimenticare chi si dovrà aggiornare per le varie "educazioni": quella stradale, quella sessuale, quella sanitaria… Tutti poi ad aggiornarsi sulla sicurezza della legge 626 (mentre nelle scuole mancano banchi e sedie e qualcuna cade a pezzi). Ovviamente dovranno studiare anche gli studenti; quelli delle superiori, ad esempio, si troveranno di fronte - ha annunciato il ministro Berlinguer – un esame di stato più severo. In più, i docenti con almeno 10 anni di ruolo potranno concorrere (e quindi si dovranno "preparare") per vincere i 6.000.000 annui messi in palio.

Ci sarà poi chi sarà impegnato nelle commissioni dei concorsi ordinari; chi nelle attività di formazione (attiva e passiva); chi in progetti speciali vari.

In tutto questo bailamme, occorrerà ricordarsi di ritagliarsi qualche spazio di tempo per la normale didattica: la programmazione; la preparazione delle lezioni e verifiche; la correzione dei compiti; la partecipazione alle riunioni; i rapporti con le famiglie; magari la frequenza di un corso di aggiornamento liberamente scelto.

Siamo di fronte ad una politica scolastica che si potrebbe sintetizzare in questo modo: un mix di "facìte ‘a muina" (l’ordine di spostarsi qua e là per fingere attivismo – di fronte alla visita del sovrano – nella marina borbonica), più una caricatura della politica dei 100 fiori maoista (la campagna di coinvolgimento degli intellettuali: "cento fiori fioriscano e cento scuole si contendano") per fare il grande balzo in avanti, sommata allo slogan della NEP (la Nuova Politica Economica) leniniana: "arricchitevi!".

L’obiettivo, lo ricordiamo, è quello di introdurre all’interno delle scuole un sistema premiale che differenzi, sul piano salariale e normativo, i lavoratori tra loro: quando il sistema sarà a regime, docenti e ATA (e, in qualche misura, anche capi di istituto, sia pure in modo più soft) si troveranno suddivisi in 3 categorie: gli "aristoi" (riconosciuti come più bravi e pagati di più; i "vicebravi" (individuati per le funzioni obiettivo, trampolino di lancio per la carriera e per le future figure di sistema) e la massa dei "peones" (quella che lavora soltanto).

Non rimane, a questo punto, che parlare dell’ultimo strumento introdotto dal Contratto Integrativo di differenziazione salariale tra i lavoratori, quello a più alto contenuto ideologico: la VALORIZZAZIONE DELLA PROFESSIONALITÀ (il premio a cui fa riferimento il solito Dell’Aringa: i 6 milioni annui in più per chi, tra i docenti con almeno 10 anni di anzianità, supererà il concorso che sarà indetto entro il 15 novembre prossimo). Attraverso le selezioni concorsuali, 150.000 docenti individuati come "i più bravi" sui 500.000 potenziali candidati verranno pagati 6.000.000 in più l’anno. A differenza di quelli che svolgeranno le funzioni obiettivo, questi docenti non saranno nemmeno chiamati a svolgere attività lavorative aggiuntive: avranno dimostrato ad una Commissione di valere di più, quindi dovranno guadagnare di più.

Non si sa ancora quali saranno i criteri di costituzione delle Commissioni provinciali (da definire entro il 31 ottobre da parte del ministero); mentre entro il 15 ottobre dovrebbero essere diffusi i contenuti della prova da sostenere. Il Contratto Integrativo prevede una suddivisione in 3 fasi, ognuna con un suo punteggio.

§ 1ª fase: presentazione del proprio curriculum (strutturato in base a griglie predisposte dal ministero e validato dal Comitato di valutazione della propria scuola) che verrà discusso davanti alla Commissione (ce ne saranno diverse in ogni provincia; ad ognuna faranno capo gruppi definiti di scuole; i concorrenti sapranno quanti "premi" avrà a disposizione ogni Commissione); il curriculum dovrà presentare prove "dell’efficacia dell’azione educativa e didattica del candidato, ruolo svolto nella sperimentazione, collaborazione con altri docenti e organi scolastici e rapporti con le famiglie, attività speciali svolte a scuola". 25% del punteggio complessivo.

§ 2ª fase: svolgimento di una prova strutturata nazionale per accertare "le competenze metodologico-pedagogico-didattiche, anche in connessione ai processi di innovazione, e dell’aggiornamento professionale". 25% del punteggio complessivo.

§ 3ª fase: verifica in situazione (la Commissione in classe) o, a scelta del candidato, trattazione di una Unità Didattica. 50% del punteggio complessivo.

È chiaro che un primo grosso filtro sarà costituito dalla prima fase: favoriti saranno coloro che già sapevano, fin da piccoli, magari per le giuste frequentazioni sindacali, che il futuro sarebbe stato quello. Un meccanismo che potrebbe dare vita ad abusi è poi quello della comunicazione degli esiti delle 3 prove: punteggi parziali e finali saranno comunicati solo alla fine della terza prova.

Ai lavoratori della scuola va bene così? Se sì e si entra nell’ottica di Governo, Confindustria, ARAN, CGIL-CISL-UIL-SNALS: ebbene, vincano i "migliori"! Se no, organizziamoci nel sindacato di base per la difesa della libertà di insegnamento, dell’unità della categoria, dei diritti dei lavoratori della scuola e per la difesa della scuola pubblica.

cip. 3/10/’99 TO c.so Regio Parco 31 bis

CUB SCUOLA

10152 TORINO, Corso Regio Parco, 31 bis – Telefax: 011282929

e mail: fls-2@arpnet.it http: www.arpnet.it/~fls

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