LA SCUOLA AZIENDA

Con la ripresa del percorso che porta al finanziamento della scuola privata il Governo si appresta ad onorare la cambiale che ha firmato, qualche anno addietro, alla Confindustria e al Vaticano e noi - lavoratori, studenti, utenti - come al solito, paghiamo.

Riprende la campagna contro la scuola pubblica ad opera di un potente blocco di forze che da anni si adopera per garantire alla scuola privata finanziamenti pubblici. La canzone che cantano in coro i fautori di questa operazione è monotona, ma rischia di avere un effetto ottundente sulle intelligenze. Secondo costoro si deve garantire alle famiglie la "libertà" di scegliere la scuola che preferiscono, e per ottenere questo risultato propongono che i costi delle scuole private vengano assunti dalla collettività.

Si tratta, a ben vedere, di una strana libertà.

I PROPRIETARI DELLE SCUOLE PRIVATE vogliono essere liberi di scegliere il personale, di imporre una visione di parte ad insegnanti e studenti, di evitare i rischi di impresa.

LE FAMIGLIE che intendono inviare i figli a studiare nelle scuole private vogliono essere liberate, in tutto o in parte, degli oneri che derivano dalla loro scelta.

GLI AMBIENTI CLERICALI che conducono la campagna a favore della scuola privata vogliono essere liberi di gestire scuole nelle quali non è ammessa la pluralità delle opinioni, il confronto delle idee, l'effettiva libertà di insegnamento, di ricerca, di sperimentazione.

In realtà le scuole private vivono una grave crisi dal punto di vista delle iscrizioni e non trovano più, come decenni addietro, sacerdoti e suore da utilizzare senza spese significative.

Tutta la loro campagna per la "libertà" si riduce, insomma, ad una richiesta di denaro.

In diverse occasioni, l'attuale ministro della Pubblica Istruzione, Luigi Berlinguer, ha avuto modo di dichiarare che fa proprie le ragioni dei difensori della scuola privata e, nello stesso tempo, che non vi è contrasto tra finanziamento delle scuole private e difesa della scuola pubblica.

Si tratta di un punto di vista che, se fosse l'espressione di un reale convincimento, sarebbe decisamente bizzarro: la scuola pubblica è colpita da diversi anni dal taglio delle risorse e del personale. Servirebbero investimenti per l'edilizia scolastica, per un organico adeguato, per retribuzioni accettabili per il personale, per le mense e la gratuità dei trasporti e dei libri di testo, per garantire risorse per la tutela dei portatori di handicap e per affrontare il disagio che provoca l'abbandono degli studi, per la formazione degli adulti.

Poco conta se le migliaia di miliardi all'anno che le scuole private pretendono saranno, formalmente, una parte diversa del bilancio dello Stato rispetto a quanto si investe nella formazione pubblica. Nella sostanza, si tende a sottrarre risorse ai servizi pubblici e a introdurre nella loro gestione criteri privatistici e aziendalistici assolutamente inaccettabili.

È, di conseguenza, necessario costruire nella società un movimento per la difesa, la riqualificazione, la democratizzazione della scuola pubblica, un movimento che lungi dal difendere l'esistente, si proponga di sburocratizzare, sviluppare, trasformare radicalmente l'attuale scuola per farne veramente una scuola pubblica, gratuita, aperta a tutti i cittadini.

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