RASSEGNA STAMPA

 

 

Da La Repubblica

Cronaca di Torino del 13 maggio

 

Professori e studenti tutti insieme in Piazza

Marco Trabucco

Circa la metà degli insegnanti di Torino e provincia ha aderito ieri allo sciopero nazionale proclamato dai sindacati per protestare contro la politica finanziaria del governo e i tagli ai fondi destinati all'istruzione nella Finanziaria 2002. L'adesione è stata più bassa, intorno al 20 per cento, invece, nelle altre province del Piemonte e, a Torino, tra il personale tecnico amministrativo e i dirigenti scolastici.

Lo sciopero era davvero articolato: Cgil, Cobas, Cub e, ma solo a Torino e provincia, la Cisl, avevano deciso l'astensione dal lavoro per tutta la giornata. Un'ora sola di sciopero simbolico era invece stata la scelta della Uil e della Cisl nel resto del Piemonte.

Avevano deciso di scioperare anche gli studenti dei collettivi che, insieme agli insegnanti di Cub e Cobas hanno organizzato, alle 9,30 con partenza da piazza Arbarello un corteo: circa duemila i partecipanti che hanno sfilato fino a piazza Castello urlando slogan contro i tagli alla scuola pubblica, contro la Finanziaria e contro la guerra. Arrivati davanti al Regio poi i duemila manifestanti si sono riuniti al presidio che Cgil e Cisl avevano organizzato in una sorta di improvvisata assemblea. Lo sciopero ha anche provocato il rinvio della cerimonia di inaugurazione dell'anno accademico dell'Università di Torino, cui avrebbe dovuto partecipare il ministro Letizia Moratti: si sono fermati infatti anche professori, ricercatori, personale tecnicoamministrativo dell'ateneo e il Senato Accademico, per evitare contestazioni plateali, ha preferito rinviare.
Chiara Profumo, segretaria della Cgil Scuola di Torino si dice soddisfatta per il successo della protesta mentre Cosimo Scarinzi, della Cub, sottolinea come «per la prima volta studenti e professori abbiano manifestato insieme e non solo su temi generici ma su problemi comuni e concreti come l'attacco alla scuola pubblica e la qualità dell'istruzione in Italia». Per finire gli studenti: «Il nostro è prima di tutto un no alla guerra - dicono i Collettivi - e a una conseguente finanziaria di guerra che punta al degrado dell'intero settore pubblico. La politica della Moratti è un attacco alla sopravvivenza stessa della scuola statale e al diritto di tutti all'istruzione».

Da “La Repubblica

(12 novembre 2001)

 

ROMA - In poco più di mille a Roma davanti al ministero della Pubblica Istruzione, in quasi duemila in corteo lungo le strade
di Milano, oltre duemila a Torino: la scuola italiana scende in piazza. Per le cifre è ancora presto per tracciare un bilancio
 della giornata di sciopero organizzata da Unicobas, Cgil, Gilda e Cub. Ma per capire che il livello di scontro tra i lavoratori e
il ministro Letizia Moratti è alto basta un colpo d'occhio.

 

Nel mirino la Finanziaria e la riforma appena varata dal governo, "una controriforma che porta la nostra scuola indietro di 
40 anni", dicono i sindacati. Nello specifico gli insegnanti vogliono che le loro retribuzioni vengano equiparate alla media 
europea, contestano il canale privilegiato del reclutamento di origine clericale per gli insegnanti di religione (che poi divente-
rebbero insegnanti curriculari) e anche il "regalo" fatto alle private di poter assumere insegnanti non abilitati.

 

A Roma domina uno striscione: "La scuola è di tutti, non morirà per pochi".

Duro Stefano D'Errico, segretario generale dell'Unicobas: "Non se ne può più non si può accettare una finanziaria che taglia-
sulla scuola lasciando salari di sopravvivenza per i docenti e strutture fatiscente per gli studenti. La Moratti sta pagando la 
cambiale in bianco che ha firmato alla scuola privata, con le promesse dal pulpito di Comunione e Liberazione".

 I Cub, che hanno accolto i colleghi della Cgil e della Gilda con un polemico volantino dal titolo "Bentornati" hanno detto di 
aver presentato alla maggioranza e all'opposizione in Parlamento le loro proposte di emendamento per tutelare la lingua 
straniera, opporsi all'aumento delle ore di servizio da 18 a 24 e combattere l'aumento delle esternalizzazioni al personale 
Ata.

 Tra i partecipanti al sit-in ci sono anche rappresentanze di studenti e il comitato degli insegnanti precari che chiede l'assun-
zione a tempo indeterminato su tutti i posti disponibili.

 Anche qui i dipendenti e i giovani hanno contestato la Finanziaria che, ha sottolineato la Cgil, "taglia circa 20 mila posti del 
personale non docente e intorno a 35 mila cattedre" e "non dà risorse sufficienti non solo a raggiungere salari europei, 
ma nemmeno a coprire l'inflazione reale".

  La STAMPA del 13/11/2001 Sezione: Torino cronaca

Duemila studenti in piazza contro la Finanziaria

Anche la metà dei professori ieri ha disertato le aule scolastiche

 Duemila studenti in piazza contro la guerra e la «Finanziaria di guerra» e una buona adesione del personale della scuola allo sciopero di ieri (50% circa tra i docenti, ma i dati non sono ancora definitivi). I ragazzi del Coordinamento Studentesco - che hanno aperto il corteo con lo slogan «Bombardano lo stato sociale», seguito da missili di cartapesta “Not in my name”, e che annunciano autogestioni - hanno sfilato con i docenti del sindacato autonomo CUB Scuola. Verso le 11, il corteo si è unito alla manifestazione della Cgil, con la partecipazione della Cisl, in piazza Castello. La Cgil aveva proclamato l´agitazione per l´intera giornata e altrettanto hanno fatto gli autonomi della CUB, mentre la Uil ha dato indicazione di un´ora sola di astensione e lo Snals non ha scioperato. La Cisl di Torino - a livello nazionale l´organizzazione aveva stabilito un´ora e solo per le questioni economiche - ha deciso a sua volta lo sciopero dell´intera giornata. Ora il direttivo torinese è sotto osservazione da parte della segreteria nazionale, che ha chiesto conto del comportamento. Negli istituti, comunque, la partecipazione allo sciopero è andata al di là delle previsioni e delle stesse indicazioni sindacali. «Il disagio nei confronti della politica della Moratti nella categoria è fortissimo - ha detto Alberto Artioli, segretario Cgil -, la Finanziaria intacca la qualità e l´organizzazione del lavoro. I progetti di riforma del ministro sono preoccupanti, a cominciare dalla “canalizzazione” troppo precoce degli alunni. Il personale sciopera non solo perché non ci sono soldi per il contratto, ma per esprimere preoccupazione per il calo di qualità nella scuola pubblica e per l´aumento di attenzione per la scuola privata». La Cisl è giunta alla difficile decisione di scioperare per l´intera giornata dopo un mese e mezzo di assemblee con i lavoratori. «E´ stata un scelta dettata dai lavoratori - ha spiegato il segretario Andrea Colombo -, convinti che questa Finanziaria vada verso la distruzione della scuola: straordinari che segnano la fine delle prospettive per precari e neo-laureati, organici fatti su parametri che non tengono conto del numero delle classi, supplenze impossibili sotto i 15 giorni di malattia, il problema della lingua straniera alle elementari, per la quale al momento non esistono garanzie. Poi, l´esame di stato: tra qualche anno i titoli acquisiti con la commissione tutta interna non avranno più valore, proprio come la licenza media». Poche, ma determinate, le parole del responsabile CUB Cosimo Scarinzi, lo slogan con cui è stato indetto lo sciopero: «Non è accettabile il contratto cannibale della “dama di ferro”». In particolare, osserva Scarinzi, «non si può accettare che i maxiaumenti consistano nello spostare ore di lavoro dai colleghi in condizione di assoluta debolezza, i precari, a quelli in condizioni di molto relativa forza e cioè quelli di ruolo disponibili a prolungarsi l´orario».

 

 

Maria Teresa Martinengo