Educatori dei Convitti

CGIL-CISL-UIL: sotto i baffi niente

I sindacati concertativi, dopo aver svenduto l’assieme dei lavoratori della scuola con il contratto di San Valentino, si sono scoperti una insospettata vocazione virile. Hanno, infatti, fatto pressione sul Ministero della pubblica Istruzione perché ritirasse la Circolare Ministeriale n. 20 del 30 gennaio 2001 che riconosceva alle educatrici l’elementare diritto ad un trattamento pari a quello riservato ai colleghi maschi.

Decenni di prediche sulle “pari opportunità” sono naufragati di fronte all’esigenza di tutelare interessi ed aree di consenso costruite, si fa per  ridere, con mezzi mobilissimo.

Riportiamo, a questo proposito, la lettera di un gruppo di colleghe che fornisce un buon quadro della situazione:

 

“Siamo le educatrici che prestano la propria opera presso il Convitto Nazionale Umberto I di Torino con annessi corsi di studio Elementari, Medie e Liceo Classico Europeo, impegnate giornalmente in attività di aiuto allo studio pomeridiano, di sostegno allo sviluppo psico-sociale degli allievi, di collaborazione con i docenti, di rapporto con le famiglie e, non ultimo, di affiancamento ad alunni portatori di handicap. Dopo aver ricoperto per anni un posto come precarie, in seguito al conseguimento (per gran parte di noi) dell’abilitazione relativa alla nostra qualifica professionale, avevamo come prospettiva l’assunzione a tempo indeterminato nell’anno in corso. Diciamo “avevamo” poiché la C.M. n° 20 del 30/01/2001 (Ministero Pubblica Istruzione), che garantiva tale meritata opportunità, è stata recentemente bloccata dalla C.M. n°36 del 19/02/2001, invocata dall’intervento degli educatori di sesso maschile, con il pieno appoggio dei sindacati confederali che hanno giudicato “sessista” la prima, poiché assicurava graduatorie separate per personale educativo maschile e femminile. Sottolineiamo che l’ultimo concorso ordinario (D.D.G. 28/07/2000) per personale educativo attualmente in corso prevede per i vincitori l’inserimento proprio in graduatorie distinte.

Il fatto che le graduatorie siano separate garantisce in realtà la possibilità di lavoro anche per il personale educativo femminile, generalmente con punteggio inferiore per il semplice motivo che la graduatoria provinciale femminile esiste solo dal 1997.

Gli educatori di sesso maschile, potendo lavorare invece da almeno vent’anni, hanno ovviamente accumulato maggior punteggio in un periodo in cui erano i soli a poterlo fare.

E’ stupefacente come un principio di uguaglianza e pari opportunità sia alibi per l’ennesima prevaricazione, per di più appoggiata a livello sindacale, vedendo tra l’altro stravolto il necessario equilibrio tra figure educative femminili e maschili per un completo ed armonico sviluppo dei ragazzi.”

 

La CUB Scuola sta organizzando un ricorso e la mobilitazione delle lavoratrici toccate da questa operazione di ordinario clientelismo.

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