Diritto allo studio o aggressione alla scuola pubblica?

 

Nel generale clima di aggressione alla scuola pubblica da parte di forze politiche di governo e di opposizione, la Giunta regionale è prossima a presentare al Consiglio regionale del Piemonte un disegno di legge sul “diritto allo studio”.

· Negli anni passati la Regione Piemonte ha ridotto progressivamente il valore reale degli stanziamenti per il diritto allo studio, creando notevoli difficoltà ai Comuni, alle famiglie e alle scuole più impegnate con iniziative innovative in questo campo.

Per il solo effetto dell’inflazione il valore dei 35 miliardi all’anno, stanziati nel lontano 1985, si è ridotto di 18 miliardi.

Ora la Giunta regionale piemontese presenta un disegno di legge che, mentre lascia inalterato quello stanziamento, prevede, nei fatti, ben 31 miliardi a favore degli alunni delle scuole private. Si tratta di una proposta di legge che, per come è stata congegnata, esclude la grandissima maggioranza degli studenti delle scuole pubbliche, che rappresentano il 92% di quanti frequentano un’istituzione scolastica.

Infatti

· Viene introdotta una franchigia dell’1% sul reddito familiare per le spese scolastiche rimborsabili; ad esempio, una famiglia con un reddito annuo di 40 milioni non potrebbe chiedere il rimborso per le prime 400mila lire di spese, e poiché le tasse di iscrizioni delle scuole pubbliche non superano mediamente le 150.000 lire, ciò porterebbe ad escludere la grande maggioranza degli studenti.

·     Le spese rimborsabili riguardano voci previste quasi esclusivamente nelle rette delle scuole private. Sono esclusi dal provvedimento i libri di testo, le mense, le attività educative legate alle normali attività didattiche, le gite di istruzione, i trasporti, ecc., cioè tutto quanto serve a fare una buona scuola.

· E’ prevista la possibilità di chiedere il rimborso delle spese di iscrizione alle scuole private anche per le famiglie con un reddito imponibile fino a 140.000.000.

 

Forse che in questi 16 anni non è aumentato vertiginosamente il costo dei libri di testo, dei trasporti e delle mense? E’ così che la Regione Piemonte intende garantire il diritto allo studio?

Noi riteniamo che i sostegni per il diritto allo studio debbano essere dati a tutti e prioritariamente agli studenti delle famiglie con più basso reddito che frequentino le scuole pubbliche, degli enti locali, i centri per l’educazione degli adulti e della formazione professionale.

La grande scommessa sull’educazione e sulla formazione si vince soltanto difendendo il carattere pubblico della scuola. Nei fatti, non vi è sostanziale differenza fra scelte della Regione Piemonte e la logica aziendale che il Ministero della Pubblica Istruzione, poco è cambiato da Berlinguer a De Mauro,  sta imponendo alla scuola pubblica.

È necessaria la mobilitazione diretta degli studenti, di lavoratori della scuola, delle famiglie. Lo sciopero dei lavoratori della scuola del 31 gennaio, con manifestazioni provinciali, è una prima occasione per manifestare la nostra opposizione.

 

 

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