Abolizione
dell’Articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori?
Licenziamo
i Licenziatori
Il
dibattito in corso in questi giorni sulle pagine dei giornali a proposito
dell’abolizione dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, che impone ai
padroni di riassumere i lavoratori licenziati senza giusta causa, chiarisce
molto bene quello che succederà.
Il
governo sa bene che tutti i lavoratori sono, ovviamente, contrari
all’abolizione dell’unico strumento di difesa rimastoci di fronte al potere
assoluto dei padroni. Quindi, Berlusconi resta in silenzio mentre Fazio, il
Governatore di Bankitalia, e i dirigenti della Confindustria sproloquiano sulla
necessità di restare in Europa e di introdurre la “flessibilità in
uscita”. Immediatamente i ministri “liberisti” approvano, mentre quelli
“sociali” invocano i diritti dei lavoratori. Si finge così che sia in atto
un dibattito all’interno del governo, in modo che confezione finale che ci
verrà presentata sembrerà il prodotto di una mediazione.
Non è così, nessuna componente del governo
è davvero contraria all’abolizione dell’articolo 18.
Allo
stesso modo, non è contraria gran parte della precedente maggioranza di governo
che lascia a Berlusca e soci l’onore di svolgere l’ingrato compito. Così si
potranno anche “opporre”, senza pagare pegno alla Confindustria.
D’altro
canto CGIL-CISL e UIL, che oggi sembrano dividersi sull’atteggiamento da
assumere di fronte alle esternazioni governative, hanno, assieme, avallato
contratti aziendali, categoriali e d’area che hanno già privato settori
consistenti di lavoratori dei diritti sindacali minimi.
Ancora una volta il massimo della prospettiva dei sindacati
istituzionali è quella di accettare le imposizioni padronali, pretendendo di
gestirle assieme, come dimostrano diverse dichiarazioni di dirigenti (in
particolare, della CISL) che
“ipotizzano” la possibilità di licenziare purché vi sia una “commissione
di conciliazione” che li veda presenti e finanziati a spese nostre.
Ma
perché governo e padroni ci tengono tanto a abolire l’articolo 18? In fondo,
già oggi, tra non applicazione della giusta causa alle piccole imprese,
contratti a termine e di collaborazione, nonché varie forme di precariato, di
fatto, in Italia licenziare è decisamente facile.
La
legittimazione del proprio potere assoluto in azienda è l’obiettivo dei
padroni. Il sogno padronale è che nelle aziende nessuno possa permettersi di
alzare la voce e rivendicare diritti, retribuzioni e sicurezza ambientale.
Contro
questo incubo è necessario reagire, senza delegare nulla alle mediazioni
parlamentari e sindacali, con una mobilitazione compatta e decisa:
-
per la
difesa dell’articolo 18;
-
per estendere
le garanzie alle piccole imprese e a tutti i lavoratori che oggi ne sono ne sono
esclusi.
E’ in gioco la nostra libertà, e solo
noi possiamo difenderla.
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