CUB SCUOLA
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Siamo insegnanti laureati in Filosofia, pluriabilitatisi, dopo dieci, lunghi anni di
attesa, nei recenti concorsi riservati e ordinari, e condividiamo la sventura di aver
accettato d'insegnare, in passato, sulla cattedra di Attività Alternativa alla Religione
Cattolica nei pochi istituti scolastici torinesi che l'hanno attivata.
La materia in questione era Educazione ai
diritti umani, materia scelta e votata dal collegio docenti (nell'ambito di un'autonomia
riconosciutagli dal Ministero) sulla base di un indirizzo programmatico indicato dal
Ministero stesso (Circolare Ministeriale 28 ottobre 1987 n. 316); gli insegnanti (io e i
miei colleghi), attestata l'assenza di personale docente interno utilizzabile, sono stati
a suo tempo nominati dai presidi, scorrendo le vigenti graduatorie di Storia e Filosofia.
Nella fattispecie, noi siamo stati
contattati telefonicamente dalla segreteria delle scuole, non ci hanno chiesto se eravamo
cattolici, ebrei, valdesi, atei o quant'altro, non ci hanno chiesto se eravamo favorevoli
o contrari all'insegnamento dell'IRC nella scuola pubblica, ci hanno chiesto se eravamo
laureati in Filosofia; ci hanno offerto di tenere un corso sui Diritti umani, seguendo
alcune direttive programmatiche con un libro di testo e degli obiettivi didattici e,
quando abbiamo accettato, abbiamo firmato una normale, regolare lettera di nomina.
E' stata un'esperienza positiva sul piano
didattico, ma ce ne siamo pentiti amaramente per le conseguenze inaspettate che l'aver
accettato tale incarico ha comportato per noi.
Infatti, il quadro normativo apertosi con
la legge 124/99, e le successive ordinanze in tema di concorsi e graduatorie del personale
docente, ha equiparato i servizi prestati sulle cattedre di IRC e di Attività Alternativa
all'IRC, escludendo entrambi dal novero dei servizi utili per l'accesso ai concorsi
riservati e alle Graduatorie Permanenti.
Applicando alla lettera la normativa, il
Provveditorato di Torino ci ha negato, così, il diritto di conteggiare quegli anni tra i
servizi prestati sulla nostra graduatoria di Storia e Filosofia. Insomma, niente
punteggio, come se non avessimo lavorato, nonostante i certificati di servizio in
nostro possesso (con la classe di concorso specificata) e nonostante in passato lo
stesso servizio venisse considerato ai fini delle graduatorie provinciali.
Abbiamo presentato al Provveditorato di
Torino numerosi reclami, senza esito. Ci siamo rivolti ai sindacati e, su loro
indicazione, siamo approdati in uno studio legale per il ricorso al TAR Piemonte. Il
risultato è stato l'esborso di molti, troppi soldi per un ricorso perso in partenza!
Ieri abbiamo appreso dagli organi di stampa
che il Governo ha varato la legge per l'immissione in ruolo dei docenti di Religione
Cattolica e la nostra consapevolezza di essere stati discriminati si è trasformata in
cocente, beffarda umiliazione.
Siamo sempre stati convinti che la nostra
condizione fosse inequiparabile a quella dei docenti di IRC, in considerazione sia delle
differenti modalità di reclutamento (avvenute scorrendo le vigenti Graduatorie
Provinciali della classe di concorso di Storia e Filosofia per ciò che ci riguarda, e
sulla base di una graduatoria stilata dalla Curia Vescovile per ciò che riguarda i
docenti di IRC), sia dei contenuti disciplinari (rientranti nella classe di concorso di
Storia e Filosofia nel nostro caso, e non riconducibile ad alcuna classe di concorso nel
caso dei docenti di IRC), ed ora, vista la differente sorte che ci spetta, ciò dovrebbe
risultare lampante agli occhi di tutti, compresi quelli dei legislatori distratti, degli
impiegati diligenti e dei giudici intransigenti che abbiamo incontrato sulla nostra
strada.
Nell'attuale sistema scolastico il
punteggio di servizio maturato è indispensabile per la progressione professionale di un
insegnante e, considerando la fase di transizione e di cambiamento che stiamo vivendo, per
noi il riconoscimento del punteggio relativo a quei servizi prestati sulla cattedra di
Alternativa all'IRC ha un peso addirittura maggiore: significa la possibilità di poter
ancora lavorare nella scuola pubblica, in cui operiamo da più di dieci anni.
Non chiediamo né regali, né elemosine,
chiediamo soltanto che ci venga riconosciuto, in termini di punteggio, il lavoro che
abbiamo svolto a suo tempo, con serietà e dedizione, ottemperando i doveri spettanti a
tutti gli insegnanti.
A giorni sarà pubblicato il Decreto per
l'aggiornamento delle Graduatorie Permanenti e temiamo fortemente che nulla cambi nei
nostri confronti.
Rivolgiamo, quindi, un accorato appello a
chiunque (ministro, deputato, privato cittadino ecc.) voglia o possa suggerirci un modo
per porre fine alla discriminazione di cui siamo vittime, affinché anche noi possiamo
concorrere, in condizioni di equità, ad un lavoro nella scuola pubblica, per la serenità
(sopravvivenza!?) nostra e delle nostre famiglie.
Certo, noi non siamo 15.000 come i docenti
di IRC, non possiamo contare sull'aiuto della Chiesa come loro, nè possiamo contare
sull'aiuto delle SISS come i neolaureati, ma i diritti dei lavoratori della scuola
dipendono solo dai numeri e dagli sponsor?
Cordiali saluti
Un gruppo di insegnanti precari di Torino e
provincia