Contratto da bocciare cub e
cobas scioperano
Saranno solo la Cub e i Cobas a scioperare, dopodomani, nella
scuola. Venerdì 15 febbraio era stato infatti proclamato uno sciopero generale di tutti i
lavoratori scolastici (docenti e non docenti) per il contratto nazionale di categoria.
Contratto che Cgil, Cisl e Uil hanno però firmato nei giorni scorsi. E per questo hanno
disdetto lo sciopero. Confermato però da Cub e Cobas, che non ci stanno: «Nella notte
del 4 febbraio - accusano - Cgil, Cisl e Uil, hanno svenduto i contratti dei dipendenti
pubblici. È stato un trionfo della concertazione che prelude ad un accordo al ribasso
sull'articolo 18 e sulle pensioni. Tutto ciò avviene mentre con la Finanziaria e la
leggedelega di riforma il governo persegue il ridimensionamento e l'aziendalizzazione
della scuola pubblica. Le misure previste (accorpamento degli spezzoni, definizione degli
organici, riordino dei cicli scolastici, esternalizzazione di attività) comporteranno la
sparizione di 34mila cattedre nei prossimi tre anni (8.500 solo nel prossimo anno
scolastico) e la drastica riduzione dei posti di lavoro del personale tecnico
amministrativo. Il governo propone alla categoria una logica cannibale: aumenti
retributivi, in futuro, in cambio di tagli, immediati, dell'organico. Per questo
rifiutiamo il contratto e chiediamo forti aumenti retributivi la difesa dell'organico e
della qualità della scuola e dei diritti dei precari».
E proprio i docenti precari di sostegno della Cub domani alle 17,30 in Via Alfieri 15
terranno un presidio e chiederanno un incontro con il presidente del Consiglio regionale
per discutere della difficile situazione della categoria che, in Piemonte soffre di una
grave carenza di personale specializzato (sono oltre 900 i posti di ruolo vacanti) ma che
vede i docenti precari da tempo impegnati nell'assistenza a studenti e scolari con
handicap soggetti a un continuo valzer delle cattedre e, nonostante l'esperienza acquisita
sul campo, non ammessi a corsi che li abilitino.
II treno per Roma è previsto alle ore 22 di giovedì 14 febbraio da Porta Nuova.
Noi dobbiamo trovarci alle 21.30 nell'atrio.
E' importante che ci facciate sapere in quanti verrete il più presto possibile, il costo è di 15 Euro mentre per gli iscritti è gratuito.
aumenti reali di 5 euro e
mezzo al mese? confermato lo sciopero
generale
Nella notte del 4 Febbraio CGIL CISL UIL hanno svenduto i contratti dei dipendenti pubblici. In cambio del recupero dell’inflazione (ma non era già garantita dagli accordi di Luglio ‘93 ?), e di aumenti risibili (al netto si calcola mediamente 5 euro e mezzo al mese, e gli stipendi europei?), smobilizzo del TFR per alimentare i fondi pensione di categoria (gestiti, guarda caso, dai sindacati di stato!), un trionfo della concertazione che certo prelude ad un accordo al ribasso sull’art. 18 e sulle pensioni.
Tutto ciò mentre con la Finanziaria e la legge-delega di riforma il Governo
persegue il ridimensionamento e l’aziendalizzazione della scuola pubblica
1. Le misure
previste (accorpamento degli spezzoni, definizione degli organici, riordino dei cicli
scolastici, esternalizzazione di attività ATA e docente) comporteranno la sparizione di
34.000 cattedre nei prossimi tre anni (8.500 solo nel prossimo anno scolastico) e la
drastica riduzione dei posti di lavoro ATA.
2. Il governo
propone alla categoria una logica cannibale: aumenti
retributivi, in futuro, in cambio di tagli, immediati, dell’organico.
3. Cresce la spesa per la scuola privata: dai buoni scuola
regionali al finanziamento diretto alle scuole private e viene imposto il riconoscimento
di una parità scolastica che significa fine
del ruolo centrale della scuola pubblica.
4. Si
prospetta una regionalizzazione della scuola che ne spezzerà il carattere unitario,
accrescendo il potere del ceto politico locale e
delle associazioni imprenditoriali sulla
formazione.
5. Dopo la
farsesca consultazione degli “Stati generali” il Governo soffoca ogni dibattito nel
Paese sulla riforma, avocando a sé ogni decisione con lo strumento della Legge-delega.
Si tratta ora di rafforzare la mobilitazione su alcune precise rivendicazioni:
·
Il rifiuto del contratto cannibale e la
richiesta di forti aumenti retributivi in paga base.
·
La difesa
dell’organico e della qualità della scuola, del diritto dei precari all’immissione in
ruolo, la riduzione del numero di alunni per
classe.
·
Forti investimenti per la scuola pubblica
e una sua radicale democratizzazione. Alla scuola dei Dirigenti Scolastici, dei consigli
di amministrazione, degli staff opponiamo la scuola dell’autogoverno e dell’unità
della categoria.
·
La difesa del sistema previdenziale
pubblico e delle garanzie a tutela del lavoro dipendente
La CUB conferma lo sciopero generale della scuola, del pubblico impiego, del
settore privato indetto per il 15 febbraio 2002 con gli altri sindacati di base.
CUB SCUOLA
Corso Regio Parco 31 bis 10152 Torino
Telefax 011282929 E mail: cubscuola.torino@tin.it
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cronaca di una
svendita annunciata
La montagna ha partorito un topolino?
Il 4 febbraio, con la firma di un PROTOCOLLO
D’INTESA fra governo e CGIL-CISL-UIL, lo sciopero che queste stesse organizzazioni
avevano indetto per il 15 febbraio è stato, per quanto le riguarda, revocato.
Questa revoca giunge dopo mesi di forti
tensioni, dopo scioperi dei lavoratori del settore privato e di quello pubblico, dopo che
lo scontro su pensioni, libertà di licenziamento, contratto della scuola e del pubblico
impiego, riforma dei cicli scolastici, sembrava giunto ad un punto di non ritorno.
Il sindacalismo di base ed autorganizzato mantiene l’iniziativa di
lotta, lo sciopero generale e la manifestazione a Roma.
Moltissimi lavoratori che avevano, per
l’ennesima volta, sperato in una svolta seria e significativa dei sindacati
istituzionali sono oggi sconcertati.
Già ora un numero rilevante di delegati delle
Rappresentanze Sindacali Unitarie appartenenti a CGIL-CISL-UIL e molte migliaia di
lavoratori iscritti a questi sindacati hanno ribadito la necessità dello sciopero del 15
febbraio e denunciato il cedimento di CGIL-CISL-UIL come l’ennesima svendita degli
interessi dei lavoratori.
Lo sciopero e la manifestazione, di conseguenza,
hanno tutte le condizioni per riuscire sia dal punto di vista dell’adesione che da
quello della chiarezza delle motivazioni e degli obiettivi.
A mente fredda e superata l’indignazione per
quanto è avvenuto, è bene riflettere sulle ragioni della scelta dei sindacati
istituzionali.
Non è opportuno, infatti, porsi come eterne
vittime dei “tradimenti” della burocrazia sindacale e, al contrario, dobbiamo avere
chiaro che CGIL-CISL-UIL hanno tradito solo chi voleva farsi tradire o, per lo meno, chi
non aveva avuto sufficiente attenzione alle loro proposte ed alla loro pratica.
Cosa stabilisce
l’accordo del 4 febbraio?
I dirigenti ed i funzionari dei sindacati
concertativi affermano di aver ottenuto una vittoria sul governo e che, di conseguenza, la
revoca dello sciopero era un atto dovuto.
Per dare una valutazione precisa sul fatto se vi
è stata o no una vittoria è necessario stabilire chi ha vinto e che cosa e, di conseguenza,
distinguere fra gli interessi dell’apparato sindacale, quelli del governo e quelli dei
lavoratori.
In primo luogo,
l’accordo stabilisce che:
“La
stagione negoziale 2002-2005 per il personale delle amministrazioni…..dovrà confermare
integralmente i contenuti del protocollo Governo-Sindacati sulla politica dei redditi del
23/7/1993, l’impianto contrattuale, nonché il sistema di relazioni sindacali
complessivamente definito con il decreto legislativo 165/2001 e con i CCNL.”
In altre
parole, il governo, dopo aver dichiarato che la concertazione era finita, cede su questo
punto e riconosce a CGIL-CISL-UIL il ruolo di interlocutori privilegiati.
Dal punto
di vista dei lavoratori, l’unico che per noi è significativo, la concertazione
significa che gli aumenti retributivi devono essere contenuti nei limiti dell’inflazione
programmata che è, poi, integrato da parte della differenza con l’inflazione reale e
che, di conseguenza, non vi sono, in senso proprio, aumenti dato che, nella migliore delle
ipotesi, otteniamo, in ritardo, meno di quanto l'inflazione ci sottrae.
Infatti, l’articolo 11
dell’accordo afferma:
“Il
Governo si impegna a rideterminare le risorse finanziarie per i rinnovi contrattuali e per
gli adeguamenti retributivi indicati dalla legge finanziaria per l’anno in corso, allo
scopo di attribuire incrementi retributivi medi complessivi, di comparto, del 5,56%. Le risorse aggiuntive dovranno in ogni caso
essere prevalentemente destinate alla incentivazione della produttività dei
dipendenti.”
Visto che erano già previsti aumenti
retributivi del 5% (l’inflazione
programmata), le concessioni effettive consistono nello 0,56% (i famosi cinque euro e mezzo). Al fine di
non indurci in spese folli (una pizza ogni due mesi) si ricorda che queste “risorse
aggiuntive” non saranno per tutti ma dovranno andare al salario accessorio e cioè al sistema di premi che
negli ultimi anni è servito a dividere i lavoratori ed a porli gli uni contro gli altri.
Inoltre, i tanto decantati 100 Euro ci sono solo virtualmente, in quanto come ha riferito
anche il Ministro Tremonti la copertura economica avverrà strada facendo cioè
probabilmente nella prossima legge finanziaria del 2003.
D’altro canto, l’articolo 2
dell’accordo afferma che si deve destinare “una quota delle risorse finanziarie
all’incentivazione dell’efficienza del servizio e della produttività”.
Insomma, gli aumenti previsti sono
lordi, medi, distribuiti su due anni e tali da non coprire l’inflazione reale nel mentre
è mantenuta e rafforzata la tendenza a dividere i lavoratori.
Dal punto di vista di CGIL-CISL-UIL,
l’accordo è, invece, decisamente generoso. Prevede, infatti:
1. La
prevalenza della contrattazione rispetto alle disposizioni di legge (art. 3) e, visto che
CGIL-CISL-UIL di mestiere contrattano, con i risultati che ben conosciamo, si comprende il
loro interesse a questa concessione.
2. La tutela
dei dirigenti (art. 4) e, visto che i dirigenti scolastici sono il nerbo del sindacato
concertativo, si tratta per CGIL-CISL-UIL di tutelare i propri e di trattenerli dallo
spostarsi verso un sindacalismo corporativo ancora più filogovernativo come quello
rappresentato dall’Associazione Nazionale Presidi. Insomma CGIL-CISL-UIL vogliono
dimostrare ai dirigenti scolastici che sanno esercitare il mestiere dell’ANP meglio
della stessa ANP.
3. Un tavolo
di contrattazione su interventi normativi sulla razionalizzazione e la riforma degli enti
pubblici (art. 6)
4. Un tavolo
permanente di confronto sui seguenti punti: organici, sia del personale docente che
A.T.A.; piano pluriennale di investimento; tutti gli aspetti di applicazione della riforma
che hanno ricadute sul personale e sull’organizzazione del lavoro. (art. 7)
5. Un tavolo
di confronto con i sindacati per quanto concerne i provvedimenti di attuazione aventi
riflessi sull’organizzazione delle strutture delle amministrazioni e degli enti
interessati ai processi di riordino, fusione o soppressione. (art. 8)
6. Un apposito
tavolo tecnico sullo smobilizzo del rateo annuale del Trattamento di Fine Rapporto e sul
superamento del divieto di cumulo. (art. 9)
Ma quanti bei tavoli!
La
“vittoria” di CGIL-CISL-UIL, insomma, consiste nell’accesso a diversi tavoli di
contrattazione. Effettivamente, dal punto di vista dell’apparato sindacale, si tratta di
un risultato non da poco. Il Governo, infatti, si era, nei mesi passati, presentato come
un avversario deciso della concertazione ed aveva menato vanto della propria capacità di
decidere su ogni questione senza riconoscere ai sindacati istituzionali il loro ruolo
tradizionale.
Se il governo ha ceduto su questo
terreno è bene domandarsi perché lo abbia fatto.
Due sono,
a nostro avviso, le ragioni di questo cedimento:
1. Il governo,
sotto la pressione della Confindustria, aveva alzato il livello dello scontro sociale
soprattutto sulla questione delle pensioni e su quella della libertà di licenziamento
costringendo gli stessi sindacati concertativi a fare fronte comune ed ad assumere
comportamenti più conflittuali che in passato. La mobilitazione dei lavoratori lo ha
indotto a fare rapidamente marcia indietro cercando l’accordo con gli stessi sindacati
concertativi e facendo loro delle concessioni soprattutto per quel che riguarda il loro
ruolo istituzionale.
2. Con
l’accordo del 4 febbraio, il governo ha deciso di affrontare lo scontro sociale pezzo
per pezzo. Ha, infatti, cercato di separare i lavoratori del settore pubblico da quelli
del settore privato e di rafforzare i settori più moderati, quando non apertamente
filogovernativi, del sindacato istituzionale. Concedendo
a CGIL-CISL-UIL una serie di tavoli di negoziazione, ha ribadito non solo il loro ruolo
sociale di interlocutori privilegiati ma anche garantito la gestione di importanti compiti
e risorse. Basta pensare ai fondi pensione verso i quali si intende destinare il nostro
TFR e al fatto che il vero obiettivo di CGIL-CISL-UIL è quello di partecipare a questo
gigantesco affare.
Le contraddizioni dei sindacati concertativi
Abbiamo insistito sul fatto che
CGIL-CISL-UIL hanno fatto esattamente il loro mestiere tradizionale perché riteniamo
inutile e dannoso ogni lamento sulla cattiveria dei dirigenti di questi sindacati. Come è
bene ricordare, non si è traditi che dai propri e costoro non sono i nostri. Per di più,
basta ricordare quanto hanno già ceduto per quel che riguarda retribuzione, occupazione,
diritti, per evitare ogni ingenuo se non cretino stupore.
D’altro canto, i sindacati
concertativi si sono posti da sé in una situazione contraddittoria. Di fronte alla
durezza del governo hanno chiamato i lavoratori alla mobilitazione. A questo fine hanno
mostrato una vigoria inusitata, hanno promesso risultati importanti, hanno garantito che
questa volta non avrebbero ceduto su nulla. Come è assolutamente evidente, il loro vero
obiettivo era quello di usare la mobilitazione dei lavoratori per riprendere la
concertazione e, almeno per quel che riguarda il pubblico impiego e la scuola, ci sono
riusciti.
Molti lavoratori hanno dato loro
fiducia a sulla base dell’idea che è necessaria l’unità dei lavoratori per ottenere
risultati reali da una mobilitazione.
Oggi assistiamo all’ennesimo
teatrino, con la CGIL che, dopo aver revocato lo sciopero del 15 febbraio, propone a CISL
e UIL uno sciopero generale che i dirigenti di queste organizzazioni, coerentemente con la
loro impostazione sindacale, rifiutano.
Si tratta di uno scontro interno
all’apparato del sindacato concertativo, di uno scontro che ha ragioni completamente
diverse da quelle che rendono necessaria la mobilitazione dei lavoratori.
Che coerenza, infatti, può esservi
fra l’accettare un accordo come quello del 15 febbraio e il riprendere una parola
d’ordine che, se assunta seriamente, implica la messa in discussione della
concertazione? Paradossalmente, sono più lineari i dirigenti di CISL e UIL che riducono
la loro azione all’accettazione di un rapporto di collaborazione subalterna con il
governo in nome del meno peggio (per chi?).
Oggi molti lavoratori e delegati si
devono necessariamente interrogare sui risultati dell’accordo del 4 febbraio, sulla
natura del sindacalismo concertativo, sulle ragioni delle contraddizioni interne a questo
stesso sindacalismo e l’adesione allo sciopero del 15 febbraio è una prima risposta
pratica a queste domande.
D’altro canto, dobbiamo avere
chiaro che l’unità dei lavoratori non è l’unità delle organizzazioni sindacali o,
almeno, che è qualcosa di più dell’unità delle organizzazioni sindacali.
L’unità, infatti, comporta una
comunanza di scadenze di lotta ma anche, e soprattutto, di obiettivi.
Se lo sciopero del 15 febbraio
vedeva la mobilitazione contemporanea del sindacalismo concertativo e di quello di base è
anche vero che le motivazioni reali e le piattaforme di indizione dello sciopero erano e,
a maggior ragione, restano diverse.
Le ragioni dello sciopero e gli obiettivi che si propone
Con la
scelta di CGIL-CISL-UIL di filarsela all’inglese lo sciopero del 15 assume, di fatto, un
rilievo ed una chiarezza programmatica maggiori.
Lo
sciopero individua due temi portanti:
·
Le retribuzioni europee, uno slogan che allude alla necessità di riconquistare
reddito reale per il lavoro dipendente, di spostare quote di ricchezza dalla rendita e dai
profitti al salario
·
L’opposizione alla precarizzazione del lavoro e l’estensione a
tutto il lavoro dipendente di un sistema di garanzie che oggi si vuole togliere a quanto
resta del lavoro normato. Si tratta quindi di operare per l’unità del lavoro dipendente
a partire da crescenti settori del lavoro precarizzato.
Questi due temi si intrecciano con
forza a quello dell’opposizione alla guerra, alla
difesa delle libertà sindacali, alla ripresa dell’iniziativa generale, categoriale ed
aziendale del sindacalismo di base.
Oggi è possibile, necessario,
centrale che settori di lavoratori e di militanti che hanno verificato sul campo la natura
e la tattica di CGIL-CISL-UIL, anche di fronte ad un governo che, a parole, denunciano
come pericoloso per i lavoratori, portino a questa battaglia un contributo di iniziativa,
mobilitazione, militanza e che rifiutino di farsi utilizzare come massa di manovra per
obiettivi che con gli interessi di classe non hanno nulla a che vedere.
DEMORATTIZZIAMO
LA SCUOLA PUBBLICA
Il
Ministro Moratti è solito menare vanto della sua disponibilità a discutere con tutti i
soggetti interessati alla vita della scuola.
Peccato che:
·
se li scelga preliminarmente fra i fautori
della scuola privata, scuola parrocchia, scuola
azienda
·
ammesso che le ascolti, non tenga alcun conto delle
critiche che sono rivolte alla politica scolastica del governo
·
ci sottoponga ad una raffica di false innovazioni e trovate mirabolanti
che non permettono alcun serio confronto di merito
Noi, d’altro canto, siamo ben noti
per la nostra pertinacia e, approfittando della sua escursione subalpina, vorremmo porle
alcune domande:
·
sulle risorse destinate alla scuola
pubblica e su quelle che vanno alla scuola privata a
partire dal buono scuola
·
sulle retribuzioni europee promesse da anni e sempre più
lontane
·
sul contratto del personale della scuola
·
sul tentativo di separare la scuola
superiore fra settore “alto” dell’istruzione e settore “basso” della formazione
professionale
·
sulle ricadute occupazionali della riforma
dei cicli scolastici che sta cercando, con qualche fatica, di imporre
·
sulla situazione dei colleghi precari che
non vedono riconosciuto il loro diritto all’immissione in ruolo ed ad un trattamento
adeguato al lavoro che svolgono
·
sugli effetti devastanti dell’aziendalizzazione
della scuola, della concessione della Dirigenza Scolastica, della concorrenza fra colleghi
per una patetica carriera
· sulle mancanza di impegni perché la scuola pubblica
garantisca i diritti delle fasce sociali più deboli e sia uno strumento di esercizio
concreto della cittadinanza
Martedì
29 gennaio la CUB Scuola parteciperà alla mobilitazione studentesca che partirà da
Piazza Arbarello alle 9 e chiederà un incontro alla dama di ferro per segnalarle le
ragioni del crescente disagio del personale della scuola che sta preparando uno sciopero
dell’intera giornata per venerdì 15 febbraio sulle stesse questioni.
CUB SCUOLA
Corso Regio Parco 31 bis
10152 Torino
Telefax 011282929 E mail: cubscuola.torino@tin.it
sciopero
generale
venerdì 15
febbraio
Sottoponendoci ad una pioggia di esternazioni contraddittorie, il governo persegue
il ridimensionamento e l’aziendalizzazione della scuola pubblica
1. La Legge
Finanziaria prevede, per il contratto della scuola, risorse inadeguate. Non vi è alcuna
disponibilità a concedere aumenti reali. E le retribuzioni europee?
2. Le misure
previste (accorpamento degli spezzoni, definizione degli organici, riordino dei cicli
scolastici, esternalizzazione di segmenti di attività ATA e docente) comportano una secca
riduzione del numero degli addetti al comparto.
3. Il governo
propone alla categoria una logica cannibale: aumenti
retributivi, in futuro, in cambio di tagli, immediati, dell’organico.
4. Cresce la spesa per la scuola privata: dai buoni scuola
regionali al finanziamento diretto alle scuole private e viene imposto il riconoscimento
di una parità scolastica che significa fine
del ruolo centrale della scuola pubblica.
5. Si
prospetta una regionalizzazione della scuola
che significa rafforzare il potere del ceto
politico e delle associazioni imprenditoriali sulla formazione.
La mobilitazione dei lavoratori della
scuola e degli studenti ha reso evidente che l’attenzione a questi temi sta crescendo.
Si tratta ora di prendere l’iniziativa su alcune precise rivendicazioni:
·
Il rifiuto
del contratto cannibale propostoci dal governo e la richiesta di forti aumenti retributivi in paga base.
·
La difesa
dell’organico e della qualità della scuola, del diritto dei precari all’immissione in
ruolo, la riduzione del numero di alunni per
classe.
·
Forti
investimenti per la scuola pubblica e una sua radicale democratizzazione.
Alla scuola dei Dirigenti Scolastici, dei consigli di amministrazione, degli staff opponiamo
la scuola dell’autogoverno e dell'unità della
categoria.
Rafforziamo il sindacato di base per condurre la battaglia
contrattuale e la difesa dei nostri diritti nella scuola azienda.
Non possiamo delegare la mobilitazione agli stessi sindacati che, con la concertazione, hanno accettato il taglio delle retribuzioni e l’indebolimento dei nostri diritti e che oggi vogliono ancora il ruolo di interlocutori privilegiati del governo.
La CUB ha indetto
per il 15 febbraio, con gli altri sindacati di base, lo sciopero generale della scuola,
del pubblico impiego, del settore privato.
È necessario organizzare lo sciopero
e la mobilitazione ed affrontare nell’unità e nella chiarezza lo scontro
contrattuale.
CUB
SCUOLA
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COMUNICATO
STAMPA
Sciopero
generale per venerdì 15 febbraio di tutte le categorie indetto dal sindacalismo di base
Il
sindacalismo di base e auto-organizzato, promuove uno Sciopero Generale contro le politiche sociali
del governo, la concertazione, la guerra e la politica Confindustriale, che perseguono
un progetto strategico di attacco alle condizioni e ai diritti dei lavoratori
Con
quest’iniziativa vogliamo far crescere tutte quelle proteste che già si manifestano
nei posti di lavoro, nelle scuole e nel sociale, ma che non avranno alcuna prospettiva
se ingabbiate dentro risposte parziali, divise per categorie, isolate le une dalle altre
e, soprattutto, se finalizzate ad ottenere il ripristino della fallimentare politica di concertazione.
I lavoratori sciopereranno per dire:
No
all’abolizione anche mediante l’arbitrato dell’art. 18.
No allo scippo
dei TFR a favore dei Fondi Pensione.
No alle ulteriori modifiche alle pensioni.
PER la
rivendicazione di forti aumenti salariali per ottenere salari europei e ristabilire
meccanismi di adeguamento automatici all¹inflazione reale.
Per opporsi
alla privatizzazione di scuola, sanità e servizi sociali.
No
all’ulteriore precarizzazione dei lavori prevista del libro bianco di Maroni.
Per la difesa
del diritto di sciopero.
Per la
costruzione di un’Europa sociale contrapposta a quella dei padroni.
No al taglio
dei servizi sociali e alle privatizzazioni per ripianare i bilanci pubblici.
Per la
richiesta di diritti e di una sanatoria per tutti i lavoratori immigrati.
Per dire un no
senza se e senza ma alla guerra riproposta come strumento di governo normale del
disordine mondiale. Un no che implica anche la
rivendicazione della riduzione delle spese belliche e militari, per cui - a differenza
dei servizi sociali - i fondi si trovano sempre.
Una
mobilitazione che non si esaurirà nella giornata di sciopero, ma sarà preceduta da un¹intensa
campagna con iniziative e assemblee pubbliche in tutt’Italia, e sarà seguita da
ulteriori iniziative, per dare gambe su cui camminare a una vasta opposizione sociale.
A questo percorso che noi auspichiamo di
tutti chiamiamo tutti i lavoratori e le lavoratrici, i precari e i disoccupati, le RSU di Cgil-Cisl-Uil che non si riconoscono più
nella concertazione, gli studenti , il movimento antiglobalizzazione,
i centri sociali, i lavoratori immigrati e tutti coloro che realmente ritengono che
un’altro mondo sia possibile
Cib-Unicobas,
Cobas Confederazione dei comitati di Base, CNL, CUB Confederazione Unitaria di Base, LAB, S.in.Cobas, SLAI Cobas, USI-Ait, Ucs
Gennaio
2002