Cari colleghi,
vi inviamo:
1 un volantone sulla situazione organici (Sul taglio...)
2 un volantino con indicazioni operative sullo stesso argomento (organico...)
3 un testo che molti di voi avranno già ricevuto, nel caso vi preghiamo di scusarci, sulla necessità di lanciare una campagna contro il prolungamento dell'orario (quattro...).
L'assemblea di lunedì 25 marzo all'Avogadro ha visto una buona partecipazione nonostante l'ampiezza del salone non rendesse giustizia alla riuscita dell'iniziativa e, soprattutto, l'impegno di diversi colleghi a lavorare concretamente:
- sulla costruzione di iniziative scuola per scuola in difesa dell'organico
- sull'apertura di una trattativa, per quanto riguarda le cattedre di sostegno, con la Direzione Regionale e con la SSIS con l'obiettivo di aprire i corsi al maggior numero possibile di colleghi, abilitati o meno, sia della scuola secondaria che della primaria. A questo proposito, inoltre, abbiamo ottenuto un incontro con la Regione che terremo al più presto.
Ricordo a tutti che, per noi, l'iniziativa su questi temi è, certamente, essenziale per quanto riguarda la solidarietà ai colleghi precari ma, nello stesso tempo, si lega alla nostra battaglia generale contro il contratto cannibale e cioè contro il tentativo dell'amministrazione di legare gli, eventuali, aumenti salariali per chi resterà nella scuola ai risparmi derivanti dal taglio dell'organico.
Riceverete, a breve, ulteriori informazioni e materiali sull'argomento.
Con l'occasione ricordo che la CUB Scuola, come l'assieme della CUB, ha aderito al corteo che partirà alle 15 di SABATO 6 APRILE da Piazza CRISPI  e terminerà con un  Concerto alle 18 Piazza CASTELLO. Sarà anche un'occasione per lanciare lo sciopero di martedì 16 aprile.
Sullo sciopero e le iniziative che lo accompagneranno è in preparazione ulteriore materiale.
Buone feste
Cosimo Scarinzi

SUGLI ORGANICI D’ISTITUTO

 

Alla luce delle disposizioni attualmente in vigore, i Dirigenti Scolastici inviano alla Direzione Generale Regionale una proposta di formazione delle classi ed una conseguente richiesta di organico dei docenti “sentiti i competenti organi collegiali” (art.45 DM 331/98, art.22 comma 3 L.448/2001, art.2 comma 3 Decreto Interministeriale organici 2002/2003), rappresentando “le esigenze definite nel piano dell’offerta formativa e ogni altro elemento ritenuto utile” (art.2 comma 3 Decreto Interministeriale) e dopo aver informato le RSU (art.6 comma 3 CCNL ‘99; art.46 DM 331/98).

   Se il POF  prevede un’offerta formativa da realizzare tramite l’organico funzionale, perché l’istituto è tra quelli che sta sperimentando l’organico funzionale, la C.M. 16/2002 recita: “Dall’anno scolastico 2002/2003 cessa di trovare applicazione il decreto 3 aprile 2000, n.105, che ha introdotto l’organico funzionale in un limitato numero di istituzioni scolastiche dell’istruzione secondaria. Pertanto, la dotazione organica delle scuole interessate va gradualmente ricondotta nell’ambito della dimensione ordinaria, in relazione alla disponibilità di posti non coperti da titolari”. Ciò vuol dire che l’organico funzionale d’istituto si riduce solo in presenza di posti che si rendano liberi in conseguenza al trasferimento dei docenti titolari.

 

   La cattedre, poi, vengono costituite secondo le modalità contenute nell’art. 4 del Decreto Interministeriale, quindi, in prima battuta, anche con meno di 18 ore (comma 1). Dopo la costituzione delle cattedre-sede, “si procede alla costituzione di posti orario tra le diverse sedi della stessa scuola” (comma 2). Solo dopo le suddette operazioni gli spezzoni residui “sono utilizzati prioritariamente, ove possibile, per ricondurre fino alla concorrenza delle diciotto ore i posti d’insegnamento costituiti con orario inferiore, anche individuando moduli organizzativi diversi da quelli previsti dai decreti costitutivi delle cattedre, purché sia salvaguardata l’unitarietà dell’insegnamento di ciascuna disciplina” (comma 4). Successivamente, “qualora gli spezzoni residui non possano essere utilizzati secondo le modalità di cui ai commi precedenti, si procede alla fase associativa per la costituzioni di posti di insegnamento tra istituzioni scolastiche autonome secondo la normativa attualmente in vigore” (comma 5). Infine, “prima di procedere alle assunzioni a tempo determinato di propria competenza, i dirigenti scolastici, fatte salve le priorità indicate ai commi precedenti, attribuiscono ai docenti in servizio nell’istituzione, con il loro consenso, ore aggiuntive di insegnamento oltre l’orario obbligatorio, fino ad un massimo di 24 ore settimanali”(comma 6).

 

   Se la procedura per la determinazione degli organici è stata diversa da quella illustrata, è necessario richiedere immediatamente come RSU un incontro di conciliazione presso l’apposito Ufficio della Direzione Generale Regionale e contattare la sede locale della CUB-Scuola

 

CUB SCUOLA
Corso Regio Parco 31 bis 10152 Torino

Telefax 011282929  E mail: cubscuola.torino@tin.it


CUB SCUOLA
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SUL TAGLIO DEGLI ORGANICI

GLI INTENTI

La riduzione degli organici del personale docente ed Ata fa parte delle misure di riduzione / riorientamento della spesa decise con la finanziaria. Le ragioni ufficiali dei tagli sono tre:

·         In Italia il rapporto allievi / docenti è più basso che negli altri Paesi dell'Ocse ed il riequilibrio di questo rapporto sarebbe un obiettivo ampiamente condiviso. Così nella sessione di bilancio il ministro Moratti ricordava che la riduzione degli organici per questo stesso motivo fosse stata decisa dai Governi del Centro-sinistra e regolarmente indicata nei programmi annuali e triennali, salvo poi non realizzarla, nella pratica, per aumenti imprevisti di posti registrati a consuntivo; [i]

·         Per riqualificare la spesa pubblica per l'istruzione sarebbe necessario spostare risorse dai costi di gestione (tra i quali i più importanti sono quelli fissi per il personale) alla spesa d’investimento;

 

Come si può notare, non si tratta di considerazioni particolarmente innovative: da più di un decennio, la politica di gestione del personale della scuola ha avuto come stella polare i riferimenti alla riqualificazione della spesa e alla carriera (o al "riconoscimento del maggiore impegno") di alcuni insegnanti.

Questi obiettivi sono sempre stati condivisi dai sindacati istituzionali e nella loro pratica rivendicativa è stato costante il riferimento a "non disperdere le risorse", cioè in pratica a concentrare gli aumenti solo su di una parte del personale. Solo dopo la vera e propria rivolta degli insegnanti contro il concorsone di due anni fa, le organizzazioni sindacali presenti alle trattative (Cgil-Cisl-Uil più Snals e Gilda) hanno mutato rotta, proponendo come obiettivo le retribuzioni europee.

Allo stesso modo si può verificare come anche nelle finanziarie precedenti si erano operati tagli negli organici, basati sia sulla riduzione del numero delle classi causata dal fatto demografico del calo delle iscrizioni, sia aumentando il numero degli allievi per classi.  Per esempio le tabelle degli organici allegate al DM 331/1998 prevedevano nel triennio 1998-2000 una diminuzione complessiva dell'1,7% del numero degli allievi, concentrata soprattutto nelle superiori, un taglio complessivo di 12.200 classi (pari al 3,2%, quindi nettamente superiore al calo demografico), con la conseguente riduzione del 2,2% del personale insegnante (in concreto: 15.250 posti in meno)

 

 Quello che è cambiato sono sostanzialmente tre cose:

 

·         L'accordo tra i ministri dell'Istruzione e dell'Economia propone di realizzare le riforme sull'età d’ingresso a scuola, dell'articolazione complessiva del sistema (staccando la formazione professionale dall'istruzione "generale") e della politica retributiva a costo zero. Quindi bisogna per prima cosa realizzare i tagli per poter contestualmente avviare le riforme: il che è perfettamente coerente con la logica neo-liberale che vede nella riduzione della spesa pubblica di Welfare una delle condizioni dello sviluppo economico. La proposta è di legare retribuzione, maggior impegno lavorativo ed organici più ristretti: uno scambio "cannibale" tra numero dei posti e qualche aumento salariale.

·         Come la Moratti affermava in sede di finanziaria, la riduzione dell'organico avviene a spese essenzialmente dei docenti precari. In questo il precedente governo aveva - dal punto di vista dei riformatori attuali - predicato bene, ma razzolato male. I tagli pianificati non si erano realizzati ed anzi alcune misure andavano in senso opposto: dal semi-esonero per duemila docenti comandati presso le Ssis agli "organici funzionali" la cui sperimentazione guidata con mano clientelare prevedeva un organico superiore a quello ordinario.

·         Le misure organizzative non sono più predisposte dal Ministero assieme agli esperti sindacali, né sono previsti meccanismi concertativi d’addolcimento dei tagli. Il Ministero vuol prendere in mano senza mediazioni la gestione degli organici e quindi i sindacati istituzionali non possono più svolgere la funzione ambigua di "indirizzo" e al tempo stesso di "moderazione" dell'innovazione.  Ciò ha prodotto una forte protesta sindacale e la richiesta di un confronto sugli organici, anche se non sono oggetto di contrattazione.[iii]

 

I MEZZI

Sono previste riduzioni di organico progressive, nel corso di un triennio, fino a un totale di 36.000 unità nel 2004/2005. Il taglio per il prossimo anno sarà di 8.500 posti nelle 10.750 scuole (quindi quasi un posto per scuola), così articolato:

 

L'incidenza delle riduzioni non è parallela alla diminuzione delle iscrizioni prevista: infatti, il numero di alunni dovrebbe ridursi di più nella scuola elementare (- 12.500 iscritti) che nei gradi successivi (-6.000 nella scuola media, -8.000 nelle secondarie). Va detto che - stante l'attuale rapporto alunni/docenti - un calo nelle iscrizioni di circa 26.000 unità dovrebbe comportare una riduzione di non più di 2.500 posti[iv].

La scelta di limitare i tagli nelle elementari dipende probabilmente in parte dall'incremento della scolarità previsto nei prossimi anni per le iscrizioni anticipate previste dalla nuova Riforma dei cicli; ma forse anche dall'intento di saturare l'orario di lavoro nelle medie, eliminando progressivamente i meccanismi che prevedono ore a disposizione.

 

Gli organici regionali

I modi per realizzare questi tagli sono indicati nella circolare n. 16 del 19 febbraio 2002, che presenta lo schema del decreto interministeriale "relativo alle disposizioni sulla determinazione degli organici del personale docente per l'anno scolastico 2002-2003".

I tagli decisi a livello centrale determinano la nuova consistenza degli organici regionali; sono poi i direttori regionali a doverli ripartire tra le province di competenza e tra le scuole. Inoltre i direttori regionali possono anche ridurre le dotazioni organiche provinciali (Dop): cioè i posti disponibili per il tempo pieno, il tempo prolungato ed i progetti.

E' prevista la possibilità di effettuare compensazioni tra le dotazioni dei diversi gradi e di accantonare un'aliquota di posti delle dotazioni regionali "per far fronte a esigenze di particolare criticità" oltre che per permettere la prosecuzione di progetti di particolare rilevanza didattica e/o sociale. In sostanza, una parte dell'organico regionale può essere riservata per concedere qualche classe in più in situazioni disperate o politicamente scottanti, oppure per continuare ad essere utilizzata per progetti, su comando ecc.

Questo comporta che nella fase di confronto con le scuole i direttori regionali probabilmente punteranno in prima battuta a massimizzare i tagli, ad un'applicazione rigida della normativa, per crearsi così una "riserva" di posti.

Infine il Ministero prevede di costituire un'apposita struttura per monitorare il corretto adempimento delle operazioni.

 

La formazione delle classi

Sono i dirigenti scolastici a formulare la proposta degli organici di istituto sulla base delle esigenze stabilite nel piano dell'offerta formativa, "improntando le proposte a rigorosi criteri di razionalità e di contenimento della spesa"; i direttori regionali definiscono le dotazioni di ogni scuola nei limiti dell'organico complessivo a disposizione.

I criteri di formazione delle classi non sono molto cambiati, poiché il riferimento è sempre al D.M. 331 del 1998[v].

 

·         Si richiama comunque la necessità di accorpare le classi intermedie ed eventual-mente anche quelle finali (al posto di due quinte di 13 e 14 studenti, una sola di 27), per raggiungere il valore medio previsto di 25.

·         Anche nei casi in cui è presente un portatore di handicap, il nulla osta per la concessione di classi con numero d’allievi inferiore al minimo fissato "dovrà essere limitato ai casi di comprovata gravità"

In ogni caso “i posti e gli spezzoni orari derivanti da detti incrementi non modificano il numero e la composizione delle cattedre, anche costituite tra più scuole, così come determinati dall’organico” (art. 9): insomma si vuol chiudere la porta alla possibilità di utilizzare eventuali classi in più per risolvere i problemi di cattedre orario particolarmente disagiate. Gli spezzoni naturalmente dovranno prioritariamente essere offerti agli insegnanti della scuola, ma come orario aggiuntivo, non ricomponendo le cattedre.

 

Gli organici d’istituto: determinazione dei posti

Un ulteriore meccanismo, che sarà messo in opera ad integrazione delle misure suddette, riguarda la formazione dell'organico di diritto. Dopo aver determinato le cattedre “complete” delle varie discipline sulla base della normativa, saranno create cattedre orarie a livello d’istituto, comprendendo indifferentemente diverse sedi della stessa scuola e ore nei corsi diurni e serali (art. 8 commi 2 e 3).

Se residuano degli spezzoni (il che accade quasi sempre), "dovrà essere preliminarmente verificata la possibilità di utilizzare [per gli spezzoni] il completamento a diciotto ore dei posti d’insegnamento costituiti con orario inferiore a quello dell'obbligo", "anche attraverso alla scissione degli insegnamenti appartenenti alla stessa classe di concorso" (per esempio scindendo l’insegnamento di lettere e storia tra due docenti.

Prima di assumere docenti a tempo determinato per gli ulteriori eventuali spezzoni residui, questi saranno proposti ai docenti in servizio che intendessero svolgere più di diciotto ore d’insegnamento, fino ad un massimo di ventiquattro.



[i] Dalla replica del Ministro Letizia Moratti nell'esame in Commissione VII, della legge finanziaria (11 ottobre 2001): "Un'ultima fondamentale annotazione in materia di personale della scuola. L'art. 40 della legge finanziaria 1998 prevedeva una riduzione del personale del 3% nel biennio 1998/1999, con un risparmio previsto di 1900 miliardi. La legge finanziaria del 2000 prevedeva un’ulteriore riduzione dell'1% con riferimenti espliciti a riduzioni delle supplenze brevi. A fronte di queste misure vi è stato invece un incremento di personale docente di 55.000 unità, di 94.000 ATA e un incremento incontrollato di supplenze. Questa è la situazione che noi abbiamo ereditato e le disposizioni contenute nell'art. 13 sono finalizzate a fornire gli strumenti per l'inizio di un effettivo governo della spesa del personale scolastico nonché per l'inizio di una riqualificazione della spesa, finora prevista ma mai attuata."

[ii] "Sulla valorizzazione del personale docente, da conseguire attraverso il reinvestimento dei risparmi preventivati, siamo sempre stati consapevoli che la soluzione effettivamente più congrua ed opportuna sarebbe quella di destinare a quel fine l'intero ammontare dei risparmi stessi. Peraltro, questa soluzione si porrebbe del resto nel solco del perseguimento degli obiettivi di qualità tracciati già dalla legge n.440 del 1997. Peraltro devo mettere in evidenza che risorse per il comparto della scuola sono state specificatamente previste nella legge finanziaria, in aggiunta alle risorse previste per tutto il pubblico impiego" (Replica del Ministro Letizia Moratti ...)

 

[iii] Come è comprensibile, quando con l'intesa del 4 febbraio la "concertazione" (in sostanza, un rapporto privilegiato con l'amministrazione) è stata di nuovo offerta, il sindacato ha firmato e sospeso gli scioperi. Solo dopo, quando è peggiorata la congiuntura tra Cgil-Cisl-Uil ed il Governo Berlusconi, il problema dei tagli è stato portato in primo piano, con scioperi unitari territoriali.

 

[iv] Come chiarisce anche la circolare ministeriale 16/2002, le riduzioni avvengono "sia in dipendenza di un puntuale adeguamento delle previsioni alla effettiva situazione degli alunni frequentanti nell'anno scolastico in corso, sia per effetto di modeste riduzioni legate a esigenze di contenimento della spesa"

[v] Ricordiamoli brevemente: nella scuola materna, il numero minimo per sezione è di quindici bambini ed il massimo di venticinque, con la possibilità di ridistribuire eventuali eccedenze (art. 14); nelle elementari  il numero di allievi per classe non può superare “di norma” venticinque (art. 15).

Nelle scuole secondarie di primo grado  le classi prime si formano con un numero massimo di 25 e minimo di 15; in caso di resti, la consistenza può essere elevata a ventisei o al massimo a ventisette (art. 16 commi 1 e 2). In sostanza: da 30 a 52 due classi; da 53 a 78 tre classi ... Negli anni successivi si procede a fusioni solo se il numero medio per classe scende al di sotto di quindici.

Nelle scuole secondarie di secondo grado il numero minimo di allievi è “di norma” 25 e questo è il divisore utilizzato per la formazione delle classi iniziali di ogni indirizzo e ciclo; gli eventuali resti devono essere ridistribuiti fino a 28. In casi particolari (art. 18 commi 4 e 5) è concessa l’istituzione di classi con non meno di venti allievi. Nelle classi intermedie si procede a riaccorpamenti se il numero medio per classe è inferiore a venti. Restano valide in ogni grado le eccezioni previste dall’art. 10 per gli alunni portatori di handicap che prevedono “di norma” classi con non più di  venticinque allievi e che, nei casi di maggior gravità, consentono la costituzione di classi anche con meno di venti iscritti.

[vi] Art. 9: “Al fine di assicurare la massima possibile coincidenza tra le classi previste ai fini della determina-zione dell'organico di diritto e quelle effettivamente costituite all'inizio di ciascun anno scolastico, è consentito derogare, in misura non superiore al 10%, al numero massimo e minimo di alunni per classe previsto, di regola, per ciascun grado di scuola, dai successivi articoli”.

 


Quattro  BUONE RAGIONI PER NON ACCETTARE CATTEDRE CON PIU' DI 18 ORE

 

1 - SOLIDARIETA' COI COLLEGHI

Ogni ora eccedente le 18 che noi accettiamo viene sottratta ai colleghi. Per ogni 18 ore di orario prolungato ci sarà un supplente che si troverà senza lavoro. A livello nazionale, si tratta di molte migliaia di posti di lavoro. Anche fra i colleghi di ruolo, avverrà che l'ultimo nella graduatoria d'Istituto potrà perdere la cattedra o rimanere con uno spezzone.

 

2 - RETRIBUZIONE

Le ore di lavoro straordinario sono pagate molto meno di quelle ordinarie. Questo perché le ore eccedenti sono pagate in modo proporzionale alla retribuzione meno l'Indennità Integrativa Speciale, che rappresenta circa il 31 % della retribuzione lorda. D'altro canto ogni ora di lezione in più si ripercuote anche sugli altri impegni di lavoro (più consigli, più compiti da correggere...).

Consideriamo, ad esempio, una retribuzione mensile media:

 

 

lordo (euro)

netto (euro)

cattedra di 18 ore

1571

1252

cattedra di 24 ore

2167

1497

 

Ad un aumento di lavoro pari al 33 % corrisponde un aumento della retribuzione solo del 23% sul lordo e del 19% sul netto! Se calcoliamo convenzionalmente 4 + 1/3 settimane al mese, con un calcolo approssimato:

 

 

retribuzione oraria netta

per le prime 18 ore

16,0     euro/ora

per ogni ora oltre le 18

9,4       euro/ora

 

 

3 - IMPARIAMO DAL PASSATO E GUARDIAMO AL FUTURO

Da anni è in atto una manovra per trasformare quello dell'insegnante da un mezzo lavoro mezzo pagato a un lavoro intero mezzo pagato.

Quando e se la maggior parte degli insegnanti avrà accettato una cattedra di 24 ore, quella sarà la prestazione di lavoro normale e sarà retribuita, in termini di salario reale, come l'attuale cattedra di 18 ore. Al Governo basterà concedere aumenti salariali inferiori all'inflazione. Inoltre un insegnante che lavora 24 ore alla settimana in classe ha meno tempo ed energia da dedicare alle altre attività funzionali all'insegnamento.

 

4 - UNA QUESTIONE DI PRINCIPIO

Da anni ci illudono promettendo un adeguamento agli stipendi europei e turlupinandoci nei fatti. Dimostriamo, per una volta, di avere quel senso critico la cui mancanza rimproveriamo spesso ai nostri allievi. Dimostriamo di essere uniti nella difesa dei nostri interessi comuni. Pretendiamo una retribuzione dignitosa e rifiutiamo le briciole, per di più avvelenate.

 

CUB Scuola

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