(Nostra Proposta di legge per la difesa della lingua italiana (e non solo) e degli interessi nazionali ad essa legati)

Atti  Parlamentari --- 1 --- Camera dei Deputati --- XIV LEGISLATURA

 

CAMERA DEI DEPUTATI  N. 5714
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PROPOSTA DI LEGGE
d’iniziativa dei deputati
Emerenzio Barbieri, Ranieli, Mereu

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Disposizioni in materia di accesso  allo studio
e all'uso della lingua internazionale esperanto.

Presentata il 10 marzo 2005

    ONOREVOLI COLLEGHI ! - Oggi, nel contesto di europeizzazione in cui stiamo vivendo, il problema linguistico si fa sempre più sentire.
Da un po’ di tempo si accendono e si susseguono dibattiti sul problema delle lingue di lavoro negli organismi comunitari e, quantunque sembri che questo sia un problema esclusivo di Bruxelles, esso tocca pure noi, e come!
In quei palazzi si va delineando un’Europa in cui la lingua di lavoro è quella di una nazione o di un gruppo di nazioni, lingue che vanno apprezzate per i loro valori storici e culturali, ma che non dobbiamo e non possiamo accettare come superlingue, non avendo esse qualità e meriti culturali o espressivi superiori alle altre.
    La lingua costituisce un completamento necessario della personalità degli individui e dei popoli ed è determinante per farli sentire effettivamente partecipi di una comunità (vedi curdi, israeliani, rom, …).
Rispettare la lingua significa rispettare i suoi parlanti, come è sancito dai trattati.
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Sappiamo che la conoscenza di una lingua dà maggiore potere a chi la padroneggia meglio ma dobbiamo evidenziare che l’apprendimento scolastico non mette mai il discente alla pari - per fluidità di linguaggio e capacità espressiva - con chi quella lingua l’ha appresa dalla nascita.
    Alcune persone sono particolarmente dotate per l’apprendimento delle lingue; ma per la stragrande maggioranza per arrivare a conoscere una lingua etnica alla stregua dei nativi, portandosi sullo stesso piano di competitività, è necessario impegnare una buona fetta di quel capitale limitato che è la vita. Tale lingua diventa quindi distruttiva, poiché per recuperare il capitale di tempo e denaro investito, si tende inconsciamente ad utilizzarla il più possibile, anche quando non necessario, sostituendola alla materna.
Già oggi, alcune “superlingue” subdolamente imposte nella pratica, ci colonizzano portando a una discriminazione di fatto tra i cittadini d’Europa e al parziale disinteresse per la propria cultura.

    Il linguaggio influenza anche il modo di pensare e quindi anche il modo di creare; ne deriva l’importanza che ha per la collettività la preservazione di tutte le lingue
La lingua, del resto, non ha valenze solo culturali e sociali, ma anche importanti risvolti economici.
Siamo consci che il sistema multilinguistico adottato a Bruxelles, è costosissimo e paralizzante.
Infatti per rendere possibile i dibattiti diretti si fa ricorso ad alcune cosiddette “lingue di lavoro”, a scapito dei parlanti delle altre.
Quantunque l’Italia sia stata tra i fondatori dell’Unione Europea, la sua lingua, per la legge dei numeri, data la sua poca presenza nel piano globale indipendentemente dalle sue qualità, rischia l’emarginazione. E noi italiani, con essa.
    Basta dare un’occhiata alla modulistica che arriva da Bruxelles o vedere in quali lingue possono essere presentate le richieste di brevetti o finanziamenti europei. In particolare nei brevetti ricordiamo che è la sfumatura della parola che lo rende rivendicabile oppure no.
    C’è poi l’ipocrisia della Commissione europea che con firma del Capo unità - Politica delle lingue - scrive che “ si è scelto di non puntare su un’unica lingua comune… ma di promuovere il multilinguismo con l’apprendimento di almeno due lingue dei vicini oltre alla propria lingua materna.” In questo modo si nega a parole ciò che viene fatto in pratica, altrimenti come potrò mai io, italiano che ho imparato le lingue dei miei vicini francese, tedesco, sloveno e albanese a colloquiare con uno spagnolo o un inglese e dichiararmi cittadino appartenente alla stessa comunità?
Dunque si lascia fare alla tendenza attuale, più o meno guidata, di privilegiare l’uso di alcune lingue, sostenendo tale scelta con l’effettivo uso che di queste lingue si fa nei rapporti internazionali.
    Resta innegabile che tale pratica di ufficializzazione camuffata come semplice lingua di lavoro, mantiene comunque l’effetto distruttivo sulle altre lingue europee ridotte al ruolo di dialetti. Senza considerare l’immeritato vantaggio concesso a milioni di cittadini, i quali ricevendo uno status di privilegio per nascita umilierebbero ogni altro popolo e porrebbe sin dalla nascita gli altri cittadini in stato di vassallaggio.
    Qualcuno dice che la lingua non si può imporre e che i popoli hanno già scelto una lingua nazionale per l’uso internazionale. Ma vogliamo scherzare ? La necessità non è mai scelta, e agli italiani non è stata data la possibilità di scelta perché non è stata data loro la conoscenza, su cui basare tale scelta
Una lingua nazionale è connaturata con il carattere, la storia e le tradizioni di un popolo. Essa tende col medesimo ad evolversi in forma autonoma e quindi a trasformarsi; risulta quindi impensabile condizionarne l’evoluzione per assicurare quella uniformità essenziale, nel tempo e nello spazio, per essere effettivamente internazionale.
    Occorre domandarsi se questa è l’unica strada possibile o se ci sono altre soluzioni, forse migliori.
C’è chi propone l’adozione, per la funzione di lingua ausiliaria internazionale, di una lingua classica “morta”, ma come è possibile adattarla alle esigenze espressive moderne senza snaturarne la struttura?
Allora dobbiamo rassegnarci?
    Mentre è vero che non ci si può rassegnare ad un ingiusto ruolo di inferiorità e che non possimo impegnarci in un perdente confronto di inferiorità e che non possiamo impegnarci in un perdente confronto di forze; possiamo, però, prendere in considerazione e appoggiare un’alternativa semplice, non impositiva, gradualmente introducibile consistente nell’ufficializzare l’equiparazione alle attuali lingue di lavoro di una vera lingua transnazionale, non etnica, economica e moderna, alla portata di tutti, che svolga una funzione riequilibratrice sulle lingue cosiddette forti, restituendo alle lingue oggi diventate di serie B o C la pari dignità cui hanno pieno diritto.
    Così si difende fattivamente, senza levate di scudi, la lingua italiana oltre al multilinguismo solo sbandierato dell’UE.
Questo noi proponiamo per la difesa della lingua italiana. Proponiamo di riportare nei propri confini nazionali la qualifica errata di “lingua internazionale” oggi data alle lingue nazionali usate in campo internazionale
Riteniamo di poter ben difendere, in questo modo indiretto, il patrimonio di lingua e di pensiero dei nostri padri, informando e introducendo da subito, dopo avere diffuso le informazioni necessarie, l’insegnamento libero di una lingua internazionale neutrale, senza contrapposizioni alla situazione presente.
    Ciò permetterebbe di soddisfare anche la necessità di coagulare individui e popoli, per farli sentire effettivamente partecipi a pari titolo della Comunità Europea, senza intaccare minimamente l’apprezzamento individuale e il rispetto che ognuno deve a sé stesso e agli altri.
Ovviamente la lingua internazionale deve essere, oltre che neutrale, anche razionale, cioè moderna, con difficoltà di apprendimento ridotte perché priva delle specificità di ogni lingua etnica.
Assenza di specificità che faciliterebbe l’apprendimento anche da parte di un pubblico di non alta scolarizzazione. Una lingua le cui caratteristiche si adattino al meglio ai moderni mezzi multimediali di studio, permettendo così la sua rapida diffusione e, principalmente, non sia distruttiva (glottofagica) del patrimonio linguistico esistente.
    Una tale lingua, collaudata da più di cent’anni di uso in tutto il mondo, l’abbiamo individuata nella lingua pianificata chiamata esperanto.
L’esperanto è una lingua ausiliare non colonizzante perché richiedendo un modesto tempo di apprendimento, non stimola quell’inconscia necessità di essere usato quando non serve, cioè fuori dai rapporti internazionali.
L’esperanto è l’unico, tra le centinaia di progetti e tentativi di lingua internazionale, che sia diventato lingua viva, parlata da persone viventi in tutti i continenti, il che ha contribuito a creare anche una sua letteratura autonoma.
    L’esperanto è l’unico progetto che abbia superato le difficoltà determinate da due guerre e da periodi di regimi nazionalistici, che hanno cercato di soffocarlo.
L’esperanto è una lingua scritta con l’alfabeto latino, con struttura flessivo-agglutinante, a fonetica univoca, con sole sedici regole grammaticali fondamentali, prive di eccezioni. Il lessico è formato da radici scelte tra quelle ricorrenti con maggior frequenza nelle lingue classiche e moderne, delle quali costituisce così una felice sintesi.
L’uso di prefissi e suffissi, con significato determinante e costante, consente la facile formazione di un’ampia gamma di parole derivate, atte ad esprimere ogni sfumatura del pensiero, con perfetta adesione al concetto da manifestare, con sforzo mnemonico ridotto.
Una dichiarazione di 27 membri dell’Accademia Francese delle Scienze definì l’esperanto un capolavoro di logica e di semplicità; queste caratteristiche, oltre alla neutralità, sono infatti essenziali affinché una lingua possa dirsi atta al ruolo di lingua transnazionale.
    L’esperanto si può efficacemente imparare tramite i calcolatori, oltre ad essere facilmente accessibile per la sua struttura ai popoli di qualsiasi gruppo linguistico ed agli individui di ogni grado culturale.
E’ importante notare che esso manifesta una notevole efficacia propedeutica per l’apprendimento di altre discipline e, particolarmente, delle lingue straniere, per via della sua struttura grammaticale e della sua logicità.
    Non è poi da trascurare l’apporto alla formazione di una coscienza individuale più aperta ai problemi della convivenza umana.
Nonostante le riserve, i pregiudizi, la disattenzione e, peggio, la disinformazione non sempre serena, che ne frenano l'espansione, l'esperanto può già contare su innumerevoli gruppi e centri didattici sparsi in ogni parte del pianeta, su una fiorente produzione letteraria e scientifica (40mila titoli solo alla Biblioteca nazionale britannica e, per l'Italia, oltre 6000 titoli presso l'Archivio di Stato, nel Castello Malaspina di Massa Carrara). In diverse università, come quella di Paderborn in Germania e di Budapest in Ungheria, o quella di Torino, o come l'Accademia Internazionale delle Scienze, con sede a San Marino, l'esperantologia è materia curricolare e la lingua è impiegata per lezioni, esami, tesi di laurea e documentazione d'archivio e di segreteria.
L’uso dell’esperanto in Compact Disk, opuscoli turistici, cataloghi e prospetti commerciali, in internet ed in radio è in continuo aumento.
In seguito a una petizione firmata da milioni di persone, l’Assemblea Generale dell’UNESCO ha riconosciuto il fattivo ruolo svolto dall’esperanto negli scambi culturali tra le nazioni, attribuendo all’Associazione mondiale per l’esperanto (UEA) lo statuto Consultivo.

    

L’UEA si articola in associazioni nazionali aderenti e dispone di una rete di oltre 3.500 delegati presenti in ogni parte del mondo.
Valutando queste considerazioni, richiediamo di istituire l’insegnamento dell’esperanto e il suo utilizzo in parallelo alle attuali lingue di lavoro usate nella segnaletica stradale e turistica e nei documenti internazionali, quali passaporti, patenti, ecc, perché solo indirettamente con questo mezzo, possiamo costituire un baluardo naturale per la sopravvivenza e la difesa della parità linguistica e culturale di tutti a cominciare da quella italiana, riscattandola così dall’attuale cieco servilismo.

    ONOREVOLI colleghi, nella costituzione dell’UNESCO è scritto che “le guerre cominciano nella mente degli uomini e che perciò proprio nella mente si devono cominciare a costruire le difese” e consci che la lingua è un elemento di efficace sostanziale coesione che sollecita ed agevola la realizzazione di quella integrazione europea e mondiale, ma che non deve essere causa della distruzione della biodiversità linguistica esistente, pensiamo che la diffusione di una lingua transnazionale e neutrale vada proprio in tal senso. Pertanto vi chiediamo l’approvazione della proposta di legge che vi presentiamo.
    Con essa, come è evidente dal testo proposto e dalla presente relazione, l’insegnamento e l’uso dell’esperanto non viene a sostituire quello delle lingue straniere, ma si affianca agli altri insegnamenti linguistici già ammessi nella scuola come già avviene ad esempio in Ungheria sin dal 1995.
Con l’articolo 1 della proposta di legge che ricalcano altre proposte mai arrivate all’esame del Parlamento, per la scadenza anticipata delle legislature del passato, si introduce l’insegnamento elettivo della lingua internazionale esperanto nella scuola. Con ciò si intende contribuire ad allagare il processo educativo dei giovani verso una coscienza internazionale, favorita dalla possibilità pratica di relazioni non limitate in una sola direzione, al fine di alimentare la formazione culturale dei ragazzi in uno spirito democratico di apertura sociale e di disponibilità responsabile verso tutti i popoli e la loro cultura.
    Si chiede che l’insegnamento facoltativo di esperanto debba essere possibile anche nella scuola dell’obbligo, tenendo conto dell’efficacia propedeutica della lingua che si manifesta in modo particolare in quella fascia di età. (vedi relazione della Commissione presieduta dall'On. Giuseppe Matulli, aprile-dicembre 1993)
La proposta di legge delega al Ministero dell’istruzione, università e ricerca (MIUR), i provvedimenti relativi ai programmi ed agli orari dei corsi, nonché alla costituzione di cattedre ed incarichi per l’insegnamento della lingua esperanto.
    Con l’articolo 2 si stabilisce che il MIUR si farà carico della informazione e sensibilizzazione degli studenti sulle motivazioni della scelta della lingua internazionale e stabilirà l’introduzione del suo insegnamento, con la relativa letteratura, nella scuola dell’obbligo, applicando le stesse disposizioni valide per l’insegnamento delle lingue straniere.
    Allo scopo, peraltro, di assicurare comunque l’apprendimento di una lingua straniera, la lingua esperanto trova posto in quei casi nei quali il piano di studi prevede due lingue straniere .
Con l’articolo 3 si integra la delega al MIUR per la modificazione e l’integrazione dei provvedimenti già previsti dalla legge 6 dicembre 1971, n. 1074, al fine di precisare i titoli validi per la partecipazione ai concorsi per l’assegnazione delle cattedre.
    In attesa della istituzione dei corsi universitari dell’insegnamento di cui si tratta, è stata prevista una norma transitoria, con la quale il possesso di una laurea integrata dal diploma di magistero rilasciato dall’Istituto italiano di esperanto, garantisce la preparazione didattico-culturale necessaria per insegnare.
Con l’ultimo articolo, nel precisare l’entrata in vigore della legge, si adempie alla prescrizione dell’articolo 81 della Costituzione, chiarendo che non ci sono ulteriori oneri finanziari, poiché la relativa previsione di spesa rientra nel normale bilancio preventivo del Ministero della pubblica istruzione e ricerca.

 

PROPOSTA DI LEGGE


Art. 1

-1. Agli insegnamenti elettivi di lingua straniera nella scuola statale dell’obbligo, è aggiunto quello della lingua internazionale esperanto.
-2. Tale insegnamento è istituito secondo programma ed orari stabiliti con decreto del MIUR, con le modalità previste per qualsiasi altra lingua straniera.
-3. Con decreto del MIUR sono stabilite le modalità per la costituzione di cattedre e incarichi di insegnamento, ad integrazione della tabella attuale.


Art. 2
-1. Il MIUR può istituire con proprio decreto l’insegnamento di lingua e letteratura esperanto, in base alle disposizioni regolanti gli insegnamenti ed i programmi di lingue e letterature straniere.
-2 L’insegnamento predetto può essere istituito nelle scuole e negli istituti il cui piano di studi ministeriale comprenda l’insegnamento di almeno due lingue straniere.
-3 Il MIUR si farà carico dell’informazione e sensibilizzazione circa le motivazioni della scelta della L.I.E.


Art. 3
-1. Con decreto del MIUR, ai sensi e nei termini di cui al settimo comma dell’articolo 1 della legge 6 dicembre 1971, n. 1074., sono stabiliti i titoli validi per l’ammissione ai corsi di abilitazione previsti nella presente legge e le relative classi di concorso
-2. Fino a quando non siano istituiti i corsi universitari di lingua e letteratura esperanto, possono essere ammessi ai corsi di abilitazione candidati in possesso di laurea e forniti del diploma di magistero, rilasciato dall’Istituto Italiano di Esperanto, oppure diplomi universitari stranieri riconosciuti equipollenti ad una laurea italiana in lingua e letteratura esperanto.


Art. 4
-1. All’onere finanziario derivante dalla presente legge si provvede con gli stanziamenti ordinari di bilancio del MIUR.
-2. La presente legge ha effetto dall’anno scolastico successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.


(Nia Leĝpropono por defendi la italan lingvon (kaj ne nur) kaj la naciajn interesojn al ĝi kunligitaj)

Parlamentaj Agoj --- 1 --- Deputit-ĉambro --- XIV LEĜFARA PERIODO

 

ĈAMBRO DE LA ITALAJ DEPUTITOJ  N. 5714
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LEĜPROPONO
laŭ iniciato de la deputitoj
Emerenzio Barbieri, Ranieli, Mereu

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Disponoj pri ebleco studi
kaj uzi la internacian lingvon Esperanton

Prezentita la 10-an de marto 2005

    HONORINDAJ KOLEGOJ ! - Hodiaŭ, en la kadro de la eŭropaniĝo en kiu ni vivas, la lingva problemo estas ĉiam pli sentata.
Jam de kelkaj jaroj startas kaj sinsekvas debatoj pri la labor-lingvo en la eŭropa parlamento kaj, kvankam tiu ĉi problemo ŝajnus ekskluziva Brusela problemo, ĝi tuŝas nin profunde.
    En tiuj palacoj, siluetiĝas Eŭropo en kiu la laborlingvo estas tiu de iu nacio aŭ de iu aro da nacioj, kies lingvoj estu ŝatindaj pro siaj historiaj kaj kulturaj valoroj, sed ni nek povas nek devas akcepti ilin kiel superajn lingvojn, ĉar ili ne havas kvalitojn kulturajn aŭ esprimajn meritojn superajn al la aliaj.
    La lingvo estas necesa parto de la personeco de la individuoj kaj de la popoloj kaj ĝi estas fundamentaa identigilo por efektive sentigi ilin parto de komunumo (vidu kurdojn, israelanojn, tsiganojn…) Respekti lingvojn signifas respekti ilian parolantojn, kiel estas sankciite en la kontraktoj.
Ni scias ke la kono de iu lingvo donas pli da povo al tiu kiu pli bone mastrumas ĝin, sed estas notinde ke la lerneja lernado neniam parigas la lernanton – kiel flueco de babilado kaj kapabl-esprimo - kun tiu kiu lernis ĝin ek de la naskiĝo.
    Kelkaj persononoj estas aparte dotitaj al la lernado de fremdaj lingvoj; sed la plej granda parto de la homoj, por koni etnan lingvon samnivele kiel la denaskuloj kaj esti sur la sama start-punkto de kompetitiveco, devas investi gravan parton de tiu kapitalo, kiu estas la vivo. Tiel tiu lingvo fariĝas detruiga (glotovora), ĉar por reakiri tiujn investitajn monan kaj tempan kapitalojn, oni strebas senkonscie uzi ĝin plej eble, ankaŭ kiam tio ne necesas, anstataŭante la patran lingvon. Jam hodiaŭ, kelkaj “superlingvoj” estas kaŝe kaj praktike truditaj, koloniigante nin kaj alportante diskriminacion inter la eŭropanoj kaj ekmalintereson pro la propra kulturo.
La lingvo influas ankaŭ la pensmanieron kaj la pensmaniero direktas la kre-manieron, do ni povas konstati la gravecon por la komunumo konservi ĉiujn lingvojn.
    Krome, lingvo ne havas nur kulturajn kaj sociajn aspektojn sed ankaŭ gravajn financajn sekvojn.
Ni konscias ke la multlingva sistemo, oficialigita en Bruselo, estas tre multekosta kaj paraliziga.
Fakte por ebligi la rektajn debatojn oni devas uzi kelkajn lingvojn nomitajn “laborlingvoj”, malprofite de la aliuloj. Kvankam Italio estis inter la fondintoj de la Eŭropa Komunumo, pro la malgranda prezenco de nia lingvo en la mondo, do pro la leĝo de la numeroj kaj ne de la kvalito, ĝi riskas esti flanke metita. Kaj ni italoj kun ĝi.
Sufiĉas okulvido al la modularoj alvenantaj de Bruselo aŭ vidi per kiuj lingvoj oni povas peti eŭropajn patentojn aŭ financadojn. Krome ekzistas la hipokriteco de la eŭropa Komisiono kiu pere de la ĉefo de la unuo por la Politiko de la lingvoj – skribas ke “Eŭropo rifuzas adopti komunan lingvon... por promocii la multlingvecon per la lernado de almenaŭ du lingvoj de la najbaroj, krom la propra patra lingvo”. Tiel oni neas per la vortoj, tion kion oni praktike faras. Alie kiel mi, kiu lernis la lingvojn de miaj najbaroj francaj, germanaj, slovenaj kaj albanaj povos interparoli kun angloj aŭ hispanoj? Kaj aserti ke ni estas civitanoj de la sama Komunumo?
Sekve, oni lasas flui la nunan emon, pli malpli adresita, kiu privilegias uzadon de kelkaj lingvoj, deklarante ke tiu elekto kongruas kun la praktika uzo de ili en la internaciaj rilatoj.
    Evidentiĝas ke tiu praktiko kaj ĝia oficialigo kamuflita kiel simpla laborlingvo, enhavas ĉiam detruan efikon sur la aliaj lingvoj reduktitaj je dialektaj roloj.
Kaj tio sen konsideri la senmeritan avantaĝon, donacita al milionoj da civitanoj, kiuj, ricevante privilegian statuson pro naskiĝo, humiligus ĉiun alian popolon, metante ilin ek de ilia naskiĝo en vasaleca kondiĉo.
    Iuj diras ke la lingvon oni ne povas trudi kaj asertas ke la popoloj jam elektis nacian lingvon por internacia uzado. Eble ili volis ŝerci. Neceso neniam estas elekto, italoj kaj eŭropanoj devu scii por elekti, kaj ni devas doni tiun eblecon.
    Nacia lingvo estas kunligita al la karaktero, al la historio kaj tradicio de la koncerna popolo. Ĝi strebas kun tiu evoluii en aŭtonoma formo kaj ŝanĝiĝi; ne estas penseble kondiĉi tiun evoluon, por certigi la unuecon en la tempo kaj en la spaco, esencaj kvalitoj por esti reale internacia.
Necesas sin demandi, ĉu tiu ĉi estas la sola vojo ekzistanta aŭ ĉu ekzistas aliaj solvoj, eble pli taŭgaj.
Iuj proponas adopti, kiel internacia helpa lingvo, “mortintan” lingvon, sed kiel eblas adapti ĝin al la modernaj esprimoj sen degenerigi ĝian strukturon?
    Sekve. ĉu ni devas rezigni?
Estas veraĵo ke oni ne povas rezigni al maljusta rolo de malsupereco kaj ke ni ne povas rekte batali pro tro granda diferenco en la fortoj; sed ni povas konsideri apogi simplan alternativan iniciaton, ne truditan, laŭgrade enkondukeblan, konsistantan en oficialigo de la egaligo al la nunaj laborlingvoj de iu vera internacia lingvo, ne etna. Tio defendus aktive la personecon de la itala lingvo kaj de la multlingvismo de EU, lasante al la civitanoj, korekte informitaj, la liberan elekton kaj ĝian disvastigon.
Do, tion ni proponas por defendi la italan lingvon.
    Ni proponas rekonduki oficiale al naciaj limoj, la malkorektan kvalifikon de internacia lingvo, ofte donata al la lingvoj uzataj en la internaciaj rilatoj.
Ni opinias ke tio estas bona defendado, kvankam nerekta, de la heredaj havaĵoj de lingvo kaj penso de niaj prapatroj, simple informante kaj tuj donante la eblecon lerni internacian neŭtralan lingvon, sen kontraŭstaroj al la nuna situacio. Tio permesus solvi ankaŭ la neceson kunligi personojn kaj popolojn, por reale sentigi ilin samnivelaj partoprenantoj en la Eŭropa Komunumo, sen tuŝi eĉ iomete individuajn estimon kaj respekton nek al si mem nek al aliaj.
Kompreneble, la elektita internacia lingvo devas esti, krom neŭtrala, ankaŭ racia, do moderna, kun minimumaj malfacilaĵoj por lernado ĉar ĝi devas esti sen la specifecoj de ĉiu etna lingvo.
    Manko de specifeco faciligas la lernadon ankaŭ fare de publiko kun malalta instru-nivelo. Lingvo, kies karakteroj bone taŭgu kun la modernaj multmedialaj lerniloj, tiel permesante rapidan disvastigon kaj ĉefe ne estu detrua (glotovora) de la nuna lingva havaĵo.
Ni malkovris tian lingvon, jam elprovita de pli ol jarcenta uzado en iu ajn parto de la mondo, en la planita lingvo nomita Esperanto.
    Esperanto estas helpa lingvo ne koloniiga ĉar la malmulta tempo necesa por ĝia lernado, ne stimulas tiun nekonscian neceson uzi ĝin kiam ne necese, ekster la internaciaj rilatoj.
Esperanto estas la nura, inter la centoj da projektoj kaj provoj de internaciaj lingvoj, , kiu fariĝis viva lingvo, parolata de homoj vivantaj en ĉiu kontinento, kio kontribuis krei propran autonoman literaturon.
Esperanto estas la nura projekto, kiu superis la malfacilaĵojn elfontintajn el la du mondmilitoj kaj el naciismaj periodoj, kiuj klopodis sufoki ĝin.
Esperanto estas lingvo skribita per latina alfabeto, kun fleksivo-aglutina strukturo, kun neŝanĝa fonetiko, kun nur dekses fundamentaj gramatikaj reguloj, sen ekceptoj. La leksiko formiĝas per elektitaj radikoj inter la plej ofte uzataj en la klasikaj kaj modernaj lingvoj, de kiuj ĝi fariĝas feliĉa sintezo.
Uzado de prefiksoj kaj sufiksoj, kun determinanta kaj konstanta signifo, konsentas la facilan formadon de vasta gamo de derivitaj vortoj, taŭgaj por esprimi ĉiun nuancon de la penso, kun perfekta konformeco al la koncepto kiun oni deziras esprimi, kun eta memora streĉo.
Deklaro de 27 membroj de la Franca Akademio de Sciencoj difinis Esperanton ĉefverko de logiko kaj simpleco; Tiuj ĉi karakterizoj, krom la neŭtraleco, estas esencaj por ke lingvo povu roli kiel vera transnacia lingvo.
Esperanto estas facile lernebla per la komputoroj krom esti facile lernebla por ĉiu popolo de iu ajn lingva grupo kaj por ĉiu ulo de ĉia kultura nivelo.
Gravas substreki ke esperanto montras grandan propedeŭtikan efikon por la lernado de aliaj disciplinoj kaj, ĉefe, por la lernado de fremdaj lingvoj, danke al la propra gramatika strukturo kaj logikeco.
Ne estas forlasinda la alporto en la formado de individua konscienco pli malfermita al la problemoj de la homa kunvivado.
    Kvankam la nediroj, la antaŭjuĝoj, la malatento kaj, pli malbone, la misinformado, kiuj bremsas ties plivastigadon, jam uzas Esperanton multnombraj grupoj kaj instruejoj disigitaj en ĉiu parto de la Tero. Bunta scienca kaj literatura produktado - 40mil titoloj en la Brita nacia biblioteko kaj en Italio, estas pli ol 6000 titoloj ĉe la ŝtata Arkivo, en la Kastelo de Malaspina en Massa Carrara-.
    En pluraj universitatoj, kiel tiu de Paderborn en Germanio kaj tiu de Budapest en Hungario, aŭ tiu de Torino, aŭ kiel la Akademio Internacia de Sciencoj, kiu sidejas en San Marino, esperantologio estas stud-fako kaj la lingvo estas uzata por lecionoj, ekzamenoj, doktorigaj tezoj kaj dokumentado de arkivo kaj sekretariejo.
La uzado de Esperanto en interreto, kompaktaj diskoj, turismaj faldfolioj, komercaj katalogoj kaj en radi-elsendoj daŭre plivastiĝas.
Sekve de peticio subskribita de milionoj da homoj, la Generala Asembleo de UNESCO rekonis la aktivan rolon de Esperanto en la kulturalaj interŝanĝoj inter la nacioj, atribuante al la Monda Asocio por Esperanto (UEA) la kvalifikon de “asocio en konsultaj rilatoj”.
UEA konsistas en aliĝintaj naciaj asocioj kaj disponas je reto de pli ol 3.500 delegitoj en ĉiu parto de la mondo.
Konsiderante tion, ni proponas enkonduki la esperantan instruadon kaj ĝian uzon por utiligi ĝin paralele kun la nunaj laborlingvoj por la voja kaj turisma signalaro kaj por internaciaj dokumentoj, kiel pasaportoj, patentoj, brevetoj, ktp, ĉar nur nerekte per tiu ĉi ilo, ni povas starigi naturan baron por la survivado kaj defendado de la samrajtoj de ĉiuj lingvoj kaj kulturoj, komence de la itala, tiel elaĉetante ĝin de la nuna servinklino.


    HONORINDAJ kolegoj, en la konstitucio de UNESCO estas skribite: “la militoj komenciĝas en la menso de la homoj, sekve en la menso oni devas komenci konstrui la defendilojn”. Konsciante ke la lingvo estas efika elemento de praktika kunigo, kiu instigas kaj faciligas la efektivigon de tiu integriĝo eŭropa kaj monda, ĝi ne devas esti tamen kaŭzo de detruo de la nuna lingva biodiverseco; kaj ni opinias ke la disvastigo de neŭtrala transnacia lingvo kongruas kun tiu celo. Sekve ni petas al vi aprobi tiun ĉi leĝproponon, kiun ni prezentas al vi.
Per ĝi, kiel evidentigas la proponita teksto kaj ĝia enkonduko, la instruado kaj la uzado de Esperanto ne anstataŭas tiun de la fremdaj lingvoj, sed ĝi flankiĝas al la aliaj lingvaj instruoj jam allasitaj en la lernejoj, kiel jam okazas en Hungario ek de 1995.
    Per la artikolo 1 de tiu ĉi leĝpropono kiu reprenas aliajn proponojn neniam alvenintajn al ekzameno de la Parlamento, pro la anticipitaj leĝfaraj periodoj de la pasintaj tempoj, oni enkondukas la elektitan instruadon de la internacia lingvo Esperanto en la lernejo. Per tio oni intencas kontribui larĝigi la edukan proceson de la gejunuloj al internacia konscienco, helpata de la praktikaj eblecoj de rilatoj ne limigitaj al unu nura direkto, kun la celo pligrandigi la kulturan kreskadon de la gejunuloj en demokrata spirito de socia malfermeco kaj respondeca disponebleco al ĉiu popolo kaj ties kulturo.
Oni opinias ke la elektita instruado de Esperanto estas ebla ankaŭ en la elementaj kaj mezgradaj lernejoj, danke al la propedeŭtica efiko de la lingvo kiu manifestiĝas aparte en tiu aĝo-zono. (vidu la raporton de la Komisio prezidita de On. Giuseppe Matulli, aprilo-decembro 1993).
    La leĝppropono delegas al la Ministerio de Instruado Universitato kaj Esploro(MIUR), la koncernajn dispoziciojn pri la programoj kaj horaroj de la kursoj, kaj ankaŭ la starigon de katedroj kaj taskoj por la instruado de la esperanta lingvo.
Per la artikolo 2, oni starigas ke MIUR surprenos la taskon de informado kaj konsciigo de la studantoj pri la oportuneco elekti la internacian lingvon; krome MIUR starigos la enkondukon de ĝia instruado , kun la koncerna literaturo, en la deviga lernejo, pere de la samaj reguloj validaj por la instruado de fremdaj lingvoj.
Kun la celo permesi iel ajn la lernadon de unu fremda lingvo, la internacia lingvo esperanto taŭgas en tiuj kazoj kie la studplano antaŭvidas almenaŭ du fremdajn lingvojn.
Per la artikolo 3, integriĝas la delego al MIUR por la modifo kaj la integriĝo de la agoj jam antaŭviditaj de la leĝo 6a de decembro 1971, n-ro. 1074, celanta difini la titolojn validajn por la partopreno en la konkursoj por la asignado de la katedroj.
Dum la atendo de la starigo de la universitataj kursoj por instruistoj, pri kiu ni parolis, provizora normo estas antaŭvidita. Pere de ĝi la posedo de magistra atesto kune kun la diplomo ellasita de la Itala Instituto de Esperanto, garantias la necesan kapablon por instrui.
Per la lasta artikolo, precizigante la starton de la leĝo, oni plenumas la priskribon de la artikolo 81 de la Konstitucio, montrante ke ne estos kromaj elspezoj, ĉar la koncerna elspezo estas en la normala antaŭvidita budgeto de la Ministerio MIUR LEĜPROPONO
Artikolo 1 -1. Al la elekteblaj instru-fakoj pri fremda lingvo en la ŝtata deviga lernejo, aldoniĝas tiu pri la internacia lingvo esperanto. -2. Tiu instruado estos starigata laŭ la programo kaj daŭroj fiksitaj per dekreto de la Ministerio pri Instruado, Universitato kaj Esploro: MIUR, laŭ la normaj manieroj por ĉiu ajn alia fremnda lingvo. -3. Per dekreto de MIUR estas fiksitaj la manieroj por starigi katedrojn kaj instrukomisiojn, kiel kompletigo de la nuna tabelo.
Artikolo 2 -1. La Ministro povos starigi per propra dekreto la instruadon pri lingvo kaj literaturo esperanto, laŭ la dispozicioj regantaj la instruadojn kaj la programojn pri fremndaj lingvoj kaj literaturoj. -2. La antaŭdirita instruado povos esti starigita en lernejoj kaj institutoj kies ministeria studplano entenas instruadon pri almenaŭ du fremdaj lingvoj. -3. La ministerio surprenos la taskon de informado kaj konsciigo al la celkonscio por la elekto de la ILO, internacia lingvo.
    Artikolo 3 -1. Per ministra dekreto, konforme al kaj en la kondiĉoj de la sepa alineo de la artikolo 1a de la leĝo datita la 6an de decembro 1971, nr. 1074, oni fiksos la kvalifikojn validajn por allasi la kapabligajn kursojn antaŭvidatajn en ĉi leĝo, kaj la koncernajn konkursoklasojn. -2. ĝis kiam ne estos starigitaj universitataj kursoj pri lingvo kaj literaturo esperanto, povas estis allasitaj en la kapabligaj kursoj kandidatoj kiuj atingis la doktoriĝan diplomon kaj la instruistecan diplomon, donita de la Itala Istituto de Esperanto, aŭ universitatajn eksterlandajn diplomojn agnoskitajn samvaloraj je itala doktoriĝa diplomo pri lingvo kaj literatuto esperanto
Artikolo 4 -1. La financan ŝarĝon de ĉi leĝo oni prizorgas per la rutina budĝeto de la Ministerio. . Ĉi leĝo efikas ekde la lerneja jaro sekvanta tiun de ĝia publikigo en la oficiala gazeto.

 

LEĜPROPONO


Artikolo 1
-1. Al la elekteblaj instru-fakoj pri fremda lingvo en la ŝtata deviga lernejo, aldoniĝas tiu pri la internacia lingvo esperanto.
-2. Tiu instruado estos starigata laŭ la programo kaj daŭroj fiksitaj per dekreto de la Ministerio pri Instruado, Universitato kaj Esploro: MIUR, laŭ la normaj manieroj por ĉiu ajn alia fremnda lingvo.
-3. Per dekreto de MIUR estas fiksitaj la manieroj por starigi katedrojn kaj instrukomisiojn, kiel kompletigo de la nuna tabelo.


Artikolo 2
-1. La Ministro povos starigi per propra dekreto la instruadon pri lingvo kaj literaturo esperanto, laŭ la dispozicioj regantaj la instruadojn kaj la programojn pri fremdaj lingvoj kaj literaturoj.
-2. La antaŭdirita instruado povos esti starigita en lernejoj kaj institutoj kies ministeria studplano entenas instruadon pri almenaŭ du fremdaj lingvoj.
-3. La ministerio surprenos la taskon de informado kaj konsciigo al la celkonscio por la elekto de la ILO, internacia lingvo.


Artikolo 3
-1. Per ministra dekreto, konforme al kaj en la kondiĉoj de la sepa alineo de la artikolo 1a de la leĝo datita la 6an de decembro 1971, nr. 1074, oni fiksos la kvalifikojn validajn por allasi la kapabligajn kursojn antaŭvidatajn en ĉi leĝo, kaj la koncernajn konkursoklasojn.
-2. ĝis kiam ne estos starigitaj universitataj kursoj pri lingvo kaj literaturo esperanto, povas estis allasitaj en la kapabligaj kursoj kandidatoj kiuj atingis la doktoriĝan diplomon kaj la instruistecan diplomon, allasitan de la Itala Istituto de Esperanto, aŭ universitatajn eksterlandajn diplomojn agnoskitajn samvaloraj je itala doktoriĝa diplomo pri lingvo kaj literatuto esperanto


Artikolo 4
-1. La financan ŝarĝon de ĉi leĝo oni prizorgas per la rutina budĝeto de la Ministerio. . ĉi leĝo efikas ekde la lerneja jaro sekvanta tiun de ĝia publikigo en la oficiala gazeto.

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