Quando si presentano i testi di un'antologia, soprattutto
se in qualche modo unitaria, si possono tirare in ballo la gioventù,
la metropoli, lo spirito dei tempi, le nuove voci dei nuovi autori più
o meno arrabbiati; si può deprecare il vecchio e celebrare il nuovo,
mostrarsi facondi e tolleranti, animati dal giusto grado di curiosità,
pieni di fantasia e di simpatia; affettare bonomia e spaventosa competenza,
accostare gli autori a qualche inconsapevole e possibilmente defunto Grande
oppure negare qualsiasi parentela e diffidare chiunque dal farlo.
Si può chiacchierare per n pagine nascosti dall'ombrello di un
nome più o meno famoso e venerato
(... ma chi è questo qui che presenta? Boh?) oppure tagliare corto
per lasciar posto a biografie, dediche, saluti delle autorità presenti,
foto di gruppo e ritratti a mezzo busto.
Si può essere cinici o innocenti, dire bene di tutti come fa sempre
Stephen King sulle fascette dei libri altrui o fingere disillusione ma
con gli auguri finali.
A me sarebbe piaciuto riuscire a fare tutte queste cose insieme, ma non
me l'hanno permesso.
Così non saprete mai nulla della mia sensazionale sensibilità,
del mio talento di prefattore e postfattore, della mia grazia schiva di
conduttore. Bah, peggio per voi. Poi non venite a lamentarvi, eh? Io non
scrivo più niente. No, va bene, lo dico: leggetevi l'antologia
e buon divertimento. Basta così. La faccia qualcun altro la presentazione.
Broncio, quale broncio? No, è che... Insomma... E io? A me non
mi calcolate? Come faccio io a far bella figura? Cosa dico alla mamma
che ci sperava tanto?
Ehi, ma c'è qualcuno lì?
G.M.A.
Noi di LN ci contiamo.
Che le parole possano essere utilizzate ancora, che esista la possibilità
- quasi una scommessa - di comunicare attraverso un testo, raccontare
il Mondo e le sue Fantasie, attraverso un insieme di glifi curvilinei
organizzati in sequenze.
Il nostro pallino è pensare che si possa essere davvero Lettori.
Essere lettori non è un gesto passivo, non ci appiattisce a due
sole dimensioni, dobbiamo essere lettori ingordi, rabbiosi, feroci. La
lettura è un rito ambizioso, capace di ricreare il mondo. La scrittura
viene soltanto dopo, prima tutti siamo stati lettori (o ascoltatori, da
piccoli) ed è la catena di parole (l'incantesimo) ad aver profondamente
inciso il nostro modo di cogliere la realtà.
In questa antologia dai connotati sospetti abbiamo cercato di smontare
il meccanismo, guardare dentro l'orologio. Lo facciamo ogni volta che
leggiamo e scriviamo per LN, siamo alla ricerca dell'incanto come della
consapevolezza, dell'illuminazione ma anche dell'incontro. Mastichiamo
qualsiasi cosa: Isaac Asimov e Musil, Pasolini e Stephen King, Dickens,
Gibson, Thomas Mann, Gene Gnocchi e Celine, sicuri che in ogni storia
narrata con sincerità si nasconda una parte infinitesima di mondo,
compreso l'irreale e l'impossibile. Siamo sicuri che leggere ci faccia
bene, tonifichi la nostra curiosità, ci renda migliori.
E scrivendo per LN siamo divenuti più coscienti di meccanismi,
generi, consuetudini, sfondi, modi e anche di molti luoghi comuni.
Per puro divertimento - lo stesso che spinge a leggere e recensire - alcuni
dei partecipanti al Koro hanno provato a riprodurre alcuni dei più
comuni stilemi della narrativa di questo secolo e non solo. Partendo da
una situazione di base - una ragazza che servendo un bicchiere di birra
lo rovescia - hanno sviluppato le loro interpretazioni: alcune personali,
altre più letterarie.
Agli Esercizi con birra seguono alcuni brani e brevi frammenti, Esagerazioni
le ha definite l'autore, ovvero parodie letterarie dei generi più
frequentati in questi ultimi anni. Per la maggior parte sono brani già
comparsi nella prima serie di LN, riveduti e corretti per l'occasione,
e hanno tutti la stessa controindicazione: sono brutti e malsani, studiatamente
illeggibili, eppure così simili ad ipotetici modelli da suscitare
nel lettore malessere e dubbio.
A concludere l'antologia cinque brevi inediti, accomunati da una peculiarità:
la solitudine. Non si è trattato di una scelta consapevole, semplicemente
al momento di impaginare l'antologia e trovare un titolo alla piccola
raccolta, è apparso evidente il legame sotterraneo che li univa.
Ognuno racconta un'ossessione sviluppata in solitudine e si sforza di
superare i limiti troppo angusti di una definizione generica.
Inaspettatamente si sono rivelati anch'essi un "esercizio" tematico,
mo- strando in quanti modi si possono raccontare quotidianità consunte
messe a confronto con eventi imprevisti.
Vi chiediamo di leggerli. Anche se nessuno, quando scrive, dovrebbe pensare
ai possibili lettori, c'è un solo modo di non vanificare la scrittura,
di non far morire un testo: leggerlo, magari per deprecarlo e per esercitare
tutti quei diritti del lettore che noi ci teniamo a difendere.
Gielle
Buona lettura
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