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ALIA, una lunga gestazione

Alcuni progetti che nascono all'improvviso, chiacchierando davanti a un piatto di dolci e un bicchiere di vino. Qualcuno, sognando a occhi aperti, dice: «ehi, non sarebbe bello fare…» e, poiché si è tra amici di lunga data che non scambierebbero mai l'euforia di un momento per un impegno formale, qualcun altro risponde: «Sì! Per cominciare si potrebbe… In seguito…». Il giorno dopo ognuno ricorderà di aver trascorso una bellissima serata e nessuno riparlerà – se non forse a distanza di anni, in occasioni analoghe – della «grande idea». È così che certi progetti muoiono un'ora dopo essere nati.

ALIA non è nato davanti a una fetta di torta alle nocciole e una bottiglia di erbaluce.

Il seme è attecchito nella mente dei curatori dell'antologia durante l'adolescenza, nell'eden di quegli anni, quando ogni lettore forma il proprio gusto, scopre punti di riferimento, e concepisce passioni durature. Noi abbiamo addentato la mela della narrativa fantastica, abbiamo letto Poe e Algernoon Blackwood, Lovecraft e Williamson, Leiber e Sturgeon, Bradbury e Dick e, va confessato, continuiamo – adulti e ormai pieni di responsabilità come siamo – ad acquistare e leggere decine di volumi di fantascienza, di fantasy, di horror. E di quell'età – che di dorato e magico aveva soltanto una gran quantità di ore libere e la fortuna di non dover tesaurizzare il tempo, di poterne «perdere» tanto assaggiando ogni tipo di letteratura – ci è rimasta l'abitudine a leggere di tutto, a non discriminare i generi, a non storcere il naso di fronte ai prodotti che altri definirebbero di «serie B».

Inguaribili Peter Pan? Forse, ma noi abbiamo avuto la fortuna di incontrarci. Siamo in gran parte redattori e collaboratori di una rivista, LN-LibriNuovi, che non a caso segue con particolare attenzione la narrativa di genere - e che ha dato vita anche a un altro progetto letterario: Fata Morgana, un'antologia annuale a tema che riunisce racconti di autori noti al grande pubblico o comunque già pubblicati e racconti di esordienti. Se Fata Morgana è un tentativo di far incontrare il mainstream e i generi, ALIA è il territorio dell'immaginario senza limiti.

Chi – per scelta o per esperienze differenti – non ha mai viaggiato laggiù, forse non ci crede, ma esplorare (scrivendo o leggendo) l'immaginario letterario estremo richiede bussole e sestanti, carte e la conoscenza di poche regole fondamentali. Inutile iniziare il viaggio senza il necessario equipaggiamento: chi scruta nella notte senza possedere un paio di occhiali a infrarossi, non vede quasi nulla, scambia ogni fruscio per una minaccia, il respiro del vento per l'alito di un predatore e non si accorge del serpente che si avvicina inavvertito.

ALIA vorrebbe essere un kit di sopravvivenza del viaggiatore del fantastico: contiene mappe, descrizioni e ricordi, evidenzia i sentieri tracciati da qualche temerario e poi nuovamente battuti e resi sicuri da generazioni di scrittori, addita le pietre scivolose dove purtroppo altri viaggiatori, autori di belle speranze, hanno messo il piede in fallo.

ALIA è un progetto condiviso nel quale investiamo il nostro tempo e partecipando tutti a pieno titolo: il lavoro di ognuno viene riconosciuto indispensabile, i diritti dei racconti restano agli autori, i diritti di traduzione ai traduttori. ALIA è un giocattolo che passa di mano in mano, il pegno di una società che non vuole restare segreta ma, anzi, diventare un benevolo contagio. ALIA è, lo ammettiamo, la nostra possibilità di dedicarci alla nostra passione di lettori in maniera proficua, senza sentirci chiamare «fanatici» e «perdigiorno» da amici e parenti.

E basta. ALIA è niente di più, niente di meno di questo.

Il solito sogno tra amici. Il solito progetto arrogante. Forse, ma forse la differenza è che noi, la mattina dopo – calata l'adrenalina e sfumata l'euforia – abbiamo fatto due conti e abbiamo cominciato a fare sul serio.

Grazie a tutti quelli che lo hanno capito: i soci dell'associazione Nautilus che hanno finanziato gran parte del progetto, alla CS Libri che ci ha preso in parola, agli autori che ci hanno offerto i loro racconti, ai traduttori che trovano le parole per noi. Ai lettori che continuano a leggerci.