Alia06




ALIA 2006




Il profumo di mille fiori di loto
di Massimo Soumaré



Con il terzo volume della serie antologica di alia, proseguiamo nel presentare scrittori contemporanei della letteratura fantastica del Sol Levante. A differenza delle precedenti edizioni, questa volta il numero delle autrici è superiore a quello degli uomini, a riprova del fatto che in Giappone esistono molte scrittrici di talento che si cimentano con successo nel campo della fantascienza, del fantasy e anche del mistery. La letteratura femminile ha difatti nel paese una lunga storia. Sono inoltre presenti in alia3 alcuni autori i cui romanzi sono alla base delle pellicole horror giapponesi che tanto successo stanno ottenendo nel mondo in questi ultimi anni. Fino a oggi l'interesse degli occidentali si è rivolto alla cinematografia piuttosto che alla carta stampata, tuttavia la situazione sta rapidamente mutando anche per quel che riguarda i testi letterari. E ciò trova conferma nel fatto che romanzi fantastici contemporanei incominciano a essere tradotti anche in inglese con grande successo. A parte una notevole eccezione come le antologie Lairs of the Hidden Gods, si tratta forse di una presentazione sporadica e priva di ordine logico. A ogni modo, quello della traduzione di volumi giapponesi della letteratura d'intrattenimento pare un fenomeno ormai avviato, che probabilmente in futuro proseguirà in modo sempre più massiccio.

Come sarà evidente nel corso della lettura di questa introduzione, la letteratura d'intrattenimento (e non) giapponese è ricchissima. Vi è un alto numero di ottimi scrittori che producono testi a ritmi assai elevati e capaci di creare nuovi generi o di mischiare i vecchi filoni tradizionali creando nuovi modelli letterari. In ciò va pure ricercata la difficoltà nel trattare la letteratura giapponese contemporanea sia essa di genere o mainstream. Pertanto, conoscere i vari autori, no, anzi, anche solo districarsi in un panorama tanto vasto diviene un'impresa non da poco. E ciò spiega perché il numero di testi tradotti rappresenta soltanto una piccola parte delle opere scritte. Tramite alia stiamo comunque cercando, con una certa sistematicità, di dare ai lettori italiani la possibilità di accostarsi a questo affascinante mondo ancora in gran parte inesplorato e d'iniziare a conoscerlo e trarre piacere dalla lettura di alcune delle valide opere prodotte.

Asamatsu Ken (1956) Uno dei personaggi più interessanti del fantastico giapponese, nel suo paese è considerato il miglior conoscitore di H. P. Lovecraft di cui ha curato per la casa editrice Kokusho Kankôkai di Tôkyô la pubblicazione dell'opera omnia. Opera omnia che ancor oggi viene riconosciuta anche a livello accademico come la più bella mai uscita in Giappone. Asamatsu ha dato anche un contributo fondamentale alla conoscenza da parte dei giapponesi dell'esoterismo occidentale con le sue traduzioni di volumi sull'argomento nelle quali, per introdurre molti termini sconosciuti nel paese, ha dovuto creare nuovi vocaboli diventati ormai d'uso comune e inclusi nei dizionari linguistici. Se nella prima parte della sua vita si è profuso in questo gran lavoro di presentazione e ricerca, nel 1986 decide di dedicarsi all'attività di scrittore pubblicando nell'arco di una ventina d'anni numerosi romanzi e cicli come la recente trilogia di Sanada sanyôden [Storia dei tre spiriti di Sanada] – incentrata sulla figura di Sanada Yukimura (1567-1615), famoso generale nemico di Tokugawa Ieyasu (1542-1616), e dei suoi dieci guerrieri – nella quale le imprese fantastiche si uniscono a eventi storici e in cui s'avverte l'influenza dei popolari romanzieri Yoshikawa Eiji (1892-1962), Nanjô Norio (1908-2004)1 e Yamada Fûtarô (1922-2001)2. La serie più importante, considerata dallo stesso autore come l'opera fondamentale della sua carriera, rimane il ciclo di Ikkyû Sôjun, monaco della setta buddista Zen Rinzai vissuto nel periodo Muromachi (xiv-xvi secolo). Su Ikkyû erano già stati scritti dei romanzi biografici dallo scrittore Mizukami Tsutomu (1919-2004)3; di lui, inoltre, permaneva l'immagine di bambino dall'intelligenza prodigiosa capace di risolvere ogni problema diffusa nell'immaginario collettivo dalla serie animata Ikkyû-san (prodotta dal 1975 al 1982) trasmessa anche in Italia con il titolo Ikkyû-san, il piccolo bonzo. Il personaggio creato da Asamatsu però differisce notevolmente dai precedenti. Il bonzo viene collocato su uno sfondo storico preciso nel quale, tuttavia, gli elementi soprannaturali sono numerosi e dove permane l'eco dell'atmosfera dei miti di Cthulhu, come risulta ben evidente dal racconto presentato in questa antologia Deichûren [Il fiore di loto nel fango]. Per tale motivo, questo ciclo e un altro parallelo ambientato sempre nel periodo Muromachi il cui personaggio principale non è Ikkyû vengono definiti «romanzi storici soprannaturali». A volte l'autore vi introduce temi appartenenti ad altri generi letterari quali il mistery. Nella novella di Ikkyû Higashiyamadono oniwa [Il giardino Higashiyamadono], per esempio, sono presenti elementi gialli tanto che nel 2005 il racconto è arrivato in finale alla cinquantottesima edizione del Premio dell'associazione degli scrittori di giallo del Giappone. Il mischiarsi dei vari generi è uno dei fenomeni più evidenti nella letteratura giapponese degli ultimi anni così come ben sottolineato anche da Inoue Masahiko (1960-) nella sua postfazione-saggio. Il ciclo di Ikykû si compone oggi dei quattro romanzi Ikkyû anyakô [Ikkyû, viaggio nella notte buia], Ikkyû kyogetsukô ([kkyû, viaggio verso la falce di luna], Ikkyû hagunkô [Ikkyû, viaggio per abbattere gli eserciti], Ikkyû mabutsukô [Ikkyû, viaggio contro il buddhismo demoniaco] e della raccolta di racconti Ikkyû yamimonogatari [Ikkyû, racconti dell'oscurità]. L'età del protagonista varia a seconda delle storie che non seguono un ordine cronologico (al tempo di Deichûren il monaco ha esattamente trent'anni). Per Asamatsu è quasi come se Ikkyû, oppure coloro che lo circondano, gli raccontassero i diversi episodi senza seguire un nesso logico. L'autore ha scelto il periodo Muromachi perché è una delle epoche storiche meno conosciute e studiate dagli stessi giapponesi, benché si tratti dell'età in cui si sono sviluppate tutte quelle arti come l'ikebana o il teatro Nô in seguito considerate distintive del Giappone. Vi è quindi nel suo lavoro un evidente intento di riscoprire la tradizione e la storia del Paese. Tra i più recenti progetti cui Asamatsu si è dedicato, doveroso è menzionare la creazione nel 2005, in collaborazione con la Kokusho Kankôkai del Kokusho bungei karejji [Kokusho Literary College], una scuola impostata come laboratorio pratico per sviluppare romanzi, fumetti e traduzioni legate ai filoni della letteratura di genere dove insegnano apprezzati professionisti con l'obiettivo di formare nuove generazioni d'autori.

Asamatsu nasce a Sapporo (Hokkaidô). Il suo nome d'arte nella pronuncia giapponese richiama quello dello scrittore inglese Arthur Machen. Nel 1972 crea la fanzine di letteratura horror e fantastica Kokumadan [Il gruppo della magia nera] cui collabora anche la scrittrice Matsuo Mirai (1956)4 che diverrà in seguito sua moglie. Nel 1986 esordisce come romanziere con Makyô no gen'ei [L'illusione della religione demoniaca]. Nel 1995 è ricoverato per un ascesso cerebrale. La sua situazione pare disperata ma l'anno seguente si riprende miracolosamente. Apprezzato antologista, nel 2002 cura i due tomi di Hishinkai [I rifugi degli dei nascosti], raccolte di racconti di scrittori giapponesi basati sui miti di Cthulhu di H. P. Lovecraft tradotti in inglese ed editi in quattro volumi a partire dal 2005 dalla Kurodahan Press con il titolo generale di Lairs of the Hidden Gods. Tra le sue opere più significative ricordiamo i romanzi Yôshingura [I 47 rônin posseduti] e Kun-yan no jô [La regina di K'n-yan]. Come editor ha curato più di una quarantina di testi e come scrittore ha pubblicato quasi novanta libri. Un'intervista con Asamatsu è uscita in Italia sulla rivista Studi Lovecraftiani (D. Mana, Alla scoperta degli dei nascosti in Studi Lovecraftiani, 2, I, autunno 2005, pp. 43-62).
Sito ufficiale:
Sito ufficiale del Kokusho Literary College:

Bandô Masako (1958)
È con lei, con Sena Hideaki e con l'autore di Ringu [Ring] Suzuki Kôji (1957-) che il moderno horror giapponese s'impone agli inizi degli anni Novanta dapprima come corrente letteraria che gode di un immenso successo nel paese e che in seguito, grazie anche a film, manga (fumetti) e videogiochi, diventa un fenomeno di portata mondiale.

Questo nuovo tipo di letteratura è stata definita horror japanesque. Andando a ben analizzare i temi trattati, tale denominazione appare alquanto approssimativa. D'altronde, è una realtà che nel mercato editoriale nipponico vi sia una forte tendenza dei critici e delle case editrici a inserire ogni scrittore in un particolare filone. Nel Sol Levante certo esisteva già una letteratura horror di lunga tradizione, ma le opere dei suddetti tre autori presentavano aspetti totalmente originali che in qualche modo rendevano i loro romanzi diversi da tutto ciò prodotto fino a quel momento. La soluzione proposta dall'editoria è stata quindi quella di creare per essi una nuova denominazione. La novità delle opere di Bandô consiste nella riscoperta delle tradizioni del folklore della sua terra. Tornata in patria dopo un'esperienza di studio in Italia, comincia a scrivere fiabe pian piano rendendosi conto di come un grande patrimonio di leggende e tradizioni popolari dalle infinite possibilità narrative resti ignorato; decide quindi di compiere un lavoro di riscoperta in qualche modo simile, pur considerando le debite differenze, a quello svolto qui da noi dallo scrittore Danilo Arona. Difatti, sebbene i suoi romanzi siano innegabilmente impregnati d'atmosfere horror e soprannaturali, allo stesso tempo contengono una descrizione assai attenta della vita contadina scandita dal ripetersi di gesti immutati nel tempo. Sfondo delle sue storie non sono solitamente le metropoli giapponesi, bensì località rurali distanti da Tôkyô (spesso si tratta di luoghi dell'isola di Shikoku dove Bandô è nata) dove gli aspetti più invasivi della modernità sono assenti o ancora poco percepiti. La tecnologia manca o quasi e comunque non è mai un elemento centrale. Il nucleo del racconto s'avvolge e s'innesta su una leggenda o una storia del folklore locale che funge da supporto per gli eventi che la scrittrice vuole raccontare. Un altro elemento assai importante è la descrizione del rapporto sentimentale uomo-donna spesso analizzato dal punto di vista femminile. Elementi riscontrabili pure nel racconto Sôsôkyoku [Marcia funebre] incluso nell'antologia.

L'abilità di scrittura di Bandô è notevole, il suo stile preciso ed efficace, le descrizioni sempre acute e profonde. Ma non si deve rimanere sorpresi. È bene ricordare che in Giappone la differenza tra jun bungaku [letteratura pura] ed entâteinmento bungaku [letteratura d'intrattenimento]5 verte sui generi e non sul livello narrativo, i confini spesso sono assai labili e anche un autore come Murakami Haruki (1949-) è in realtà collocabile in entrambe le letterature. Identico discorso vale per Bandô, soprattutto in considerazione dei suoi ultimi lavori in cui, abbandonato l'elemento fantastico, si concentra su storie che descrivono i sentimenti che legano uomini e donne e nelle quali l'eros rappresenta una forte componente. In Mandaradô [La via del mandala] pubblicato nel 2001, tramite i quattro personaggi principali, due uomini e due donne, dipinge un grandioso affresco generazionale sulla vita in Giappone dopo il secondo conflitto mondiale, sulla famiglia e sull'amore. Magnifica edizione anche dal punto di vista della stampa è Shunwa nijûrokuya [Racconti di primavera, ventisei notti], illustrata con stampe erotiche d'epoca, narra le storie di donne del periodo Edo (1603-1867); si compone dei due volumi Wakaremichi [La via della separazione] e Tsukimachi no koi [Amore aspettando la luna] entrambi usciti nel 2004.

Nata nella prefettura di Kôchi, Bandô si laurea in architettura delle abitazioni presso l'Università Femminile di Nara. Nel 1982 vince la settima edizione del Premio per gli esordienti Mainichi dôwa. Nel 1993 pubblica il romanzo horror Shikoku [Il paese dei morti]. Nel 1996 con Sakuraame [La pioggia di ciliegi] vince la terza edizione del Premio letterario Shimasei ren'ai e con Yamahaha [La madre delle montagne] l'anno seguente si aggiudica la centosedicesima edizione del prestigioso Premio Naoki (uno dei due massimi riconoscimenti letterari giapponesi). Nel 2002 vince poi la quindicesima edizione del Premio Shibata Renzaburô con Mandaradô. Vive a Tahiti nella Polinesia francese. Un'intervista con Bandô è stata pubblicata in Italia sulla rivista LN-LibriNuovi («La trama del tempo e un genere inventato - incontro con Bandô Masako» in LN-LibriNuovi, 34, estate 2005, pp. 53-60).

Kikuchi Hideyuki (1949)
Uno degli scrittori maggiormente prolifici (più di trecento libri editi) e di successo della letteratura nipponica di genere, nella sua più che ventennale carriera ha pubblicato romanzi usciti con l'incredibile media di un volume al mese, sempre comunque riuscendo a mantenere un'ottima qualità di scrittura. Personalità di riferimento per molti autori, assai rispettato sia dal mondo editoriale sia dal pubblico, ha apportato un importante contributo al genere fantastico sviluppando un filone dove horror, fantascienza, hard-boiled, erotismo e violenza spesso si fondono insieme dando vita a opere inquietanti che pure riescono a divertire e ad attirare l'attenzione dei lettori. Il suo ciclo più conosciuto e apprezzato è quello di Vanpaia hantâ «D» [Vampire hunter «D»] incentrato sulla figura di un cupo e misterioso cacciatore di vampiri conosciuto solo come «D». Giovane solitario e melanconico sempre vestito di nero e circondato da un nebuloso passato di cui Kikuchi ci rivela ben poco nei vari romanzi, di «D» viene solo detto che è il figlio del più grande vampiro mai esistito (il conte Dracula) e di una donna comune e che quindi si tratta di un dampyr, un essere nato da un'unione tra figli della notte ed esseri umani. Fino a qui parrebbe essere un argomento già trattato da altri autori, ma Kikuchi compie un'evoluzione rispetto alle consuete atmosfere gotiche già viste in precedenti romanzi di genere utilizzando elementi fantascientifici e ambientando le avventure del suo eroe in un lontano futuro, l'anno 12090, nel quale l'umanità, stremata, si è infine liberata dal giogo millenario della razza dei vampiri, specie ora morente, e cerca lentamente di riassumere il controllo del proprio destino. Benché le antiche scienze siano per lo più andate perdute, permangono, sparse per il mondo, macchine meravigliose ovunque si aggirano spaventose creature demoniache. In questa terra piena di pericoli, i cacciatori – di solito, a differenza di «D», semplici umani dotati solo di particolari capacità e coraggio – svolgono il compito di uccidere mostri, lupi mannari e simili dietro pagamento di un lauto compenso. Gli avversari più temibili e difficili da eliminare sono i vampiri e il loro cacciatore più spietato e implacabile è «D». I volumi della serie sono stati illustrati dagli stupendi disegni di Amano Yoshitaka (1952-), oggi uno dei più apprezzati artisti a livello mondiale, che, perfettamente armonizzati con le descrizioni di personaggi e i panorami quasi rinascimentali descritti nei volumi di Kikuchi, hanno fortemente contribuito a consolidare la figura del cacciatore in nero nell'immaginario del pubblico. Vanpaia hantâ «D» ha dato origine a due lungometraggi d'animazione rispettivamente nel 1985 e nel 2000 e anche a un videogioco per PlayStation sempre nel 2000.

Ame no machi [La città della pioggia] è un racconto che Kikuchi afferma d'aver scritto di getto, senza quasi strutturarlo, perché sente in maniera particolare il tema dell'«invasione» da parte di forze misteriose. Inoltre lo ha concepito sullo stile delle opere dello scrittore inglese John Wyndham. Ne avesse la possibilità, aggiunge, gli piacerebbe scrivere altre novelle sul medesimo argomento o magari fare di Ame no machi un romanzo. Nel 2006 in Giappone uscirà un film con protagonista l'attrice Maki Yôko (1982-) già vista nella pellicola americana The Grudge (2004).

Da molti suoi lavori sono stati realizzati manga e anime. Kikuchi è, con Yumemakura Baku6, lo scrittore a cui più si deve l'attuale successo del romanzo soprannaturale nell'arcipelago.

Nato a Chôshi nella prefettura di Chiba, Kikuchi, attraverso l'esperienza di giornalista e di traduttore, nel 1982 esordisce come romanziere con Makai toshi «Shinjuku» [«Shinjuku» la città demoniaca]. Il suo secondo romanzo, Vanpaia hantâ «D», è stato tradotto in inglese nel 2005 a cura dell'americana DH Press. Tra le sue opere più rappresentative ricordiamo Yashahime den [Storia della principessa demone], Yami no koiuta [La canzone d'amore dell'oscurità] e il recente Shin makaikô [Nuovo viaggio nel mondo demoniaco]. L'autore è inoltre un grande appassionato di cinema dell'orrore e di fantascienza e ha pubblicato diversi volumi su tali cinematografie. Fan Club Ufficiale di Kikuchi Hideyuki:


Kumi Saori (1959)
Vero nome Hatano Ineko, debutta come scrittrice di romanzi per ragazze giovanissima quando ancora frequenta l'università divenendo rapidamente una delle autrici di punta della collana «Kobaruto» [Cobalt], molto popolare tra le giovani, edita dall'importante casa editrice Shûeisha. I volumi dalle copertine assai vivaci e riccamente illustrati trattano, spesso storie d'amore anche se non mancano gli elementi fantasy o fantascientifici. Vi hanno collaborato altri famosi scrittori quali, per esempio, il giallista Akagawa Jirô (1948-)7. Ormai da decine di anni l'editoria giapponese si dimostra particolarmente attenta alle esigenze e alle richieste dei giovani lettori. Kumi racconta e metabolizza l'esperienza di quel periodo della sua vita nell'interessante testo Kobaruto fûunroku [Note sull'avventura alla Cobalt] uscito nel 2004. Sempre per la «Cobalt», scrive il ciclo di Oka no ie no Mikkii [Micky della casa della collina] che ottiene uno straordinario successo di pubblico. I romanzi, ripubblicati nuovamente nel 2001, narrano la storia di Asaba Miku, un'adolescente iscritta a una prestigiosa scuola media di Tôkyô per signorine di buona famiglia e costretta d'improvviso ad abbandonarla per seguire il padre che ha deciso di andare a vivere in un'altra località. All'inizio la protagonista rimane disorientata dal cambiamento tra la vecchia realtà e il nuovo ambiente provinciale, ma, poco per volta, il suo sguardo sul mondo che la circonda diviene sempre più ampio e la ragazza riesce a stringere nuove amicizie. I primi sei volumi riguardano il periodo della scuola media, quelli dal settimo al decimo la scuola superiore. Il primo romanzo è stato trasposto anche in fumetto. Sono stati inoltre pubblicati numerosi testi in varia maniera connessi a questo ciclo.

Nel 1987 Kumi impone una svolta decisiva alla sua carriera cominciando a scrivere opere fantasy e poi dedicandosi alla fantascienza). Nel 1993 chiude definitivamente il suo ormai decennale sodalizio con la «Cobalt». Forte dell'esperienza maturata come scrittrice, si dedica ai più disparati generi letterari a partire dall'horror fino al mistery dando libero sfogo a tutto il suo straordinario eclettismo che risulta chiaramente evidente in opere come il recente 45 sai, mô unde mo ii kashira? [Va bene partorire a 45 anni?] dove descrive gli avvenimenti legati alla sua maternità.

Il protagonista del racconto Giaku tenshi [Angeli dall'apparenza malvagia] compare in due ulteriori storie. Le tre novelle sono state poi incluse nel volume Giaku tenshi (2004). Si tratta di un affettuoso omaggio allo scrittore e antologista Inoue Masahiko (nel testo giapponese il suo nome è scritto utilizzando caratteri differenti), assai amato e stimato da molti autori di letteratura fantastica che, non di rado, lo hanno preso a modello per i loro personaggi. I piccoli animaletti dei Mari del Sud sono un chiaro riferimento al racconto Stelle di mare pubblicato anche su alia2. Il particolare dell'anello si basa sull'abitudine di Inoue d'indossare simili ornamenti d'argento. La raccolta Giaku tenshi è stata illustrata da uno dei fumettisti più rinomati del genere fantastico, Takahashi Yôsuke (1956-), e vi compare anche il commento dell'imbarazzato Inoue che si trova a dover introdurre il suo alter ego letterario…

Kumi ha inoltre tradotto in giapponese diversi volumi dell'illustratore e scrittore per l'infanzia americano Arthur Geisert.

Data la lunga frequentazione degli ambienti letterari e artistici e i molteplici interessi, Kumi Saori è un personaggio ben conosciuto nel suo paese. Non deve quindi stupire vederla citata dal fumettista Aoyama Gôshô (1963-) – noto anche in Italia – nei file dallo 052 allo 055 del manga e nell'episodio numero sedici dell'anime Meitantei Konan [Detective Conan]. I quattro personaggi che vi compaiono si chiamano difatti Kumi, Saori, Hatano e Ineko, che non sono altro che la scomposizione dello pseudonimo e del vero nome della scrittrice.

Kumi nasce a Morioka nella prefettura di Iwate e si laurea in filosofia alla Jôchi daigaku [Sophia University]. Nel 1979 esordisce come scrittrice con il racconto Suiyôbi no yume wa tottemo kireina akumu datta [Il sogno di mercoledì era un incubo molto bello]. Due anni dopo esce il suo primo romanzo, Yado nashi Miu [Miu senza dimora]. Nel 1989 con MOTHER [MADRE] inizia a pubblicare testi basati su personaggi e situazioni di videogiochi RPG. Riguardo tale genere, particolarmente apprezzati sono stati i suoi libri sulla saga di Dragon Quest. Nel 1992 si sposa con Hatano Yô8 e si trasferisce a Karuizawa nella prefettura di Nagano dove risiede a tutt'oggi con il marito, la figlia Sakuya, tre cani, un gatto, undici falchi, un cane della prateria, tre tartarughe, due serpenti e un pesce tropicale. Sempre nel 1992 scrive Karuizawa dôbutsuki [Cronache d'animali di Karuizawa]. L'anno seguente fa uscire Shinjinshô no torikata oshiemasu [Vi insegno il modo d'aggiudicarvi un premio letterario per esordienti] apprezzato testo didattico sulla scrittura e su come affrontare la stesura di un'opera letteraria. Ha pubblicato quasi duecento volumi.
Sito personale:

Onda Riku (1964)
Vero nome Kumagai Nanae, è un'altra scrittrice che risulta molto difficile inquadrare in un filone specifico. Nelle sue opere temi e generi s'intrecciano in modo perfetto creando un tipo di narrativa decisamente personale. Ne è un buon esempio proprio il romanzo d'esordio, Rokubanme no Sayoko [La sesta Sayoko, 1992] che giunge in finale al Gran premio fantasy novel giapponese e dal quale nel 2000 è stato tratto lo sceneggiato televisivo omonimo con l'attrice Kuriyama Chiaki. La trama del romanzo è un alternarsi continuo di soprannaturale, mistery e romanzo adolescenziale. Libro senza dubbio eccezionale che l'ha imposta all'attenzione della critica e del pubblico, ruota intorno alla misteriosa e affascinante figura di Tsumura Sayoko, studentessa di una scuola superiore dove esiste, da oltre un decennio, un bizzarro gioco nel quale ogni tre anni viene scelto uno studente denominato «Sayoko» (è un nome femminile) il cui ruolo sembra non essere chiaro a nessuno degli altri ragazzi. Nell'anno in questione è di turno la sesta «Sayoko» e fatti ancora più strani di quelli precedenti cominciano a turbare l'ambiente scolastico. Gli elementi tipici della vita degli adolescenti, l'amicizia, i primi amori sono dipinti magistralmente e il tutto, curiosamente, contribuisce a conferire un profondo senso di realtà a una vicenda dai toni velati di fantastico. In particolare, magnifiche si rivelano la ventina di pagine centrali del romanzo dove l'autrice descrive in maniera originalissima e ingegnosa la messa in scena di una recita durante una festa scolastica dove la tensione sale esponenzialmente fino a un crescendo d'orrore che penetra nei nervi e nella mente del lettore.

È questa forse una delle principali caratteristiche delle opere di Onda. Anche nel racconto Chairo no kobin [La bottiglietta marrone], assistiamo a un'amalgamarsi di vero e di soprannaturale. Anzi, a essere più precisi, l'elemento fantastico-orrorifico è innestato su una realtà comune non sopraffacendola ma piuttosto allineandosi a essa. Le due dimensioni convivono quasi parallelamente in uno stesso spazio ammaliando e intrappolando il lettore nel mondo costruito dall'autrice senza che questi se ne accorga.

Rokubanme no Sayoko, Kyûkei no kisetsu [La stagione rotonda, 1994] e il recente Yoru no pikunikku [Picnic notturno, 2004], subito divenuto un best seller, costituiscono un'ideale trilogia a tema la scuola che hanno dato a Onda la fama di maestra nel trattare il tema della «nostalgia» della giovinezza. In Kyûkei no kisetsu, un «modern horror», alcune inconsuete dicerie si diffondono in quattro scuole superiori vicine dando l'avvio a una serie di vicende che l'autrice segue contemporaneamente descrivendo la vita quotidiana degli studenti. In Yoru no pikunikku, romanzo ambientato in un'unica notte che i ragazzi dell'ultimo anno di un istituto superiore trascorrono indossando una tuta bianca in modo da essere facilmente visibili e compiendo una maratona di ottanta chilometri, vengono descritte le speranze, la malinconia per ciò che si perde entrando nel mondo degli adulti, la fatica dei giovani partecipanti. Delle tre opere è quella dove l'elemento giallo e horror è meno evidente. Nella prima metà della maratona i ragazzi devono correre divisi per classi, ma nella seconda parte sono liberi di farlo con le persone per le quali più provano simpatia, interesse o affetto. Per la stesura di quest'ultimo romanzo, Onda si è ispirata a un evento della scuola frequentata in gioventù. Nel 2004 Yoru no pikunikku è stato proclamato dal prestigioso mensile di recensione libraria Hon no zasshi [La rivista dei libri] miglior romanzo dell'anno e nel 2005 ha vinto rispettivamente la ventiseiesima edizione del Premio Yoshikawa Eiji e la seconda edizione del Gran premio delle librerie. Nel 2006 è prevista l'uscita del film da esso tratto.

L'autrice afferma che spesso, dovendo narrare un argomento deciso a priori, ricerca in libri da lei letti l'immagine che vuole esprimere e su quella crea la sua storia. Per esempio, per Chairo no kobin ha utilizzato come base di partenza l'atmosfera di Qualche goccia del tuo sangue di Theodore Sturgeon. Il disegno molto bello che accompagna il racconto qui presentato è stato realizzato appositamente per alia3 da Ueda Ake, artista che illustra le novelle fantastiche di Onda attualmente pubblicate sulla rivista mensile di narrativa Gekkan J-Novel edita dalla casa editrice Jitsugyô no Nihonsha. In Giappone, sovente, le opere di genere sono corredate con disegni che possono essere in stile manga oppure di stampo più tradizionale come l'illustrazione di Ueda.

Onda nasce a Sendai nella prefettura di Miyagi e studia all'Università Waseda di Tôkyô. Nel 1998 decide di diventare una scrittrice professionista e pubblica in seguito numerose opere dei più disparati generi letterari. Ricordiamo ancora Fuanna dôwa [Fiaba inquietante], Hikari no teikoku-Tokono monogatari [L'impero di luce-Storia della famiglia Tokono] e Q & A [Domande e risposte]. Ha al suo attivo una quarantina di volumi pubblicati.

Sena Hideaki (1968)
Vero nome Suzuki Hideaki. Se Bandô Masako ha fondato il suo lavoro su una riscoperta del folklore popolare e Suzuki Kôji si è dedicato alla realizzazione di un orrore surreale legato più a una paura psicologica che non a quella suscitata da esseri mostruosi o da spiriti, l'apporto di Sena Hideaki – il «principe della fantascienza» com'è chiamato con rispetto in Giappone – può essere riassunto nell'aver saputo unire SF e horror inserendovi inoltre temi scientifici assai complessi e dettagliatamente illustrati. In un certo senso, il suo primo romanzo, Parasaito-Ivu [Il parassita Eva, 1995] che ha vinto la seconda edizione del Gran premio della narrativa horror giapponese e, nel 2005, è stato pubblicato in America dalla casa editrice Vertical, è un misto tra una storia fantastica e un saggio di divulgazione scientifica. Per quasi mezzo volume Sena ci descrive la situazione dei trapianti e dello studio dei mitocondri nel Giappone della metà degli anni Novanta per spiegare la comparsa di Eva, moderno mostro di Frankenstein creata in parte da un medico che non riesce a darsi pace per la morte della moglie e in parte dalla volontà di una microentità vecchia almeno quanto l'uomo e in grado di attendere per millenni la sua occasione di rivalsa. Ancor più che nei lavori di numerosi scrittori americani ed europei dalla solida erudizione scientifica, qui il livello specialistico è assai elevato e al lettore è richiesto un certo sforzo per riuscire a entrare nella storia. Per questo Parasaito-Ivu non soltanto ha ottenuto un incredibile successo di pubblico, ma è stato molto apprezzato anche dalla comunità medica e scientifica nipponica. Tutti fattori che hanno consentito al testo di dar vita a una serie di prodotti multimediali che sono poi stati sviluppati autonomamente partendo dal nucleo centrale del romanzo.

Con gli anni Sena ha maggiormente sviluppato il piano narrativo delle sue opere dando maggiore compattezza alla struttura del racconto pur senza rinunciare a ponderate riflessioni scientifiche. Questo è ben evidente nei due racconti tradotti Tasogare hashiradokei [La pendola del crepuscolo] e Saisho no kioku [Il primo ricordo] appartenenti a diversi stadi di tale sviluppo. I temi affrontati dallo scrittore si sono sempre più concentrati sui dilemmi concernenti lo scopo dell'esistenza umana, il rapporto con il divino e la distinzione tra intelletto umano e artificiale. Molti sono infatti i racconti e i volumi dedicati da Sena a quest'ultimo argomento e alla robotica.

Rispetto agli altri autori di alia3, ha pubblicato un numero inferiore di romanzi, ma ha scritto molte novelle e si è dedicato a un'intensa attività di divulgazione scientifica con articoli e saggi. Non bisogna poi dimenticare che Sena Hideaki svolge contemporaneamente le due carriere di scrittore e di ricercatore, fatto importante per comprendere a pieno il significato più profondo dei suoi lavori.

In Dekaruto no misshitsu [La stanza sigillata di Descartes] edito nel 2005, l'autore fonde letteratura di fantascienza, mistery e filosofia in un'opera ancora una volta estremamente affascinante e complessa. La storia ruota intorno all'esperto di robotica Ogata Yûsuke, concentrato sul tentativo di dare un'anima alle sue creature, alla geniale e affascinante scienziata Francine O'Hara che persegue le sue ardite teorie incurante dei pareri altrui, alla psicologa evoluzionista Ichinose Reina votata a svelare i misteri del cuore umano ma incapace di esprimere apertamente i propri sentimenti e infine al robot Ken'ichi, costruito da Yûsuke, che vive con lo scienziato e con Reina tentando d'acquisire lo spirito di un uomo. Francine, la quale avrebbe dovuto essere morta dieci anni prima, ricompare d'improvviso facendo cadere gli altri personaggi in una trappola la cui unica via d'uscita consiste nel trovare una risposta esistenziale alternativa al «Cogito, ergo sum» del filosofo e matematico francese René Descartes. La soluzione dell'enigma si trova proprio in Ken'ichi. Uno degli ispiratori di questo romanzo è stato senza dubbio Isaac Asimov e Sena con Dekaruto no misshitsu tenta di dar vita a un'opera rappresentativa della robotica del xxi secolo; il romanzo è frutto dei molti dibattiti di Sena con i più avanzati ricercatori nipponici nel campo dell'intelligenza artificiale e della psicologia cognitiva. Sena ammette però di aver ricevuto altre e più forti influenze per i suoi lavori dagli scrittori americani Richard Matheson, William Goldman, Dean R. Koontz e dal mangaka giapponese Fujiko (F) Fujio (1933-96), autore del fumetto umoristico-fantascientifico Doraemon.

Nato nella prefettura di Shizuoka, Sena terminata la scuola superiore s'iscrive alla Tôhoku University dove, nel 1996, acquisisce il titolo di dottore in farmacologia dopo aver frequentato il dottorato di ricerca della Facoltà di Farmacia. Con il suo secondo romanzo, Brain Valley [Brain Valley, 1997] si aggiudica nel 1999 la diciannovesima edizione del Gran premio della fantascienza giapponese. Estende poi attivamente la sua attività letteraria al campo della non fiction scientifica. In Robotto opera [Robot opera, 2004], affascinante antologia di settecentottantaquattro pagine, sintetizza la cultura robotica di Oriente e Occidente tramite le descrizioni di fatti storici reali e la pubblicazione di novelle fantascientifiche dei maggiori autori giapponesi e occidentali del genere.
Sito ufficiale:

Shinoda Mayumi (1953)
Autrice già pubblicata sulle pagine di alia2, con il racconto Seinaru chi [Il sangue santo] ci presenta un fascinoso figlio della notte alle prese con un personaggio fondamentale della religione cristiana.

La scrittrice tratta molto spesso avvenimenti fortemente connessi alla tradizione e alla storia europea e italiana. È interessante notare come, in maniera simile alla sua precedente novella da noi tradotta e imperniata sulla figura di Leonardo da Vinci, lo faccia utilizzando un tono e una prospettiva diversi da quelli degli autori occidentali, creando di volta in volta, accanto a una solida e accurata descrizione degli eventi, una visione originale forse difficilmente esprimibile da scrittori cresciuti all'interno della concezione storico-etico-religiosa europea e inconsapevolmente limitati da tutta una serie di costrizioni mentali.

Il racconto può essere definito il prologo della serie di romanzi (finora sono usciti cinque volumi) che narrano le vicende del vampiro Ryû Akihiko – in Seinaru chi il nome non viene mai menzionato perché lo acquisirà in seguito, durante la permanenza in Giappone, come uno dei molti nomi di comodo da lui usati nel corso della sua lunga esistenza – e dell'eroina Yukino Tôko. Nel primo libro, Ryû no mokushiroku [L'apocalisse di Ryû], Tôko, perso il suo impiego in una compagnia assicurativa, viene assunta come segretaria privata dall'affascinante critico d'arte, traduttore e scrittore di testi dell'occulto Ryû Akihiko. Mentre lavora a Kamakura, nell'antica villa di Ryû, la ragazza comincia ad accorgersi dello strano comportamento dell'uomo. Allo stesso tempo, nella capitale Tôkyô prendono a circolare voci sulla presenza di vampiri e sulle strane sparizioni di molte persone. Nelle successive opere Tsugaru yôihen [Gli straordinari eventi soprannaturali di Tsugaru], Yuiitsu no kami no mina [Nel nome del Dio unico], Seinaru chi [Il sangue santo] – benché il titolo sia il medesimo della breve novella qui edita si tratta invece del quarto libro del ciclo – e Benibara denki [Il racconto fantastico della rosa rossa] Shinoda ci racconta della mitica spada Arahabaki e delle ricerche effettuate da Ryû e Tôko nella località di Tsugaru dove esiste un'antica leggenda connessa alla presenza della tomba di Gesù Cristo, del passato di Ryû nella Roma imperiale e del suo incontro con il principe reggente Shôtoku Taishi (574-622) nel Giappone degli inizi del vii secolo, della lotta contro un malvagio faraone egizio resuscitato, dell'emissario del Vaticano inviato per eliminare Ryû e del Santo Graal, di un viaggio nel tempo nell'Italia del xiii secolo e così via… Dal quarto romanzo compare anche l'interessante personaggio del monaco Sebastiano e il protagonista viene considerato dal Vaticano «il drago rosso» dell'Apocalisse di Giovanni. Il sesto e il settimo volume sono già in preparazione e saranno rispettivamente ambientati a Venezia e a Torino. Shinoda rivela di aver modellato il suo personaggio principale sull'immagine dello scrittore Shibusawa Tatsuhiko.

L'altra sua serie gialla particolarmente famosa e amata, che racconta i casi dell'architetto-detective Sakurai Kyôsuke, è giunta al quindicesimo volume e ha recentemente superato il milione di copie vendute.

Shinoda nasce a Tôkyô. Dal 1972 al 1977 frequenta l'Università Waseda. Nel 1992 pubblica il suo primo romanzo, Kohaku no shiro no satsujin [L'omicidio del castello d'ambra], un'opera ambientata nell'Europa del xviii secolo che narra di una serie di omicidi in un vecchio castello. Il romanzo viene seguito da numerosi libri di mistery, fantastico, avventura e horror. Tra le sue opere principali si segnalano inoltre i volumi Aberashion [Aberrations, 2004], storia ambientata ai nostri giorni nell'Italia settentrionale in un grande palazzo reale che s'ispira al Palazzo Farnese di Caprarola, Muma no tabibito [I viaggiatori dell'incubo, 2000] raccolta di brevi racconti horror in cui è anche compresa la novella Ôinaru sagyô [Opus Magnum] e Gensô kenchiku jutsu [Architettura fantastica, 2002] serie di racconti su un'immaginaria città che compare nei sogni di un uomo. Opus Magnum è stato pubblicato su alia2, pp. 241-52, e un dibattito tra Shinoda e Silvia Treves è stato edito sulla rivista LN-LibriNuovi («Scambi. Visioni a distanza - Dialogo 2: Shinoda Mayumi - Silvia Treves», in LN-LibriNuovi, 34, estate 2005, pp. 139-45.
Sito ufficiale:

Ueda Ake (1957)
Nata a Tôkyô, fin da bambina s'interessa al disegno e alla narrativa. Dopo essersi laureata nel 1980 all'Università Zôkei della capitale specializzandosi nella pittura a olio, lavora prima in una società per la produzione di programmi televisivi e poi in una galleria d'arte. In seguito inizia l'attività di illustratrice indipendente. Nel 1996 espone una serie di opere nella mostra personale Tôi machi [La città lontana]. Nel 1999, per la sua personale Shitashii tomodachi e [Al mio caro amico] realizza disegni ispirati alle canzoni del cantante italiano Lucio Dalla e ancora, nel 2003, espone nella mostra Tale Work gli originali di opere pubblicate su vari volumi. Ha illustrato diversi libri quali Taimu mashin [The Time Machine] di H. G. Wells, Yuki yori shiroi tori [L'uccello più bianco della neve] di Tatematsu Wahei9 e numerosi testi scolastici. Realizza opere dove le immagini si trasformano in una visione fantastica e allo stesso tempo nostalgica. Suoi lavori sono in pubblicazione anche a Taiwan e in Italia sue illustrazioni sono state edite sulla rivista A Oriente! (8-giapponese, autunno 2002) e nel volume Canzoni, Rabindranath Tagore, in A Oriente!, 2004.

Un ringraziamento speciale per la disponibilità e cortesia dimostrate va a Takanaka Kayoko della casa editrice Jitsugyô no Nihonsha e ad Aoshima Takeshi della Square Enix.