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ALIA 2005

Fantastica antologia o antologia del fantastico?
di Silvia Treves



Nell'introduzione ad alia1 avevo dichiarato la mia riluttanza a leggere le prefazioni; dovendone scrivere una, per coerenza, avevo consigliato ai lettori che la pensano come me di saltarla per passare subito ai racconti. Scherzavo, almeno a metà, altrimenti non avrei nemmeno cominciato a scriverla; in realtà, nella prefazione, oltre a un certo numero di considerazioni sul fantastico, tentavo anche di spiegare le ragioni d'essere del progetto alia. Perché, lo riscrivo, alia è soprattutto un progetto.

Purtroppo, la mia solidarietà verso i lettori anti-prefazionisti deve essere stata fin troppo convincente, almeno a giudicare dagli appunti di qualche recensore ad alia. Mi sta bene. La prossima volta, cioè questa, eviterò di fare dello spirito, e dichiarerò (lo sto appunto facendo) che la prefazione va assolutamente letta!

Siete avvertiti:

In questa prefazione troverete, spero, la ragion d'essere di alia2 ovvero i motivi che ci spingono a perseverare.

Mi state ancora leggendo? Bene, continuate così.

Ci sono state grandi culture che non usavano la ruota, ma non ci sono state culture che non narrassero storie (Ursula Le Guin).

Ci piace pensare di vivere nella luce del sole, ma il mondo per metà è sempre nelle tenebre. E la fantasia, come la poesia, parla il linguaggio della notte (Ursula Le Guin).

Le due dichiarazioni di Ursula Le Guin sono un efficace e nitido compendio dei motivi che ci inducono a pubblicare racconti, racconti fantastici:

1) raccontare storie è un'attività culturale, democratica e unificante: tutti possono farlo, se vogliono e se sono disposti a imparare. Scriverne, e farlo bene, è un po' più difficile ma… Coraggio, tutto sta a dimostrare che narrare è un'espressione connaturata alla nostra specie. Ci siamo proprio tagliati, ecco.

2) Noi umani non viviamo soltanto in superficie. Al di là di tutte le differenze sociali, culturali, linguistiche, tutti noi sperimentiamo ogni giorno la complessità interiore nostra e quella dei nostri simili. Sogniamo, temiamo, desideriamo, amiamo con intensità e odiamo con altrettanta forza. Spesso tutte queste emozioni non si limitano alla sfera individuale, ma si intrecciano con categorie collettive sociali ed economiche. Le azioni che noi compiamo sotto la spinta di queste tensioni emotive hanno ripercussioni e riverberi sul mondo e sulle emozioni altrui. Per noi umani le emozioni non si sovrappongono a una struttura razionale preesistente: sono la struttura, esattamente come il nostro, altrettanto connaturato, raziocinio. Per sopportare questo apparente dualismo, per disciplinarlo e farlo diventare un punto di forza, dobbiamo conoscerlo, esplorarlo, imparare a parlare il linguaggio della notte.

Alia, un progetto che noi speriamo duri nel tempo, è un piccolo strumento per imparare il linguaggio della notte, dei sogni, della paura, dei desideri.

Ma alia è anche un oggetto, un volume, una serie di fogli stampati. Un piccolo mare di storie, un arcipelago di isole vicine eppure diverse. E che cosa vi promette, che cosa vi garantisce alia2, il volume che tenete fra le mani? Una strepitosa raccolta di splendidi racconti? Un'antologia di racconti fantastici?

Né l'una né l'altra, ma un po' di entrambe e molto altro.

Innanzitutto alia non è una vera «antologia», né può esserlo, date le premesse dalle quali è nata: esplorare il vastissimo territorio del fantastico, disegnare, poco alla volta, una mappa storica e geografica di questo genere di letteratura, mostrarne la varietà e l'ampiezza, salvare dall'oscurità nella quale sono precipitati autori e/o racconti di varie epoche, lingue, tradizioni culturali.

Di solito le antologie sono volumi specializzati: si limitano a un tema (Racconti di guerra; Storie d'amore…), a una tradizione letteraria (Racconti norvegesi…), a una certa categoria di autori (esordienti, venti-trentenni, autrici arabe…), o almeno a un anno ben preciso (I migliori racconti francesi del 2003…). Talvolta, poi, i requisiti scelti si intrecciano (I miglior racconti di autrici debuttanti del 2003…).

Alia no. alia, almeno nelle intenzioni, vuole pescare racconti un po' ovunque, e se gli autori di alia2 sono ancora italiani, giapponesi e anglosassoni è semplicemente perché con alia1 non abbiamo esaurito la ricchezza dei contributi ricevuti o ritrovati. alia3… Beh, c'è tempo. Rimandiamo alla prefazione del 2005, eh?

Se non è una semplice antologia alia non è nemmeno la raccolta dei racconti preferiti dai curatori. O dai lettori. Il valore letterario, la «bellezza» (categoria quanto mai scivolosa in narrativa) sono soltanto due dei possibili criteri di scelta. Alcuni recensori hanno puntato il dito su quelli che, evidentemente, considerano difetti: aver ripescato racconti anglosassoni «minori»; aver dedicato molto spazio a una produzione – quella giapponese – molto lontana dai consueti canoni occidentali e non aver limitato la scelta al campo della fantascienza, ovvero, aver pubblicato nel medesimo volume diversi sottogeneri di fantastico, dalla fiaba alla hard science fiction degli anni Trenta, dalla narrativa d'anticipazione al gotico. Fortunatamente sui racconti della sezione italiana, forse perché più familiari nello stile, forse perché scritti da autori già noti e apprezzati in Italia, i commenti sono stati contemporaneamente più indulgenti e più dettagliati e precisi, commenti da lettori, insomma, decisamente utili.

Per quanto riguarda la narrativa fantastica giapponese è d'obbligo una precisazione. Se, come ricordavo nella prefazione ad alia1 il fantastico vive del patto tra autore e lettore («Io suscito in te un senso di meraviglia, tu sospendi l'incredulità e, insieme, facciamo finta che…»), la carenza di coordinate riguardanti la produzione fantastica giapponese – per ovvi motivi in Italia molto meno conosciuta di quella nostrana e anglosassone – ha sicuramente reso i lettori meno disponibili a «giocare» con gli autori.

Rispetto alla mescolanza di sottogeneri, il significato dato in Italia al termine «fantastico» è – complice un'editoria spesso troppo incurante – forse riduttivo, sicuramente impreciso e poco rigoroso, soprattutto per quanto riguarda i due sottogeneri più diffusi e venduti: troppo spesso, «fantasy» è ormai sinonimo di universi pseudomedievali popolati di elfi, nani e oscuri signori. mentre «fantascienza» evoca soprattutto due categorie di romanzi: quelli hard, che si reggono più su ipotesi scientifiche suggestive che su personaggi di adeguato spessore e romanzi di avanguardia più o meno imparentati con il cyberpunk (qualunque cosa questo termine significhi oggi). Tutto ciò che non è riconducibile a queste categorie e che non fa scattare un riconoscimento immediato crea diffidenza, perplessità. E la diffidenza, impedisce in partenza che il lettore stringa con gli autori il patto indispensabile alla vita letteraria del fantastico

Senza intenti polemici, vorrei dire che, al di là dei difetti editoriali e delle forse troppo esigue coordinate sulla vasta e composita produzione giapponese di fantastico alia1 era esattamente ciò che noi speravamo che fosse.

Come già scrivevo lo scorso anno, alia vuole documentare, offrire percorsi di lettura, dare visibilità a stranezze e mostri di belle speranze – come La città dei morti viventi, che affronta già nel 1930 temi antipositivistici e avanza dubbi sull'inevitabile progresso scientifico come fonti di felicità che poi saranno ampiamente trattati dalla fantascienza nei decenni successivi; materiali kitsch – in che altro modo definire Don Giovanni su Marte? – che poi, in maniera più elegante e meno ingenua condiranno la produzione fumettistica e narrativa per molti anni a venire; anelli di congiunzione ormai dimenticati come I Vermi della terra che documenta la portentosa fusione tra l'universo eroico di Howard e quello tenebroso di Lovecraft; nitidi esemplari di rispettabilissime tradizioni letterarie caduti nell'oblio, come La stanza lunga; lucidi esempi, ormai poco ricordati, di fantascienza sociale italiana (L'esenzione); felici tentativi di coniugare il quotidiano e il soprannaturale con esiti di una malinconia struggente (Vento dal mare).

Alia vuole illuminare la varietà della narrativa fantastica italiana di questi anni, un vero arcipelago nel quale, accanto a un filone più schiettamente fantascientifico, trovano posto storie ironiche, storie genuinamente fantastiche, un nuovo gotico che ha poco a che spartire con l'horror-splatter di più evidente influenza americana.

Alia vuole anche avvicinare i lettori italiani a tradizioni e letterature fantastiche diverse da quella europea e in particolare da quella anglosassone cui siamo ormai, più che abituati, assuefatti (senza nulla togliere ai suoi molti meriti). alia1 aveva offerto assaggi dell'ispirazione fantastica giapponese più tradizionale che (chiedo perdono ai lettori poco convinti) vale altrettanto, se non di più, per la propria affascinante diversità che per le somiglianze con i canoni che meglio conosciamo. Quest'anno, alia2 offre una panoramica della nuova narrativa fantastica giapponese, sfaccettatissima, e sperimentale almeno quanto è legata alle sue tradizioni. Per ovviare ai limiti dello scorso anno e fornire ai lettori una sorta di bussola che li aiuti a orientarsi nella ricca produzione contemporanea, il curatore della sezione ha scritto un'introduzione molto ricca di informazioni che testimonia la vivacità di un genere quanto mai vivo e intensamente collegato ad altre forme di cultura e di intrattenimento.

Invece di fare la spiritosa, come lo scorso anno, vi invito a leggerla con attenzione, preferibilmente prima, ma almeno dopo i racconti.

E adesso basta chiacchierare. Non so dove siate in questo momento, se nel salotto di casa vostra, o a letto, con alia2 ben illuminato dal vostro abat-jour, o in treno, seduti comodamente, o magari in tram, precariamente appesi a una maniglia di metallo; io ho imparato a leggere dappertutto… Se fossi in voi cercherei di dimenticarmi vicini, impegni e inevitabili irritazioni della giornata trascorsa o di quella appena iniziata e farei un po' di buio nella mente, perché nell'arcipelago del fantastico la penombra è una guida migliore della luce del sole.

Coraggio, girate pagina.
Buon viaggio.