Rapporto Cgil. Hanno fra 7 e 14 anni, la metà aiuta
la famiglia. 26.000 solo a Roma, Milano e Napoli
L'esercito dei bambini-lavoratori
"In Italia sono quattrocentomila"
di RICCARDO DE GENNARO

ROMA - "Il lavoro minorile in Italia è in crescita ed è facile capire il perché: crescono la povertà e l'emarginazione, cresce il lavoro irregolare clandestino, cresce l'abbandono scolastico". Sono questi, secondo il leader della Cgil, Guglielmo Epifani, i fattori determinanti di una delle piaghe più odiose dell'economia italiana, quella dello sfruttamento dei minori. Il segretario della Cgil conferma la stima dei minori al lavoro: sono 400mila bambini tra i 7 e i 14 anni (l'Istat parla invece di 144mila bambini lavoratori), il 10 per cento dei quali lavora otto ore o più al giorno.
Che cosa fanno? La metà aiuta la famiglia, il 32,5 per cento fa lavori stagionali, il 17,5 per cento lavora in maniera continuativa - prevalentemente nel commercio e nell'artigianato - dalle quattro alle otto ore al giorno. La retribuzione di questi ultimi è compresa tra i 200 e i 500 euro al mese.
Il sindacato di corso Italia prosegue nella denuncia e nella lotta al lavoro minorile. Il primo a denunciare la piaga era stato Sergio Cofferati, esattamente dieci anni fa, da Bombay. Quattro anni fa, poi, l'Ires-Cgil aveva realizzato un dettagliato "Rapporto sul lavoro minorile", che ha aperto la strada ad altri studi, costringendo anche l'Istat a prendere in esame il fenomeno dello sfruttamento dei minori. "Se il lavoro minorile è in aumento, la responsabilità è anche del governo in carica", aggiunge Epifani. "Con le sue politiche pubbliche - spiega - ha aumentato le povertà.
Non solo: con l'azione di indebolimento della scuola pubblica rischia di aggravare il fenomeno del lavoro minorile e della dispersione scolastica. Gli strumenti predisposti dal governo Berlusconi per combattere l'economia sommersa, infine, hanno avuto efficacia nulla".
Il rapporto della Cgil ora viene aggiornato con una ricerca focalizzata su tre realtà metropolitane: Roma, Milano, Napoli. In queste tre città, la Cgil ha censito circa 26mila bambini-lavoratori tra i 7 e i 14 anni. A Roma, sottolinea la ricercatrice dell'Ires Anna Teselli, è emersa una forte concentrazione di bambini che lavorano in strada, Napoli è la città dove i bambini cominciano a lavorare prima, verso i 9-10 anni. Milano, invece, conta un cospicuo numero di adolescenti "rinunciatari e nullafacenti".
Il presidente dell'Ires-Cgil, Agostino Megale, è categorico: "Nel '98 abbiamo conquistato la prima "Carta degli impegni", firmata da governo e imprenditori. Ora bisogna rlanciare la parola d'ordine della tolleranza zero contro qualsiasi forma di sfruttamento dei minori".
Per fare fronte allo sfruttamento del lavoro minorile e alla miseria (il 17 per cento dei minori vive sotto la soglia di povertà, il che pone l'Italia al secondo posto in Europa, dopo la Gran Bretagna, in questa drammatica classifica), la Cgil avanza un pacchetto di proposte, che dovrebbero essere finanziate con l'accantonamento del 2 per cento delle risorse provenienti dall'Iva sui beni di lusso.
Il sindacato guidato da Epifani propone in particolare la costituzione di due Fondi nazionali: uno definito "Borsa per lo studio e lo svago dei minori a rischio dispersione", l'altro a sostegno di Piani sociali dei Comuni, che prevedano iniziative di lotta allo sfruttamento minorile. Tra le altre proposte, la realizzazione piena dell'obbligo formativo a 18 anni, una legge nazionale contro la povertà, task force a livello provinciale per la prevenzione e la repressione di qualsiasi abuso.

(15 aprile 2004)