L’OBBLIGO  SCOLASTICO             

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art.2 comma 1 lettera c della Legge 53 ("riforma" Moratti):

è assicurato a tutti il diritto all'istruzione e alla formazione per almeno dodici anni o, comunque, sina al conseguimento di una qualifica entro il diciottesimo anno di età; l'attuazione di tale diritto si realizza nel sistema di istruzione e in quello di ìstruzione e formazione professionale La fruizione dell'offerta di istruzione e for­mazione costituisce un dovere legislativamente sanzionato; nei termini anzidetti di diritto all'i­struzione e formazione e di correlativo dovere viene ridefinito ed ampliato l'obbligo scolastico di cui all'articolo 34 della Costituzione, nonché l'obbligo formativo introdotto dall'articolo 68 della legge I 17 maggio 1999, n. 144, e successive modificazioni.  L'attuazione graduale dei diritto-dovere predetto è rimessa ai decreti legislativi di cui all'articolo 1

 

 


Obbligo scolastico ed obbligo formativo

 

Al posto dei concetto di obbigo scolastico la Legge 53 utilizza quello di dírítto-dovere, -in modo da ren­dere l'impegno dello Stato più blando.  Poi si confonde volutamente obblígo scolastico e obbligo formativo.  Il primo implica la frequenza della scuo­la, l'altro puo' significare anche la formazione attraverso il lavoro, o l'accertamento da parte della scuola di percorsi privati.  Il senso dell'au­mento dell'età dell'obbligo scolatíco è quello di far sì che una fascia sempre pìù larga di cittadini abbia una base culturale ampia e condivisa, mentre l'ob­blígo formatívo ha in sostanza lo scopo di far sì che tutti abbiano "un mestiere".  Quando la Moratti afferma che l'obbligo formatívo sarà innalzato ai 18 anni non dice nulla di nuovo: questo obbligo già c'è, anche se largamente non applicato, quello che invece la Moratti vuoi diminuire è l'obbligo scola­stíco.

 

Retrocessione dell'età dell'obbligo

 

Con la Legge 53 l'obbligo scolastico passa dai 15 ai 14 anni, primo caso al mondo, in cui l'età dell'ob­bligo invece di aumentare, diminuisce.  La Legge 20 gennaio 1999, n.9 all'art-1, comma 1 prevede­va che: "A decorrere dall'anno scolastico 1999/­2000 l'obbligo di istruzione è elevato da otto a dieci anni.  L'istruzione obbligatoria è gratuita.  In sede di prima applicazione, fino all'approvazione di un generale riordino dei sistema scolastico e for­mativo, l'obbligo di istruzione ha durata novenna­le.'

Quindi in pratica l'obbligo veniva portato a 9 anni (dunque: 5 anni di elementari, 3 di medie e il primo anno delle superiori).  Il regolamento suc­cessivo (Regolamento recante norme per l'attua­zione dell'art. 1 della legge 20 gennaio 1999, n.9,) stabiliva che: "L'istruzione obbligatoria è gratuita anche nel primo anno di scuola secondaria supe­riore.  Per l'iscrizione e la frequenza a tale anno non si possono imporre tasse o contributi dì qualsiasi genere".  Questa legge è cancellata dalla "riforma" Moratti.  La Legge 53 fa riferimento al' solo articolo della Costituzione (a rt. 34: "L'istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuìta") e dunque assicura l'obbligo scolastico fino a 14 anni (deve quindi intendersi soppresso, anche il regolamento che assicurava la gratuità dei primo anno delle supe­riori).

 

L!obbligo ai 15 anni ha contato su cinque anni di attuazione.  Questa timida riforma è stata un suc­cesso, da ogni punto di vista.  Lo dimostra la ricer­ca ministeriale sul primo anno di attuazione ("Il nuovo obbligo scolastico.  Indagine sul primo anno di applicazione della legge 20 gennaio 1999, n.9. Analisi e Valutazione 10 maggio 2001').  Quando era uscita la legge che innalzava l'obbligo ai 15 anni, le preiscrizioni alle superiori si erano già con­cluse.  Fu necessario riaprirle per 'obbligare" i ragazzi che non intendevano iscriversi alle supe­riori.  In questo modo fu possibile calcolare il numero dei "nuovi obbligati" (circa 48.000) e seguirne il destino scolastico.  Al termine dei primo anno delle superiori la stragrande maggioranza di questi studenti (circa 89 su 100) decideva di pro­seguire gli studi: i promossi passando alla classe successiva, i non promossi ripetendo la classe fre­quentata.  Con un calcolo molto approssimativo possiamo dire che in questi cinque anni 200.000 ragazzi sono rimasti a scuola grazie all'obbligo ai 15 anni.  L'innalzamento dell'obbligo dunque non ha sortito l'effetto di riempire le scuole di una massa di chiassosi rompiscatole pronta ad andar­sene non appena assolto l'obbligo, ma ha costitui­to un grimaldello per l'innalzamento dei livello di istruzione di una fascia significativa di gioventù.  Le ricerche sociologiche condotte all'inizio degli anni novanta indicano chiaramente a quali classi socia­li appartengono i ragazzi che interrompono presto gli studi.  E dunque possiamo comprendere il carattere classista della riduzione dell'età del­l'obbligo.

 

 

 

A cura di: ReteScuole - www.retescuole.net