Resoconti di viaggioIl Po da Ferrara alla sorgenteAgosto 1997di Enrico Zamboni e Paola Stagni
Per ragioni di spazio le cartine con il tracciato del percorso, a cui si fa riferimento nell'introduzione, non sono disponibili on line. Se siete interessati mandateci un mail.
Che viaggio ragazzi: non credevamo che un fiume così dimenticato come il Po potesse regalare simili emozioni! Onore alle bici (mai un problema), onore alla gente che abbiamo incontrato (cordiali come vecchi amici di sempre), anche a voi che senza mai avervi conosciuto ci avete dato una mano forte nella logistica del viaggio, onore a Paola, la mia fidanzata, che mai avrei pensato reggesse così bene ad un simile viaggio, ma soprattutto, permettetemelo, onore al Po. Ma ogni promessa è debito: perchè questa nostra esperienza non venga dimenticata e possa un giorno essere ripetuta da chiunque lo vorrà, ecco il riassunto della nostra avventura. Descrivere ogni strada ed ogni incrocio seguendo il vostro mirabile esempio avrebbe portato ad un racconto arido e riduttivo, per cui vi abbiamo segnato sulle cartine le strade percorse, alle quali faremo riferimento ogni volta ci sembrerà opportuno: non sarà difficile ripercorrerle.
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Il nostro viaggio (840 km) si è articolato in 12 tappe, dal 2 al 13
agosto, 2 delle quali di rientro, ciascuna di 70 km circa, ad
eccezione della prima di circa 110 km, con partenza da Ferrara e
arrivo a Pian del Re (CN), ritorno in treno da Racconigi (TO).
L'itinerario si è articolato per la maggiore su strade asfaltate o ghiaiate, ma talvolta su sterrate di difficile percorribilità, difficoltà dovute alla vegetazione troppo invasiva o alle condizioni del fondo che non permetteva un agevole avanzamento alle biciclette. Su ciascuna di esse gravava all'incirca un peso di 20-22 kg, che si traduceva in una massa complessiva in ordine di marcia di quasi un quintale. Per questo prima di partire controllate bene la meccanica (non esitate a sostituire la catena e/o i rapporti se usurati), i freni (siate maniacali nel regolare a puntino l'assetto dei pattini sul cerchione) e la centratura delle ruote. Portate con voi una adeguata "officina" per far fronte a piccoli interventi, quali riparazione di forature, sostituzione di raggi ruota, calibrazione dei freni, dei cambi, ecc: non è per gufare, ma può succedere qualsiasi cosa ovunque, in salita come in discesa, in città come in pieno sterrato, e bisogna cavarsela da soli! In commercio esistono diversi attrezzi universali, anche con smagliacatena; l'acquisto di quest'ultimi modelli è vivamente consigliato: in salita la catena è sottoposta a forze di trazione di 50 kg e oltre... Partite con le idee ben chiare su quali potranno essere le tappe e le strade da percorrere, ma sappiate rinunciare ad una rigorosa tabella di marcia: non vi divertireste, non vedreste tutto ciò che c'è da vedere ed il vostro viaggio si tradurrà in una semplice corsa a tappe. Non dimenticate a casa la cartografia e la bibliografia; vi consigliamo inoltre la lettura del volume "ITINERARI LUNGO IL PO A piedi, in bicicletta, in canoa": è ricco di spunti e suggerimenti per meglio conoscere il fiume.
Sempre a proposito di biciclette, le nostre sono GIANT con geometria AFS e telaio in acciaio CrMo, per intenderci Mountain bike con ruote da 28'', non Citybike. Sono molto robuste, progettate apposta per questo tipo di utilizzo (predisposte per essere corredate anche con portapacchi anteriore e anteriori laterali) e hanno copertoni scorrevoli, scolpiti a tasselli piccoli, adatti sia allo sterrato che all'asfalto. A questa sommaria descrizione della nostra avventura, troverete allegate le fotocopie della cartografia con evidenziate le strade percorse. In viola pastello abbiamo segnato le possibili deviazioni da tenere in considerazione, in rosso l'itinerario del rientro; le bandierine blu indicano l'inizio/termine tappa, mentre quelle rosse una particolare attrazione al di fuori delle città/paesi. Le linee rettilinee rosse tracciate sulle cartine relative al tratto Ferrara Pavia coincidono alla sovrapposizione di un foglio al successivo. Ora indossiamo i ciclisti, berretto e guantini, ...e partiamo!
FERRARA, Piazza Castello: è la mattina del 2 agosto e la giornata è
splendida, la visibilità eccezionale.
Tra timidi curiosi scattiamo le
foto-documento, un ultimo saluto ai pochi amici e parenti intervenuti
(i primi invidiosi, i secondi un po' preoccupati, ma tutti concordi
nel dire "siete matti") e via che si parte. Ci avviamo verso
Pontelagoscuro (vi ricordate il paese dal quale tutte le televisioni
si collegavano nel Novembre 1994, nell'attesa dell'onda di piena che
fortunatamente gli argini ressero?). Ecco il Po, qui in prossimità
della sua massima larghezza di 1 km, prima di dividersi nei 6 rami del
suo delta. Seguiamo l'argine fino a Ficarolo, dove il ponte ci condurrà sull'altra sponda, anch'essa asfaltata. Breve sosta a Stellata per visitare la rocca estense posta all'interno della golena del fiume, unica nel suo genere, curiosa e simpatica allo stesso tempo: merita! Di nuovo in sella fino a Felonica, dove pranziamo al sacco in un piccolo parco quasi fuori paese (c'è anche una rudimentale fontana per rinfrescarsi tubo con rubinetto nascosta dietro ad alcuni alberi: serve un rabdomante per cercarla!). Una visita all'antica chiesa in fondo al paese e via fino a Sermide, con l'imponente camino della centrale elettrica che svetta sull'orizzonte (oltre 220 m di altezza!). Quì il ponte ci riporta sull'altro argine. Pioppeti e Mais a volontà, irrigazione a getto ovunque, ma di ombra neanche a pagarla: l'argine è addirittura più elevato degli stessi pioppi coltivati in golena! Da quissù si ammirano le antiche corti contadine abbandonate tuttora eleganti nonostante il degrado e le vecchie case dei pescatori di mestiere, tutte in fila nella golena; di tanto in tanto sul fiume, a ridosso dell'argine, galleggiano alcune delle vecchie barche dei ponti dismessi, ora convertite a casette con bilancione da pesca, dove poter trascorrere il fine settimana all'aria aperta, lontani dalla città. Giunti ad Ostiglia, l'Isola Boschina l'unica lungo l'intero corso del Po in cui è conservata la situazione boschiva originaria sarebbe da visitare, ma era tardi e l'abbiamo by-passata. Ci dirigiamo verso Sustinente e poi Sacchetta sempre per la strada d'argine, parallela alla sottostante statale. Superata Sacchetta incontriamo il sistema di chiuse dell'idrovia parallela al Mincio: è quì che si immette nel Po; più avanti si lascia il grande fiume per risalire l'argine destro del Mincio. Presto la strada diviene ghiaiata e l'andatura rallenta notevolmente: che fare? Proseguire sull'argine fino ad incontrare la statale il più lontano possibile, godendosi il Mincio così diverso dal Po ma arrivando molto tardi a Mantova o dirigersi appena possibile verso le comuni strade asfaltate? Optiamo per la seconda, ed un po' ci dispiace. Ma le sorprese non tardano a venire: le strade di campagna regalano suggestivi quadretti di vita contadina. Mucche nelle stalle, canali di irrigazione con acque cristalline (ci saremmo tuffati!) pieni di piante acquatiche di ogni genere, tra le quali gli splendidi Nannufari Gialli (i cosiddetti "foglioni", per la caratteristica forma a cuore delle foglie galleggianti, con piccoli fiori gialli) e le magnifiche Ninfee Bianche. A Bagnolo S.Vito, la curiosa fontana nella piazzetta principale è da provare. Proprio così: da provare. Una grande ruota in ghisa (pesantissima) aziona una pompa a stantuffo che preleva acqua presumibilmente da un canale sotterraneo o da una cisterna. Bere è un'impresa! Si riparte verso Mantova, per Ponte Travetti: sulla statale ci si ricorda del traffico. Sono le 19.30: trovata una sistemazione per la notte diamo uno sguardo al contachilometri: ne segna 115 come previsto; dopo cena ci buttiamo a letto!
MANTOVA, 3 agosto: perdiamo l'intera mattina nel centro storico. Bellissima città, da visitare assolutamente! Soltanto a mezzogiorno ci avviamo verso Brescello, il celebre paese di Don Camillo e Peppone. A quest'ora il sole si fa sentire: avevamo pensato a tutto, alla pioggia e al campeggio, eravamo pronti ad affrontare ogni tipo di inconveniente meccanico, ma ci eravamo dimenticati proprio della nostra stella. Quando risali il Po, la direzione di marcia prevalente è l'ovest, sicchè la gamba ed il braccio sinistri sono le più esposte alle scottature. Una corsa in farmacia per porre rimedio all'inconveniente, ma la frittata era fatta: proprio "due polli arrosto" in bicicletta! Raggiunto l'argine, lo seguiamo fino a Ponte Torre d'Oglio. Il Po, nel suo lungo cammino verso l'Adriatico, sembra ricevere qui una forte spallata sul fianco dall'Oglio, suo affluente, tanto da piegare verso destra, quasi a riprendere la strada perduta. C'è uno splendido ponte di barche: è una sorpresa, e dobbiamo proprio attraversarlo. La sua gestione è ingegnosa, con quattro diversi accessi ad altrettanti livelli su entrambi gli argini, il ponte viene traslato in funzione della portata del fiume; le rampe di accesso sono basculanti e altre barche sono pronte ad allungarlo non appena il fiume cresce e obbliga l'utilizzo degli accessi più alti. A valle, adagiata su di un isola di sabbia, la baracca del guardiano, anch'essa su barche. Oltre il ponte la campagna è coltivata a pioppi e presenta evidenti segni dei frequenti allagamenti, con dune di recente formazione e vecchie corti contadine sulla sommità di quelle fossili. Finalmente un po' di ombra, ma durerà poco! Nel tardo pomeriggio raggiungiamo Viadana. Sarà il ponte della statale, trafficata come non mai, a riportarci nuovamente sulla sponda emiliana. Il Po è già più stretto rispetto a Pontelagoscuro, sicuramente meno profondo, e tratti del suo letto iniziano ad essere ghiaiosi; è pieno di bagnanti ...beati loro!. Entriamo a Brescello per uno sguardo al paese, alla ricerca per la verità non difficile di indizi sui mitici personaggi che lo hanno reso celebre: a voi la scelta tra "Bar Don Camillo" e "Bar Peppone", che manco farlo apposta sono l'uno vicino all'altro, di fronte alla celebre chiesetta, con il mitico crocefisso parlante, in piena piazza.
Brescello (RE), 4 agosto: colazione e visita alla chiesa. Sotto ad un portico, è appesa Geltrude, la famosa campana (di argilla!) che cadde su Peppone. Da visitare è il simpatico museo dedicato ai due personaggi, al cui interno sono ospitate la ricostruzione dei loro uffici, le biciclette usate dagli attori in "Don Camillo e l'onorevole Peppone", un sidecar e tanto altro ancora. Non potrà passare inosservato: il museo è segnalato dal carro armato protagonista di un famoso episodio; è aperto al pomeriggio, ma ci si può rivolgere alla Pro Loco per l'apertura straordinaria mattutina. Gli abitanti di Brescello sono abituati ai cicloturisti che transitano in zona (posto tappa obbligato per la presenza del museo), ma fu tanta la loro sorpresa e meraviglia nell'averci conosciuto. Il custode del museo interprete ufficiale tra il regista e l'attore Fernandel al tempo del film vedendoci entrare nelle sale cominciò a gesticolare enfatizzando i movimenti, senza spiaccicare una parola, per darci il benvenuto. Dapprima si teneva a qualche metro da noi, poi si accorse di avere a che fare con due connazionali: Due italiani!? Ma siete mosche bianche! E così ci ha accompagnato per tutto il museo, inframezzandone la descrizione a numerose domande sul nostro viaggio. In piazza poi le biciclette addossate al portico erano diventate le protagoniste dei discorsi al bar.
Riprendiamo l'argine del Po, in direzione Mezzani. La curiosità per
un'indicazione "Zone umide del Po Parmense" ci devia verso destra, per
una strada frequentata solo dai pochi residenti. Qualche centinaio di
metri e due bambini da un cortile gridano: Volete un sacco di patate? Cerchiamo una panchina nel Parco Ducale, dove poter consumare il nostro pranzo (l'ormai tradizionale panino...). Al primo impatto trascurato, il parco nasconde tra i vecchi alberi un laghetto con anatre e tartarughe, e più avanti uno splendido prato. Sul fondo il bellissimo Palazzo Ducale, trasformazione seicentesca dell'antica rocca dei Sanseverino. Il Palazzo è stupendo e ospita il Museo Etnografico della Civiltà Contadina, ovviamente e purtroppo, chiuso nel mezzogiorno. Molto bella anche la facciata opposta, sulla piazzetta del paese. Aspettiamo le tre per ripartire, e raggiungere così Roccabianca. Il castello è sede di un curioso quanto singolare museo. In esso sono esposti reperti fluviali di ogni genere, da antiche monete ad alcune pepite d'oro, ossa animali fossili e fusti di querce pietrificati risalenti all'antica foresta planiziale padana, il tutto rinvenuto sul vicino letto del Po, raccolto da un locale cittadino con tale passione. Ma anche qui abbiamo trovato le porte chiuse nonostante l'orario, ed i pochi paesani che abbiamo incontrato non ci hanno saputo fornire notizie in merito all'apertura: peccato! Passiamo per il centro di Pieve Ottoville e di Zibello, quest'ultimo con una bella piazza in ciotolato e palazzi decorati in cotto, sempre sotto il sole cocente che pare oggi non voler mollare. Oltrepassato Polesine Parmense, si incrocia il Torrente Ongina. Deviamo a sinistra verso la residenza di Giuseppe Verdi, non molto lontano da quì e che ospita un museo a lui dedicato, immersa in un bel giardino e nella più assoluta tranquillità: proprio il posto ideale per l'ispirazione giusta! È lunedì e la sfortuna ci perseguita: il museo osserva il giorno di chiusura!
Cinque e tre quarti del pomeriggio: vogliamo raggiungere Castelvetro
Piacentino, alle porte di Cremona, per strade secondarie. È tempo di
dire "Dietro front", e proseguiamo sull'argine dell'Ongina. Poco
avanti la strada diventa bianca (ghiaiata) per poi voltare di brutto a
sinistra in corrispondenza dell'immisione dell'Arda nel Po: tutto
previsto, lo dice la cartina!
Villanova sull'Arda (PC), 5 agosto: destinazione Cremona. Il traffico
è decisamente sostenuto in prossimità della città, ma una lunga pista
ciclabile ci conduce dritti in centro storico. Molto bella è la
facciata del Duomo col suo Torrazzo; altrettanto è l'interno appena
restaurato (in pieno svolgimento lo smantellamento dei possenti
ponteggi serviti al restauro). Quando raggiungiamo Piacenza sono passate da poco le sette. Il Cielo si è velato: presagio di cattivo tempo alle porte.
PIACENZA, 6 agosto: dopo il temporale della notte, la mattina si presenta ancora grigia e piovosa. La partenza è notevolmente ritardata per adeguarci alla stagione: dovevamo assolutamente coprire le borse delle bici con le foderine antipioggia: operazione mai provata prima, e che ha richiesto un'oretta. Lasciamo la città a mezzogiorno dopo aver visto ben poco, ma almeno sotto la pioggia non ci si scotta. Torneremo una prossima volta in treno! Dopo S.Rocco al Porto lasciamo la trafficata Via Emilia per l'argine, a sinistra. Per un bel tratto è asfaltato di recente, fino a Chierichezze, poi è ghiaiato. Presto il sole si fa largo tra le nubi ed in breve ristabilisce il clima dei giorni passati: per le farfalle è gran festa. Ve ne sono di tutti i colori, perfino iridescenti, specie che mai avevamo visto prima. Non resisto per il caldo: devo togliermi la maglia. Paola, mi passi la crema per il sole? ...me la spalmi sulla schiena? Per agevolarla, scesi dalla bicicletta e mi piegai in avanti con il busto. Nel frattempo giungeva un ciclista in mountain-bike... Santo cielo! Che hai fatto, ti senti male? E caccia un gran frenone, rischiando di cadere e farsi male lui stesso! Non preoccuparti, tutt'altro! A Somáglia c'è un castello adibito ad uffici comunali e biblioteca, restaurato grazie allo sforzo economico di tutti i cittadini del comune stesso. Si torna per Guzzafame (anche qui un castello), poi Corte S.Andrea. Si prosegue per Ório Litta, paese dal nome alquanto curioso, che riserva una splendida villa al termine di una salita particolarmente dura! La zona infatti è profondamente segnata dai "canyon" del Po, i paleoalvei: spesso le campagne terminano bruscamente come terrazze nel vuoto e sono ben evidenti le antiche arginature naturali rimaste intatte del fiume. Il Po scolpì il proprio corso nella pianura, creando alvei profondi decine di metri, che abbandonava in favore di altri ad ogni devastante piena. Oggi invece è costretto all'interno dell'ormai familiare argine maestro, ...e ogni tanto si stanca ed esce a fare un giro! Attraversiamo il Lambro dalla statale, un bel torrente! Appena superato il ponte, svoltiamo a sinistra per Lambrínia e raggiungiamo Chígnolo Po, paese caratteristico per il suo saliscendi. Poco dopo le sei raggiungiamo Pieve Porto Morone. Un profumo si diffonde nell'aria ..., buono ..., anzi direi molto buono! Non ci sembra vero: davanti a noi una fabbrica di biscotti in piena attività! Biscotti? Andiamo subito allo spaccio aziendale! Stupite dalla nostra tenuta, le impiegate si organizzano in un vero e proprio raid alle linee di produzione per sopperire alla chiusura serale dello spaccio. Tornano con un sacchetto zeppo di biscotti al cioccolato, ancora bollenti! Saranno stati più di un chilo: erano le cialde del gelato "MAXIBON", subito ribattezzate "MA-SI-È-BUN" (dal Ferrarese: Ma quanto sono buoni! ). Ripartiamo in direzione di S.Zenone al Po, Spessa, Torre de' Negri (bella la zona boschiva sulla sinistra, che precede il paese), per arrivare a Belgioioso.
Belgioioso (PV), 7 agosto: il paese è molto bello, ricco di palazzi di
interesse, testimonianza di un passato certamente prestigioso. In
mattinata raggiungiamo la vicina Pavia per strade secondarie (25 km
circa). In un tratto ghiaiato, tra S.Margherita e S.Giacomo della
Cerreta, un carretto pieno di fieno trainato da un asinello ci rievoca
immagini di altri tempi.
Il duomo di Pavia, manco farlo apposta, è chiuso per restauro.
Visitiamo allora qualche altra chiesa minore, i giardini
dell'università, la piazza e la bella via principale che conduce al
Ponte Coperto sul Ticino da un lato e all'imponente Castello Visconteo
dall'altro. Tra Pancarana e Cervesina, sulla strada d'argine, l'annunciato acquazzone estivo che già ci accompagna da diversi chilometri lascia al sole l'onore di dipingere alle nostre spalle un vigoroso arcobaleno, doppio, molto basso sull'orizzonte: lo spettacolo innanzi ai nostri occhi è surreale, non sappiamo proprio come descriverlo. Basta poco per dimenticare i disagi che la pioggia ti reca mentre pedali! Imbocchiamo il Ponte di Cornale, a senso unico alternato per i mezzi pesanti. È infatti disastrato, pieno di buche pericolosissime, alcune profonde al punto da vedere il fiume; il fondo stradale è ricoperto da un'insidiosissima fanghiglia: l'eredità del '94 si fa sentire ancora piuttosto pesantemente. Il limite massimo consentito di velocità è il passo d'uomo: almeno le macchine non sorpassano e si possono deviare più agevolmente le buche. Sembrava non finire mai dal tanto era alta la tensione in noi. Finalmente usciamo dall'incubo e svoltiamo a sinistra per Pieve del Cairo, e di nuovo ricomincia a piovere.
Pieve del Cairo (PV), 8 agosto: oggi ci aspetta una giornata
impegnativa. Le strade saranno per la maggior parte sterrate,
sull'estrema riva del fiume, quelle suggerite dai pieghevoli del Parco
Fluviale del Po e dell'Orba. Io sono nato qui, e ho sempre abitato in quella casetta ai piedi dell'argine, la vedete laggiù? Non ho mai visto il Po così minaccioso come quella volta, e sapete perchè? Perchè fino a dieci-quindici anni fa estraevano in tutte le cave del fiume, e c'era interesse a tenerlo pulito. Poi le hanno chiuse tutte! Prima o poi doveva capitare. Sarà peggio tra qualche anno ... . ... Quelle notti ero vicino al ponte, con lo scavatore, pronto ad aprire l'argine se ce ne fosse stato bisogno. Per fortuna il Po si è portato via il solo ponte e parte della strada ... Sono stato lì due giorni e due notti, sveglio a vigilare. Non mi hanno nemmeno ringraziato! ... In noi rimane l'idea che questa gente sia stata dimenticata e magari anche maltrattata, loro che il fiume lo conoscono dall'infanzia.
A Montariolo deviamo sull'argine del Tanaro, altro protagonista di
quel Novembre. Il fiume ha l'aspetto selvaggio ed è pieno di aironi.
La strada d'argine è al limite della praticabilità: il fondo è di
ghiaia, ma quella estratta direttamente dal fiume, di pezzatura a dir
poco esagerata. L'erba più alta di noi non era mai stata sfalciata ed
i rovi occupavano l'intera "carreggiata": fortuna che le borse
anteriori della bicicletta, montate al fianco della ruota,
funzionavano da apripista! Velocità record di crociera: tra i 4 ed i 5
km/h. Quanta polvere, polline e quant'altro, ...e che fatica!
Accidenti al falsopiano prima di Valenza, con le sue rasoiate ai
polpacci nel pieno mezzogiorno! Qualche centinaio di metri prima di
entrare nella ricca cittadina degli orafi, in piena salita, siamo
attratti da un lamento proveniente dal fossato a margine della strada.
Era il miagolio disperato di un gattino, probabilmente abbandonato.
Non potevamo far finta di niente. Individuare l'esatta posizione del
micio era un problema per le ortiche ad altezza del busto. Che fare?
L'abbigliamento non era certo quello giusto per calarsi nella selva:
pantaloncini da ciclista ed una maglietta sbracciata di cotone
leggerissimo si addicevano soltanto ad un suicida. E così è stato! Il
micio aveva ancora gli occhi chiusi, completamente nero, ...
certamente abbandonato.
Aspettiamo che il sole si sfoghi mangiando il solito panino in un
parco a pochi passi dalla piazza di Valenza, e ripartiamo soltanto
dopo le tre. Scendiamo al Po, sempre sul suggerimento dei pieghevoli,
e seguiamo le indicazioni dell'itinerario nº2, verso sinistra. Il
terreno è sabbioso a tratti e le bici tendono a "scodare"; rallentiamo
l'andatura per evitare rovinose cadute a terra e con il nostro
cicerone (un signore di Valenza che nel frattempo ci aveva raggiunto e
accompagnato per piú di un chilometro) ci diamo appuntamento più
avanti, presso il suo capanno.
- Da dove venite? - Da Pavia in avanti, chiunque si fermava a colloquiare con noi, seguiva questo copione! Il verbo "forare" era come un'invocazione alla sfiga: non avremmo mai voluto sentirlo! Le golene del Po, come quella che stavamo percorrendo, sono larghissime, coltivate ovviamente a pioppi, chiuse da argini molto meno imponenti di quelli incontrati fino a qualche chilometro indietro. Il letto del fiume è altrettanto largo, navigabile solo con le tipiche imbarcazioni di legno a fondo piatto, di tanto in tanto ormeggiate nelle lanche. Quello che più a valle diventerà il più grande fiume d'Italia è ora un grosso torrente dalle acque limpide e ricche di avannotti.
Verso il Ponte di Valenza, ci fanno strada simpatici leprottini
marroncino chiaro con la bianca coda a batuffolo. Sguizzano davanti a
noi, tra l'erba, disturbati dalla nostra insolita presenza. Troppo
forti! Sembrava di vivere una scena di un cartone della Walt Disney.
L'ora si era fatta tarda e giunti al Ponte di Valenza non c'era troppo
tempo per fare visita alla sede del Parco sull'altra sponda.
La segnaletica dell'itinerario 3 è limitata al solo inizio della
sterrata. Dapprima accidentata, muta poi in un sentiero: sarà la
strada giusta? . Continuano ad accompagnarci i coniglietti e le
farfalle, mentre l'erba continua a crescere ed invadere lo stesso
sentiero. Sorpresa: davanti a noi una lanca piena d'acqua! Il sentiero
devia a sinistra come indicato dal pieghevole, per attraversarla in un
punto in cui è pressochè secca, ma ahimè si dissolve nel terreno arato
di recente di un pioppeto! Dopo tre ore di totale buio cartografico, finalmente la strada asfaltata in prossimità di Frassineto Po. Chissà cosa avranno pensato gli abitanti di quel paese, davanti a due personaggi impolverati, su altrettante biciclette tappate a quel modo, provenire da una strada che sapevano essere impraticabile, per giunta a tarda sera! Quasi sicuramente, ogni domanda che si posero non trovò risposta. Per Casale Monferrato? Sempre dritto!
Casale Monferrato (AL), 9 agosto: prima di lasciare la città visitiamo
il duomo ed il centro storico ricco di interessanti palazzi, testimoni
dell'importante passato cittadino.
Da Trino a Palazzolo Vercellese, poi a Fontanetto Po la strada è un
po' monotona, rettilinea (caratteristici i paracarri "vecchio stile"),
ma non è trafficata e l'orizzonte è coronato dalle alpi. Tappa a
Fontanetto Po per il consueto pranzo al sacco: il paese è a pianta
romana con la vecchia ed imponente chiesa in stile romanico. Quì il turismo in bicicletta non è sicuramente familiare: in centro cittá sono stati numerosi gli approcci dei curiosi. Almeno una decina di persone si sono avvicinate a noi chiedendo informazioni di ogni genere, riguardanti la provenienza, l'organizzazione del viaggio, le biciclette e l'attrezzatura, l'itinerario seguito, ... e se non avevamo ancora forato! ... Ma siete proprio portatori di sfiga! Da Chivasso raggiungiamo Settimo Torinese per la statale, e cerchiamo alloggio: avete mai visto alberghi chiusi per ferie? Un grazie sincero ad un fiorista (negozio "La Mimosa") che si è prestato ad organizzarci il pernottamento presso un ottimo albergo di loro conoscenza.
Settimo Torinese (TO), 10 agosto: oggi conquisteremo Torino! La prima
vera meta del viaggio non poteva più sfuggire, e per le 11 entriamo in
città seguendo le dettagliate indicazioni che ci avete fornito (Molino
Speranza Bertoulla Verna Ponte di Bertoulla): è una libidine
poterla attraversare per piste ciclabili, lungo il Po, il Parco Regio
e lo splendido Parco del Valentino, senza mai percorrere vie di
traffico.
Moretta (CN), 11 agosto: a malapena si scorge il sole tra le nubi.
Alle 9 del mattino siamo pronti per l'avventura. È meglio avvisare del
nostro arrivo il rifugio al Pian del Re, non si sa mai ci toccasse
dormire in tenda dopo la faticaccia per raggiungerlo, o magari essere
costretti a scendere a Crissolo; sarebbe una beffa! "Pronto? ...
riservateci due posti. Siamo in bicicletta e veniamo da Ferrara, siamo
soci del CAI-Argenta. Non sappiamo a che ora arriveremo, comunque
aspettateci!" ...Speriamo ci abbiano preso sul serio! Alle 18,30 siamo a Pian della Regina. Sulla strada, peraltro stretta, non circola più nessuno e inizia a fare freddo. Una lunga serie di tornanti si arrampica sul fianco della valle fino a raggiungere il sospirato Pian del Re: mancavano solo 3,5 km e 300 m di dislivello ma non era facile convincere i polpacci ad andare avanti! "Non possiamo tirarci indietro, stringiamo i denti e affrontiamoli con calma." Pian piano, crisi dopo crisi, sosta dopo sosta, giungiamo al rifugio oltre le 20, quando già era buio, tra i complimenti del gestore che ci ha atteso sulla porta. Un pugno sul manubrio ed un grido di gioia: siamo alle sorgenti del Po!
Pian del Re (CN), 12 agosto: sereno, il Monviso ci guarda dai suoi 3800 metri di altezza. È il momento di salire sui due massi che sovrastano la sorgente del Po: dal rifugio ci incamminiamo a piedi verso la targa "Qui nasce il Po Sezioni CAI Saluzzo-Argenta" per la foto di rito.
Al rientro (se non lo si è fatto in andata) è da vedere l'Abbazia di Staffarda, presso l'omonima frazione. Nei pressi dell'abbazia, sull'altro lato della statale, v'è una sterrata che conduce ad un guado sul Po praticabile se il fiume non è in piena (è segnalata da una freccia): noi abbiamo rinunciato per il suo cattivo stato dovuto alla pioggia del giorno precedente e non vi sappiamo dire di più in proposito. Inoltre, se ne avrete occasione, crediamo ne valga davvero la pena perdere una giornata al parco del Castello di Stupinigi, a Sud Ovest di Torino; noi vi andremo in un'altra occasione.
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ALCUNI ALBERGHI UTILINelle città di Mantova e Piacenza c'è l'imbarazzo della scelta, ma gli alberghi sono tutti di categoria alta; a Settimo Torinese ci sono altri alberghi di categoria inferiore in centro.
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CARTOGRAFIA
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