Resoconti di viaggio


Il Po da Ferrara alla sorgente

Agosto 1997

di Enrico Zamboni e Paola Stagni



Introduzione
Tappa 1
Tappa 2
Tappa 3
Tappa 4
Tappa 5
Tappa 6
Tappa 7
Tappa 8
Tappa 9
Tappa 10
Epilogo
Rientro
Alberghi
Cartografia



Per ragioni di spazio le cartine con il tracciato del percorso, a cui si fa riferimento nell'introduzione, non sono disponibili on line.
Se siete interessati mandateci un mail.



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Che viaggio ragazzi: non credevamo che un fiume così dimenticato come il Po potesse regalare simili emozioni!
Onore alle bici (mai un problema), onore alla gente che abbiamo incontrato (cordiali come vecchi amici di sempre), anche a voi che senza mai avervi conosciuto ci avete dato una mano forte nella logistica del viaggio, onore a Paola, la mia fidanzata, che mai avrei pensato reggesse così bene ad un simile viaggio, ma soprattutto, permettetemelo, onore al Po.

Ma ogni promessa è debito: perchè questa nostra esperienza non venga dimenticata e possa un giorno essere ripetuta da chiunque lo vorrà, ecco il riassunto della nostra avventura. Descrivere ogni strada ed ogni incrocio seguendo il vostro mirabile esempio avrebbe portato ad un racconto arido e riduttivo, per cui vi abbiamo segnato sulle cartine le strade percorse, alle quali faremo riferimento ogni volta ci sembrerà opportuno: non sarà difficile ripercorrerle.



Introduzione

Il nostro viaggio (840 km) si è articolato in 12 tappe, dal 2 al 13 agosto, 2 delle quali di rientro, ciascuna di 70 km circa, ad eccezione della prima di circa 110 km, con partenza da Ferrara e arrivo a Pian del Re (CN), ritorno in treno da Racconigi (TO).
Riteniamo fosse questa la migliore organizzazione possibile compatibilmente alle nostre possibilità, ma può non esserlo in assoluto. È stata nostra premura equipaggiarci di tenda e sacchi a pelo onde evitare la spiacevole sorpresa di dover passare una o più notti all'aperto, nella sfortuna di non trovare un diverso alloggio o nella previsione di una forte affluenza presso il rifugio Pian del Re: in altri periodi dell'anno si potrebbe fare a meno di tali zavorre, ma il condizionale è d'obbligo in quanto il pernottamento è avvenuto in alberghetti (1 o 2 stelle) di abituale uso dei camionisti, fermi il mese di agosto!
L'organizzazione ottimale delle tappe, per nostra esperienza, dovrebbe prevedere la percorrenza di 20 - 25 km la mattina con arrivo ad una città da visitare. Trascorse le ore centrali della giornata, è consigliabile ripartire non prima delle 15 - 15,30.



L'itinerario si è articolato per la maggiore su strade asfaltate o ghiaiate, ma talvolta su sterrate di difficile percorribilità, difficoltà dovute alla vegetazione troppo invasiva o alle condizioni del fondo che non permetteva un agevole avanzamento alle biciclette. Su ciascuna di esse gravava all'incirca un peso di 20-22 kg, che si traduceva in una massa complessiva in ordine di marcia di quasi un quintale.
Per questo prima di partire controllate bene la meccanica (non esitate a sostituire la catena e/o i rapporti se usurati), i freni (siate maniacali nel regolare a puntino l'assetto dei pattini sul cerchione) e la centratura delle ruote.
Portate con voi una adeguata "officina" per far fronte a piccoli interventi, quali riparazione di forature, sostituzione di raggi ruota, calibrazione dei freni, dei cambi, ecc: non è per gufare, ma può succedere qualsiasi cosa ovunque, in salita come in discesa, in città come in pieno sterrato, e bisogna cavarsela da soli!
In commercio esistono diversi attrezzi universali, anche con smagliacatena; l'acquisto di quest'ultimi modelli è vivamente consigliato: in salita la catena è sottoposta a forze di trazione di 50 kg e oltre...

Partite con le idee ben chiare su quali potranno essere le tappe e le strade da percorrere, ma sappiate rinunciare ad una rigorosa tabella di marcia: non vi divertireste, non vedreste tutto ciò che c'è da vedere ed il vostro viaggio si tradurrà in una semplice corsa a tappe. Non dimenticate a casa la cartografia e la bibliografia; vi consigliamo inoltre la lettura del volume "ITINERARI LUNGO IL PO A piedi, in bicicletta, in canoa": è ricco di spunti e suggerimenti per meglio conoscere il fiume.



Sempre a proposito di biciclette, le nostre sono GIANT con geometria AFS e telaio in acciaio CrMo, per intenderci Mountain bike con ruote da 28'', non Citybike. Sono molto robuste, progettate apposta per questo tipo di utilizzo (predisposte per essere corredate anche con portapacchi anteriore e anteriori laterali) e hanno copertoni scorrevoli, scolpiti a tasselli piccoli, adatti sia allo sterrato che all'asfalto.

A questa sommaria descrizione della nostra avventura, troverete allegate le fotocopie della cartografia con evidenziate le strade percorse. In viola pastello abbiamo segnato le possibili deviazioni da tenere in considerazione, in rosso l'itinerario del rientro; le bandierine blu indicano l'inizio/termine tappa, mentre quelle rosse una particolare attrazione al di fuori delle città/paesi. Le linee rettilinee rosse tracciate sulle cartine relative al tratto Ferrara Pavia coincidono alla sovrapposizione di un foglio al successivo. Ora indossiamo i ciclisti, berretto e guantini, ...e partiamo!

1: Ferrara - Mantova

FERRARA, Piazza Castello: è la mattina del 2 agosto e la giornata è splendida, la visibilità eccezionale. Ferrara Tra timidi curiosi scattiamo le foto-documento, un ultimo saluto ai pochi amici e parenti intervenuti (i primi invidiosi, i secondi un po' preoccupati, ma tutti concordi nel dire "siete matti") e via che si parte. Ci avviamo verso Pontelagoscuro (vi ricordate il paese dal quale tutte le televisioni si collegavano nel Novembre 1994, nell'attesa dell'onda di piena che fortunatamente gli argini ressero?). Ecco il Po, qui in prossimità della sua massima larghezza di 1 km, prima di dividersi nei 6 rami del suo delta.
Superato il ponte di ferro tra Pontelagoscuro e Santa Maria Maddalena, immediatamente svoltiamo a sinistra sull'argine: la strada (asfaltata) è paradossalmente panoramica pur trovandosi nel mezzo della pianura! Dalle nostre parti gli argini superano abbondantemente in altezza le case dei paesi ad essi ridossati, e ciò permette di godere di viste aeree a 360º: in giornate favorevoli, dopo il vento di Maestrale, è immediato individuare il caratteristico profilo dei Colli Euganei (a soli 45 km in linea d'aria in direzione da 0º a 15º); all'orizzonte, oltre i Colli, le prealpi veronesi (Monti Lessini, da 315º a 350º, con i 2259 m di Cima Carega) e talvolta anche il Carso Friulano più a oriente, mentre all'orizzonte opposto (Sud-Sud Ovest) appare la catena appenninica, con i 1945 m del Corno alle Scale, i 1937 m del Libro Aperto ed i 2165 m del Monte Cimone (da 210º a 225º in successione), i 2053 m del Monte Prato ed i 2120 m del Monte Cusna (da 233º a 237º in successione): è una visione mozzafiato dei confini geografici della Nostra pianura che ci riempie di libertà!

Seguiamo l'argine fino a Ficarolo, dove il ponte ci condurrà sull'altra sponda, anch'essa asfaltata. Breve sosta a Stellata per visitare la rocca estense posta all'interno della golena del fiume, unica nel suo genere, curiosa e simpatica allo stesso tempo: merita! Di nuovo in sella fino a Felonica, dove pranziamo al sacco in un piccolo parco quasi fuori paese (c'è anche una rudimentale fontana per rinfrescarsi tubo con rubinetto nascosta dietro ad alcuni alberi: serve un rabdomante per cercarla!). Una visita all'antica chiesa in fondo al paese e via fino a Sermide, con l'imponente camino della centrale elettrica che svetta sull'orizzonte (oltre 220 m di altezza!). Quì il ponte ci riporta sull'altro argine.

Pioppeti e Mais a volontà, irrigazione a getto ovunque, ma di ombra neanche a pagarla: l'argine è addirittura più elevato degli stessi pioppi coltivati in golena! Da quissù si ammirano le antiche corti contadine abbandonate tuttora eleganti nonostante il degrado e le vecchie case dei pescatori di mestiere, tutte in fila nella golena; di tanto in tanto sul fiume, a ridosso dell'argine, galleggiano alcune delle vecchie barche dei ponti dismessi, ora convertite a casette con bilancione da pesca, dove poter trascorrere il fine settimana all'aria aperta, lontani dalla città.

Giunti ad Ostiglia, l'Isola Boschina l'unica lungo l'intero corso del Po in cui è conservata la situazione boschiva originaria sarebbe da visitare, ma era tardi e l'abbiamo by-passata. Ci dirigiamo verso Sustinente e poi Sacchetta sempre per la strada d'argine, parallela alla sottostante statale. Superata Sacchetta incontriamo il sistema di chiuse dell'idrovia parallela al Mincio: è quì che si immette nel Po; più avanti si lascia il grande fiume per risalire l'argine destro del Mincio. Presto la strada diviene ghiaiata e l'andatura rallenta notevolmente: che fare? Proseguire sull'argine fino ad incontrare la statale il più lontano possibile, godendosi il Mincio così diverso dal Po ma arrivando molto tardi a Mantova o dirigersi appena possibile verso le comuni strade asfaltate? Optiamo per la seconda, ed un po' ci dispiace. Ma le sorprese non tardano a venire: le strade di campagna regalano suggestivi quadretti di vita contadina. Mucche nelle stalle, canali di irrigazione con acque cristalline (ci saremmo tuffati!) pieni di piante acquatiche di ogni genere, tra le quali gli splendidi Nannufari Gialli (i cosiddetti "foglioni", per la caratteristica forma a cuore delle foglie galleggianti, con piccoli fiori gialli) e le magnifiche Ninfee Bianche.

A Bagnolo S.Vito, la curiosa fontana nella piazzetta principale è da provare. Proprio così: da provare. Una grande ruota in ghisa (pesantissima) aziona una pompa a stantuffo che preleva acqua presumibilmente da un canale sotterraneo o da una cisterna. Bere è un'impresa!

Si riparte verso Mantova, per Ponte Travetti: sulla statale ci si ricorda del traffico. Sono le 19.30: trovata una sistemazione per la notte diamo uno sguardo al contachilometri: ne segna 115 come previsto; dopo cena ci buttiamo a letto!

2: Mantova - Brescello

MANTOVA, 3 agosto: perdiamo l'intera mattina nel centro storico. Bellissima città, da visitare assolutamente! Soltanto a mezzogiorno ci avviamo verso Brescello, il celebre paese di Don Camillo e Peppone. A quest'ora il sole si fa sentire: avevamo pensato a tutto, alla pioggia e al campeggio, eravamo pronti ad affrontare ogni tipo di inconveniente meccanico, ma ci eravamo dimenticati proprio della nostra stella. Quando risali il Po, la direzione di marcia prevalente è l'ovest, sicchè la gamba ed il braccio sinistri sono le più esposte alle scottature. Una corsa in farmacia per porre rimedio all'inconveniente, ma la frittata era fatta: proprio "due polli arrosto" in bicicletta! Salita all'argine del Po

Raggiunto l'argine, lo seguiamo fino a Ponte Torre d'Oglio. Il Po, nel suo lungo cammino verso l'Adriatico, sembra ricevere qui una forte spallata sul fianco dall'Oglio, suo affluente, tanto da piegare verso destra, quasi a riprendere la strada perduta. C'è uno splendido ponte di barche: è una sorpresa, e dobbiamo proprio attraversarlo. La sua gestione è ingegnosa, con quattro diversi accessi ad altrettanti livelli su entrambi gli argini, il ponte viene traslato in funzione della portata del fiume; le rampe di accesso sono basculanti e altre barche sono pronte ad allungarlo non appena il fiume cresce e obbliga l'utilizzo degli accessi più alti. A valle, adagiata su di un isola di sabbia, la baracca del guardiano, anch'essa su barche.

Oltre il ponte la campagna è coltivata a pioppi e presenta evidenti segni dei frequenti allagamenti, con dune di recente formazione e vecchie corti contadine sulla sommità di quelle fossili. Finalmente un po' di ombra, ma durerà poco! Nel tardo pomeriggio raggiungiamo Viadana. Sarà il ponte della statale, trafficata come non mai, a riportarci nuovamente sulla sponda emiliana. Il Po è già più stretto rispetto a Pontelagoscuro, sicuramente meno profondo, e tratti del suo letto iniziano ad essere ghiaiosi; è pieno di bagnanti ...beati loro!.

Entriamo a Brescello per uno sguardo al paese, alla ricerca per la verità non difficile di indizi sui mitici personaggi che lo hanno reso celebre: a voi la scelta tra "Bar Don Camillo" e "Bar Peppone", che manco farlo apposta sono l'uno vicino all'altro, di fronte alla celebre chiesetta, con il mitico crocefisso parlante, in piena piazza.

3: Brescello - Villanova sull'Arda

Brescello (RE), 4 agosto: colazione e visita alla chiesa. Sotto ad un portico, è appesa Geltrude, la famosa campana (di argilla!) che cadde su Peppone. Da visitare è il simpatico museo dedicato ai due personaggi, al cui interno sono ospitate la ricostruzione dei loro uffici, le biciclette usate dagli attori in "Don Camillo e l'onorevole Peppone", un sidecar e tanto altro ancora. Non potrà passare inosservato: il museo è segnalato dal carro armato protagonista di un famoso episodio; è aperto al pomeriggio, ma ci si può rivolgere alla Pro Loco per l'apertura straordinaria mattutina.

Gli abitanti di Brescello sono abituati ai cicloturisti che transitano in zona (posto tappa obbligato per la presenza del museo), ma fu tanta la loro sorpresa e meraviglia nell'averci conosciuto. Il custode del museo interprete ufficiale tra il regista e l'attore Fernandel al tempo del film vedendoci entrare nelle sale cominciò a gesticolare enfatizzando i movimenti, senza spiaccicare una parola, per darci il benvenuto. Dapprima si teneva a qualche metro da noi, poi si accorse di avere a che fare con due connazionali: Due italiani!? Ma siete mosche bianche! E così ci ha accompagnato per tutto il museo, inframezzandone la descrizione a numerose domande sul nostro viaggio. In piazza poi le biciclette addossate al portico erano diventate le protagoniste dei discorsi al bar.

Riprendiamo l'argine del Po, in direzione Mezzani. La curiosità per un'indicazione "Zone umide del Po Parmense" ci devia verso destra, per una strada frequentata solo dai pochi residenti. Qualche centinaio di metri e due bambini da un cortile gridano: Volete un sacco di patate?
Il contadino le vendeva ai privati, e quei bambini, vedendo noi come non residenti in quella strada, ci proposero l'affare. Pensate all'affare che avremmo fatto noi! A Mezzani Superiore saliamo sull'argine del Parma. La strada asfaltata è molto stretta; davanti a noi Colorno, ...e una sorpresa.

Cerchiamo una panchina nel Parco Ducale, dove poter consumare il nostro pranzo (l'ormai tradizionale panino...). Al primo impatto trascurato, il parco nasconde tra i vecchi alberi un laghetto con anatre e tartarughe, e più avanti uno splendido prato. Sul fondo il bellissimo Palazzo Ducale, trasformazione seicentesca dell'antica rocca dei Sanseverino. Il Palazzo è stupendo e ospita il Museo Etnografico della Civiltà Contadina, ovviamente e purtroppo, chiuso nel mezzogiorno. Molto bella anche la facciata opposta, sulla piazzetta del paese.

Aspettiamo le tre per ripartire, e raggiungere così Roccabianca. Il castello è sede di un curioso quanto singolare museo. In esso sono esposti reperti fluviali di ogni genere, da antiche monete ad alcune pepite d'oro, ossa animali fossili e fusti di querce pietrificati risalenti all'antica foresta planiziale padana, il tutto rinvenuto sul vicino letto del Po, raccolto da un locale cittadino con tale passione. Ma anche qui abbiamo trovato le porte chiuse nonostante l'orario, ed i pochi paesani che abbiamo incontrato non ci hanno saputo fornire notizie in merito all'apertura: peccato!

Passiamo per il centro di Pieve Ottoville e di Zibello, quest'ultimo con una bella piazza in ciotolato e palazzi decorati in cotto, sempre sotto il sole cocente che pare oggi non voler mollare. Oltrepassato Polesine Parmense, si incrocia il Torrente Ongina. Deviamo a sinistra verso la residenza di Giuseppe Verdi, non molto lontano da quì e che ospita un museo a lui dedicato, immersa in un bel giardino e nella più assoluta tranquillità: proprio il posto ideale per l'ispirazione giusta! È lunedì e la sfortuna ci perseguita: il museo osserva il giorno di chiusura!

Argine dell'Arda Cinque e tre quarti del pomeriggio: vogliamo raggiungere Castelvetro Piacentino, alle porte di Cremona, per strade secondarie. È tempo di dire "Dietro front", e proseguiamo sull'argine dell'Ongina. Poco avanti la strada diventa bianca (ghiaiata) per poi voltare di brutto a sinistra in corrispondenza dell'immisione dell'Arda nel Po: tutto previsto, lo dice la cartina!
Qualcosa comunque non ci convinceva. Quella strada era sicuramente trascurata, poco frequentata se non dalle coppiette della sera: ce lo faceva pensare l'erba che mano a mano si avanzava diveniva più alta al ciglio; dopo qualche chilometro solleticava il naso ed era quasi impossibile procedere! Giunti ad una sbarra chiusa ci preoccupa l'idea di dover tornare indietro. Oltre si intravede un'azienda agricola dismessa, anch'essa segnata sulla cartina, che doveva essere servita da una strada asfaltata.
A piedi oltrepassiamo la sbarra per verificare: esatto! Con qualche problema riusciamo a superare la sbarra anche con le biciclette (ci accorgeremo poi che qualche metro indietro, sulla sinistra, c'era una più comoda deviazione appena accennata nell'erba che l'aggirava) e raggiungiamo la tranquilla strada asfaltata. Sicuramente il bivio ci è sfuggito: dovevamo svoltare subito a destra per Soarza ma ci siamo ritrovati a Villanova sull'Arda; possiamo comunque trascorrere quì la notte.
Togliamo la maggior parte dell'erba impigliata nelle bici e impolverati come non mai ci mettiamo alla ricerca di un albergo (...quello che si rivelerà l'unico prima di Cremona). Ci poniamo anche il problema di mangiare qualcosa: quì in paese non c'è niente, dovreste andare a Cignano, si mangia bene, è a poco più di un chilometro da quì. Potreste andarci in bicicletta. Se non volete usare le vostre prendetene due da li dietro .
Cosa ci tocca sentire! Una doccia, e di nuovo in bicicletta. La strada è buia, le bici scassate, sgonfie e senza fanale; il passaggio a livello chiuso. Raggiungiamo l'osteria "Il Sole" dove ci accoglie il gestore, incredulo di avere clienti a quell'ora ( le nove!): Abbiamo già chiuso la cucina. A quest'ora troverete solo a Castelvetro o Cremona .
Ci guardiamo negli occhi e non capiamo; in effetti il locale è deserto, c'è solo un ragazzo alla televisione che guarda la partita. Replichiamo: Ma siamo in bicicletta; veniamo da Ferrara. Più incredulo di prima, il gestore si ferma per un attimo in silenzio a ragionare: Un attimo che guardo in cucina... , ...Vi andrebbe prosciutto e melone? . Per forza: o mangiare la minestra, o saltar dalla finestra!

4: Villanova sull'Arda - Piacenza

Villanova sull'Arda (PC), 5 agosto: destinazione Cremona. Il traffico è decisamente sostenuto in prossimità della città, ma una lunga pista ciclabile ci conduce dritti in centro storico. Molto bella è la facciata del Duomo col suo Torrazzo; altrettanto è l'interno appena restaurato (in pieno svolgimento lo smantellamento dei possenti ponteggi serviti al restauro).
Ma la città, oltre al duomo, qualche altra chiesa minore e alcuni palazzi, non offre molto di più. Nel primo pomeriggio, ripercorriamo a ritroso le vie che ci hanno portato nel centro storico, torniamo a Castelvetro Piacentino e deviamo poi verso Piacenza percorrendo controvoglia un discreto tratto di statale piuttosto trafficata.
Ogni piccolo paesino, in età medioevale, non rinunciò al proprio castello: per quanto piccoli o mal conservati possano sembrare, a tutt'oggi essi rappresentano e ne condensano attorno la parte vitale del paese.
Sulla destra di Caorso, non molto lontano, ecco la Centrale Nucleare dell'ENEL, maestosa opera di cemento armato... fino ai denti! A Roncaglia svoltiamo a destra in direzione di Mortizza. Lì il Po ha depositato un grande isolone di sabbia finissima, paradiso di molti limicoli e aironi: è lì che vorremmo andare, al "Sabbione".
Vi diamo un consiglio: con le biciclette che affondavano continuamente nella sabbia (fine quanto la polvere) di un tracciato sbarrato in più punti dai rovi, ci siamo ritrovati nell'impossibilità di avanzare. Dopo aver perso l'equilibrio ed essere caduti tra le spine ben due volte abbiamo convenuto fosse meglio tornare indietro. Quindi, evitate di raggiungere il Sabbione con qualsiasi mezzo; calzate piuttosto un paio di scarponcini (tipo stivaletti) e fatevela a piedi sin dall'inizio!

Quando raggiungiamo Piacenza sono passate da poco le sette. Il Cielo si è velato: presagio di cattivo tempo alle porte.

5: Piacenza - Belgioioso

PIACENZA, 6 agosto: dopo il temporale della notte, la mattina si presenta ancora grigia e piovosa. La partenza è notevolmente ritardata per adeguarci alla stagione: dovevamo assolutamente coprire le borse delle bici con le foderine antipioggia: operazione mai provata prima, e che ha richiesto un'oretta.

Lasciamo la città a mezzogiorno dopo aver visto ben poco, ma almeno sotto la pioggia non ci si scotta. Torneremo una prossima volta in treno! Dopo S.Rocco al Porto lasciamo la trafficata Via Emilia per l'argine, a sinistra. Per un bel tratto è asfaltato di recente, fino a Chierichezze, poi è ghiaiato. Presto il sole si fa largo tra le nubi ed in breve ristabilisce il clima dei giorni passati: per le farfalle è gran festa. Ve ne sono di tutti i colori, perfino iridescenti, specie che mai avevamo visto prima.

Non resisto per il caldo: devo togliermi la maglia. Paola, mi passi la crema per il sole? ...me la spalmi sulla schiena? Per agevolarla, scesi dalla bicicletta e mi piegai in avanti con il busto. Nel frattempo giungeva un ciclista in mountain-bike... Santo cielo! Che hai fatto, ti senti male? E caccia un gran frenone, rischiando di cadere e farsi male lui stesso! Non preoccuparti, tutt'altro!

Orio Litta A Somáglia c'è un castello adibito ad uffici comunali e biblioteca, restaurato grazie allo sforzo economico di tutti i cittadini del comune stesso. Si torna per Guzzafame (anche qui un castello), poi Corte S.Andrea. Si prosegue per Ório Litta, paese dal nome alquanto curioso, che riserva una splendida villa al termine di una salita particolarmente dura! La zona infatti è profondamente segnata dai "canyon" del Po, i paleoalvei: spesso le campagne terminano bruscamente come terrazze nel vuoto e sono ben evidenti le antiche arginature naturali rimaste intatte del fiume. Il Po scolpì il proprio corso nella pianura, creando alvei profondi decine di metri, che abbandonava in favore di altri ad ogni devastante piena. Oggi invece è costretto all'interno dell'ormai familiare argine maestro, ...e ogni tanto si stanca ed esce a fare un giro!

Attraversiamo il Lambro dalla statale, un bel torrente! Appena superato il ponte, svoltiamo a sinistra per Lambrínia e raggiungiamo Chígnolo Po, paese caratteristico per il suo saliscendi. Poco dopo le sei raggiungiamo Pieve Porto Morone. Un profumo si diffonde nell'aria ..., buono ..., anzi direi molto buono! Non ci sembra vero: davanti a noi una fabbrica di biscotti in piena attività! Biscotti? Andiamo subito allo spaccio aziendale! Stupite dalla nostra tenuta, le impiegate si organizzano in un vero e proprio raid alle linee di produzione per sopperire alla chiusura serale dello spaccio. Tornano con un sacchetto zeppo di biscotti al cioccolato, ancora bollenti! Saranno stati più di un chilo: erano le cialde del gelato "MAXIBON", subito ribattezzate "MA-SI-È-BUN" (dal Ferrarese: Ma quanto sono buoni! ).

Ripartiamo in direzione di S.Zenone al Po, Spessa, Torre de' Negri (bella la zona boschiva sulla sinistra, che precede il paese), per arrivare a Belgioioso.

6: Belgioioso - Pieve del Cairo

Belgioioso (PV), 7 agosto: il paese è molto bello, ricco di palazzi di interesse, testimonianza di un passato certamente prestigioso. In mattinata raggiungiamo la vicina Pavia per strade secondarie (25 km circa). In un tratto ghiaiato, tra S.Margherita e S.Giacomo della Cerreta, un carretto pieno di fieno trainato da un asinello ci rievoca immagini di altri tempi.
Deviazione a sinistra per il "Ponte della Becca": distrutto e poi ricostruito per due volte, è il più vecchio ponte sul Po, in travi reticolari di acciaio chiodate, con i due portali di accesso decorati in ferro battuto.
Ha la particolarità di trovarsi proprio sulla confluenza tra il Ticino ed il Po, ed è qui che le acque limpide del primo, proveniente dal Lago Maggiore, stentano a mischiarsi alle acque torbide del secondo dando origine ad una netta linea di separazione, visibile per diverse centinaia di metri. È impossibile soffermarsi ad osservare il fenomeno dal ponte date le dimensioni della carreggiata, particolarmente stretta in relazione al traffico che deve sopportare (non era così all'epoca della costruzione), sicchè lo percorriamo due volte, una per ogni senso di marcia.

Il duomo di Pavia, manco farlo apposta, è chiuso per restauro. Visitiamo allora qualche altra chiesa minore, i giardini dell'università, la piazza e la bella via principale che conduce al Ponte Coperto sul Ticino da un lato e all'imponente Castello Visconteo dall'altro.
Nel pomeriggio salutiamo la cittá e ci avviamo verso il curioso Ponte di Mezzana: sotto la ferrovia, sopra la strada!

Corte contadina
È da un po' che il Po (scusate il gioco di parole) non ha più quegli arginoni alti a cui ci aveva abituati: il suo alveo è largo al cospetto del corso d'acqua vero e proprio ed è meno profondo. Il temperamento minaccioso del fiume pare invece lo abbia assunto il cielo: nubi scure si stanno organizzando, il tuono e la pioggia non tarderanno molto.
Tra Pancarana e Cervesina, sulla strada d'argine, l'annunciato acquazzone estivo che già ci accompagna da diversi chilometri lascia al sole l'onore di dipingere alle nostre spalle un vigoroso arcobaleno, doppio, molto basso sull'orizzonte: lo spettacolo innanzi ai nostri occhi è surreale, non sappiamo proprio come descriverlo. Basta poco per dimenticare i disagi che la pioggia ti reca mentre pedali!

Imbocchiamo il Ponte di Cornale, a senso unico alternato per i mezzi pesanti. È infatti disastrato, pieno di buche pericolosissime, alcune profonde al punto da vedere il fiume; il fondo stradale è ricoperto da un'insidiosissima fanghiglia: l'eredità del '94 si fa sentire ancora piuttosto pesantemente. Il limite massimo consentito di velocità è il passo d'uomo: almeno le macchine non sorpassano e si possono deviare più agevolmente le buche. Sembrava non finire mai dal tanto era alta la tensione in noi. Finalmente usciamo dall'incubo e svoltiamo a sinistra per Pieve del Cairo, e di nuovo ricomincia a piovere.

7: Pieve del Cairo - Casale Monferrato

Pieve del Cairo (PV), 8 agosto: oggi ci aspetta una giornata impegnativa. Le strade saranno per la maggior parte sterrate, sull'estrema riva del fiume, quelle suggerite dai pieghevoli del Parco Fluviale del Po e dell'Orba.
Il ponte per Sale è agibile per metà sempre a causa dell'alluvione del '94. Subito sceso il ponte svoltiamo a sinistra per il Ristorante "da Manuela", ma raccogliamo il suggerimento di tornare indietro e proseguire per Alluvioni Cambiò su strada asfaltata: Il Po si è mangiato tutto!
Quelle strade non esistono più, ci dice una persona sulla sessantina che abita non molto lontano. Poi ci precede in auto fino all'incrocio utile per imboccare la strada d'argine, appena prima di Capraglia.

Io sono nato qui, e ho sempre abitato in quella casetta ai piedi dell'argine, la vedete laggiù? Non ho mai visto il Po così minaccioso come quella volta, e sapete perchè? Perchè fino a dieci-quindici anni fa estraevano in tutte le cave del fiume, e c'era interesse a tenerlo pulito. Poi le hanno chiuse tutte! Prima o poi doveva capitare. Sarà peggio tra qualche anno ... . ... Quelle notti ero vicino al ponte, con lo scavatore, pronto ad aprire l'argine se ce ne fosse stato bisogno. Per fortuna il Po si è portato via il solo ponte e parte della strada ... Sono stato lì due giorni e due notti, sveglio a vigilare. Non mi hanno nemmeno ringraziato! ...

In noi rimane l'idea che questa gente sia stata dimenticata e magari anche maltrattata, loro che il fiume lo conoscono dall'infanzia.

A Montariolo deviamo sull'argine del Tanaro, altro protagonista di quel Novembre. Il fiume ha l'aspetto selvaggio ed è pieno di aironi. La strada d'argine è al limite della praticabilità: il fondo è di ghiaia, ma quella estratta direttamente dal fiume, di pezzatura a dir poco esagerata. L'erba più alta di noi non era mai stata sfalciata ed i rovi occupavano l'intera "carreggiata": fortuna che le borse anteriori della bicicletta, montate al fianco della ruota, funzionavano da apripista! Velocità record di crociera: tra i 4 ed i 5 km/h. Quanta polvere, polline e quant'altro, ...e che fatica!
Nuovamente sulla strada asfaltata, dopo circa 2,5 km in quelle condizioni, era doveroso scrollarsi di dosso la polvere e tutte le zanzare che, approfittando della nostra concentrazione, erano riuscite a scroccare un passaggio, e magari fare anche colazione! E l'erba impigliata nei rapporti del cambio? ... velo pietoso!

Accidenti al falsopiano prima di Valenza, con le sue rasoiate ai polpacci nel pieno mezzogiorno! Qualche centinaio di metri prima di entrare nella ricca cittadina degli orafi, in piena salita, siamo attratti da un lamento proveniente dal fossato a margine della strada. Era il miagolio disperato di un gattino, probabilmente abbandonato. Non potevamo far finta di niente. Individuare l'esatta posizione del micio era un problema per le ortiche ad altezza del busto. Che fare? L'abbigliamento non era certo quello giusto per calarsi nella selva: pantaloncini da ciclista ed una maglietta sbracciata di cotone leggerissimo si addicevano soltanto ad un suicida. E così è stato! Il micio aveva ancora gli occhi chiusi, completamente nero, ... certamente abbandonato.
Una gentilissima signora in bicicletta si è fermata incuriosita dalla nostra strana attenzione verso le ortiche di quel fosso, offrendosi nell'adottare Ortica cosí lo abbiamo chiamato , rassicurandoci sul suo futuro. Chissà oggi quanto sarà cresciuto!

Aspettiamo che il sole si sfoghi mangiando il solito panino in un parco a pochi passi dalla piazza di Valenza, e ripartiamo soltanto dopo le tre. Scendiamo al Po, sempre sul suggerimento dei pieghevoli, e seguiamo le indicazioni dell'itinerario nº2, verso sinistra. Il terreno è sabbioso a tratti e le bici tendono a "scodare"; rallentiamo l'andatura per evitare rovinose cadute a terra e con il nostro cicerone (un signore di Valenza che nel frattempo ci aveva raggiunto e accompagnato per piú di un chilometro) ci diamo appuntamento più avanti, presso il suo capanno.
Ne approfittiamo per scattare qualche foto, nel verde delle zucche selvatiche che quì dominano la golena. Poco più avanti eccoci accolti da una decina di persone, che insieme al "cicerone" condividevano il capanno a margine del fiume ogni Sabato e Domenica pomeriggio. Ci offrono acqua e frutta, ci interrogano sul viaggio, sulle bici e l'attrezzatura, ...

- Da dove venite? -
- Da Ferrara. -
- Da Ferrara?! Ma non avete ancora forato? -
- NO!! -

Da Pavia in avanti, chiunque si fermava a colloquiare con noi, seguiva questo copione! Il verbo "forare" era come un'invocazione alla sfiga: non avremmo mai voluto sentirlo!

Le golene del Po, come quella che stavamo percorrendo, sono larghissime, coltivate ovviamente a pioppi, chiuse da argini molto meno imponenti di quelli incontrati fino a qualche chilometro indietro. Il letto del fiume è altrettanto largo, navigabile solo con le tipiche imbarcazioni di legno a fondo piatto, di tanto in tanto ormeggiate nelle lanche. Quello che più a valle diventerà il più grande fiume d'Italia è ora un grosso torrente dalle acque limpide e ricche di avannotti.

Verso il Ponte di Valenza, ci fanno strada simpatici leprottini marroncino chiaro con la bianca coda a batuffolo. Sguizzano davanti a noi, tra l'erba, disturbati dalla nostra insolita presenza. Troppo forti! Sembrava di vivere una scena di un cartone della Walt Disney. L'ora si era fatta tarda e giunti al Ponte di Valenza non c'era troppo tempo per fare visita alla sede del Parco sull'altra sponda.
Proseguiamo allora per Bozzole, Rivalba e Valmacca, per strada asfaltata per guadagnare tempo. Per vedere le caratteristiche "baracche su ruote", le ultime sopravvissute al decorrere degli anni e tipiche di questa zona, bisogna raggiungere Frassineto Po per la sterrata. Deviamo allora per Torre d'Isola verso la carrozzabile sulla riva del fiume.
Numerose baracche a palafitta sono disseminate tra i pioppi, nelle lanche l'acqua ristagna e regna il canto degli uccelli, ...ed il ronzio delle zanzare! Ed ecco le famose "baracche su ruote" dei vecchi pescatori di mestiere: davvero originali! Quando il fiume deviava il proprio corso a seguito di una piena, o più frequentemente quando il pescato diminuiva per l'eccessivo sfruttamento della stessa lanca, i pescatori trovarono geniale costruire le loro baracche sui carri agricoli, così da poterle spostate con relativa semplicità.

La segnaletica dell'itinerario 3 è limitata al solo inizio della sterrata. Dapprima accidentata, muta poi in un sentiero: sarà la strada giusta? . Continuano ad accompagnarci i coniglietti e le farfalle, mentre l'erba continua a crescere ed invadere lo stesso sentiero. Sorpresa: davanti a noi una lanca piena d'acqua! Il sentiero devia a sinistra come indicato dal pieghevole, per attraversarla in un punto in cui è pressochè secca, ma ahimè si dissolve nel terreno arato di recente di un pioppeto!
Che fare? Tornare indietro non ne avrebbe valso la pena, così decidemmo di proseguire tra le zolle: ... MAI PIÙ! Prima o poi incontreremo di nuovo il fiume sulla destra, sperando anche di ritrovare la sterrata!
Così è stato per Il fiume, ma per la sterrata ...cucù! Al suo posto c'era erba più alta di noi (evviva le borse anteriori!): le mani si erano impadronite dell'istinto di schiaffeggiare le zanzare che pungevano ovunque, e a fatica si riusciva a controllarle per tenere ben saldo il manubrio, sopportando a denti stretti le punture. D'improvviso, dopo un buon chilometro abbondante, dal nulla riprende una debole traccia di sentiero.
La vegetazione si apre sulla destra facendoci intravedere l'alveo del fiume. Non ci sfuggì l'occasione per una passeggiata: sassi di ogni colore; quà e là arbusti saldamente radicati, tronchi scorticati, .... Ormai era fatta! Ci rendiamo finalmente conto che l'obiettivo non è lontano: le sorgenti sono vicine (...a giudicare dal carattere torrentizio del fiume, e non dall'altimetro che segnava ancora 2000 m all'obiettivo!).

Dopo tre ore di totale buio cartografico, finalmente la strada asfaltata in prossimità di Frassineto Po. Chissà cosa avranno pensato gli abitanti di quel paese, davanti a due personaggi impolverati, su altrettante biciclette tappate a quel modo, provenire da una strada che sapevano essere impraticabile, per giunta a tarda sera! Quasi sicuramente, ogni domanda che si posero non trovò risposta.

Per Casale Monferrato? Sempre dritto!

8: Casale Monferrato - Settimo Torinese

Casale Monferrato (AL), 9 agosto: prima di lasciare la città visitiamo il duomo ed il centro storico ricco di interessanti palazzi, testimoni dell'importante passato cittadino.
Superato il ponte sul Po, deviamo a destra per Grassi e poi Balzola: raggiungere Morano sul Po per la strada d'argine sarebbe stato più coerente con lo spirito del nostro viaggio, ma in noi c'era il desiderio di vedere il Vercellese e le sue risaie.Così da Balzola abbiamo seguito il nostro istinto: ci siamo diretti dapprima verso località Giarone, per poi svoltare a destra per Trebbiatoio. Da quì comincia una strada ghiaiata tra le risaie che collega Balzola con Trino: proprio quello che volevamo!

Da Trino a Palazzolo Vercellese, poi a Fontanetto Po la strada è un po' monotona, rettilinea (caratteristici i paracarri "vecchio stile"), ma non è trafficata e l'orizzonte è coronato dalle alpi. Tappa a Fontanetto Po per il consueto pranzo al sacco: il paese è a pianta romana con la vecchia ed imponente chiesa in stile romanico.
Uscendo dal paese, siamo costretti a percorrere un breve tratto di statale, fino allo svincolo per Guidera. Da quì raggiungiamo Monticelli, quindi S.Silvestro e Crescentino per strade secondarie. Proseguiamo in direzione di Galli e ci immettiamo più avanti nuovamente sulla statale.
A Borgo Revel le indicazioni dell'itinerario ciclabile ci dovrebbero condurre a Torrazza Piemonte, ma presto siamo costretti a rinunciarvi a causa di lavori in corso e tornare sulla statale. Raggiungiamo così Verolengo e quindi Chivasso.

Quì il turismo in bicicletta non è sicuramente familiare: in centro cittá sono stati numerosi gli approcci dei curiosi. Almeno una decina di persone si sono avvicinate a noi chiedendo informazioni di ogni genere, riguardanti la provenienza, l'organizzazione del viaggio, le biciclette e l'attrezzatura, l'itinerario seguito, ... e se non avevamo ancora forato! ... Ma siete proprio portatori di sfiga!

Da Chivasso raggiungiamo Settimo Torinese per la statale, e cerchiamo alloggio: avete mai visto alberghi chiusi per ferie? Un grazie sincero ad un fiorista (negozio "La Mimosa") che si è prestato ad organizzarci il pernottamento presso un ottimo albergo di loro conoscenza.

9: Settimo Torinese - Moretta

Settimo Torinese (TO), 10 agosto: oggi conquisteremo Torino! La prima vera meta del viaggio non poteva più sfuggire, e per le 11 entriamo in città seguendo le dettagliate indicazioni che ci avete fornito (Molino Speranza Bertoulla Verna Ponte di Bertoulla): è una libidine poterla attraversare per piste ciclabili, lungo il Po, il Parco Regio e lo splendido Parco del Valentino, senza mai percorrere vie di traffico.
La visita del centro città la rimanderemo di qualche giorno, quando nel mattino del rientro attenderemo il treno che ci porterà a casa. Nel frattempo ci godiamo il panorama della città, dominato dalla Mole Antonelliana, dall'alto della strada che conduce a Moncalieri (le stradine della parte vecchia della cittadina preannunciano ai polpacci quanto dovranno faticare l'indomani!).
Trascorse un paio d'ore tra il Parco del Valentino e Moncalieri, sempre seguendo le vostre preziose indicazioni, partiamo in direzione di Saluzzo (CN): l'adrenalina comincia a diffondersi nel sangue; domani sarà un grande giorno!
Borgo Mercato, Cascina Bellino, Barauda, Cascina Lupo, La Loggia, Carignano e Carmagnola. È nostra intenzione raggiungere Racconigi per strade di campagna, passando per le Cascine di Migliabruna Vecchia e Nuova, e per il Centro Cicogne LIPU.
Abbiamo indicazioni circa le strade da percorrere, ma è sempre meglio accertarsi della loro correttezza: in località Motta chiediamo informazioni ad un gruppetto di signore impegnate a far filò.
"Per le Cascine?"
Due di loro: "Tra un attimo partiremo per andare a messa a Racconigi, passiamo per di lì; se ci seguite vi ci portiamo!"
Insieme percorriamo stradine di campagna affollate da famiglie a passeggio, in bici anch'esse (era domenica).
"Quella era la casa del tale, era il guardiano della cascina ..."; "Il Re aveva tutta questa terra, 300 giornate ..."
La "giornata" pensiamo fosse un'unitá di misura usata tempo addietro per quantificare gli appezzamenti di terreno (quello che si riusciva a lavorare in un'intera giornata, appunto), analoga alla "turnadura" delle nostre parti (il terreno che si riusciva a lavorare in un turno di lavoro). Dominano i campi di mais le due corti un tempo dei Savoia, la seconda delle quali (Migliabruna Nuova) è attraversata proprio dalla sterrata che stiamo percorrendo.
Il rettilineo oltre la cascina porta al Centro Cicogne LIPU presso il podere Stramiano: quì le cicogne nidificano sui camini delle case, innalzando un poderoso intreccio di rami. Le nostre guide ci lasciano pochi metri avanti, quando la strada incrocia la statale che da Racconigi porta a Murello. Noi ne approfittiamo per visitare il centro, almeno per dare un'occhiata alla Reggia dei Savoia (da queste parti le ville reali abbondano).
In uscita dal paese, in direzione di Murello, ci colpisce una frase dipinta sulla parete di una vecchia abitazione di inizio secolo, dal sapore nostalgico, che all'incirca riportava "Nel centro abitato le carrozze a motore devono mantenere una velocità non superiore a quella di una egual carrozza trainata a cavallo".
Passiamo la notte a Moretta: l'indomani useremo i 15 km che ci separano da Saluzzo per scaldare i polpacci prima della grande salita.

10: Moretta - Pian del Re

Moretta (CN), 11 agosto: a malapena si scorge il sole tra le nubi. Alle 9 del mattino siamo pronti per l'avventura. È meglio avvisare del nostro arrivo il rifugio al Pian del Re, non si sa mai ci toccasse dormire in tenda dopo la faticaccia per raggiungerlo, o magari essere costretti a scendere a Crissolo; sarebbe una beffa! "Pronto? ... riservateci due posti. Siamo in bicicletta e veniamo da Ferrara, siamo soci del CAI-Argenta. Non sappiamo a che ora arriveremo, comunque aspettateci!" ...Speriamo ci abbiano preso sul serio!
Da Moretta la strada è obbligata: Saluzzo e poi su per Martiniana Po, fino alla fine della strada.
Facciamo cambusa nell'elegante Saluzzo, un tempo capitale dell'omonimo ducato. Le solite domande dei curiosi che ci avvicinano, i consigli e l'ammirazione da una coppia di Milano che tempo fa intraprese la salita, ma con le biciclette meno zavorrate delle nostre, ci danno fiducia.
Lasciamo Saluzzo prima del mezzogiorno: ultimi 40 km, i più impegnativi di tutto il viaggio, e come se non bastasse piove, ma ci consola l'essere in sensibile anticipo sulla tabella di marcia.
Fino a Martiniana Po la salita è dolce, affrontabile con rapporti anche durettini. Ma una brusca discesa rompe le uova nel paniere: dobbiamo riguadagnare quota per Gambasca, e sono dolori per lo strappetto che segue! Da quì a Sanfrònt, e poi a Paesana, la strada sale regolare (pendenze del 2-3%) e permette di mantenere in più punti velocità attorno ai 10 orari senza eccessivo spreco di energia.
Meno di 20 km alla meta quando siamo a Paesana, e sono le 15. Ora la strada si fa cattiva, e la pioggia più insistente. Il contachilometri non segna più dei 6 orari, la zavorra sulla bici diventa sempre più pesante; mancano solo 11 km per arrivare a Crissolo, tutti al 6-7%, e cresce la voglia di arrivare!
Dal ponte stradale sul bivio per Oncino si può ammirare l'orrido scavato dal Po: il fiume è ormai un comune torrente di montagna, ben diverso da come lo conoscevamo. Coraggio, "solo" 1100 metri di dislivello ci separano dalle sorgenti! La salita prima di Crissolo è meno regolare: concede brevi tratti di (relativo) respiro alternati ai più lunghi strappi al 10%; vere e proprie rasoiate alle gambe!
L'arrivo al paese, è in salita, dietro ad un tornante. La gente si ferma ad osservarci, qualcheduno incoraggiandoci con un timido "Bravi, vi ammiro", altri che ci pensavano incoscienti (dobbiamo ammettere che quest'ultimi erano in maggioranza). Non possiamo sostare troppo: anche se il conto alla rovescia è iniziato (meno 8 km), rimane da affrontare il tratto più duro, con pendenza media del 10% ...e strappi al 15%, per 700 m di dislivello!
Lasciamo Crissolo poco dopo le 17, quando la pioggia sembrava aver smesso. Fino a Serre Uberto si sale regolare e tranquilli, la strada non sembra così cattiva come sulla carta, addirittura meno impegnativa dell'ultimo tratto prima di Crissolo stesso. Ma la fiera deve ancora cominciare! Appena superata la suddetta frazione si prospetta uno strappo rettilineo, due tornanti mozzafiato e di nuovo un altro strappo rettilineo: non bastano più i generosi (prima di oggi) rapporti, nemmeno la corona da 28 denti e la ruota libera da 30! Paola era un po` avvilita, quasi in crisi, e pure io non vedevo l'ora di arrivare.

Alle 18,30 siamo a Pian della Regina. Sulla strada, peraltro stretta, non circola più nessuno e inizia a fare freddo. Una lunga serie di tornanti si arrampica sul fianco della valle fino a raggiungere il sospirato Pian del Re: mancavano solo 3,5 km e 300 m di dislivello ma non era facile convincere i polpacci ad andare avanti! "Non possiamo tirarci indietro, stringiamo i denti e affrontiamoli con calma." Pian piano, crisi dopo crisi, sosta dopo sosta, giungiamo al rifugio oltre le 20, quando già era buio, tra i complimenti del gestore che ci ha atteso sulla porta. Un pugno sul manubrio ed un grido di gioia: siamo alle sorgenti del Po!

Epilogo: Pian del Re

Sorgenti del Po Pian del Re (CN), 12 agosto: sereno, il Monviso ci guarda dai suoi 3800 metri di altezza. È il momento di salire sui due massi che sovrastano la sorgente del Po: dal rifugio ci incamminiamo a piedi verso la targa "Qui nasce il Po Sezioni CAI Saluzzo-Argenta" per la foto di rito.


Rientro

Al rientro (se non lo si è fatto in andata) è da vedere l'Abbazia di Staffarda, presso l'omonima frazione. Nei pressi dell'abbazia, sull'altro lato della statale, v'è una sterrata che conduce ad un guado sul Po praticabile se il fiume non è in piena (è segnalata da una freccia): noi abbiamo rinunciato per il suo cattivo stato dovuto alla pioggia del giorno precedente e non vi sappiamo dire di più in proposito.

Inoltre, se ne avrete occasione, crediamo ne valga davvero la pena perdere una giornata al parco del Castello di Stupinigi, a Sud Ovest di Torino; noi vi andremo in un'altra occasione.

    ALCUNI ALBERGHI UTILI

  • TRATTORIA DEL PESCE *
    via Argine 5 BORETTO (RE)
    £ 45.000 m.p.
  • Albergo LA PESA **
    via XX Settembre 111 BELGIOIOSO (PV)
    £ 62.000 m.p.
  • ALBERGO PADANO *
    Piazza Marconi 20 PIEVE DEL CAIRO (PV)
    £ 45.000 m.p.
  • Albergo LA BOTTE D'ORO **
    via Paleologi 19 CASALE MONFERRATO (AL)
    £ 55.000 m.p.
  • Hotel Ristorante SERGIO ***
    via Brescia 6 SETTIMO TORINESE (TO)
    £ 80.000 m.p.
  • Hotel ITALIA **
    MORETTA (CN)
    £ 27.000 solo pernottamento

Nelle città di Mantova e Piacenza c'è l'imbarazzo della scelta, ma gli alberghi sono tutti di categoria alta; a Settimo Torinese ci sono altri alberghi di categoria inferiore in centro.

    CARTOGRAFIA

  • Guida Rapida d'Italia vol. 1 e 2 Touring Club Italiano
  • Fogli IGM 1:50.000 Istituto Geografico Militare
  • Fiume Po, da Piacenza al Delta 1:100.000 Touring Club Italiano
  • Atlante Stradale Italiano Nord 1:200.000 Touring Club Italiano BICI SUL PO Bici e binocolo per scoprire la natura del Po Alessandrino (pieghevoli)
  • REGIONE PIEMONTE AREE PROTETTE DEL PO ALESSANDRINO E DELL'ORBA
  • Carta dei Sentieri e dei Rifugi - nº 20 1:50.000 Istituto Geografico Centrale Torino (TO)
  • Carta dei Sentieri e dei Rifugi - nº 17 Torino 1:50.000 Istituto Geografico Centrale Torino (TO)
  • Carta dei Sentieri e dei Rifugi - nº 6 Monviso 1:50.000 Istituto Geografico Centrale Torino (TO)
  • Carta dei Sentieri e dei Rifugi - nº 106 Monviso-Sampeyre-Bobbio Pellice 1:25.000 Istituto Geografico Centrale Torino (TO)
  • Cartine estratte dal libro "ITINERARI LUNGO IL PO A piedi, in bicicletta, in canoa" Giorgio Roggero e Mirella Morelli - De AGOSTINI (1991)