Rischio 'Titanic' per l'informazione on line?
Di ciò che succede nel mondo delle nuove tecnologie
dell'informazione e della comunicazione, i media tradizionali,
ormai è risaputo, ne parlano poco ed in modo assai superficiale,
riservando solitamente ad esso lo spazio "curiosità,
scandali e stranezze", spazio per altro sempre più cospicuo
anche in testate che continuano ad attribuirsi la patente di
"serietà" (a proposito, sarebbe interessante capire
perché il direttore di Canale 5, Maurizio
"Onnipresente" Costanzo
si ostini a rivendicare il ruolo si servizio pubblico per le sue
trasmissioni, quando nelle medesime la domanda più frequente e
puntuale è "qual è il posto più strano dove lo avete
fatto?"...).
Al di là di qualche
sparuta eccezione ("MediaMente"
di RaiTre, "Personal Media"
de "L'Espresso" e poco altro), raramente, dunque, ci si
imbatte in articoli o in trasmissioni che tentino un'analisi di
quelle applicazioni che possono trasformare o hanno già
trasformato l'agire quotidiano di tutti noi tramite l'utilizzo di
Internet e delle altre tecnologie dell'informazione e che,
certamente, sono ben presenti a chi utilizza abitualmente la rete
e gli strumenti ad essa associati.
Ma tra le
diverse possibili cause che portano a questa banalizzazione della
realtà (tutt'altro che virtuale) di Internet e dei nuovi media,
oltre alla naturale riluttanza da parte dei "vecchi"
mezzi di comunicazione a scoprire troppo in fretta tutte le
chances offerte dalla rete e ad una buona dose di "gap"
culturale da parte degli operatori dell'informazione nei
confronti del mondo dei bit e dintorni, forse c'è qualche cosa
di più...
La
sensazione è che, spesso, sono proprio gli operatori
dell'informazione "on the net" ad alimentare questo
stato di cose. Se, ad esempio, appare discutibile la decisione di
molti quotidiani di riprendere ed adeguatamente enfatizzare la
notizia di una sorta di sfida tra le foto di nudo dei
protagonisti del film-tormentone dell'anno "Titanic",
ancora più discutibile è la scelta di chi ha pubblicato in rete
tali immagini. I nudi del bel Di
Caprio e della "rossa" Winslet,
infatti, non sono apparsi, come si potrebbe credere, in uno dei
tanti siti più o meno "xxx"
che dominano la rete, bensì sulla home page di "Affari Italiani",
il primo quotidiano on line, come si legge nell'intestazione.
Ora, la motivazione che spinge una testata che si
propone di offrire notizie in tempo reale e approfondimenti
tematici agli utenti della rete, a pubblicare in prima pagina
fotografie di nudo integrale, può essere soltanto quella di
volersi fare della pubblicità a costo zero.
E, come da copione, la scelta ha portato i suoi
frutti: 80 mila contatti il 23
Marzo per vedere le "parti basse" del Leonardo
ruba-cuori e 150 mila
"visite" il giorno successivo per dare un'occhiata alla
versione "come mamma l'ha fatta" della sua compagna di
naufragio. Per inciso, tanto per rimanere nel tema, merita un
Oscar chi c'ha capito qualcosa circa la reale anatomia dei
protagonisti del film di James Cameron, viste la qualità e la
dimensione delle immagini pubblicate...
Raggiunto
lo scopo promozionale, tanto che nei giorni successivi la
pubblicazione, il giornale in questione scriveva trionfalmente
del record storico e del conseguente black-out del proprio
provider per l'eccessivo munero di contatti, rimane più di un
dubbio circa la politica adottata da certi operatori
dell'informazione on line.
Innanzitutto, percorrendo la strada
del sensazionalismo, si dà
l'impressione di non riuscire ad attrarre i lettori-navigatori
con le armi proprie del giornalismo. Ma soprattutto, e ciò
appare ancora più grave, si copiano le tendenze peggiori del
giornalismo su carta (la guerra delle copertine "hard"
tra Espresso e Panorama
è soltanto un esempio), alimentando così le accuse di scarsa
capacità d'innovazione rivolta da certi "soloni" del
giornalismo tradizionale ai notiziari on line.
Vi è poi
un'ulteriore considerazione su cui vale la pena riflettere: se è
vero che una delle qualità peculiari di Internet è la
possibilità, da parte dell'utente, di scegliere liberamente i
canali e i metodi per ottenere le informazioni desiderate, è
altrettanto reale il pericolo di "perdersi"
nell'infinita quanto affascinante ragnatela di collegamenti
ipertestuali. A tale proposito appare illuminante un passaggio
del recente saggio del filosofo spagnolo Fernando
Savater, "Verso una cittadinanza
caopolita": Tutto è decentrato e
disseminato...tutti sappiamo che stiamo navigando - la necessità
di navigare è ormai identica a quella di vivere - ma senza un
punto di partenza né tantomeno una meta solidamente e
"cosmicamente" determinati...
Ecco, quindi, come a maggior ragione, il ruolo dei
giornali in rete dovrebbe essere strategico per
"orientare" il lettore-navigatore, per segnalargli ciò
che di importante succede in Internet e dintorni. Se, invece,
come nel caso di "Affari Italiani", le segnalazioni
riguardano gli "attributi" dell'ultimo divo
hollivodiano, il pericolo di affondamento, per il lettore così
come per l'informazione in rete, diventa assai
probabile...proprio come nel caso del Titanic!