E. Balzaretti - M. Cassinera
Pubblica comunicazione ambientale

Percorsi di comunicazione ambientale: la legge Ronchi

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Dalla nascita del social marketing negli anni '70, passando dalle
speranze suscitate dalla riforma degli Enti Locali e del rinnovato ruolo di
cerniera comunicazionale tra governo e cittadini, per arrivare alle
campagne di Pubblicità Progresso, la Pubblica Utilità, ovvero gli
obiettivi, gli strumenti e le declinazioni della comunicazione pubblica e
sociale, ha via via assunto un ruolo centrale nelle dinamiche informative
cd educative nella logica della condivisione dei problemi e della nascita
delle soluzioni in ambito sociale. Ciò vale soprattutto per il settore
riguardante le problematiche di ordine ambientale, vera emergenza alla
fine degli anni ottanta, e impossibile scommessa con il futuro
"quotidiano" della nostra qualità della vita. Disciplina comunicazionale
ibrida per definizione, la comunicazione di pubblica utilità, rimescola
(termine utilizzato da Giovanni Anceschi) le figure dei committenti, le
tecniche e gli obiettivi, alla ricerca di un'autonomia e di un'efficacia di
linguaggio che si scontra con le regole classiche dell'advertising e del
marketing. Questo "rimescolamento" indica I' intrecciarsi delle
situazioni, per quanto riguarda la comunicazione, tra enti ed aziende
pubbliche e quelle private. "Le aziende private tendono a presentarsi, in
un qualche modo, in maniera pubblica per commentare un servizio
destinato non al "cliente" ma al "cittadino"; al contrario [nasce] la
tendenza delle aziende pubbliche a considerare finalmente il cittadino
come cliente (utente) e il momento comunicativo-informativo come
parte integrante del servizio stesso" (G. Anceschi, Ecologiche, 1990). Si
tratta quindi di una vera e propria mutazione genetica che vede pubblico
e privato intrecciarsi nei modelli delle aziende municipalizzate, delle
istituzioni, nel privato sociale, delle aziende private che operano per la
produzione e l'erogazione di servizi destinati al pubblico e negli Enti
Locali che ordinano e gestiscono politicamente e fattualmente le materie
di interesse pubblico e sociale. Tutto questo non può non incidere sulle
tecniche e sull'incremento, di una grande professionalità nel trasformare
problemi e obiettivi chiari in comunicazione davvero di Pubblica Utilità.
Meriti e demeriti della committenza pubblica debbono essere divisi con il
ruolo dei Comunicatori che aggiungono alla vaghezza degli obiettivi e alla
genericità della strategia una rigidità "commerciale" nell'approccio al
"prodotto" pubblico, una non specializzazione nel campo e un
notevole atteggiamento ondivago in assenza (li un target ben definito
e difficilmente individuabile, passando dall'ultra popolare
all'estremamente sofisticato.
Diventa necessario, quindi, sulla scorta del materiale osservato, una
suddivisione tipologica e di trattamento grafico, utili alla comprensione
delle logiche che animano le genesi e le dinamiche comunicazionali della
Pubblica Comunicazione Ambientale e che incidono strutturalmente
sull'efficacia del messaggio. Un'efficacia che è stata quasi sempre
trascurata, in quanto difficilmente misurabile, sostituita "moralmente" da
quell'escamotage comunicativo in cui si è trasformata la logica
dell'Educational, indirizzato prevalentemente verso un target bambino,
inattaccabile sul piano delle intenzioni e clic non impegna il presente ma
delega al futuro la soluzione dei problemi, oppure scegliendo un
approccio fortemente pubblicitario in senso grafico-estetico, patinato e
ricco di "slogan" , in gran parte calemboor, divertenti e sdrammatizzanti
giochi di parole, con il conseguente rischio di diminuzione della
percezione della gravità del problema. Per semplificare e esemplificare si
sono individuati cinque modelli forti che rappresentano le complessità e
le continue contaminazioni di tipologie e di registri comunicativi di cui si
compone la Pubblica Comunicazione Ambientale. A grandi linee essi si
dividono in Campagne Pubblicitarie pure e tradizionali, sia esse dirette o
autocelebrative proprie delle Aziende Municipalizzate e di Servizi; quelle
indirette proposte da Enti e Istituzioni pubbliche a ogni livello; le
Campagne Istituzionali di Ruolo che sono sostanzialmente informative
di una norma e della sanzione ad essa collegata; le vere e proprie
campagne informative e di Pubblica Utilità che veicolano idee e
comportamenti corretti in alternativa a quelli correnti; le Campagne
Educational dove la Comunicazione Ambientale viene delegata
all'immagine forte del bambino, attore e vittima della comunicazione, e
che svolge un ruolo di supplenza morale in assenza di altre forme di
sensibilizzazione. Le percentuali quantitative variano con una prevalenza
facilmente pronosticabile dell'Educational e delle campagne pubblicitarie
tradizionali. Sul piano del trattamento questi modelli si coniugano, preferibilmente attraverso l'applicazione di schemi iconografici
tradizionali e obbligati, con l'utilizzo della Grafica, più o meno sofisticata
a seconda se la Campagna sia affidata ad uno Studio o a un'Agenzia
professionale e magari specializzata in ambito di Pubblica Utilità
Ambientale oppure ad un impaginatore-tipografo, come spesso ancora
avviene; con l'utilizzo canonico di figure testimoniali reali o virtuali
scarsamente rappresentative, coerenti ed educative sul piano dei
comportamenti ambientali: con l'utilizzo delle tecniche più tranquillizzanti
e consolatorie dell'illustrazione per bambini, quando non degli stessi
bambini , o del fumetto, con l'intento non già di una comunicazione
settoriale giovanile ma del la, non sempre utile, sdrammatizzazione del
problema ambientale. Il risultato complessivo ripropone mediamente e
mediaticamente quello che era già stato individuato come il rischio
possibile a cui andava incontro la Comunicazione in ambito ambientale
da Carlo Marletti che, già nel 1991 durante il Convegno Media e
Ambiente, metteva in guardia verso i rischi di una comunicazione trattata
"in termini ridottivi, per niente informativi", apparentemente "carina" ma
sostanzialmente vuota, graziosa, tranquillizzante, spesso intimistica e
intellettuale ma scarsamente efficace. Giova ricordare che in questo
panorama non precisamente confortante stanno nascendo proprio grazie
ad alcune esperienze importanti come il lavoro dello Studio Image a
Ravenna e dell'Agenzia Dolcini di Pesaro, fari e modelli insuperati che
testimoniano la possibilità (lei coniugarsi della qualità e dell'efficacia del
messaggio, Associazioni e centri d'interesse che vogliono stimolare
Committenti Pubblici e Comunicatori ad una vera e rinnovata attenzione
nei confronti di questa disciplina della Comunicazione di Pubblica Utilità,
strategica per il futuro della comune qualità della vita, per un
cambiamento di rotta verso una maggiore e misurabile utilità della
Pubblica Comunicazione Ambientale, ribadendo l'importanza sociale che
essa ricopre in virtù della rilevanza oggettiva degli atti e dei
comportamenti dei cittadini che da essa possono essere suggeriti.