Una "costituente educativa" per la nostra città

 

CARMAGNOLA - COORDINAMENTO CITTADINO FAMIGLIE

 

1. Adulti che ascoltano

Con la Ricerca-Intervento realizzata a Carmagnola nel corso del 2000 e commissionata dal Progetto Giovani del Comune, la città ha voluto mettersi in ascolto dei giovani, incontrarli e farli parlare. Non voleva tanto sapere qualcosa su di loro quanto piuttosto coinvolgersi giovani e adulti insieme, smuovere un po' le acque e costruire qualcosa di nuovo. Avremo. Ora, un po' di tempo a disposizione per esaminare i questionari compilati e capire più a fondo cosa pensano, cosa dicono e cosa fanno i giovani, andando oltre i nostri giudizi un po' scontati e superficiali. Nell'immediato può essere utile, per non lasciar passare troppo tempo e smorzare le attese, prendere in considerazione le risposte che i giovani hanno dato all'ultima domanda: "secondo te, di cosa hanno più bisogno i giovani di Carmagnola?" Le risposte raccolte hanno un particolare valore perché si trattava di una domanda aperta, che non indicava, cioé, alcuna risposta prestabilita ma chiedeva di esprimere, nel modo più spontaneo e personale, un proprio parere, una personale richiesta. Per la maggioranza degli intervistati il servizio più utile che la città può offrire ai giovani consiste nel mettere loro a disposizione "luoghi dove incontrarsi". C'è voglia di divertirsi stando bene insieme, di incontrarsi e parlare, di avere spazi di vita in cui impiegare il proprio tempo senza troppe etichette. Non si richiedono solo luoghi fisici ma anche stimoli e iniziative per il tempo libero, occasioni più creative e rispondenti alle aspettative dei giovani perché il loro tempo "libero" non diventi tempo "vuoto". C'é un'inaspettata voglia di città: si vuole che Carmagnola diventi "una città più viva", con iniziative, manifestazioni proposte orientate specificatamente per i giovani. Si vuole stare insieme, non solo per divertirsi ma anche per esprimere se stessi, per sentirsi attivi e protagonisti; ad esempio, attraverso la musica e il ballo. Tra le attrattive maggiormente considerate dagli intervistati figura sicuramente la discoteca, secondo le nuove tendenze del divertimento giovanile. Voglia di ballare ma, per la stragrande maggioranza, in modi sani e regolari: c'é un rifiuto consistente ed esplicito della violenza e dello sballo espresso da molti che chiedono maggiore sicurezza nella città e vogliono iniziative e strumenti per liberare la città dalla droga. Un'ultima istanza, per noi la più importante,é rivolta espressamente agli adulti e riguarda la richiesta di "non essere lasciati soli". Contiene il desiderio, espresso da molti, di "avere un buon rapporto con gli adulti", di poter trovare in loro e, in particolare nei genitori "persone giuste", "persone di riferimento","per poter crescere senza falsi miti". E' una esplicita domanda di accompagnamento educativo.

2. Giovani oggi

In sintesi, le richieste dei giovani carmagnolesi riguardano, almeno tre ambiti di intervento: il divertimento con l'esigenza che non sia soltanto svago e passatempo ma "divertimento comunitivo" ("ci divertiamo quando stiamo bene insieme); il bisogno di stare insieme, mettendo l'accento sul bisogno di rapporti autentici, di sano protagonismo e di espressione di sé e, infine, una domanda di sostegno, di accompagnamento educativo, rivolta agli adulti e alle famiglie. Sono bisogni ampiamente diffusi e riconosciuti nei giovani di oggi. Sappiamo quanto, in questi anni, l'ambiente sociale e culturale e gli stessi giovani sono mutati. Già nelle medie inferiori i ragazzi non sono più quelli di pochi anni fa: hanno una loro vita scandita di appuntamenti, frequentano molti ambienti: campi sportivi, palestre, piscine, scuole di varie arti; vivono le esperienze più diversificate. Esprimono molto precocemente la richiesta esplicita di indipendenza, di poter decidere da soli sui propri gusti (vestiti, dischi, musiche, taglio dei capelli, orecchini, piercingé). Hanno i loro amici, le loro amiche; danno l'idea di abitare un mondo a parte che a noi appare distante e che, a volte, lascia spaesati e ci fa pensare: "che ne sappiamo noi dei loro mondi?". Quando gli esperti parlano dei giovani di oggi usano spesso il concetto di "ambivalenza" quasi per rassicurarci e per indicare come, dai diversi mondi giovanili, possono sortire due esiti contrapposti, non scontati e non predeterminati, che possono essere positivi o negativi. I giovani, per esempio, hanno un senso spiccato dell'individualità che li rende più aperti e disponibili ai cambiamenti cos“ rapidi di oggi, ma anche più esposti alla massificazione e alla fragilità. Dando ampio spazio ai sentimenti, essi sono più sensibili ma anche più insicuri; hanno la propensione a lasciare aperte tutte le possibilità e quindi sono più adatti a vivere la complessità; rischiano però lo sradicamento e l'incapacità a decidersi (non sanno cosa vogliono, oppure vogliono troppe cose). Non si riferiscono a ideologie rigide e non si entusiasmano più delle utopie ma fanno molta fatica ad assumersi le proprieresponsabilità. Si trovano a disagio nelle appartenenze forti e a disagio nella solitudine. Ambivalenti sono anche nell'uso del tempo: accumulano emozioni ed esperienze, si sentono a casa propria dappertutto e girovagano senza mete, avvertono il fascino della notte, palesano paura per il giornoé

3. Chi è disposto a scommettere ancora sull'educazione?

L'ambivalenza mette in evidenza e rende esplicita l'importanza del sostegno e dell'accompagnamento educativo: se sono possibili esiti opposti tutto dipende dalla capacità di scegliere. Ma siamo davvero disposti e convinti ad un rilancio forte della pratica educativa, in tempi di cadute di speranze e di disorientamento etico senza precedenti? E' giusto lasciare i genitori soli davanti alle seduzioni dei mille interessi di oggi, stando a guardare, senza proporre alternative? Possiamo accettare con rassegnazione l'abuso di sostanze nocive, gli episodi di violenza, i pericoli della guida notturna? Possono, la famigliae la parrocchia, ignorare le esperienze nuove e inedite che fanno gli adolescenti nei locali che frequentano, negli strumenti che maneggiano e "smanettano"? Possiamo rimanere insensibili ai comportamenti, ai linguaggi e ai stili di vita dei giovani? A chi lasciamo la preoccupazione per la formazione della coscienza civile nelle nuove generazioni? Restiamo indifferenti di fronte ai fenomeni diffusi del disagio e dello sradicamento? Ci accontentiamo dei "pochi ma buoni" nei nostri oratori? I luoghi istituzionali di vita dei giovani come la scuola, la parrocchia, (a volte anche la famiglia), hanno perso molto del loro riferimento educativo. I gruppi di appartenenza che rimangono i più importanti strumenti educativi raggiungono solo una minoranza di giovani; per il resto i giovani si incontrano e si formano negli spazi che inventano con spontaneità, maturano le loro scelte, si orientano verso i loro ideali e rispondono alle loro domande, nei modi meno convenzionali, rimanendo spesso distanti dagli adulti. Siamo disposti a tentare nuove strade, a sperimentare nuovi strumenti, a cogliere le incredibili risorse e le imprevedibili energie che i giovani posseggono? Scommettere sull'educazione significa accettare di entrare nei territori dei giovani, lasciarsi interrogare dalle loro sensibilità: il valore dell'espressività, la ricerca del benessere non solo materiale, la singolare importanza della corporeità, le nuove espressioni della sessualità, la fatica della vita affettiva, la socialità cosmopolita sempre minacciata dai ritorni etnocentrici, il tutto centrato sul presente. Chi, se non i genitori, è interessato da questa scommessa educativa? E' della famiglia la responsabilità della trasmissione ai figli del "segreto" della vita dei genitori, attraverso la comunicazione familiare, fatta di testimonianza e di stile di vita più che di parole, testimonianza che li convince e li rassicura del valore e della speranza della vita.

4. Una "costituente educativa"

La proposta che rivolgiamo, a partire da un primo nucleo di famiglie che già si sono pronunciate nell'assemblea cittadina del 16 dicembre, è di dare vita a una sorta di "costituente educativa" che, attraverso una fase di condivisione e di riflessione comune, porti alla realizzazione di una iniziativa permanente e significativa in città, come risposta alle richieste che i giovani hanno espresso. Questa iniziativa dovrebbe riguardare particolarmente il tempo libero del fine settimana, tempo che va preso in considerazione come occasione educativa prima che come problema. La proposta è rivolta alle famiglie della città perchè sono i genitori i primi responsabili dell'accompagnamento educativo dei giovani. Evitando di interpretare, in modo sommario e superficiale, il tempo libero dei giovani secondo i propri criteri e con le semplificazioni e le generalizzazioni con le quali normalmente si parla dei ragazzi, le famiglie se ne fanno carico non in favore dei giovani ma insieme con i giovani ed esclusivamente per la loro competenza che è educativa. I giovani da soli, d'altra parte, non potrebbero realizzare iniziative di questa portata. Oggi sembrano molto smorzate le contrapposizioni ideologiche e generazionali: c'è più interesse alla collaborazione e maggiore volontà di intesa e questo faciliterà un possibile lavoro comune. La costituente educativa potrebbe organizzarsi come assemblea permanente con il compito di entrare, con passione ma anche con un po' di distanza, nelle nuove sensibilità giovanili e di apportare il proprio contributo di adulti perchè la cultura della notte non si scolleghi dalla realtà del giorno, perchè piacere e dovere non vengano vissuti come contrapposti ma nel loro rimando reciproco, perchè il tempo dello studio-lavoro e il tempo del divertimento sia vissuto secondo il loro valore, diverso e complementare. Il lavoro assembleare deve essere organizzato in modo da promuovere e valorizzare l'apporto di ogni famiglia al fine di stabilire le basi di un progetto educativo condiviso a partire dai dati dell'inchiesta e facendo tesoro delle diverse sensibilità ed esperienze degli adulti. Essendo quella educativa una scommessa, il primo esito atteso della costituente è un supplemento di idealità e di carisma di fronte a sfide inedite e difficili che richiedono nuovi pensieri, nuovi progetti, nuove energie che vanno suscitate anche dal ricupero della memoria degli eventi educativi grandiosi del passato (della giovinezza degli attuali adulti) riformulata e arricchita da nuove sensibilità e nuovi valori, perchè ogni stagione ha i suoi frutti. Ci vuole un sussulto di passione che sappia vincere un certo smarrimento conseguenza dell'attuale fatica educativa e pastorale, della percezione della complessità del mondo e dalla consistenza delle sfide attuali.

5. Il carisma inesauribile della fede

All'origine di questa spinta motivazionale c'è un'esperienza di fede. La comunità cristiana non può riporre nel fazzoletto la perla preziosa del Vangelo che ha ricevuto ma deve divulgarla perch sia una speranza per tutti. Le parrocchie, nei diversi momenti storici, hanno sempre cercato di rivolgersi ai giovani offrendo loro luoghi di incontro, spazi sportivi, teatri, saloni, bar, per promuoverne l' aggregazione. Le famiglie si sono sempre impegnate (e autotassate) perchè gli oratori disponessero di sale cinematografiche, case alpine, spazi e strutture riuscendo spesso a coinvolgere anche gli strati più popolari. Oggi tutto va ripensato e reinventato: ci sono nuove domande, nuove esigenze formative. Cambiano gli orari e le concezioni del tempo: spesso le parrocchie chiudono quando i giovani arrivano (o arriverebbero). Molti oratori non sono più luogo di incontro per le masse dei giovani, altri si ostinano a non vedere e oiuttosto di rinnovarsi chiudono. Le parrocchie fanno fatica a interpretare le nuove culture dei giovani: per esempio esistono pochissime proposte per il tempo della notte. E' insufficiente ripetere in modo stanco attività, programmi, progetti che sono superati. Già con i ragazzi della Cresima si fa fatica a coinvolgerli in cammini di formazione, a renderli interessati alle proposte educative e aggregative e anche quando sembrano presenti in parrocchia in realtà sono già da un'altra parte e lo si vede appena celebrato il sacramento. E ancor più grave è "chiudere baracca" come se questo fosse tranquillamente giustificabile. L'oratorio è la Chiesa che si pone con simpatia in mezzo alle nuove aggregazioni e tendenze giovanili e l“ svolge la sua missione di evangelizzazione. Non è chiesa arroccata preoccupata di difendere i suoi diritti oppure muta, impotente e impaurita per il nuovo che si impone. E' la chiesa del dialogo, destinata come il lievito alla massa, comunità attenta a tutti i giovani, suscitatrice di interventi capaci di intercettarne le domande.

6. In una Chiesa missionaria

I vescovi italiani, nel documento "educare i giovani alla fede" (1999) hanno proposto alcuni orientamenti che vanno esattamente nella direzione tratteggiata. Chiedono ad ogni comunità cristiana di promuovere l'aggregazione giovanile formativa di base, come segno che la Chiesa si cura dei giovani, ha voglia di spendersi con loro e fare loro posto, perchè è insufficiente la sola proposta della catechesi e dell'annuncio della verità della fede. Per questo occorre "assumere un nuovo, accogliente atteggiamento nei confronti dei giovani" che renda la comunità "casa accogliente per i giovani, e non deluda la loro sete di autenticità". Bisogna "superare i confini abituali dell'azione pastorale, per esplorare i luoghi, anche i più impensati, dove i giovani vivono, si ritrovano, danno espressione alla propria originalità, dicono le loro attese e formulano i loro sogni.". Le comunità ecclesiali si devono impegnare a "una lettura puntuale e appassionata del mondo giovanile, a partire dal loro orizzonte culturale". Secondo la teologia conciliare la Chiesa si impegna a rileggere la vita dei giovani, con le loro domande, i loro problemi, a cogliere i nuovi segni dei tempi, le tracce e la voce dello Spirito: "ce lo fanno capire con i loro modi scanzonati, le domande mute che vengono dalla loro solitudine, quella sorta di indifferenza che è piuttosto diffidenza verso una società e un mondo adulto che non si fa responsabile del loro futuro". Anche le discoteche, anche le emozioni e i testi delle nuove musiche possono fornire, "purificate ed elevate" dall'incontro con la Parola, i nuovi simboli e linguaggi perchè la fede si incarni nella vita delle giovani generazioni. Le comunità cristiane si sforzano di interpretare con le loro strutture, i loro spazi, le loro figure educative e adulte il nuovo che i giovani portano. Per questo, "in ogni luogo di vita dei giovani vengano individuate o riscoperte credibili figure educative: in famiglia, nella scuola, nei vari luoghi del tempo libero e dello sport, nella strada. A tutti gli educatori è chiesto di lavorare "in rete", valorizzando la ricchezza che viene da una pluralità di approcci educativi coordinati". Diventa pertanto più importante uscire fuori dagli spazi strettamente ecclesiali e muoversi là dove i giovani si trovano: "Anche per la pastorale giovanile vale questa affermazione di Giovanni Paolo II: "la parrocchia realizza se stessa fuori di se stessa", nella consapevolezza ovviamente che è proprio la ricchezza di vita al suo interno a far risplendere come credibile la testimonianza al di fuori". L'autentica spiritualità conciliare vede nel compito di umanizzare il mondo e di promuovere relazioni umane autentiche, un modo concreto ed esigente di incarnare il comandamento dell'amore e di preparare e prefigurare il regno di Dio: "Diventa allora capace di ricostruire luoghi umani e umanizzanti dovunque vive la sua vita: nello studio, nel lavoro, nel tempo libero, nei luoghi dello svago e dell'amiciziaéEvitando demonizzazioni o acquiescenza alle mode, occorre che la pastorale prenda più coscienza che anche questi ambiti le appartengono, impegnandosi a individuare figure di animatori del tempo libero giovanile. In questa prospettiva va rilanciata e rinnovata anche la funzione degli oratori, da realizzare in forme più aperte rispetto al territorio".

7. Una nuova invenzione dell' "oratorio"

Gli oratori vanno dunque reinventati. Non si tratta di adeguarsi alle mode che cambiano o di aggiornare tecniche che "accalappiano ragazzini" e fanno proseliti ma, semplicemente, di farsi accanto ai giovani nei modi adatti e nei tempi possibili. Bisogna aprire gli oratori al territorio, negli orari frequentati dai giovani, dotarli di attrattive, farli diventare spazi di richiamo perchè i giovani li prendano in considerazione quando ricercano le discoteche, i pub, le proposte musicali, e culturali, quando organizzano le loro notti di divertimento. Gli oratori devono porsi con i criteri giusti in un mercato del divertimento sempre più potente, con una propria e originale eccellenza che non consisterà tanto in impianti più costosi e tecnologie più aggiornate ma in ciò in cui la chiesa può competere con quanto ha di più originale e proprio: l'orientamento alla persona, la capacità di accogliere e valorizzare ognuno, la passione per l'amicizia e la persona, la possibilità di dare senso alla vita nella sua dimensione quotidiana. Un oratorio dinamico e competitivo ma che punta tutto sulle persone. L'oratorio vuol raggiungere tutti i giovani e suoi destinatari privilegiati sono i ceti popolari e le masse giovanili dei vari ambienti sociali e culturali. Nell'oratorio reinventato non si rinnegano le intuizioni originali e tradizionali ma, con un supplemento di fantasia e creatività, si cercano nuove strategie di aggancio, si dilata il ventaglio delle offerte e delle possibilità, si sperimentano nuove prospettive educative. In una parola, l'oratorio si rinnova nella direzione pastorale ispirata alla teologia del Concilio. Il Dio che si fa carne mobilita anche le emozioni, la sensibilità, gli affetti. Dal Vangelo non deriva solo un impegno etico ma anche una dimensione estetica, nella quale i cristiani riconoscono e testimoniano la gloria di un Dio che "si è fatto vedere" oltre che l'amore di un Dio che ha dato se stesso. Il linguaggio della festa, della musica, del corpo in movimento appartiene a pieno titolo all'esperienza religiosa: perchè lasciarlo all'esclusiva dei mercanti del divertimento? Parafrasando la bella intuizione secondo cui "la bellezza salverà il mondo", nella nostra ultima assemblea ci siamo chiesti "quale divertimento salverà il mondo?" e abbiamo condiviso il convincimento che la domanda è tutt'altro che banale. Ballare di gioia per il piacere della vita non è estraneo ai temi centrali del cristianesimo! Bisogna reagire alla perdita di attrattiva dell'oratorio nell'immaginario giovanile dove viene identificato come cerchia chiusa, luogo senza particolare fascino, spazio esclusivo della catechesi e delle riunioni. Luogo della noia e del disimpegno: come se il Vangelo non fosse, prima di tutto bello e piacevole ("eu anghellion").

8. Un Centro Giovanile (un oratorio) per la città

La posta in gioco, particolarmente impegnativa, della scommessa educativa e l'entità delle risorse mentali, umane ed economiche che un'iniziativa di oratorio rinnovato per i giovani della città richiede, eccedono le possibilità di una singola parrocchia ed esigono uno sforzo grandioso e comune per predisporre una struttura e un programma pensati per questo specifico progetto, pensato e realizzato in stretto dialogo con le parrocchie della città, della zona e in armonia con il piano pastorale della diocesi. Può essere immaginato come una sorta di centro aggregativo giovanile orientato specificamente al fine settimana (ma non solo), con i suoi metodi, i suoi animatori, il suo programma, il suo regolamento e, soprattutto con una spiccata capacità di creare interesse, simpatia e attrazione Un centro diverso da ciò che fa la parrocchia, ma anche da ciò che può mettere in piedi un'amministrazione civica, anche se basato sul più ampio numero di collaborazioni. Dovrà essere un ambiente che facilita l'incontro attraverso l'offerta di attività molteplici per il tempo libero, capace di venire incontro realmente alla domanda di socialità e di sostegno emotivo che i giovani di Carmagnola hanno espresso, dotato di una profonda sensibilità missionaria assicurata dalle presenze educative e religiose, esperto sia nell'offrire stimoli giusti per il divertimento che occasioni e opportunità per l'ascolto e la formazione al pensiero e alla riflessione, secondo le indicazioni che è possibile cogliere nelle risposte ai questionari. Una struttura dalle porte aperte a quanti vogliono entrare, tuttavia con una precisa identità che crea differenza, con una propria eccellenza che ne garantisce l'attrattiva. Una discoteca che non è solo una discoteca Con una soglia di ingresso relativamente bassa, capace di interessare per le attrattive musicali e la professionalità ma specializzata sull' "orientamento alla persona" Un oratorio (se vogliamo) polifunzionale e multimediale con numerosi spazi: per la musica, per i video, per il gioco, per i nuovi linguaggi é Luogo per organizzare le feste (compleanni, anniversari, laureeé) ma anche spazi e opportunità per l'incontro con l'educatore e il sacerdote. Un centro che può diventare, per esempio, sede permanente di una scuola dei genitorié Una discoteca non solo di notte Anche di giorno, agli orari dei giovani, il centro potrebbe rispondere alle esigenze dei giovani dei muretti, delle strade e delle piazze, favorire il protagonismo giovanile organizzando, per esempio, laboratori musicali, per preparare attivamente le serate, atelier per imparare a fare musica con il computer, occasioni per attività formative culturali originali che comunque non entrino in competizione (ma si integrino) con le attività degli attuali oratori. Più in generale, una "discoteca"(o un oratorio) che si specializza nella capacità di creare interessi, gestire spazi di incontro, promuovere momenti espressivi qualificati anche di formazione sociale e culturale, orientata a raggiungere tutti i giovani, anche quelli che non si riconoscono nell'appartenenza ecclesiale. Un grande spazio ecologico Pur rivolgendosi a tutti, non funziona come un "non luogo": ha una sua identità, pone delle discriminanti. Non fabbrica paradisi artificiali, vuole offrire cose reali: gli stimoli adatti per esprimersi e l'ambiente giusto per divertirsi, un contesto divertente e sobrio dove anche la musica suona al "volume giusto" per garantire le condizioni di un divertimento sano e comunicativo. Si forma al valore della salute, si escludono le bevande alcoliche e si combattono tutte le droghe. E' un ambiente ecologico: ha bisogno della partecipazione leale di tutti per animare il tempo del divertimento e renderlo tempo significativo e positivo della vita, per instaurare una comunicazione autentica con i pari e gli educatori. Anche le domande religiose, anche la dimensione del mistero che emerge dalla musica, dai testi, dagli stimoli offerti a commento delle serate, anche la coerenza interna della scena e dei suoi ingredienti (componenti non casuali ma scelti oculatamente dagli organizzatori) sono tratti essenziali di quell'ecologia (equilibrio degli elementi) che formano il fascino di una struttura destinata al divertimento sano e comunicativo.

9. In rete

Un centro giovanile con queste caratteristiche tende, per sua natura, a superare il criterio della territorialità, a convogliare gli sforzi di tutti gli operatori della pastorale giovanile, a radicarsi, in modo critico e creativo, nel vissuto sociale ed ecclesiale, a cercare la partnership delle realtà pubbliche, del coordinamento interparrocchiale e soprattutto del maggior numero di famiglie della città. (Si sa che le politiche giovanili non producono grande consenso: sarà importante fare sentire, invece, il peso degli adulti e il protagonismo delle famiglie organizzate). Anche la vasta area dell'associazionismo sportivo dovrà essere coinvolta. E, dal momento che i giovani amano molto viaggiare e fare nuove conoscenze, bisogna forse oltrepassare lo stesso criterio della territorialità. Esistono numerose opportunità a paritre dalle leggi attuali per finanziare iniziative come la nostra: Altre leggi allo studio del parlamento offriranno più servizi, spazi e disponibilità finanziarie per il tempo libero dei giovani. L'opportunità di stabilire tavoli di confronto e di collaborazione con la scuola, con l'amministrazione comunale, di chiedere riconoscimento per la propria attività educativa sarà un'ulteriore esperienza di collaborazione contro la frammentazione della nostra società..

10. Organizzazione, gestione e tappe

La programmazione e l'avvio dell'iniziativa richiede un consistente sforzo anche economico che costituisce l'investimento che permette all'iniziativa di avviarsi, di funzionare, di espandersi e di recuperare il debito iniziale.

 

Fasi essenziali dell'organizzazione

Tempi della organizzazione

  1. gennaio 2001: discussione nei gruppi, divulgazione personale e capillare tra le famiglie della città della proposta, mediante tre tipi di lettere-documento: uno rivolto a famiglie che frequentano le parrocchie e condividono il significato pastorale e missionario dell'iniziativa (che quindi intendono il centro-discoteca come "oratorio"); un altro rivolto alle famiglie esterne all'ambiente ecclesiale ma interessate al compito educativo; un ultimo materiale più completo per i gruppi familiari e i responsabili della pastorale giovanile.
  2. venerd“ 2 marzo: primo momento assembleare di tutte le famiglie coinvolte: Per assicurare la riuscita e soprattutto per l'effetto importante di "stato nascente" che garantiscono una forte base di imprinting al lavoro successivo è necessario la partecipazione di almeno 400 famiglie.
  3. marzo, aprile Realizzazione punto A). Lavoro in commissioni per la realizzazione del punto B) e C). - maggio primo saggio del programma (anche all'aperto) con un grande coinvolgimento dei giovani - Autunno realizzazione del punto D) inaugurazione del Centro.