PADRI E MADRI INSIEME

Costituente educativa

Carmagnola, 2 marzo 2001

 

Questa è la bozza presentata per la discussione e la votazione
La forme definitiva sarà disponibile dopo la prima riunione del Direttivo eletto nell'assemblea.
La riunione si è tenuta venerdì 9 marzo

 

1. Noi genitori riconosciamo e accettiamo la nostra responsabilità educativa nei confronti dei figli, fino al raggiungimento della loro autonomia. Diffidiamo dei ricettari del "genitore perfetto" perché non riteniamo l’educazione un insieme di tecniche ma la trasmissione e la testimonianza di ciò che rende saggia e sensata la vita, a partire dalle nostre esperienze e dalle nostre convinzioni. Educhiamo attraverso ciò che diciamo e anche attraverso ciò che facciamo ma, soprattutto, in ciò che siamo.

Sappiamo che nel nostro mondo la missione educativa è svalutata ma non ci rassegniamo: intendiamo aiutarci tra di noi, promuovendo e sostenendo forme diffuse e organizzate di genitorialità di comunità, di genitorialità di vicinato.

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2. Riconosciamo nei nostri figli la ricchezza più significativa della nostra vita perché la loro presenza dà senso alla nostra esistenza e, nello stesso tempo, ci affida un compito e uno scopo. Abbiamo tutti però reali difficoltà a gestire il nostro tempo: le nostre settimane sono prese dal lavoro e dagli impegni e rimane spesso poco spazio per i figli. Questo ci tormenta: abbiamo paura di non fare abbastanza e per questo siamo sempre in bilico tra l’esserci poco e esserci anche troppo, nella loro vita. Ammettiamo che per fare i genitori è necessario il tempo e ci impegniamo ad organizzarci e ad aiutarci a trovarlo. Ci rifiutiamo però di scambiare il tempo che non riusciamo a dare con cose materiali o emozioni sostitutive.

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3. Ma c’è un altro motivo che crea in noi disorientamento e serie perplessità: abbiamo l’impressione di vivere in una cultura diffusa che smentisce ciò che noi cerchiamo di proporre, che ridicolizza i valori che in famiglia riteniamo fondanti, che esalta comportamenti che noi riteniamo sbagliati. Attraverso forme di genitorialità organizzata vogliamo contribuire a immettere nella società i valori vissuti in famiglia. Non possiamo accettare che la famiglia venga intesa come ambito esclusivamente privato e che il suo compito consista unicamente nel permetterci di vivere intense esperienze affettive a casa nostra. Sentiamo il dovere di preparare e accompagnare i figli a inserirsi positivamente nel mondo. La società, crediamo, si rinnova con il contributo indispensabile dei giovani che crescono. Per questo la società deve farsene carico offrendo a loro un mondo più sicuro e alle famiglie maggiori supporti economici e culturali. Il compito educativo non può pesare solo su di noi.

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4. Crediamo nel valore dialogo nelle nostre famiglie. Riconosciamo il significato profondo dell’espressione dei sentimenti e dell’ascolto delle emozioni, delle gioie come delle paure. In famiglia stiamo tutti male quando non si comunica: mediante la parola pensiamo sia possibile chiarire ogni disagio e affrontare ogni difficoltà. Non imponiamo dall’alto le regole dell’educazione familiare: siamo disponibili a spiegarle, a discuterle e a cambiarle quando vengono offerti argomenti convincenti. Diamo molta importanza alla conversazione familiare, soprattutto a tavola, e ci impegniamo a regolamentare tutto ciò che la disturba.

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5. Crediamo al valore assoluto del rispetto: ci impegniamo a insegnare e a pretendere un linguaggio corretto nei nostri rapporti e a contrastare ogni forma di violenza fisica e verbale e ogni chiusura preconcetta del pensiero. Non intendiamo, però, il rispetto come semplice buona educazione o come etichetta in uso tra estranei: siamo interessati ai mondi dei nostri figli e chiediamo loro che lo siano altrettanto verso la nostra esperienza e la nostra storia. Ci impegniamo nelle nostre famiglie ad un’intesa sempre da verificare e da ricostruire tra uomo e donna, tra padre e madre. In questo modo, riconosciamo e sosteniamo il bisogno dei figli di credere che sono nati proprio dalla nostra unione e che la nostra unione li rinforza.

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6. Riconosciamo che non è giusto avere nei confronti dei figli attese sproporzionate alle loro capacità e neppure che essi devono, per forza, realizzare i nostri sogni e i nostri progetti. Ma non siamo disposti ad accontentarci della loro mediocrità: non perché crediamo che i nostri siano "figli speciali" ma esclusivamente per amore di quanto sono chiamati ad essere, per fedeltà alla loro vocazione.

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7. Siamo dell’idea che non sia giusto difendere i comportamenti dei nostri figli quando sbagliano; piuttosto, poiché gli errori sono segno di fragilità, riteniamo che vadano amati, aiutati, sostenuti, seguiti, incoraggiati particolarmente quando sbagliano. Non ci vergogniamo dei loro insuccessi o dei loro errori. Non li vogliamo perfetti e vincenti: li preferiamo consapevoli dei loro limiti e realisti nelle loro attese.

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8. Riconosciamo che i "no" sono necessari per crescere. E’ manifestazione d’amore anche porre i limiti e insegnare a contenere i bisogni. Riteniamo importante educare ad accettare la fatica della vita, a portare la sofferenza fisica e la normale frustrazione dei desideri. Vogliamo favorire tutte le forme di autonomia nell'autogestione pratica della vita quotidiana e a chiedere il loro contributo nella conduzione della vita di casa. Riteniamo che non tutto sia loro dovuto e che sia sbagliato soddisfare ogni capriccio. Vogliamo comunicare piuttosto l’orgoglio dei risultati raggiunti e delle difficoltà superate.

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9. Allo stesso modo riconosciamo che ci sono dei "sì" indispensabili per la crescita. Ci impegniamo a valorizzare i loro sforzi ancor più dei loro risultati. Non faremo mancare loro affetto e considerazione e terremo sempre aperto il dialogo, senza con questo rinunciare a pronunciarci su argomenti e aspetti che possono creare dissenso e conflitto. Ci impegniamo però a non intervenire in modi ossessivi e soffocanti ma ad essere discreti perché la convinzione e la testimonianza emergano sull’imposizione.

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10. Siamo consapevoli, infine, che il nostro compito di genitori non si limita al dovere di provvedere alle necessità materiali dei figli, a dare loro garanzie economiche e a impartire una buona educazione. Siamo in qualche modo tenuti a "spiegare" (testimoniare) loro perché li abbiamo voluti: a sostenere la loro fiducia e speranza nella vita, ad accompagnarli nella ricerca del senso e del progetto della loro esistenza, ad introdurli in un mondo che, nonostante tutto, vogliamo sano e giusto.

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Osservazioni in generale:

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