animated logo
GO TO SYMPOSIUM
BOULEVARD

L'Ombra delle Reti

TRASFORMAZIONE DEL MERCATO DELL'ARTE

Si moltiplicano i siti Internet che offrono l'accesso ai grandi musei. Un'offerta che segue una domanda pressante. Da qui l'interesse della Microsoft e la nascita del progetto dell'Archivio Continuum, elaborato da Bill Gates e dalla sua équipe. La Microsoft è da sempre interessata al controllo dell'accesso all'informazione. Anche a costo di ridurre i contenuti culturali (e dunque contestuali) delle informazioni a semplici dati. Il progetto Continuum si basa sul principio che il sistema dell'informazione on line resta indifferente al contenuto dell'informazione. Di fatto ogni informazione può essere permutata, ricombinata con altra informazione, secondo i principi individuati da Shannon. La filosofia della Microsoft è dunque riconducibile alla soluzione di problemi squisitamente cibernetici: incremento dell'informazione, eliminazione per quanto possibile della ridondanza, ecc. L'Archivio Continuum si basa sull'idea di costituire un unico database riguardante il contenuto dei maggiori musei del mondo. Ed è un sintomo della transizione in atto il fatto che all'entusiastica accoglienza siano subentrate mille difficoltà in materia di copyright. In ogni caso queste e altre strategie di mercato mostrano che anche nell'arte il momento della produzione segue le sorti delle forme di distribuzione. Imponenti database adatti alle esigenze più disparate sono già una realtà operativa. Il progetto editoriale della Chadwyck-Hearley è solo un esempio del trattamento informatico dell'editoria applicato su vasta scala, e capace di trasformare intere bibilioteche in banche dati periodicamente aggiornate. E' il segno di una tendenza in atto da tempo. Il problema della "caoticità" delle informazioni in rete si risolve adottando "motori di ricerca" sempre più raffinati. E così si è giunti al Global Inventory Project, il database dei database, idea sperimentale del M.I.T. dietro la quale si cela una ben distinta concezione: il controllo della rete è possibile solo se si riesce a conoscere, ad analizzare, istante per istante, la dinamica delle transazioni in rete (movimenti commerciali, entertainment, telelavoro ecc). Che cosa accadrà in questo caso nel mondo dell'arte? Avverrà che dovranno molto presto essere ripensate le norme non scritte che regolano il variegato mondo degli studiosi d'arte, dei critici d'arte, degli artisti, dei collezionisti, delle gallerie d'arte e di quanti altri soggetti affollano un così ricco segmento economico e culturale. In questa rivoluzione hanno un ruolo non soltanto i database ma anche i rapidi mutamenti strutturali. Per esempio, non è chiaro quale sarà l'impatto che avrà il Network Computer, o NC. Com'è noto, l'NC si basa sulla diffusione di terminali molto semplici che renderanno costoso e poco pratico il tradizionale PC. La rivoluzione dell'NC si basa al contrario sul fatto che tanto il software quanto i dati sono scaricati e costantemente aggiornati dalla rete, ma proprio per queste sue caratteristiche l'NC imporrà l'olomogazione e il monopolio dei mezzi di produzione. L'utente non solo potrà, ma in effetti sarà costretto a comprare sia il software che le informazioni disponibili nella rete. Dunque, il Net transita dall'entertainment all'offerta di servizi specializzati. Il passo successivo è ovvio: le grandi istituzioni (nel nostro caso le grandi istituzioni dell'arte) avranno tutto l'interesse a creare nuovi compartimenti, per esempio sviluppando banche dati specializzate; nel nostro caso non soltanto nel campo dell'editoria elettronica rivolta all'arte, ma anche nei vari segmenti in cui sussistono relazioni di interesse fra utenti. Altro argomento: presto o tardi l'intero mondo dell'arte si servirà dell'Internet per gestire e diffondere a scopi commerciali cataloghi dei propri articoli [...] È un fenomeno in tumultuosa espansione, anche perché l'evoluzione del mercato internazionale dell'arte è sempre più spesso determinata dalla qualità e dalla quantità di informazioni disponibili. Gli operatori del settore devono conoscere in tempo reale le oscillazioni del mercato, le novità, l'andamento generale non solo dei prodotti di singoli artisti famosi o meno noti, ma spesso di intere tendenze. Tutto ciò assimila il mercato dell'arte alla borsa. La telematica non soltanto non distruggerà, come si paventa, queste forme di speculazione, ma al contrario le incrementerà vertiginosamente. L'offerta di prodotti d'arte attraverso il Net è già una realtà. Opera in questo settore l'agenzia Bloomberg e da qualche tempo la società Investment & Banking Group ha messo a punto la Banking Art, segmento dei servizi finanziari del private banking attraverso il quale la clientela può investire in opere d'arte senza i rischi, l'alea, le difficoltà (ma anche le opportunità) connesse al tradizionale mercato d'arte, che nonostante tutto resta un mercato di seconda mano. L'opera d'arte assume così le sembianze di un bene qualsiasi e viene di fatto assimilata alla proprietà fondiaria o alle azioni o ai buoni del tesoro. E di fatto può essere scambiata con altrettanti beni fungibili secondo il prezzo di listino o l'andamento del mercato. Questa "invarianza" rispetto a scelte estetiche che dovrebbero più di altre coinvolgere il sistema di valori di riferimento (il cosiddetto "gusto") si deve anche all'esistenza di strutture capillarmente diffuse che elaborano/macinano in tempo reale informazioni, senza alcun rapporto con i contenuti contestuali. Di conseguenza viene a cadere l'influenza culturale del gruppo e si dissolvono le categorie (anche estetiche) che condizionano le decisioni. Il valore dell'opera d'arte si astrattizza e di fatto esso viene assimilato al valore nominale della carta moneta. Tutto ciò si concilia poco e male con l'idea che l'arte sia un territorio dello spirito. Anche se il fenomeno non è che la logica conclusione di un sistema dell'arte aderente alle logiche del post-capitalismo. Il mondo dell'arte tradizionale gravita infatti e da tempo intorno a fenomeni promozionali preconfezionati, decisi a tavolino da musei, fondazioni, gallerie di rilevanza internazionale, grandi collezioni. L'apparato della critica e dell'informazione d'arte è vincolato a questi cardini e dunque anch'esso si muove in direzioni stabilite. In un certo senso, quindi, anche nell'arte si assiste alla convivenza tra la mentalità "tipografica" e il nuovo linguaggio dell'Internet. Un esempio emblematico? La mossa tattica attuata dalla "Flash Art", che ha tempestivamente immesso nell'Internet "Art Diary", le "pagine gialle" dell'artista. Si tratta di una intelligente mossa tattica, ma non di una mossa strategica. Ai consueti mezzi di comunicazione (comprese le riviste settoriali) manca infatti una chiara visione dei possibili rapporti di forza che si instaurano nel Net e perciò essi adottano senza innovazioni il punto di vista di una situazione comunicazionale a loro estranea, adottandone i sistemi in posizione di chiara subalternità. Ma la realtà mostra che le nuove forme di comunicazione condizionano e mutano la tonalità, oltre che il gusto di un intero universo estetico. Presto o tardi le transazioni via Internet sostituiranno ogni forma di scambio materiale. Moderne catacombe dei preziosi reperti materiali sono oggi i sotterranei delle banche giapponesi, svizzere, statunitensi. È lecito credere che grandi organizzazioni fiduciarie estese proprio come l'Internet a livello planetario si incaricheranno di conservare immense quantità di opere d'arte valutabili al cambio secondo le oscillazioni dei titoli virtuali corrispondenti. Inoltre, i musei prendono il posto delle banche nazionali, anche perché le opere d'arte tendono in qualche misura a sostituire l'oro. Questa tendenza iniziò ad apparire timidamente a partire dalla metà degli anni '70, cioè da quando il dollaro fu svincolato dal suo corrispondente valore aureo. Forse non a caso gli esordi della "monetica" coincisero con una diversa valutazione delle opere d'arte, le quali proprio in quel periodo iniziano ad acquistare una funzione equivalente alle riserve auree. La nobiltà del metallo si trasferisce nella carta moneta non svalutabile dei prodotti dell'arte e del pari si afferma la penetrazione a livello planetario del marketing statunitense applicato all'arte. Questa strategia si è rivelata efficace quando si è trattato di coniare nuova moneta "estetica". Ma si è rivelata insufficiente di fronte alle immense riserve "auree" dei paesi ricchi di arte e di storia. Da qui le faraoniche campagne acquisti da parte delle istituzioni statunitensi, ma anche dei privati. Emblematico è il caso del Codice Hammer. Ciò che fu del "miliardario rosso" è oggi di Bill Gates, ma in ogni caso resta in territorio statunitense. Il destino del Codice Gates ha anche un suo significato recondito. Torna in auge una antica aspirazione della superpotenza statunitense in vigore fino agli anni '60: vendere a prezzi vantaggiosi nel mondo (e soprattutto sul mercato europeo) la tecnologia e i beni di consumo deperibili sfornati dall'immensa macchina di produzione del made in Usa e in cambio ottenere beni duraturi attinti dalle riserve apparentemente illimitate in questi paesi. Le opere d'arte sono in cima alla lista, naturalmente. Il disegno fu oscurato dalla imprevista capacità reattiva delle nazioni d'oltreoceano che furono in grado di avviare una trasformazione industriale radicale, pervasiva e concorrenziale. In particolare, il Giappone già dall'immediato dopoguerra optò per una politica ultraprotezionista in materia di esportazioni di opere d'arte. Ora, però, la partita si è spostata nel campo della produzione del software, settore strategico primario nel quale la superpotenza statunitense non ha rivali. Una forma di produzione che rivela capacità di penetrazione insospettabili, anche perché essa agisce sullo stesso piano della produzione "immateriale" di valori spirituali, incarnati nelle opere d'arte. Il valore aggiunto dell'oggetto materiale dai connotati spirituali, incarnazione di un passato irripetibile, tenderà perciò ad incrementarsi in misura direttamente proporzionale al decremento progressivo del costo dei prodotti virtuali. Anche perchè l'espansione della virtualità investirà tutti i campi, sicché l'opera del futuro sarà innanzi tutto un prodotto digitale complesso e "anti-referenziale".

                                                         Riccardo Notte

back to the list of interventions

submit your intervention

GO TO CONFERENCE

GO TO ARSLAB EXHIBITIONS

 

arslab home icon
back to home page