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BOULEVARD

"Nature and Form - Codes and Origins"

WORKSHOP

"UN APPROCCIO PSICOANALITICO ALL'IO VIRTUALE"

Relazione conclusiva

 

Hanno partecipato con i conduttori Piero Gilardi e Margherita Cattera
le seguenti persone:
Bruna Piras, Federica Russo, Alessandro Rabbone, Elisabetta Tolosano, Donatella Bigoni, Rosa Singh, Fernanda Gigli.
Il lavoro si è svolto nei pomeriggi del 6 e 7 novembre ed è stato relazionato nella seduta plenaria della Conferenza l'8 novembre.

 

Dal punto di vista metodologico si è proceduto attraverso tre fasi:

 

1) Introduzione di P. Gilardi e illustrazione da parte di M. Cattera delle principali posizioni rispetto all'Io nella letteratura e nella saggistica sulle tecnologie digitali e sui nuovi media (M. Minsky, Moravec, S. Turkle, S. Prijor, D. De Kerckhove) confortate al concetto di virtualità in psicoanalisi (J. Lacan).

 

2) Analisi di una serie di opere di artisti multimediali nelle quali l'Io-corpo costituisce l'asse portante.

 

3) Confronto sui vissuti inerenti alle immagini ed elaborazione concettuale dei loro significati.

 

L'analisi delle immagini proposte ha colto innanzitutto la valorizzazione delle caratteristiche e delle potenzialità semantiche del corpo operata dalle tecnologie digitali.

L'arte dei nuovi media elabora la problematica del corpo creando delle metafore che inferiscono sulla struttura dell'Io e del soggetto. I nuovi riferimenti che connotano l'Io virtuale tecnologico sono non pi solo le estensioni del corpo nel mondo esterno e globale attraverso le comunicazioni telematiche, ma ora anche la penetrazione all'interno attraverso la sensoristica neurofisiologica e l'ingegneria genetica. La simbiosi tra il corpo umano, nella sua complessità anatomo-fisiologica e la rete dei sistemi artificiali intelligenti sta rendendo superfluo l'interfaccia tecnologico e di conseguenza sta depotenziando la funzione di mediazione e di riferimento identitario del nostro Io.

 

 

L'ecosistema tecnologico digitale sta aprendo la possibilità di controllare l'Io trasformandolo da struttura connotante e autosufficiente a funzione frattale flessibile. Questa trasformazione se genera uno shock identitario nel contempo rimarca la natura virtuale di costrutto puramente immaginario del nostro Io, che la psicoanalisi ha evidenziato, e la natura sintomatica delle sue difese e dei suoi espedienti egoici messi in atto nella relazione con l'altro e con se stesso.

 

Si aprono quindi a partire dalla virtualità tecnologica, sia possibilità esistenziali declinabili in termini di consapevolezza e libertà del soggetto, sia forme di dispersione identitaria e alienazione politico-culturale.

Nella serie di opere multimediali analizzate si sono individuate alcune metafore dei processi di flessibilizzazione e relativizzazione dellíIo. Nelle performances "Epizoo" di Marcel Antunez Roca e "Parasite" di Stelarc è stata individuata la metafora della reificazione del corpo; per la prima, la sua drammatica manipolazione attraverso sistemi di telecontrollo, per la seconda la sua trasformazione in cyborg quale "ideale dell'Io".

 

Nell'opera "Liquid view" di Monika Fleischmann, che utilizza uno ìspecchio di Narcisoî digitale, è stata identificata la metafora della relativizzazione dei costrutti dell'Io. Nelle opere "Portraits" di Luc Courchesne e "L'autre" di Catherine Ikam si è riconosciuta la metafora del disvelamento dell'alterità nel rapporto dell'Io con l'altro e con sé medesimo. Nell'opera "Terrain 0/2" di Ulrike Gabriel è stata individuata la metafora estrema dellíaggiramento del controllo razionale dell'Io attraverso un sistema di azione sul mondo esterno basato puramente sulle onde cerebrali.

 

L'apporto dell'arte dei nuovi media nel processo di mutazione antropologica in atto, può dunque essere visto come la prefigurazione di pi complesse potenzialità del soggetto; tuttavia le diverse proposte degli artisti sottolineano anche vissuti di autismo, inganno e sofferenza nella dimensione del virtuale e del cyberspazio, che ci sollecitano ad assumere un atteggiamento pertinentemente critico in sintonia con la pratica comunicativa di quei soggetti e di quelle comunità che lottano contro líuso strumentale delle tecnologie informazionali da parte dei poteri economico-politici.

 

L'apporto della psicoanalisi nel processo di consapevole assimilazione sociale e culturale dei processi di mutazione tecnologica, è quindi anche alla lettura dellíarte dei nuovi media, è allora quello di testimoniare come il soggetto umano sia portatore di una "zona d'ombra" di alterità alla quale il nostro nuovo io virtuale-tecnologico deve rapportarsi per configurare consapevolmente le sue modalità esistenziali e percepirsi responsabile di una complessità sociale dalle molte sfaccettature e contraddizioni.

 

 

Margherita Cattera e Piero Gilardi

Torino, 14/11/97

 

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