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"Nature and Form - Codes and Origins"

L'arte multimediale, lelettronica, sanno interpretare il bisogno di immaginario che cova sotto la cenere della coscienza razionale moderna, risintonizzando la contemporaneità sulle ragioni del mito, superando la tardigrada televisione.

L'arte per mettere a tema il problematico rapporto corpo/macchina, ha messo a punto sofisticati congegni e protesi, per parlare della funzione della tecnologia e della scienza, ha utilizzato la fiction per mostrare la complessità del mondo.

Rappresenta il "monstrum" della modernità e mette in luce il terrore della tecnologia, la precarietà dei contenitori (il corpo e la macchina appunto) e rivela una prospettiva di antropologia simbolica per cui fare i conti con la paura del sè conosciuto, prima ancora della paura dell'altro.

C'è sempre una crepa tra cultura e natura, il "cosmos" è sempre sul punto di tornare al caos, niente è compiuto e può sempre essere perduto, l'arte tende verso una riconciliazione delle parti, ad una "mise en abime" del mondo, ad una messa in scena che mostri lo spettacolo della vita e cioè dell'inquietudine, della fragilità, della minaccia, dell'attesa, della suspense, del travaglio, della incomprensibilità della violenza.

Ci si affida alla capacità dell'artista-aruspice, che esamina le "interiora" nascoste del mondo e rivela l'invisibile della realtà.

Il "movimento" attuale non parte da un punto di appoggio, da un ancoraggio, per avere movimento deve considerarsi già immerso in un flusso energetico, in un'onda preesistente, composta da molteplici componenti e da mille schizofreniche piattaforme, usa i frattali, elementi matematici su cui si basa la stessa ingegneria genetica nel ricostruire da un frammento un'intera struttura.

In questo mondo fatto da vicinanze raccordate in una infinità di modi diversi, di regioni, di aree assemblate come in un patchwork e percorso da flussi enerrgetici, l'arte comporta un surplus situazionale: suggerisce che vale sempre la pena di guardare ciò che ci presenta, di sperimentare, mentre in genere tutto è sotto osservazione e nessuno guarda.

Il consumatore di immagini, non esendo presente, può essere chiunque e dovunque, i media possiedono questa capacità di presentarci luoghi in cui non ci troviamo, si ha la sensazione di essere dovunque e contemporaneamente in nessun luogo.

Il video, la performance, fotografia o quantaltro, annullano la distanza fra attore e fruitore, rendendo intercambiabili il ruolo di retroscena e la facciata, l'arte stabilisce un luogo di dislocazione, un adescamento e questo processo coercitivo diventa un modo per mettersi in relazione con il mondo.

Ora che abbiamo gli aggeggi necessari per andare dovunque, in qualsiasi momento, siamo, di fatto, liberi di starcene a casa.

Per non stare ad assistere, inerti, alla mineralizzazione del pianeta, alla sua desertificazione che diviene anche un deserto dei sensi.

             Fiamma Secchi

 

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