L'atelier di arte calligrafica araba
Secondo Abu al Abbas
Ahmed Al Buni (morto nel 1225), l’origine delle lettere arabe deriva
da una luce che si irradia dalla penna che scrive il Grande Destino
sulla Tavola Custodita, una tavola sulla quale - per ordine di Dio -
sono stati registrati gli atti di tutte le creature fino all’Ultimo
Giudizio. Dopo aver errato nel cosmo, un punto di luce si è
trasformato in Alif, la prima lettera dell’alfabeto arabo, e poi da
questa lettera sono sorte tutte le altre. Nell’ambito dell’arte
islamica, la calligrafia ricopre un ruolo particolare, essendo
strettamente connessa alla rivelazione coranica per due aspetti: in
primo luogo, la parola di Dio, che per i musulmani è il Corano,
rappresenta l’unica testimonianza della rivelazione divina, ricevuta
oralmente da Maometto, poi messa per iscritto e diffusa dai suoi
compagni. In secondo luogo questa rivelazione è definita dal Corano
stesso una “scrittura ben proporzionata”, “bella” e “insuperabile”,
custodita presso Dio su fogli immacolati. Queste parole hanno
impresso alla calligrafia araba un impeto paragonabile alle forze
che nel mondo occidentale hanno generato le arti sacre e profane,
della pittura, della scultura e della musica. L’arte calligrafica
non è un fatto universale: molti popoli la trascurano, per altri,
invece, è un’arte sublime. Nel caso della lingua araba, la
calligrafia deriva da una invenzione grafica elaborata lentamente,
prima e dopo la comparsa dell’Islam e che si riallaccia a una
trascri-zione laboriosa e rispettosa del Corano. La scrittura araba
ha forme basilari semplici ma risulta irregolare nelle proporzioni,
poiché forme piccole e arrotondate si accompagnano a lunghe e
sottili aste verticali, inoltre gli archi arrotondati spostano
ulteriormente il peso verso il basso. I calligrafi erano e sono
sempre alla ricerca dell’equilibrio, ad esempio ampliando in guisa
di foglie le estremità superiori delle lettere oppure piegando in
eleganti archi verso l’alto le estremità inferiori e facendole
“fiorire” di forme vegetali. Le estremità delle lettere giunsero,
lungo i secoli, ad essere trasformate in fiori, animali, teste
umane. A volte le sole lettere, intrecciandosi, formano figure
fitomorfe, zoomorfe e composizioni geometriche di grande bellezza. A
questo punto, il significato stesso di ciò che si vuole trasmettere
diventa secondario, quasi travolto dalla bellezza visibile della
forma e dal ritmo poetico dell’opera. L’immaginario del lettore
mette in secondo piano il contenuto del testo e ne apprezza invece
la visione plastica. Di regola, il calligrafo deve imparare a
padroneggiare per lo meno i sei “stili” della lingua araba ... Ciò
significa non solo apprendere i fondamenti teorici di ciascuno, ma
soprattutto fare pratica e acquisire “occhio” per le proporzioni
della superficie da ricoprire con la scrittura. Il Calligrafo,
secoli fa, sedeva sul pavimento, teneva il foglio appoggiato ad un
ginocchio e scriveva con tratti saldi e sicuri, che presupponevano
un completo controllo mentale sulla penna. Lunghi anni di esercizio
erano necessari per poter padroneggiare questa difficile arte, ma i
capolavori grafici così realizzati continuano a suscitare
meraviglia, ad essere apprezzati, collezionati, conservati e venduti
a prezzi elevati. Oggi la posizione adottata dal calligrafo è più
comoda, e oltre alle opere d’arte, gli vengono commissionate
insegne, manifesti e altre “opere” ben più umili ma il risultato è
altrettanto sublime. Più di dieci secoli di tradizione calligrafica
accompagnano tutta la parabola del pensiero arabo, dall’espansione
al suo declino: la codificazione della calligrafia araba risale
infatti a Ibn Muqla (IX secolo) e la sua decadenza coincide con la
diffusione della stampa. È una forma d’arte che non può essere
appresa facilmente studiandone le regole. Essa infatti richiede un
talento particolare, se si vuole praticare con autentica maestria:
una maestria ancora oggi perseguita dagli artisti dei paesi in cui
la scrittura araba è tuttora coltivata nella sua tradizione
calligrafica.
Sherif El Sebaie
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Sherif El Sebaie
l'atelier di arte calligrafica araba
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SHERIF EL SEBAIE
, nato
al Cairo di madre greca e padre egiziano, è uno studioso
di storia e cultura del Medio Oriente e del mondo islamico. Autore
del libro “Viaggio nel mondo dell’Islam” e di numerosi articoli sulla storia e
la civiltà del mondo arabo-islamico, è anche collaboratore del portale Aljazira.it ...
È titolare di un corso di lingua e cultura araba che si tiene presso il Politecnico di
Torino. Nel corso dei prossimi mesi, sarà il curatore della mostra “Islam e Cristianesimo
Ortodosso. Tradizioni antiche, convivenza secolare”. Sono inoltre in programma conferenze
presso il circolo Rotaract e presso l’Ass. Amici dell’Arte e dell’Antiquariato
nonché al Politecnico di Torino, assieme ad illustri figure del mondo accademico
e culturale quali il Prof. Dario Corno, fondatore del Centro di Ricerche Semiotiche
dell’Università degli Studi e il Prof. Luca Brancati, collaboratore del Giornale dell’Arte. |