SARKOZY ED I NUOVI GENITORI

da Donna (Repubblica) del 22 nov 08

In Francia i nuovi compagni dì pa­pa e mamma sì chiamano "beaux parents" (bei genitori), in Italia le "matrigne" e i "patrigni" non han­no ancora trovato dei validi sostitu­ti linguistici per tenere lontane le paure dei bambini, in Francia so­no 1 milione e seicentomila i mi­nori che vivono stabilmente con il nuovo partner del padre e della ma­dre, in Italia le famiglie cosiddette ri­composte con figli da precedenti unioni sono soltanto 140mila. Le sfumature della lingua contano, ma sono soprattutto le cifre (e una certa resistenza nostrana ad adeguare le leggi ai cambiamenti sociali) che spiegano l'urgenza francese e l'indifferenza italiana nel riconoscere uno statuto giuridico al "terzo genitore". Il promotore della riforma è proprio Nicolas Sarkozy che, con tre mogli e figli da diverse unioni, è un autorevole testimonial della famiglia allargata; persino il suo ingresso all'Eliseo, ma­no nella mano con l'ex moglie Cecilia, i figli di lei, i figli dì lui e il figlio in co­mune, è stato un trionfale omaggio al­la nuova genitorialità. En suivant, la geografia della famiglia Sarkozy-Cigagner Albeniz si è ulteriormente com­plicata, con la separazione da Cecilia e il matrimonio con Carla Bruni, a sua volta già madre dì un bambino. I termini del nuovo statuto, annuncia­to in primavera dal ministro della Giu­stizia Rachida Dati (futura mamma single), sono ancora in fase dì discus­sione. In concreto, si tratterebbe di tradurre quella che ora è soltanto la pratica della genitorialità acquisita in un nuovo diritto di famiglia. L'estensio­ne dell'autorità parentale al marito/moglie, convivente stabile del padre/madre non riguarderebbe solo gli aspetti della vita quotidiana (anda­re a prendere il bambino a scuola, parlare con gli insegnanti), la possibili­tà dì sbrigare operazioni burocratiche (come fare una nuova carta d'identità) ma anche le decisioni più importanti, come un intervento medico d'urgenza. Al genitore naturale rimane il diritto di opporsi. Se non lo fa, resta valido il principio di silenzio-assenso. Una proposta controversa, che apre ulteriori questioni (che, allo stato at­tuale della riforma, non hanno ancora trovato risposta): cosa succede se il genitore si risposa due volte? E nei ca­so dì coppie gay-lesbiche?Un'ipotesi dì riforma che ha già i suoi detrattori, come Anne-Marie Lemarìnier, responsabile del servìzio degli af­fari familiari nel Trìbunal de grande istance a Parigi (la giurisdizione di dìritto comune in materia civile) che fa notare come l'evoluzione recente del diritto di famiglia abbia cercato dì pri­vilegiare i legami del bambino con genitori biologici e l'esercìzio in comu­ne dell'autorità parentale. Secondo Lemarìnier, la creazione di uno statuto per i genitori acquisiti rischierebbe di confondere i ruoli. Umberta Telfener, psicoioga clinica, autrice del libro Le forme dell'addìo (ed. Castelvecchì), è d'accordo: «Quando i genitori si sepa­rano, i bambini si trovano ad affronta­re un conflitto dì lealtà nei confronti del genitore non convivente. In Italia esiste l'affido congiunto, ma sono po­chissimi i casi di affido alternato, cioè situazioni in cui i bambini passano esattamente lo stesso tempo con mamma e con papa. C'è sempre un genitore, che molto spesso è il papa, nei confronti del quale il bambino si sente "in debito". Una terza figura istituzionalizzata che, in qualche mo­do, si sostituisce, non fa che aumen­tare questo conflitto. È molto impor­tante, invece, che rimanga una distin­zione tra il papa vero e il compagno della mamma, perché questa diffe­renza non lo costringe a "tradire" il papa». In più, c'è un'altra questione: «Creare una confusione tra il papa biologico e quello "sociale" rischia di dare un alibi ai padri biologici per al­lontanarsi dai figli». Al di là delle que­stioni di merito, in Italia esistono resi­stenze di altro tipo, sostiene la sociologa Luisa Leonini: «La discussione sul­lo statuto giuridico del terzo genitore da noi è lontana anni luce. Non riusciamo nemmeno a riconoscere le convivenze, figurarsi parlare di terzi genitori». Certo, i numeri non aiutano. «Le famiglie ricomposte sono in au­mento, ma si tratta ancora di situazio­ni marginali», spiega Anna Laura Zanatta, docente di sociologia della fa­mìglia alla Sapienza dì Roma e autrice dì Le nuove famiglie (ed. Il Mulino). «Sono solo il 5% sul totale delle fami­glie italiane e, dì queste, solo il 20% ha figli da precedenti unioni. Si tratta di circa 140.000 famiglie e non esistono statistiche che dicono se, da queste nuove unioni, sono nati figli. Detto questo, dare una regolamenta­zione giuridica alla figura del terzo ge­nitore è importante, anche se sì tratta di una questione molto complicata: le situazioni possibili sono moltissime, con genitori non conviventi assenti o molto presenti, e poi la legge del 2006 sull'affido congiunto è ancora in una fase dì sperimentazione». Luigi Fadiga, ex presidente del Tribu­nale dei minori di Roma e membro del Consiglio direttivo dell'associazio­ne giudici minorili, fa luce sui ritardi del diritto di famiglia italiano: «La leg­ge sull'adottabilità del figlio del coniuge è dì venticinque anni fa. È una norma rigida e applicabile solo in casi estremi: prevede, infatti, la perdita dell'autorità parentale di uno dei due genitori biologici. Si tratta di una rispo­sta vecchia, che non tiene conto dei mutamenti sociali». E spiega: «L'acquisizìone automatica dello statuto del terzo genitore rischia dì creare più at­triti dì quelli attuali nelle coppie sepa­rate, lo propenderei per una situazio­ne più morbida, che attribuisca al "genitore sociale" alcuni diritti-doveri nelle decisioni della vita quotidiana, ma non in quelle straordinarie. Però rimane il problema italiano del ricono­scimento delle coppie non coniugate, dobbiamo prima risolvere quello». Ma che cosa ne pensano i diretti inte­ressati? Lo abbiamo chiesto a chi, tutti i giorni, si scontra con una quotidiani­tà fatta di problemi burocratici (anche i moduli sulla composizione del nu­cleo familiare possono diventare una faccenda estremamente complicata se non si vive in una famiglia "tradi­zionale") ma, soprattutto, di continue sfide emotive. Sfide ancora più grandi se, ai figli delle precedenti unioni, si aggiungono quelli della nuova, che ar­ricchiscono, e complicano, la costella­zione familiare.In queste interviste, tre mamme invo­cano un riconoscimento sociale per questi nuovi multidaddy che portano i loro figli a scuola, aiutano a fare i compiti di matematica e comprano anche il motorino, se il papa (vero) è a corto di soldi.Buonanotte, bambini, dormite sonni tranquilli. L'era del patrigno, non per la legge, né per la lingua, ma nella vi­ta, è definitivamente tramontata.

Ilaria Mastaglio, 35 anni, mamma a tempo pieno. Francesco Negri, 40, educatore sociale. Sofìa Blu, 11 anni (dal primo compagno). Emiliano. 4 anni (avuto da Francesco)

"ho incontrato Francesco, il mio attuale compagno e il papa del mio secondo figlio Emiliano, quando Sofia Blu, la mia prima bambina, aveva cinque anni. È nata che avevo solo 24 anni. Anche il mio ex era mol­to giovane. Troppo giovani, forse, per gestire, oltre alla responsabilità della bambina, quella del negozio di abiti vìntage che avevamo aperto insieme.

«Nessun training ti aiuta a gestire una famiglia allargata: te la devi cavare da sob, con pazenza e rispetto per tutti»

Le difficoltà ci hanno logorati. Ho abi­tato da sola con Sofia per un anno e, anche quando è iniziata la mia storia con Francesco, per il primo periodo, abbiamo mantenuto case separate. Poi, però, ha prevalso la voglia di condividere un progetto di vita, e io e Sofia ci siamo trasferite da lui. All'ini­zio non è stato facile: Sofia difendeva il trono del suo papa, io ero piena di sensi di colpa e non lasciavo spazio a Francesco. Era difficilissimo accettare che lui avesse un ruolo educativo nei confronti della bambina, temevo sem­pre che lui non l'amasse abbastanza. Le cose si sono ulteriormente compli­cate quando è nato Emiliano. Sofia era gelosissima, perché era Emiliano quello che viveva nella famiglia "ve­ra"', insieme a mamma e papa. I miei sensi di colpa sono aumentati e an­che le mie paure che lui potesse privi­legiare suo figlio. Il nostro attuale equilibrio ce lo siamo guadagnati con tantissima fatica, pazienza, intelligen­za, e anche con un aiuto esterno. Mentre per i genitori adottivi esiste un lungo training, non c'è niente di ana­logo per aiutare chi gestisce una fami­glia allargata: la nostra situazione ha iniziato a semplificarsi solo quando ci siamo rivolti a uno psicologo. La legge su cui si discute in Francia mi sembra fondamentale. Un ricono­scimento sociale è un aiuto prezioso in una famiglia in cui tutti i ruoli devo­no essere costruiti o ricostruiti. E chi si occupa nel quotidiano dì un bambino, non può e non deve, per la legge, ri­sultare un perfetto estraneo. Anche se Sofia ha un padre presente, è France­sco che si occupa di lei ogni giorno. E quando c'è da prendere una decisio­ne importante, ci consultiamo tutti. Un terzo genitore non è un altro papa o un'altra mamma, però può essere un mediatore, una persona con cui fare i compiti di matematica senza lìtigare come spesso succede con mam­ma e papa. Certo, c'è meno fisicità , le coccole Sofia le riserva al papa' c'è molto affetto, ma più distacco emoti­vo, e non è detto che sia un male. Adesso che la tempesta è finita, pen­so che siamo stati bravi e fortunati, anche perché i rapporti col mio ex erano buoni. Il modo in cui finisce una storia è davvero decisivo per ciò che succede dopo, se i rapporti sono molto conflittuali in partenza allora la strada è ancora più in salita.

Silvia Configliacco, 40 anni terapista shatsu e psicomotricista. Filippo Monteleone, 40 anni, psicomotricìsta. Nicolo. 17 anni (nato dalla precedente unione di Silvia), Tommaso, 3 anni (figlio di Silvia e di Filippo)

Quando si parla di famiglie ricomposte sono convin­ta che. nella definizione dei ruoli di tutti, conti molto l'età dei figli, al momento dell'incontro con un nuovo partner. Se esistono già abitudini consolidate, se i bambini non sono più molto piccoli, se si è già creata una routine tra il bambino e il genito­re che abita con lui e tra il bambino e il genitore separato.

Io e mio figlio Nicolo abbiamo vissuto da soli per diversi anni, dopo la se­parazione dal suo papa. Avevamo i nostri ritmi, una vita scandita. Ogni weekend e una sera a settimana ve­deva il suo papa che è sempre stato molto presente. Anche Filippo, il mio attuale compagno, è separato e ha un figlio. Ma, al momento del nostro incontro, lui e la moglie si erano ap­pena lasciati e il bambino era molto piccolo. Così lui non aveva una storia dì assestamento alle spalle, e questo un po' complicava le cose. In più, abbiamo iniziato molto presto ad abi­tare insieme. Se avessi potuto sce­gliere quando iniziare la nostra con­vivenza sicuramente avrei aspettato, ma anche la sua ex moglie e suo fi­glio abitavano a Milano e per lui non aveva senso stare lontano sia da me che dal figlio.

Il suo arrivo ha cambiato molto le di­namiche familiari. Nicolo aveva già 11 anni e quando si vive solo in due il figlio maschio tende a comportarsi come un piccolo marito. In questo senso l'arrivo dì Filippo è stato positi­vo per spezzare queste abitudini, però per Nicolo è stata dura. All'inizio, abbiamo avuto parecchi problemi nell'ìncastrare le nostre vite e, per i primi tre anni, ho cercato di conserva­re il più possibile le abitudini che ave­vamo prima: accompagnavo Nicolo' a scuola come sempre, facevamo le va­canze ognuno col proprio figlio e poi, quando i bambini erano con i rispetti­vi papa e mamma, andavamo via io e Filippo. Non ci sostituivamo in nessun modo ai genitori, e oggi ancora è così, anche se, nel frattempo, la nascita di nostro figlio Tommaso ha cambiato la situazione................Per far funzionare un sistema-famiglia come la nostra, c'è bisogno di molto rispetto per i tempi dì tutti e, alla fine, i più sacrificati siamo io e Filippo che dobbiamo sempre stare molto attenti alle esigenze degli altri. Economicamente è più facile di quello che può sembrare, valutiamo in itinere le spese da fare. Quando si tratta dì prendere qualche grande decisione, teniamo conto del parere dì tutti, però tendenzialmente per Nicolo decidia­mo io e suo padre, per il figlio di Filip­po lui e la madre. In ogni caso, sono assolutamente favorevole all'idea di dare un riconoscimento giuridico al convivente stabile del padre o della madre. Un adulto in casa è sempre e comunque un riferimento, nel nostro caso una figura con cui confrontarsi in modo amichevole, ma ci possono essere situazioni in cui c'è bisogno di molto di più, soprattutto quando il pa­dre o la madre sono completamente assenti o comunque carenti.

Per essere la storia di due ragazzinì, quella con il mio primo marito ha retto tanto, sette anni. Ci siamo sposati che avevamo vent'anni, io avevo appena fatto la maturità, lui non ancora. Abbiamo avuto Mattia e, dopo cinque anni, Diana. Non aveva­mo un soldo, io facevo tutti i lavoretti che capitavano. Facevo anche parte di una compagnia teatrale, tutte le sere andavo alle prove e mi portavo Mattia, quando c'era ancora solo lui. Lucio iniziava la sua carriera di foto­grafo come assistente, guadagnava pochissimo, ma era quello che vole­va, lo, per risparmiare, avevo impa­rato anche a cucire i vestiti per i bambini. Lui mi aiutava moltissimo, era un papa' superattento, finché non si è innamorato di una francese e ci ha lasciato, da un giorno all'altro, per andarsene in giro per il mondo. Non c'era più. e ha smesso di aiutarci an­che economicamente. Ero disperata, avevo il mutuo da pagare, i bambini da crescere e lui si divertiva a Ibiza. Quando ho conosciuto Enrico, il pa­pa di Lucia, pensavo che i miei figli avessero bisogno di una figura pater­na. Mi sono buttata in quella storia, poco dopo sono rimasta incinta e ab­biamo iniziato a vivere insieme. In­tanto il mio ex aveva incontrato la sua attuale compagna e aveva avuto due figli. E, nel frattempo, era tornato da New York, dove aveva abitato per diversi anni, ed era cambiato: ha ricominciato a essere presente, sia economicamente che in tutto il resto. Il papa di Lucìa, invece, davvero stu­pendo quando viveva con noi, quan­do ci siamo separati è praticamente sparito. Una discontinuità che non c'è assolutamente con gli altri membri dell'enorme famiglia che siamo ora. Mattia e Diana si sentono, a tutti gli effetti, fra­telli dei figli di Lucio. E anche Lucia, che non è figlia di Lucio, quando loro andavano dal papà per il weekend spesso li seguiva. Non stiamo tanto attenti al "lui è fi­glio tuo leì no", siamo davvero una famiglia allargata. E nonna Fulvia. la mamma di Lucio, è un po' la nonna di tutti: ogni estate andiamo a Stintino da lei. La casa della Sardegna è l'unica cosa che non si sia mai mos­sa in vent'anni.

Dopo la ferita di Enrico, con Marco, il mìo attuale compagno, abbiamo im­postato le cose un po' diversamente. Con i miei figli lui era amichevole, ma non paterno e, anche se vicini, all'inizio non vivevamo insieme. Poi sono rimasta incinta, proprio non ce l'aspettavamo, io non avevo nemme­no ancora conosciuto le sue bambi­ne. Insomma, era ancora tutto da co­struire. Una nuova casa, un nuovo ménage. Quando ho iniziato a convi­vere con Marco, Mattia ha deciso di andare a vivere con il papa, e questo mi è dispiaciuto. Anche se è innega­bile che la nostra è una gestione molto complicata - dal cambio arma­di ai rapporti con gli ex - io rifarei ogni cosa. Siamo sempre in metà di mille, e una moltitudine di bambini circola perennemente per casa. È molto bello, e ci sono tanti incroci possibili. Per esempio non è detto che il motorino te lo compri il tuo ve­ro padre, se in quel momento è qualcun altro, nella famiglia, che ha più disponibilità. O che quando una mamma va a fare shopping non compri anche vestiti per bambine che non sono sue. Non è sempre tutto rose e fiori, ma molte volte lo è. Penso però che una normativa che regoli le famiglie come la nostra sia indispensabile. Al di là dei problemi pratici, i moduli con la composizione del nucleo famigliare che non sai co­me compilare e le innumerevoli dele­ghe da fare per i ritiri da scuola, ci sono momenti e situazioni in cui sei chiamato a fare il genitore e non puoi, e questo è assurdo. (Ag. G. Neri)

dal blog CLANDESTINOWEB

In Francia una coppia su tre si separa, a Parigi una su due, e i bambini che finiscono per vivere - in modo irreversibile - in una famille recomposée sono un milione e seicentomila...........un tema che riguarda 710 mila famiglie francesi

Il progetto di legge a favore delle famiglie allargate e del «terzo genitore» dovrebbe essere presentato tra pochi giorni, alla ripresa dell'attività politica. Le misure proposte traggono ispirazione dal rapporto presentato prima dell'estate dall'esperta Dominique Versini:

1) Un «mandato di educazione» preciso. Con l'accordo dei genitori biologici, il «terzo genitore» che si occupa di fatto del bambino potrebbe compiere anche alcuni atti simbolicamente importanti: firmare la pagella, parlare con gli insegnanti, occuparsi delle questioni burocratiche, portare il bambino dal medico o in ospedale.

2) «Condivisione dell'esercizio genitoriale». Oggi, la legge francese prevede che un padre possa delegare la sua autorità al compagno della sua ex moglie, a condizione di rinunciarvi lui stesso. Il rapporto Versini propone invece una condivisione dell'autorità genitoriale, in uno spirito di cooperazione tra padre e - con brutta espressione ancora in uso - patrigno.

3) «Più poteri al terzo». Il terzo genitore potrà acquisire - dopo sentenza di un giudice - con più facilità alcuni poteri come dare l'assenso a un intervento chirurgico.

4) «In caso di morte del genitore». Nel rapporto si raccomanda che la tutela del bambino venga affidata di preferenza al terzo che già lo alleva. Lo scopo è privilegiare il patrigno (o la matrigna) che ha già un rapporto stretto con il bambino, piuttosto che un nonno o una nonna magari lontani o anziani.

In Italia, dove le famiglie allargate sono oltre mezzo milione, non c'è in vista alcun provvedimento di questo tipo. «E meno male - dice l'avvocato matrimonialista Cesare Rimini -. Conosco migliaia di queste famiglie, e ho l'impressione che ognuna abbia sviluppato un suo unico, originale modus vivendi. Nei fatti, il "terzo genitore" esercita già un certo numero di funzioni genitoriali, anche importanti, ma è giusto che ciò avvenga per gradi, per infiniti aggiustamenti legati alla vita quotidiana, e non per decreto. Le trappole psicologiche sono infinite, e come è ovvio i bambini non ne traggono certo vantaggio. Se il terzo genitore, un uomo, per esempio, ha un buon rapporto con il figlio della nuova compagna, questa ne sarà senz'altro felice, ma potrebbe nutrire anche una meno nobile soddisfazione perché avrà tolto potere all'ex marito, il padre biologico».I terzi genitori però non devono neanche essere considerati come degli usurpatori, il loro ruolo comporta dei diritti. «Il mio parere è piuttosto netto, conosco molti terzi genitori che vogliono davvero bene ai bambini con i quali vivono, fanno già per loro molte cose non schematizzate da una legge ma ormai entrate nell'uso, e non pretendono i galloni del comando che una norma potrebbe dare loro. L'esempio francese mi pare pericoloso perché se darà più diritti al terzo genitore, non potrà fare a meno di toglierne al genitore biologico».

In Francia associazioni di padri separati come «Sos papa» annunciano già la loro opposizione. La paura è che per aiutare la stabilità della nuova famiglia allargata, si finisca per incoraggiare la tentazione di cancellare il genitore biologico che ormai viene vissuto come un impiccio. Non è un caso che l'interesse della legge per le famiglie allargate sia più forte in Francia che altrove. Oltre a essere il Paese europeo con la più alta natalità (assieme all'Irlanda), nella cultura e nelle tradizioni francesi il ruolo dei figli è centrale. Se in Italia le fiabe finiscono con «E vissero felici e contenti», in Francia il lieto fine prevede «Furono felici ed ebbero molti bambini». Nessun genitore, sia pure «terzo», in una famiglia allargata può rassegnarsi a fare da spettatore. (corriere.it)