Le crisi coniugali , se diffuse , possono diventare un problema sociale ?
Repubblica — 14 gennaio 2009 TORINO
........ Chiara Saraceno, docente di sociologia della famiglia, si può arrivare a parlare di emergenza sociale? «.. la definizione pone ... la questione dell' instabilità coniugale come una situazione deviante e non la ritengo opportuna. Non credo che si tratti di una problematica sociale. Separarsi e divorziare continua a essere normale nella società di oggi». Lei è però d' accordo con l' idea di potenziare i servizi sociali di assistenza per le coppie che decidono di lasciarsi? «Questo lo ritengo giusto. Esistono già alcuni centri di mediazione familiare che funzionano bene. Ce n' è uno a Milano che è molto noto ma se non ricordo male anche a Torino esiste qualche realtà del genere. Importante è che ci lavorino dei professionisti seri perché non è un mestiere che si improvvisa». Quale funzione hanno questi centri? «..... aiutano a separarsi meglio. ..... Quando è nata la legge sul divorzio si ipotizzava anche di rendere obbligatoria la mediazione familiare ma non sarebbe stato giusto, avrebbe reso patologica la condizione dell' instabilità di coppia». Anche il problema della casa si è accentuato. Da alcune ricerche risulterebbe anche che sono gli uomini quelli che hanno più problemi a sistemarsi dopo un divorzio. «Non mi risulta. Tutte le ricerche serie dicono che sono le donne e i bambini i soggetti più a rischio dopo una separazione. è vero però che quando un padre ha un reddito basso e vuol far fronte in maniera onesta al mantenimento dei figli ha difficoltà a spendere in una seconda casa. Molti infatti tornano dai genitori e se non possono stanno magari in monolocali dove non hanno nemmeno la possibilità di ospitare i propri figli. Il fatto è che viene meno una economia di scala, tutto si raddoppia e così anche i costi». La proposta di Rifondazione è di riservare una parte degli alloggi di edilizia popolare a genitori separati o divorziati. Lei cosa ne pensa? «Trovo difficile una politica di questo tipo. In un Paese dove accedere alla casa popolare è difficilissimo, dove avere un reddito basso non è sufficiente per ottenere punteggio, come si può dire che un divorziato ha case riservate? Bisogna fare una politica della casa seria. Costruirne di più, ma per tutti. Per i genitori divorziati in difficoltà oggi si possono pensare soluzioni temporanee come l' albergo sociale, senzabisogno di prendere in considerazione sempre solo le situazioni di estrema povertà». - (o.giu.)

'Boom di divorzi, servono aiuti per i genitori che si separano'

Repubblica — 14 gennaio 2009 TORINO
....... Questo l' obiettivo dellaproposta di legge presentata dal gruppo di Rifondazione Comunista al consiglio regionale del Piemonte.Il documento prevede la creazione di strumenti di tutela per le coppie, il potenziamento di «Centri di assistenza e mediazione familiare» e protocolli d' intesa tra gli enti locali e ogni altro soggetto che si occupa di tutela dei minori e sia specializzato in sostegno ai genitori separati. C' è di più: per far fronte ai numerosi casi in cui uno dei genitori si trova in difficoltà economica a causa dell' assegnazione della casa familiare al coniuge separato o divorziato, la legge prevede di riservare alcuni alloggi, anche temporanei, nel quale possa essere ospitato il coniuge più debole. «Le coppie in crisi sono in forte aumento. Il Piemonte è una delle regioni in cui il numero delle separazioni e dei divorzi è tra i più alti - ha spiegato il consigliere piemontese di Rifondazione Juri Bossuto - negli ultimi 10 anni il numero delle separazioni e dei divorzi è cresciuto in modo esponenziale passando rispettivamente da 5.336 a 7.028 e da 2.351 a 5.209». Si abbassa così la durata media dei matrimoni, da 14 a 12 anni. E c' è un altro dato sul quale riflettere: ci si separa anche dopo un lungo periodo di vita passato insieme. Crescono gli addii anche per chi ha sulle spalle 24 e più anni di matrimonio, il 14,2 per cento del totale, mentre diminuiscono le separazioni in legami di breve durata (meno di 4 anni), il 18 per cento del totale. - (s. str.)
Genitori divisi / Bimbi vittime del panico , da Il Tempo del 9/1/09 La disgregazione del nucleo familiare costituisce per il bambino un evento fortemente destabilizzante che potrebbe provocare nel tempo importanti patologie di tipo psicologico. Certamente non si può pensare a tutti i figli delle coppie separate come a potenziali soggetti a rischio. Sta di fatto che il bambino non possiede gli strumenti cognitivi per poter elaborare la "perdita" di un genitore o per poter rielaborare le cause della separazione. I figli sono portati ad attribuirsi la colpa del fallimento dell'unione di mamma e papà.
Lo studio del San Raffaele di Milano sui rischi di attacchi di panico nei figli di genitori separati conferma che alla base del Dap (Disturbo da Attacco di Panico) vi è sempre un'esperienza traumatica legata al processo di attaccamento e separazione. Per il bambino essere accompagnato e sorretto nelle fasi di crescita è elemento fondamentale in quanto tutte le sue spinte verso il mondo esterno, la sua curiosità, il suo bisogno di autonomia sono sempre permeate dalla paura. Paura che viene tranquillizzata dalla stabilità del suo mondo affettivo. È per questo che la separazione è vissuta dal bambino con un misto di emozioni che toccano il senso di abbandono, di colpa, rabbia, frustrazione, sentimenti simili a quelli provati di fronte alla morte di una persona cara. Il suo mondo tranquillizzante e amoroso si spacca e lui si sente solo, impaurito, colpevole.
Con il passare del tempo gran parte dei bambini sembra riacquistare un sorta di equilibrio, ma molto spesso questa apparente tranquillità conquistata, con comportamenti di rassicurazione come l'essere molto buoni, sempre bravi, o al contrario sempre al centro dell'attenzione anche attraverso comportamenti indisciplinati, nasconde quell'ansia che nel futuro si esprimerà attraverso i sintomi del Dap o altre sintomatologie. Si dovrebbe cercare di offrire al bambino, sia nei mesi che precedono la separazione sia nel periodo successivo, un'atmosfera meno conflittuale possibile. Non è certamente facile. Tutti i genitori che vivono la separazione non vogliono ovviamente far soffrire il loro bambino ma poi, nel momento del dolore, la rabbia molto spesso prende il sopravvento. È necessario tenere ben presente che il conflitto stimola un senso di allarme e di pericolo nel bimbo. Tutto questo andrà ad amplificare la reazione all'evento reale della separazione. La comunicazione deve essere chiara, senza menzogne e rispettare la sua sensibilità. I genitori devono decidere chiaramente e una volta informato il bambino non possono tornare indietro, ricostruendo la famiglia per pochi mesi per poi distruggerla. I bambini possono accettare situazioni anche molto dolorose. Fondamentale però è la serenità e la stabilità dei genitori che, seppur separati, devono sostenerlo. * Presidente Eurodap Associazione Europea Disturbi da Attacco di Panico

note di orso castano

La Saraceno non e' nuova a posizioni che , nonostante una larga e diffusa sofferenza individuale e familiare , negano l'esistenza di un problema di rilevanza sociale.
Nella sua intervista non vengono mai nominati i figli , le maggiori vittime della disgregazione familiare; tutto si riduce ad una questione economicistica, o ad "un non esteso numero di case albergo" , o magari in splendidi luoghi neutri con tanti bei giocattoli per i bambini ed un'operatore che ti guarda a vista per la durata del "colloquio, dove, in applicazione (o forse in non applicazione) dell'affido condiviso, il genitore non affidatario, "temporaneamente" puo' "vedere" ," in un clima di calda accoglienza , il proprio figlio.
Certo che se questa e' la posizione della sociologia della famiglia e se questi sono i risultati ( ma sarebbe utile discuterne i criteri ed i paradigmi che li sottendono) degli studi sulla sofferenza dei minori figli di separati, come psichiatra devo dire che siamo molto lontani da una seria comprensione della complessita' dei problemi che pone la fine di una storia familiare.
La Saraceno non e' ne' una psicologa . ne' una psichiatra , e quindi non deve ascoltare quotidianamente storie di "ordinaria - profonda sofferenza". Fatto sta' che , cosi' sembra, a meno di non sbagliarsi del tutto, avere grande ascolto presso i media (da Repubblica , che spesso la intervista chiudendo e chiosando su questi casi o i canali nazionali TV o gli esperti della "Casta" che si occupano di problematiche familiari.....