Pesaro: Documento congiunto sulla Riforma dei Conservatori

Documento sulla Riforma dei Conservatori
e dellistruzione musicale in Italia

Convegno Nazionale U.I.L. - A.M.I.
Pesaro, 20 settembre 1995

Sono parecchi anni che si parla di riformare gli ordinamenti degli studi musicali professionali; ma mai come in questo periodo c'è stata la consapevolezza della necessità e della urgenza di procedere finalmente ad una radicale e sostanziale ristrutturazione di tutto il settore; consapevolezza, sia fra gli addetti ai lavori sia fra le forze politiche, testimoniata dagli intensi e numerosi dibattiti in corso da molti mesi dentro e fuori i Conservatori.

Da tutti i confronti sono emerse alla fine alcune constatazioni di fondo che possono costituire la base per definire le grandi linee delle nuove strutture didattiche e che sono ormai generalmente condivise:

1) la necessità di una diffusione la più ampia e capillare possibile di una preparazione musicale di base, a partire dalla scuola materna fino a tutto il periodo della scuola dell'obbligo.

2) La necessità di prevedere in ciascun ciclo di studi la presenza della Storia della musica, perché se e giusto e necessario che il musicista conosca le altre discipline culturali è altrettanto giusto e necessario che nelle scuola media superiore si conosca almeno a grandi linee la Storia della musica. Come faranno, ad esempio, nelle Accademie di Belle Arti a fare Regia e Scenografia se non è previsto lo studio approfondito della storia del teatro musicale? E come faranno, per fare un altro esempio, gli studenti dei Licei classici e scientifici a capire bene il Rinascimento e il Romanticismo senza conoscere da vicino gli enormi eventi musicali di quei periodi?

3) La necessità di sopperire alle carenze degli ordinamenti didattici e amministrativi degli attuali Conservatori e di prevedere, quindi, innanzitutto la presenza di alcune materie culturali fondamentali, come imprescindibile completamento della specifica preparazione professionale, in secondo luogo l'aggiornamento di tutto il piano didattico e di tutti i programmi di insegnamento delle discipline musicali.

4) La necessità di istituire la fasce superiore degli studi musicali: non si può più, infatti, accettare che l'Italia, che è stata maestra almeno in certi periodi all'Europa intera, abbia ora delle strutture didattiche musicali insufficienti e inadeguate rispetto a quelle corrispondenti degli altri Paesi europei. I nostri Conservatori sono nati nei primi decenni del Secolo e allora, così come erano strutturati, andavano benissimo; ma nel frattempo l'evoluzione culturale, sociale, civile, scientifica e politica ha portato grandi e sostanziali trasformazioni in tutti i settori, per cui quelle strutture oggi risultano, appunto, inadeguate e insufficienti.

5) D'altro canto, queste stesse strutture hanno operato per alcuni decenni producendo migliaia di ottimi professionisti che hanno fatto e continuano a fare scuola in tutto il mondo o comunque ad esercitare con grande dignità e professionalità. Queste istituzioni, cioè, hanno una grande storia e non possono essere cancellate, come se invece dei grandi meriti che hanno avessero soltanto delle colpe; vanno invece corrette e integrate le carenze e le insufficienze, migliorando il funzionamento e la funzionalità dell'istituzione.

6) Ciascuna istituzione è inserita in un tessuto culturale e sociale al servizio del quale deve porsi; i Conservatori devono diventare a tutti gli effetti anche centri di ricerca e di produzione e, come tali, devono costituire un insostituibile servizio sociale.

7) Presupposto ineliminabile per consentire questa fondamentale funzione è l'autonomia didattica, artistica, organizzativa e finanziaria: se è giusto che siano autonomi tutti gli istituti scolastici a maggior ragione lo è per i Conservatori, dove la gestione della materia prima non può che seguire percorsi del tutto differenziati.
Da tutte queste considerazioni che, come dicevamo, costituiscono ormai acquisizioni generalmente condivise e sostanzialmente incontestabili, derivano come conseguenza logica le seguenti ipotesi:

A) la diffusione capillare dell'indirizzo musicale nella scuola media inferiore. Si è parlato di una media a indirizzo musicale per ciascun distretto scolastico: questo ovviamente sarebbe l'ideale, ma risulta di difficile attuazione dato che i distretti sono poco meno di settecento. In alternativa, potrebbe essere presa in considerazione la creazione, all'interno di scuole medie normali, di progetti integrati ad indirizzo musicale in collaborazione con il Conservatorio.

B) L'istituzione di discipline musicali nelle Accademie di Belle Arti e nei Licei classici, scientifici, linguistici e artistici.

C) L'aggiornamento di tutti i programmi di insegnamento delle discipline musicali e l'integrazione degli insegnamenti musicali con alcune fondamentali materie culturali.

D) La conservazione di tutti gli attuali Conservatori, che diventano Conservatori Normali che rilasciano diplomi professionali e che danno la possibilità di conseguire la maturità con accesso alle Facoltà universitarie, e l'istituzione di Conservatori Normali in quei capoluoghi di Provincia che ne sono sprovvisti.

E) La creazione dei Conservatori Superiori con valenza universitaria, almeno uno per Regione, con la definizione di tutti gli aspetti della loro realizzazione anche in rapporto al diretto collegamento fra le due strutture e l'individuazione del Ministero o dei Ministeri di appartenenza delle due strutture.

F) Tutti i meccanismi della riforma dovranno essere applicati anche agli attuali Licei Musicali Pareggiati.

Pesaro, 20 Settembre 1995

ASSOCIAZIONE DEI MUSICISTI ITALIANI (A.M.I.)

ASSOCIAZIONE NAZIONALE PER L'ISTRUZIONE MUSICALE (A.N.I.MUS.)

ASSOCIAZIONE PER LA RIFORMA DEI CONSERVATORI (ARCO)

COMITATI PER LA RIFORMA


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