La SIdM, in quanto associazione di studiosi e cultori
di discipline musicologiche nella più vasta
accezione, e come tale impegnata nei consolidati ambiti
della ricerca musicologica a livello scientifico, ribadisce
il suo diretto interesse anche al potenziamento della
cultura musicale sia all'interno delle scuole professionali
di musica sia nelle scuole di ogni ordine e grado.
Nel caso degli studi professionali, questo processo
di acculturazione, in tutti i suoi aspetti storici
e teorici, abbisogna di un completo ripensamento di
programmi e di metodi, che, riformulandoli, superi
gli attuali insegnamenti di teoria e solfeggio, di
armonia complementare di storia della musica complementare.
Si tratta in particolare di riprogrammare le discipline
teoriche e storiche, aprendole verso due diverse prospettive:
quella dell'esperienza musicale esecutiva e interpretativa
del discente; quella, ancor più, della cultura
generale.
Appare indispensabile e urgente che una riforma di livello
superiore degli studi musicali professionali, con il
riconoscimento universitario dei titoli e con estensione
e nuova articolazione professionalizzante dei corsi
ai fini della formazione tecnico-superiore, si basi
su un potenziamento delle discipline storico-teoriche
della musica, ma solo se strettamente connesse ai fini
della migliore definizione delle diverse professioni
musicali. Si tratta di far tesoro delle più
aggiornate esperienze didattiche nell'ambito degli
insegnamenti storici e teorici: corsi sperimentali,
biennali e triennali, di storia della musica; corsi
di storia ed estetica della musica per composizione;
corsi triennali e monografici per composizione sperimentale;
corsi sperimentali di teoria e analisi; corsi quinquennali
di storia e di teoria e analisi per il liceo musicale;
storia della musica per clavicembalisti; quadriennio
superiore di musicologia e storia della musica per
didattica.
A seconda dei diversi orientamenti professionali, potrà
essere più o meno importante che il futuro laureato
in musica sappia scrivere e parlare di musica, condurre
analisi scientificamente fondate, affrontare con coscienza
storica i problemi di prassi esecutiva, contribuire
al rinnovamento e all'estensione dei repertori, affrontate
con metodo il confronto della musica colta occidentale
con l'articolata galassia delle esperienze musicali
di altre geografiche e sociali. Strumento indispensabile
per tale complessa formazione superiore sono le biblioteche,
gli archivi e i musei, esistenti o da istituire.
Una competenza musicale professionale come quella sopra
indicata deve essere valorizzata anche a livello di
docenza nelle scuole non musicali di ogni ordine e
grado. In ogni caso un processo di acculturazione musicale
nelle scuole non musicali non può esaurirsi
nelle pratiche esecutive socializzanti e di tipo ludico,
che da più parti si intende introdurre nelle
scuole medie superiori. La presenza della musica nella
riforma dei cicli scolastici si avvarrà dunque
della competenza tecnico-musicale, didattica e storico-teorica
dei nuovi laureati in musica. Al riguardo dovranno
essere attivate le già previste forme di convenzione
tra Conservatori e Università per il funzionamento
delle scuole di specializzazione.
A tal fine la SIdM, riprendendo un impegno diretto nella
politica musicale nazionale, intende operare presso
i conservatori e le università, sia proponendo
strumenti didattici aggiornati (potenziando cioè
in questa direzione la collana dei propri manuali)
sia attivando, con dibattiti, seminari e altre possibili
iniziative, occasioni di confronto e di riflessione
sui contenuti sopra esposti.
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