A.N.I.Mus.

ASSOCIAZIONE NAZIONALE PER L'ISTRUZIONE MUSICALE

IPOTESI DI LAVORO

per lo studio di una riforma dei Conservatori di Musica

(29 dicembre 1996)



Come dice espressamente il titolo, il documento che segue non è ancora un progetto di riforma, ma un'ipotesi di lavoro, alla quale lavorare per costruirlo. La crescita e la maturazione di questo documento dipenderanno dal contributo di tutti.

Chi sia interessato a collaborare alla sua formazione è invitato ad inviare una o più e-mail alla casella postale dell'Animus (animus@arpnet.it), a scrivere o ad inviare fax.

Per gli ovvii limiti dello spazio a nostra disposizione i testi inviati non dovranno eccedere due cartelle di 1500 battute.


1. Premessa.

1.1. L'attuale struttura scolastica dei Conservatori rispecchia le esigenze musicali della società negli anni che vanno dal 1918 (D.L.Lgt. 5 maggio 1918, n. 1852 - Regolamento generale sugli istituti di belle arti, di musica e d'arte drammatica) al 1930 (R.D. 11 dicembre 1930, n. 1170 - Norme per l'ordinamento dell'istruzione musicale ed approvazione dei nuovi programmi di esame). Le professioni musicali di allora erano quelle tradizionali: composizione ed esecuzione di musiche in ambito spettacolare (opera, orchestra, concerto, banda, coro, ecc.) o liturgico (organisti).

1.2. Nella società attuale mentre, da un lato, professioni come quella dell'organista liturgico sono scomparse, dall'altro sono sorte esigenze professionali nuove: insegnamento dell'Educazione musicale nella scuola media, composizione di colonne sonore pubblicitarie, conservazione dei beni culturali musicali, registrazione di dischi, ecc.

1.3. Si è intanto evoluta la funzione del concertista che, fattosi consapevole della propria funzione culturale, ha assunto il ruolo di operatore culturale, appunto, il cui compito è quello di rendere disponibile alla società l'ascolto di musiche di tutti i tempi e di tutti i paesi in prospettiva storica.

1.4. Poiché, inoltre, le professioni musicali odierne sono molto più numerose e varie di quelle del passato - al punto che professioni per loro natura musicali, ma non tradizionali, in mancanza di musicisti con preparazione adeguata vengono esercitate da operatori di altra estrazione culturale - la soluzione di questo problema non è più procrastinabile. Tutte queste professionalità possono essere soddisfatte soltanto da musicisti la cui formazione abbia caratteristiche comuni a quelle dell'artista tradizionale e a quelle dello studioso di formazione universitaria; è quindi compito di un Conservatorio adeguato ai tempi formare musicisti di questo tipo.

1.5. Alle esigenze culturali e professionali citate si deve aggiungere quella, pratica, di ottenere il riconoscimento dei titoli musicali italiani da parte degli stati europei i cui Conservatori conferiscono lauree in musica o i cui programmi di studio non sono fermi, come i nostri, al 1930.

1.6. Una Facoltà di Musica dovrà quindi fornire gli strumenti culturali adatti alla realizzazione di quanto accennato, strumenti che non potranno essere ottenuti semplicemente accostando alla pratica musicale insegnamenti teorici nati a fini diversi; non potrà cioè essere scambiato per corso di laurea in musica un corso di musicologia cui sia stato aggiunto lo studio di uno strumento musicale. Allo stesso modo in cui, per esempio, gli insegnamenti universitari di matematica sono impostati in modo diverso a seconda che siano rivolti a futuri matematici, ingegneri o economisti, così la Storia della musica, sempre per esempio, dovrà essere strutturata in modo diverso a seconda che sarà destinata a letterati che fruiranno della musica con l'ascolto o a chi avrà il compito professionale di eseguirla.

1.7. Oggetto dell'attività dell'Università è la ricerca; oggetto dell'attività del Conservatorio attuale è la creatività. L'enunciato è espresso in termini schematici per semplicità di esposizione e dà per sottinteso quanto esiste di creativo nella ricerca e di speculativo nella creatività.

1.8. Non è un sofisma affermare che il Conservatorio riformato, con caratteristiche anche universitarie, avrà senso solo qualora si sarà giunti alla sintesi fra i due atteggiamenti: la ricerca creativa. Questo atteggiamento è già presente nel compositore contemporaneo così come negli esecutori consapevoli della responsabilità di interpretare musiche di tutti i tempi e di tutte le culture nazionali (cfr. punto 1.3) e che pertanto si fanno carico di ricerche storiche, filologiche, semiologiche, ecc. per affrontare un repertorio che si fa di giorno in giorno più vasto.

1.9. La progettazione di un Conservatorio con caratteristiche universitarie dovrà essere rivolta principalmente a configurare in forma di cattedre universitarie la pratica delle discipline, fatte appunto di ricerca creativa - analisi musicale, prassi esecutiva, tecniche corporee, ecc. - che i musicisti migliori già coltivano per esigenze professionali ed i cui frutti, invece che persi o dispersi come oggi avviene, dovrebbero ricadere nell'insegnamento. Sotto questo punto di vista il Conservatorio riformato dovrà quindi essere pensato come un Politecnico piuttosto che come un'Università. Gli insegnamenti del Politecnico, infatti, sono rivolti a formare un laureato capace soprattutto di inventare; quelli dell'Università a formare un laureato capace soprattutto di ricercare.

1.10. L'attuale reclutamento degli insegnanti - fatto sulla base di titoli artistici così come l'Università effettua quello dei suoi sulla base di titoli scientifici - assicura al futuro musicista un maestro di livello corrispondente a quello universitario fin dagli anni più teneri in base al principio per cui «i giovani vanno nutriti con midollo di leone». I progetti di riforma che prevedono la secondarizzazione secondo i criteri della scuola ordinaria implicano l'abbassamento della qualità degli insegnanti - e quindi del livello di insegnamento - nei corsi inferiore e medio.

1.11. In ogni ipotesi di riforma si dovrà sempre ricordare che le radici della musica occidentale sono italiane, che ancora oggi l'Italia è un punto di riferimento per i musicisti di tutto il mondo e che rinunciare alla nostra identità per esterofilia o in nome di una inferiorità culturale che è vera soltanto per certi aspetti (p. es.: programmi di studio invecchiati ma agevolmente modificabili), significherebbe rinunciare ad uno degli aspetti salienti della nostra identità nazionale.

2. Specificità degli studi musicali.

2.1.Uso tecnico del corpo. La musica si fa con l'uso tecnico del corpo. Questo fatto fondamentale è determinante anche per l'organizzazione della struttura scolastica musicale.

2.1.1. Incompressibilità dei tempi di studio. Il corpo ha tempi di apprendimento che non sono compressibili e i tentativi di forzarli (p. es.: studio intensivo in prossimità degli esami) hanno sovente conseguenze patologiche (tendiniti, ecc.).

2.1.2. Necessità di esercizio continuo. La memoria muscolare, componente fondamentale dell'espressione strumentale, abbisogna di esercizio più di quella mentale; di conseguenza il musicista non può concedersi vacanze.

2.2. Scelta professionale precoce. Stante la lunghezza dei tempi di apprendimento, la scelta professionale specialistica del musicista (strumento) è inevi abilmente precoce; il che determina una serie di conseguenze specifiche sull'organizzazione scolastica degli studi musicali.

2.3. Individualità dell'insegnamento. L'uso tecnico del corpo implica che la formazione di un musicista richieda cure individuali, rivolte all'educazione coordinata del corpo e della mente.
Se, inoltre, si osserva che non si possono ascoltare contemporaneamente due esecuzioni musicali diverse, appare evidente che le lezioni possono essere soltanto individuali.

2.4. Rapporto didattico maestro/allievo. L'esigenza della cura globale delle strutture fisiche e mentali del futuro musicista fa sì che lo studio della musica si svolga per sua natura "a bottega", prevalentemente con un unico maestro che accoglie l'allievo agli inizi della sua formazione e lo accompagna fino al termine della sua carriera scolastica.

Fattore determinante di questa relazione pedagogica è l'atteggiamento dell'allievo, che tende a s abilire con il proprio insegnante un rapporto fiduciario al quale difficilmente è disposto a rinunciare.

Attualmente questo rapporto preferenziale viene integrato con successive esperienze di approfondimento.

3. Evoluzione del Conservatorio in prospettiva universitaria.

3.1. Attuale livello universitario del docente di Conservatorio.

3.1.1. Gli insegnanti di Conservatorio, analogamente a quelli universitari, accedono all'insegnamento sulla base di un curriculum artistico, perfettamente equivalente, mutatis mutandis, a quelli scientifici, universitari.

3.1.2. Già adesso lo Stato attribuisce agli insegnanti di Conservatorio l'ottavo livello.

3.1.3. La formazione di un artista - non importa di quale disciplina - richiede alti livelli di insegnamento anche nella fase iniziale degli studi.

3.1.4. Il livello di docenza di ogni insegnamento ha da essere valutato comunque nel suo momento più alto, che, nel caso degli insegnanti di Conservatorio corrisponde a quello dell'attuale diploma.

3.2. Reclutamento degli allievi. A differenza di quanto avviene per le Facoltà universitarie, cui, di solito, gli studenti giungono ad iscriversi per scelte successive (non è infrequente il caso che un perito meccanico, per esempio, al momento di iscriversi all'Università scelga di iscriversi a Lettere moderne), il Conservatorio segue la strada inversa di tenere un vivaio nel quale coltiva i suoi allievi. La logica corrisponde a quella delle squadre di calcio di serie A, che provvedono in proprio alla formazione dei loro campioni allevandoli in squadre di livello proporzionato all'età dei componenti.

3.3. Specificità della struttura didattica musicale tradizionale. La struttura didattica musicale tradizionale, frutto dell'esperienza, risponde alla specificità dell'insegnamento musicale, di cui al titolo 2.

3.4. Specificità della futura struttura musicale universitaria. Stante la specificità dell'insegnamento musicale, la struttura didattica destinata ad accogliere la sua evoluzione universitaria non può non essere a sua volta specifica, pena lo snaturamento dell'insegnamento stesso. Questo significa che, esattamente come le squadre di calcio citate, la struttura musicale di alta cultura deve poter istituire accanto alla fascia di studi di livello superiore il vivaio costituito dalle fasce dei livelli precedenti ad essa coordinati; il che è cosa del tutto diversa dall'iscrivere i fanciulli all'Università.

3.5. Struttura "a griglia" della futura scuola musicale universitaria. La struttura didattica musicale tradizionale è "verticale" nel senso che il percorso didattico degli alunni si svolge dal basso all'alto all'interno del corso di strumento scelto fin dall'inizio.

Il percorso didattico universitario si svolge attraverso insegnamenti successivi diversi, sovrapposti a strati, per così dire, "orizzontali".

Nulla osta - salvo la mancanza di immaginazione (il '68 francese voleva "l'imagination au pouvoir") - a che il futuro Conservatorio venga progettato come un sistema a griglia in cui l'insegnamento musicale principale conservi la sua struttura "verticale" e che l'insieme degli altri assuma la struttura "orizzontale" universitaria.

4. Struttura didattica proposta.

4.1. Articolazione in due strutture organizzative. La divisione degli studi musicali in fasce separate è certamente negativa. Sussistono tuttavia difficoltà di ordine pratico, che rendono difficile nei fatti la conservazione della struttura unitaria del Conservatorio.

Si ammette quindi che l'organizzazione dell'istruzione musicale professionale possa essere articolata in due fasce, delle quali una inferiore, maggiormente distribuita sul territorio nazionale, ed una media/superiore che corrisponda all'attuale Conservatorio.

4.2. Scuole Medie Musicali. Stante il diritto di tutti i cittadini allo studio e il problema logistico dello spostamento di allievi in età molto giovane, le attuali Scuole Medie Annesse ai Conservatori e Scuole Medie ad Orientamento Musicale vengono sostituite da una nuova rete di Scuole Medie Musicali (in media una per distretto) che tengano conto delle esperienze positive e negative delle une e delle altre.

E' comunque fondamentale tenere queste scuole strettamente coordinate al Conservatorio studiando le soluzioni opportune.

4.3. Conservatorio. Il Conservatorio mantiene fondamentalmente la sua struttura didattica attuale, ma, forte del precedente della maggior parte dei Licei Sperimentali - che sono corsi interni del Conservatorio invece che scuole annesse e che hanno dimostrato l'attuabilità della struttura a griglia su indicata - istituisce corsi di tutti i livelli necessari a soddisfare alle richieste musicali professionali della società attuale.

Vengono pertanto istituiti all'interno del Conservatorio:

4.3.1. Liceo musicale. Corrisponde fondamentalmente agli attuali Licei Sperimentali ed assume la migliore struttura possibile alla luce dei risultati della sperimentazione in corso; la libertà di programmazione, che fu lasciata ad ogni conservatorio ha dato infatti luogo ad un ampio ventaglio di esperienze dal quale si devono trarre le dovute conseguenze.

Vi si accede con esame di ammissione anche se si proviene da una Scuola Media Musicale.

4.3.2. Corso di Diploma universitario. Vi si accede col diploma di Maturità musicale o col superamento degli opportuni esami di ammissione, uniti al possesso di altro titolo di scuola media superiore.

Stante il D.Lgs. 27 gennaio 1992, n. 115 (Attuazione della direttiva n. 89/48/CEE relativa ad un sistema generale di riconoscimento dei diplomi di istruzione superiore che sanzionano formazioni professionali di una durata minima di tre anni) deve avere durata triennale.

4.3.3. Corso di Diploma di laurea. Ha durata almeno quadriennale stante la durata triennale del Corso di Diploma universitario.

Qualunque sia l'indirizzo costituisce sviluppo e perfezionamento del Corso di Diploma universitario.

4.3.4. Corso di Dottorato di ricerca. Come per tutte le facoltà universitarie è previsto il dottorato di ricerca. In analogia a quanto già avviene per gli attuali corsi di dottorato universitari, quelli musicali verranno organizzati in collaborazione fra più conservatori nelle sedi più convenienti.

4.4. Indirizzi ipotizzati.

4.5. Organizzazione strutturale. 4.6. Personale del Conservatorio.

4.6.1. Direttore.

4.6.2. Insegnanti.

4.6.2.1. Reclutamento.

4.6.2.2. Unicità della carriera.

La carriera degli insegnanti dell'istruzione musicale professionale è unica anche se suddivisa nei gradi (o ruoli o altro) inferiore, medio e superiore.

La progressione nella carriera si compie superando gli opportuni concorsi.

4.6.2.3. Gradi della carriera.

4.6.2.3.1. Grado inferiore. Stante il curriculum professionale richiesto, l'insegnante del grado inferiore (scuola media) ha inquadramento corrispondente a quello degli insegnanti delle scuole di istruzione secondaria di secondo grado (licei).

4.6.2.3.2. Grado medio. Stante il curriculum professionale richiesto, l'insegnante del grado medio ha inquadramento corrispondente a quello dei ricercatori universitari.

4.6.2.3.3. Grado superiore. L'insegnante del grado superiore ha inquadramento corrispondente a quello dei professori universitari.

4.6.2.4. Insegnanti in servizio al momento della riforma.

Gli insegnanti in servizio al momento della riforma vengono inquadrati al livello dei ricercatori universitari e conservano l'orario di servizio attuale.

Le prime tornate di concorsi per il grado superiore (concorsi universitari) sono riservate agli insegnanti in servizio (compresi i precari).

5. Problemi emergenti dalla riforma.

5.1. L'attuazione della riforma porrà gravi problemi organizzativi; essa dovrà quindi avvenire gradualmente all'interno di una fase transitoria di congrua durata, che consenta il passaggio al nuovo ordinamento garantendo i diritti acquisiti.

5.2. Almeno per il primo concorso si porrà il problema degli insegnanti che, o per età o per essersi dedicati all'insegnamento più che al concertismo, non sarebbero in grado di affrontare prove del concorso universitario che prevedessero prestazioni concertistiche; occorrerà quindi individuare altre forme di professionalità da valutare.

5.3. Altro problema ancora sarà quello della nomina delle commissioni del primo concorso, che potrebbe essere risolto con l'elezione dei commissari fra musicisti di chiara fama da parte degli ex-insegnanti di conservatorio, attualmente in pensione e quindi senza interessi di carriera.

5.4. Sono da rivedere sia la funzione e lo svolgimento delle materie complementari - che assumono la dignità dei corsi complementari universitari - che la funzione e la carriera dei relativi insegnanti.

5.5. Gli attuali accompagnatori al pianoforte dovranno trovare collocazione fra il personale docente come titolari di un'opportuna, specifica materia.