A.N.I.Mus.: Otto premesse alla riforma dei Conservatori.


A.N.I.Mus.

ASSOCIAZIONE NAZIONALE PER L'ISTRUZIONE MUSICALE


OTTO PREMESSE
ALLA RIFORMA DEI CONSERVATORI DI MUSICA


L'A.N.I.Mus., essendosi riunita presso il Conservatorio di Parma il 16 giugno 1996 nella II Assemblea Nazionale dello stesso anno, ha definito l'atteggiamento dell'Associazione nei confronti della riforma dei conservatori individuando otto punti generali che assume come premesse fondamentali alla riforma stessa.

1. Il conservatorio come centro territoriale di produzione e di coordinamento delle attività musicali.

1.1. La riforma dei conservatori è problema che si colloca all'interno di quello generale dell'educazione musicale nazionale; al conservatorio incombe l'obbligo morale e professionale di farsi carico della guida di questo processo.

1.2. Un progetto organico di riforma dei conservatori deve prevedere anzitutto l'identificazione della funzione di tali istituti all'interno di questo più vasto problema; le Istituzioni dovrebbero quindi stabilire anzitutto se restringere, di fatto, il discorso dell'educazione musicale nazionale alla riforma dei conservatori o se non convenga pensare ad un'operazione globale, circoscrivendo nell'immediato il problema dei conservatori all'attuazione dell'autonomia scolastica.

1.3. Il riconoscimento della funzione pilota del conservatorio implica comunque la costituzione di questa scuola in centro di produzione e di coordinamento per le attività musicali nel senso più lato: divulgazione, attività concertistica in sede e decentrata, educazione permanente, ecc.
Questa funzione pilota dovrebbe essere reclamata dai conservatori in quanto culturalmente e tecnicamente attrezzati per farlo.
Costituiscono parziale precedente istituzionale ad una struttura di questo genere le Scuole Libere del Nudo, esistenti in tredici Accademie di Belle Arti, che possono essere frequentate, previo superamento di un esame di ammissione, anche da allievi privi di diplomi di maturità artistica.

1.4. Offrire ai docenti di conservatorio la possibilità di svolgere al loro interno un'attività professionale a tempo pieno equivarrebbe a metterli nella stessa condizione dei professori universitari, i quali trovano nell'università le strutture necessarie alla loro funzione didattica e di ricerca.
E' però il caso di ricordare che l'uguaglianza di condizione comporterebbe anche l'uguaglianza di rapporto contrattuale con l'obbligo di scelta fra "tempo pieno" e "tempo definito" nonché conseguente differenziazione degli stipendi.
La possibilità di svolgere nella nuova struttura musicale attività diverse da quella didattica tradizionale, contribuirebbe anche a risolvere il problema delle cattedre soprannumerarie.

2. L'atipicità dell'insegnamento musicale professionale.

2.1. In relazione specifica alla riforma dei conservatori, primo e fondamentale nodo da sciogliere è quello dell'atipicità dell'insegnamento musicale; si tratta cioè di stabilire se questa atipicità veramente esista e, se sì, quali siano i suoi termini.

2.2. L'A.N.I.Mus. ha ritenuto di dover dare risposta positiva alla questione e di poter individuare come caratteri distintivi di tale atipicità almeno quelli che seguono:

  1. Uso tecnico-espressivo del corpo.
  2. Scelta specialistica (canto o strumento) iniziale.
  3. Individualità dell'insegnamento.

2.3. L'attuale, atipica organizzazione degli studi musicali è quella che l'esperienza plurisecolare del conservatorio ha messo a punto come migliore per la formazione del musicista tradizionale. Nella progettazione di una struttura didattica rivolta anche alla formazione di professionalità non tradizionali (cfr. nn. 3 e 4) e all'inserimento dei musicisti italiani in un contesto europeo bisognerà guardarsi dal ripudiare l'esperienza antica prima di essere sicuri di poterla sostituire con valori almeno equivalenti.

3. Le figure professionali musicali diverse da quella concertistica ed orchestrale.

3.1. Il maggior numero di posti di lavoro musicale si trova oggi in attività diverse da quella concertistica e orchestrale; in primo luogo, nell'insegnamento. Stanti le dichiarazioni del nuovo Governo sulla riforma della scuola secondaria, ai posti di insegnamento dell'Educazione musicale nella scuola media inferiore starebbero per aggiungersi quelli nella scuola media superiore.

3.2 Per tutte le nuove professioni è opportuno affiancare una solida preparazione di tipo compositivo a quella di tipo esecutivo; il che non toglie che la capacità di esprimersi per mezzo della voce o di uno strumento rimanga condizione irrinunciabile per chi faccia della musica la sua professione.

4. La figura moderna dell'esecutore musicale.

4.1. Ciò che caratterizza la figura moderna dell'esecutore musicale è la sua visione del repertorio in prospettiva storica. Nella pratica questo atteggiamento si realizza in ricerche nell'ambito di quell'ampio ventaglio di discipline, chiamato nel suo complesso "prassi esecutiva" e nell'applicazione delle conoscenze acquisite all'esecuzione musicale.

4.2. Il fatto è importante ai fini della riforma in quanto, nella prospettiva dell'evoluzione del conservatorio in direzione universitaria, esso individua inequivocabilmente campi di ricerca musicale peculiari del musicista.

5. Programmi di studio delle discipline musicali.

5.1. Non è possibile progettare l'organizzazione del futuro conservatorio senza aver ripensato prima le attuali materie di studio.

5.2.. Sono da rivedere a fondo i programmi e le durate degli attuali corsi sulla base dell'esperienza passata, alla luce delle esigenze moderne e nella prospettiva di quelle future (diploma universitario, laurea e dottorato di ricerca).

5.3. Sono da rivedere la funzione e i programmi delle attuali materie complementari in una visione di queste discipline, che le configuri come componenti basilari della formazione del musicista, dando inoltre ad esse spazio culturale e durata convenienti.

5.4. E' compito degli attuali docenti delle diverse materie progettare la riforma delle stesse e individuarne, ove necessario, di nuove.

6. Collocazione dei docenti rispetto alle fasce di docenza della scuola ordinaria.

6.1. La formazione del musicista professionista non ammette il suo affidamento ad insegnanti di livello inferiore a quello attuale in nessuno dei suoi stadi, pena l'abbassamento della qualità dell'insegnamento. Così come il pediatra e il medico sportivo prescrivono ai loro pazienti diete diverse, ma non possono essere l'uno meno medico dell'altro, allo stesso modo il maestro di conservatorio non può essere più o meno musicista a seconda dell'età dei suoi allievi.

6.2. Fatte salve le esigenze organizzative, i docenti di conservatorio devono poter distribuire il loro impegno didattico su tutto l'arco degli studi dei loro allievi o soltanto in un ambito specialistico a seconda della competenza personale specifica.

6.3. La progressione professionale del docente di conservatorio non è correlata all'età dei suoi allievi, ma alla sua attività di ricerca e di produzione artistica, così come previsto dall'art. 4 dello "accordo successivo per il personale delle accademie e dei conservatori", del CCNL.

6.4. I livelli inferiori e medi dell'istruzione musicale non hanno il significato dei corrispondenti livelli della scuola ordinaria, ma quello di "vivaio" curato direttamente dal conservatorio durante tutta la crescita degli allievi in vista della fascia superiore degli studi.

7. Carriera scolastica degli allievi di conservatorio.

7.1. L'allievo di conservatorio incomincia gli studi affidato comunque ad un insegnante di strumento che lo segue, di norma, fino al conseguimento della maturità musicale.

7.2. Nel passaggio al ciclo universitario gli allievi cantanti e strumentisti seguono corsi vocali e strumentali specialistici affiancandoli con quanti di altro tipo siano opportuni per la loro formazione.

7.3. Nel passaggio al ciclo universitario gli studenti orientati a professionalità musicali diverse da quella esecutiva (composizione, didattica, musicologia, conservazione dei beni culturali, organizzazione, ecc.), pur continuando a coltivare nei modi opportuni la propria disciplina, approfondiscono gli studi di tipo compositivo e sviluppano le professionalità specifiche.

8. Organizzazione didattica del conservatorio.

8.1. Il percorso didattico della scuola ordinaria si svolge attraverso insegnamenti successivi diversi, sovrapposti a strati, per così dire, "orizzontali" .

La struttura didattica musicale professionale è "verticale" nel senso che il percorso didattico degli alunni si svolge dal basso all'alto all'interno del corso di canto, di composizione o di strumento scelto fin dall'inizio.
Il conservatorio riformato adotta una struttura "a griglia" in cui l'insegnamento musicale principale conserva la sua struttura "verticale" e l'insieme degli altri quella "orizzontale".
L'esperienza delle scuole medie annesse e dei licei sprimentali ne ha dimostrato la fattibilità.

8.2. Il Conservatorio mantiene la sua struttura unitaria attuale, ma istituisce al suo interno tutti i corsi di studio necessari a soddisfare le richieste musicali professionali e culturali della società moderna. La struttura proposta tende a conservare i vantaggi della scuola musicale tradizionale godendo contemporaneamente di quelli della scuola ordinaria.
Il conservatorio risulta quindi articolato in:

8.3. Il problema logistico dei viaggi quotidiani degli allievi di scuola media (11-14 anni) va risolto con l'istituzione di una scuola media a indirizzo musicale per ogni distretto scolastico, da considerarsi come articolazione decentrata del conservatorio.

8.4. In tempi di decentramento delle sedi universitarie è contradditorio accentrare quelle artistiche. La fascia superiore degli studi musicali, che prevede materie specialistiche, viene organizzata a rete: mentre gli insegnamenti di livello universitario delle discipline tradizionali o comunque con maggior numero di allievi mantengono la sede decentrata attuale, per le discipline specialistiche vengono istituite una o più sedi regionali e gli allievi si spostano per quelle sole materie.