Riceviamo e pubblichiamo


Autore: Michele Girardi. Parole chiave: Repubblica, Accardo, conservatorio, musica, camera, orchestra.

Parma, 4 gennaio 1997

Nell'intervista pubblicata ne "il Venerdì di Repubblica" del 3 gennaio 1997 (pp. 66-69) Salvatore Accardo se la piglia coi Conservatori, e non ha tutti i torti, ma prende spunto da un dato errato (e non è scusabile, poiché non si può criticare ciò di cui non si sa abbastanza): non è vero che, e lo cito, "nei Conservatori la musica da camera e la pratica orchestrale non sono materia d'insegnamento".

Le cattedre specifiche (più quella per insieme di strumenti a fiato) sono attivate pressoché ovunque, e talora orchestre dei Conservatori collaborano, con buon esito, a produzioni teatrali (ricordo la recente esperienza di Bologna con le farse di Rossini, di Parma con Fanciulla di Puccini - suonavano gli allievi diretti da Campori, cantava Giacomini -, le tre orchestre del "Verdi" di Milano, e potrei continuare).

Certo, manca in Italia un'educazione musicale di base degna di questo nome, e sarebbe bene che gli uomini di musica (quella colta, sin troppo sacrificata oggidì) cominciassero a dibattere seriamente su metodi e tempi di una riforma degli studi musicali, oramai improcrastinabile.

Ma soprattutto non diano il pretesto a politici insensibili - che non aspettano altro, svezzati come sono nella musica di consumo - per far chiudere l'unica istituzione statale che, sinora, si è fatta carico di trasmettere la tecnica esecutiva (male, in molti casi, ma spesso in modo più che decoroso, e talora con esiti splendidi).

Il risultato sarebbe quello di favorire le migliaia di organismi gestiti da privati (talora in modo esemplare, com'è il caso di Fiesole), dove la musica, comunque, s'insegna molto, ma molto peggio.

Cordialmente
Michele Girardi (Conservatorio di Mantova)

Michele Girardi
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