Responsabile del settore ricerche e studi del CIDIM
Il mercato del lavoro musicale
Il Ministro Lombardi nella lettera in risposta all'appello del Prof. Quirino Principe pubblicata ieri dal Sole 24 Ore, affermava tra laltro, a proposito della illusione circa la sicurezza di uno sbocco professionale, che pochi ambiti offrono meno garanzie di impiego stabile rispetto al settore musicale. Questa relazione ne darà purtroppo una drammatica conferma
Il mercato del lavoro dello spettacolo
Alcuni dati generali: nello spettacolo nel suo complesso
(non solo musica quindi, ma anche teatro, cinema, televisione,
spettacolo sportivo, ecc.) tra il 1992 e il 1993, secondo
l ENPALS, sono stati espulsi dal mercato del lavoro
10.735 lavoratori, il 7,9% (si è passati infatti
da 151.420 lavoratori a 140.685). Se il 1992 sembrava
potesse segnare una inversione di tendenza rispetto
alla stagnazione delloccupazione degli ultimi anni
(145.379 occupati nel 1990, 144.020 nel 1991) il 1993
sembra segnare, invece, lapertura di una pesante crisi.
Non a caso tra il 1992 e il 1993, è diminuito
anche il numero complessivo delle giornate lavorate
annue: da 17.633.110 si è scesi a 16.834.081
(799.029 giornate in meno, una perdita del 4,5%). E
non a caso il monte salari complessivo è diminuito;
se a valori correnti della lira, la perdita è
di circa 151 miliardi di lire (da 2.686 a 2.535), a
valori costanti, invece, la perdita è molto
più consistente: circa 288,5 miliardi di lire,
il 10,2%.
E leggermente aumentata invece, a causa della più
accentuata flessione del numeri dei lavoratoti occupati
rispetto a quello delle giornate lavorate, la media
delle giornate lavorate pro capite passata da 116
a 120. Ma la retribuzione pro capite giornaliera è
diminuita, a valori costanti della lira, da poco più
di 160.000 lire (lorde) a poco più di 150.000.
In definitiva i lavoratori occupati hanno dovuto lavorare
di più per conservare il medesimo potere dacquisto.
Occorre aggiungere, per rendere più compiuto
il quadro generale, che la retribuzione annua pro capite
è stata nel 1993 di pochissimo superiore a 18
milioni di lire lordi, 1,5 milioni al mese.
Come afferma il direttore generale dellENPALS, nella
relazione da cui abbiamo tratto questi dati, probabilmente
non tutto può essere imputabile alla crisi economica
in atto presso tali settori, poiché può
sicuramente concorrere una vasta e persistente evasione
contributiva: pertanto, i dati sopra riportati non
vanno assunti come assoluti ed è possibile che
i lavoratori occupati siano più numerosi, che
le retribuzioni reali siano più elevate, che
le giornate lavorate effettivamente siano cresciute
ancora di più. Se tutto questo è possibile,
tuttavia non ci spinge a modificare il giudizio generale
(levasione era forte anche prima del 1993); può,
al limite, aumentare le preoccupazioni sul futuro.
Il mercato del lavoro musicale tra il 1984 e il 1992.
Passiamo ora allanalisi del settore musicale: per questo
i dati a disposizione coprono un arco di tempo più
ampio, dal 1984 al 1992. Sono gli anni in cui viene
istituito il Fondo Unico per lo Spettacolo (1985) e,
almeno inizialmente, vengono notevolmente aumentati
gli stanziamenti statali. Sono anche gli anni in cui
aumenta fortemente la quantità dellofferta televisiva
e, correlativamente, della pubblicità, mentre
aumenta la crisi della produzione cinematografica nazionale.
La produzione degli spot pubblicitari, così fortemente
cresciuta, avrebbe dovuto comportare logicamente una
crescita sensibile delloccupazione non solo per i tecnici
ma anche peri musicisti. Ma non ci sembra che questo
sia avvenuto.
Infatti, i musicisti occupati (artisti lirici, direttori
dorchestra, solisti, orchestrali di musica classica
e di musica leggera, coristi, ballerini, ecc.) erano
circa 44.000 nel 1984 ma, dopo il balzo in avanti del
1986, sono costantemente diminuiti, fino ai circa 36.000
del 1992; le giornate lavorate sono, nel 1992 inferiori
a quelle del 1986 e del 1988, anche se crescono rispetto
al 1990; la retribuzione globale, cresciuta a valori
globali della lira, è in realtà pesantemente
diminuita (cfr. tab. 1). E ricordiamo che, in generale,
il 1992 sembrava poter costituire uninversione di tendenza;
cè da temere che, in seguito, la situazione
sia peggiorata.
Tabella 1
Musicisti: lavoratori, giornate lavorate, retribuzione globale in tutti i settori dello spettacolo
AnniNumero dei lavoratoriGiornate lavorateRetribuzione
globale (migliaia di lire correnti)
198443.9062.313.801118.874.270198650.4952.589.106299.349.146198846.6972.570.223500.702.816199044.9222.350.172380.880.025199235.7562.544.476418.072.588
Fonte: ENPALS
La tabella 2, che riporta landamento relativo di queste tre grandezze, sintetizza efficacemente la realtà
Tabella 2
Andamento relativo al numero dei lavoratori occupati, delle giornate lavorate, della retribuzione globale
AnniNumero dei lavoratoriGiornate lavorateRetribuzione
globale (a valori costanti della lira
1986/8415,011,937,81988/86-7,5-0,752,31990/88-3,8-8,6-32,71992/90-20,48,3-6,1
Nostre elaborazioni su dati ENPALS
Si potrà ritenere che loccupazione fosse stata,
più o meno artificiosamente, gonfiata e che
questo pur drastico e continuo ridimensionamento sia
dovuto alla razionalizzazione produttiva, soprattutto
se tiene conto della sostanziale tenuta lungo tutto
il periodo considerato, ed anzi del miglioramento nel
1992, del numero complessivo delle giornate lavorate.
Sta di fatto che landamento appare fortemente negativo,
quanto meno dal punto di vista dei musicisti.
Il nostro pessimismo potrebbe essere contraddetto dallandamento
della media di giornate lavorate pro capite dai musicisti
nel corso di questi anni: rimaste sostanzialmente stazionarie
fino al 1990 (erano 53 nel 1984, 51 nel 1988, erano
salite a 55 nel 1988, per scendere di nuovo a 52 nel
1990) sono improvvisamente balzate a 71 nel 1992. Ma
questo fenomeno non è generale: è dovuto,
invece, al maggior peso percentuale che ha assunto
loccupazione negli enti lirici (cfr. tab. 3). Malgrado
la riduzione di 1000 lavoratori documentata dal Sovrintendente
Ernani, gli enti lirici continuano ad incidere sensibilmente
sulloccupazione e sul monte salari: se gli occupati
incidono solo per il 25,7 % sul totale degli occupati
nelle imprese musicali, lincidenza delle giornate lavorate
sale al 59,7 %, quella delle retribuzioni incide per
il 74,4 %. Infatti , la media delle giornate lavorate
annue negli enti lirici è di 183 , di gran lunga
superiore alla media generale; la media retribuzione
giornaliera è di 244.618 lire lorde contro 196.235
lire della media generale erogate dalle imprese musicali;
la media della retribuzione annua pro capite è
di 44.766.843 lire contro appena 15.448.597 lire erogate
in materia delle imprese musicali.
Tabella 3
Musicisti occupati nelle imprese musicali nel 1992
ImpreseNumero dei lavoratoriGiornate lavorateRetribuzione
globale (migliaia di lire correnti)
Enti lirici5.5891.022.825250.201.886Imprese liriche80536.1188.027.327Imprese
concertistiche6.221258.81747.275.236Imprese di spettacolo
di balletto70846.2074.686.483Imprese di spettacolo
di operetta835.2491.137.364Complessi orchestrali di
musica leggera7.917319.61623.435.614Complessi bandistici43323.9071.338.776TOTALE21.7561.712.739336.099.686
Fonte: ENPALS
Loccupazione dei musicisti nel 1992
Vediamo ora in dettaglio loccupazione dei musicisti
nel 1992 e cerchiamo di cogliere alcune linee di tendenza.
Nel 1992, rispetto ad una media generale di 71 giornate
lavorate pro capite, appare preoccupante la bassa media
pro capite dei concertisti e degli orchestrali (65),
così come appaiono preoccupanti i dati relativi
alla retribuzione annua pro capite, che va dai 6,7
milioni dei ballerini e il 10,6 dei concertisti e orchestrali,
ai 12,4 dei coristi. Sono, ci sembra, non soltanto
la spia della persistente e vasta evasione contributiva
denunziata dallENPALS ma anche la spia di un mercato
estremamente frammentato, fortemente squilibrato tra
settori relativamente protetti (quelli sovvenzionati
dallo Stato) e settori del tutto sguarniti, fra aree
territoriali più forti ed aree decisamente marginali.
Tabella 4
Musicisti occupati nelle imprese musicali nel 1992
Qualifiche professionaliNumero dei lavoratoriGiornate
lavorateRetribuzione globale (migliaia di lire correnti)
Artisti lirici95041.15047.347.299Direttori dorchestra64560.57127.730.534Concertisti
e professori dorchestra18.9021.235.395200.397.083Coristi,
ecc.7.148609.28988.446.396Ballerini8.111598.06854.151.303TOTALE35.7562.544.476418.072.588
Fonte: ENPALS
Tabella 5
Musicisti: media pro capite delle giornate lavorate della retribuzione giornaliera, della retribuzione annua nel 1992
Categorie professionaliMedia delle giornate lavorateMedia
della retribuzione giornaliera (lire)Media della retribuzione
annua (lire)
Artisti lirici431.150.51949.839.262Direttori dorchestra94457.81942.993.076Concertisti
e professori dorchestra65162.19810.601.898Coristi,
ecc. 85145.16312.373.583Ballerini7490.5446.676.279
Nostre elaborazioni su dati ENPALS
Ma vediamo il settore che più da vicino riguarda i Conservatori, quello dei concertisti e degli orchestrali, osservando landamento tra il 1984 e il 1992 (cfr. tab. 6). Appare drammatica, a nostro avviso, la caduta del numero dei lavoratori occupati ( -6.622 tra il 1990 e il 1992). Tenendo conto che le giornate lavorate sono sostanzialmente stazionarie, anche questo dato potrà essere interpretato come un fisiologico assestamento del sistema e come lespulsione di una forza lavoro marginale, per la quale lattività musicale non è che un modesto contributo aggiuntivo al proprio reddito. Se questo è probabilmente vero per gran parte dei musicisti che operano nella musica leggera e per una parte di quelli che operano nella classica, non lo è per molti altri.
Tabella 6
Concertisti e orchestrali: andamento del numero degli
occupati, delle
giornate lavorate, della retribuzione globale annua.
AnniNumero dei lavoratoriGiornate lavorateRetribuzione
globale (migliaia di lire correnti)
198424.6521.129.30986.170.907198627.6081.261.353132.614.804198825.6061.295.783322.186.530199025.5241.194.119187.907.662199218.9021.233.395200.397.083
Fonte: ENPALS
Inoltre, va ricordato che questo dati si riferiscono
a tutti i settori dello spettacolo, non solo alla lirica
ed ai concerti sovvenzionati, ma anche a quei settori
la cui espansione avrebbe indotto a ritenere logico
laumento delloccupazione anche per i musicisti. La
pubblicità, ad esempio: ma i concertisti e gli
orchestrali occupati in questo settore nel 1992 sono
stati soltanto 116, con una media pro capite di 27
giornate lavorate (3.099 in tutto); e nel settore delledizione
musicale, dellincisione di colonne sonore ecc. sono
stati, sempre nel 1992, 65 con una media di 24 giornate
lavorate (1.585 in tutto).
Ci sentiamo autorizzati ad affermare che i settori delle
tecnologie avanzate non portano più occupazione,
quanto meno alle figure professionali tradizionali
(anche per la concorrenza sempre più accentuata
dei musicisti dell'Europa ex socialista). La portano,
in effetti, ad un numero limitato di nuove figure professionali
(un midi sostituisce centinaia e centinaia di turni
di registrazione).
Lo spettacolo musicale dal vivo e i suoi squilibri
Daltra parte, uno spettacolo musicale dal vivo (di teatro
lirico, di concerti sinfonici o solistici, di musica
leggera, di rivista musicale ecc.) richiedeva secondo
nostre stime, 80 giornate lavorative per rappresentazione;
nel 1993 ne ha richieste 62, con un taglio del 22,50%.
Sta prevalendo, infatti, unofferta musicale numericamente
più consistente, ma strutturalmente più
fragile; e la fragilità caratterizza soprattutto
le leve più recenti della forza lavoro prodotta
dai Conservatori e dalle altre strutture pubbliche
e private di formazione. Negli ultimi cinque anni (tra
il 1990 ed il 1994), il numero dei concerti di musica
classica, secondo la SIAE, è salito da 13.941
a 18.295 (4.354 concerti in più, pari al 31,2%);
ma il pubblico è cresciuto molto meno, solo
del 14,2% passando da 3.526.089 ascoltatori paganti
a 4.025.872. Non a caso, la media nazionale degli ascoltatori
per concerto che era di 253 nel 1990 è ulteriormente
scesa a 220 nel 1994 (aveva superato i 400 alla fine
degli anni 60, quando le maggiori risorse garantite
dalla legge 800 del 1967 cominciavano a produrre effetti).
E gli incassi medi (3.759.558 lire nel 1994), a valori
costanti della lira, sono diminuiti nello stesso periodo
del 14,9%: è logico ritenere che, anche grazie
alla dura politica di aumento dei prezzi che ha caratterizzato
gli ultimi anni, le strutture più forti, quelli
che hanno accesso alle sovvenzioni pubbliche, abbiano
tenuto. Quelle più deboli non riescono a tenere,
restano marginali o lo diventano.
In un settore contiguo, quello della lirica e del balletto,
per il quale la SIAE distingue fra teatro primario
e teatro non primario, questa divisione del mercato
appare drammatica: nel 1993, le 3.211 rappresentazioni
di teatro primario, pari al 61,6% dellofferta, ottenevano
però il 90,5% degli spettatori (2.448.871) ed
il 98% della spesa del pubblico (oltre 111 miliardi
di lire). Alle 1998 rappresentazioni non primarie (il
38,4%) non restava che il 9,5% degli spettatori (appena
257.226) e soltanto il 2% della spesa del pubblico
(poco più di 2,2 miliardi di lire, con una media
degli incassi di circa 949.000 lire)!
Queste ci sembrano le caratteristiche più significative
(e più allarmanti) del mercato del lavoro musicale:
pur riconoscendo che la nostra è una lettura
soggettiva, riteniamo comunque che possano venirne
stimoli di riflessione non solo a noi ed alle autorità
che oggi sono qui presenti, ma anche alle autorità
che non ci sono e che pure hanno grandi responsabilità
per quanto riguarda il sostegno e la conservazione
del patrimonio musicale storico, della creatività,
della identità culturale e musicale del nostro
paese.
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