Capo dell'Ispettorato per l'Istruzione Artistica
Iniziative dell'Ispettorato nell'ambito della normativa vigente.
Non credo si possa parlare di iniziative senza raccordarle
in un disegno organico altrimenti ci troveremo di fronte
a frammenti di attività delle quali non comprenderemo
né significato né obiettivi. Oggi non
sono ancora in grado di presentare le linee di un programma
di lavoro evidenziandone motivazioni, caratteri, condizioni
necessarie per la realizzazione oltre, sintende, le
concrete indicazioni operative. Delineare un programma
significa conoscere bene la realtà nella quale
calare poi lattività, e per conoscere bisogna
prestare attenzione, come sto prestando ora, ad esigenze
ed a bisogni. Bisogna raccogliere e analizzare dati,
bisogna avviare collaborazioni, bisogna operare confronti,
solo così lazione dellamministrazione potrà
avere un minimo di credibilità, un minimo di
significato, un minimo di coerenza.
Quindi non abbandonerò il terreno delle concrete
iniziative e accennerò soltanto brevemente a
quelli che possono essere i criteri guida per il nostro
comune lavoro, cioè quei criteri che dovrebbero
ispirare la nostra azione quotidiana.
I primi non possono che essere quelli generali, quelli
che debbono ispirare ogni attività amministrativa
essi sono: il senso dello Stato, la trasparenza, il
buon andamento (principio costituzionalmente affermato).
Salto a pié pari tutto ciò che potrei
dire sul piano anche giuridico, e utilizzo un riferimento
per sintetizzare la ricetta del buon amministratore.
Riferimento a Senofonte: nelleconomica di Senofonte
si racconta che un certo Isomaco chiese a Socrate quali
fossero le regole per amministrare i propri beni. Socrate
rispose: Chiarezza strategica, operare, attivare programmi
concreti, essere coinvolto con i propri collaboratori,
dare il buon esempio, dare premi e castighi, incitare
ed insegnare, amare il proprio lavoro.
Ho saltato tutta la parte generale e mi avvicino un
po di più al mondo dellistruzione artistica,
a quello musicale in particolare: vediamo quali possono
essere le linee direttrici.
Innanzi tutto debbo fare una considerazione che per
voi sarà scontata, ovvia, ma conoscevo la peculiarità,
latipicità del settore, il fatto che ci fosse
una legislazione datata, ma non avrei mai immaginato
che la legge più recente risalisse addirittura
agli anni trenta, quando appena cominciava a diffondersi
la radio, mentre oggi viviamo in una società
complessa. Società recentemente definita dal
CENSIS densa perché raggrumata sul presente,
una civiltà senza radici, forse senza certezze
future, e noi in questo momento, in questa situazione
dobbiamo avere le norme, le regole di condotta, ma
dobbiamo trarle da una legislazione anacronistica.
Si tratta quindi di superare un divario che é
notevolissimo. Come fare? Intanto cè la prospettiva
del nuovo ordinamento, si apre la prospettiva dellautonomia
che dovrà senzaltro valorizzare, costituirà
per noi una sfida, il ruolo dellistituzione musicale,
dando loro personalità giuridica, riconoscendo
piena autonomia anche statutaria, e valorizzandone
proprio le finalità di formazione, di specializzazione
professionale, di produzione artistica, di ricerca
e di sviluppo delle arti musicali. Per ora dobbiamo
gestire questa fase e credo che non ci dobbiamo abbandonare
ad unattesa risarcitoria, credo che questa fase vada
vissuta con tensione partecipativa e con vivacità,
e credo che non ci si debba chiudere nellautoreferenzialità.
Come affrontare questo periodo di transizione: ricette
miracolose non ce ne sono, mi riporto alla normativa
vigente cioè alla normativa dei primi del secolo.
Quali le possibili linee guida: la prima è quella
di utilizzare ciò che la stessa legislazione
ci può offrire, utilizzando la chiave ermeneutica,
cioè linterpretazione della norma, riuscire
a trovare regole di condotta, significati che possano
rispondere al mutamento dei bisogni e delle istanze
storiche. Quindi occorre una lettura intelligente e
critica della norma, non bisogna mai appiattirsi in
una applicazione pedissequa. Scusatemi ma questo lo
sento realmente! Lapplicazione pedissequa della legge
da una parte fa comodo diciamo la verità! Fa
comodo perché crea uno scudo, una difesa ed
elimina quelle che sono le responsabilità sostanziali,
mentre una lettura intelligente, critica, mette in
discussione, fa riflettere, fa trovare eventuali altre
possibilità di soluzioni e soprattutto consente
di assumere decisioni. Allora interpretando la legge
con intelligenza, utilizzando i vuoti, i varchi, possiamo
trovare gli spazi che ci sono nella legislazione, anche
se puntuale, anche se regolamenta passo passo la vita
quotidiana. Questi spazi vanno coperti dalla nostra
attività, dalle iniziative amministrative. Debbo
dire anche che questi varchi vanno utilizzati (e qui
penso di potermi impegnare personalmente) nel rispetto
pieno della peculiarità del settore evitando
inutili appiattimenti quindi rispettando anche nella
mera attività gestionale (porto lesempio delle
supplenze), evitando di ricorrere alla normativa generale
che non risponde a quelle che sono le particolarità,
quindi rispettare sempre latipicità del settore.
Altre possibilità: prima accennavo al fatto di
vivere da protagonisti questo momento. Quindi cosa
possiamo fare, possiamo avviare il rinnovamento sul
campo: ci vengono in aiuto la sperimentazione, la ricerca,
lideologia del laboratorio.
Apro una parentesi: ho saputo che i diplomati dei Conservatori
ammontano al 12% rispetto agli iscritti e questo, penso
ci debba far riflettere, cosa avviene questa dispersione
come si registra?
Ancora: la sperimentazione nella scuola media ad indirizzo
musicale (rifletto ad alta voce) è staccata,
vive un po per fatto proprio, non è unificata
in un disegno coerente e lIspettorato non riesce a
seguirla bene.
Ancora: i licei musicali, ho scoperto con meraviglia
che sono soltanto 10 o 11 e chiedo anche una riflessione
sui contenuti. Riflettere, consolidare, sviluppare
quella che è la sperimentazione in atto, avviarne
nuove; le opportunità ci sono quindi, dobbiamo
sviluppare creatività e attitudini creative,
esplorare nuovi percorsi.
Opportunità che ci vengono offerte: ce ne sono,
dobbiamo ricercare tutte le possibili collaborazioni,
provo a citare: progetto Leonardo, tutte le opportunità
che ci vengono offerte dallUnione Europea, aprirsi
alle possibili collaborazioni con gli Enti Locali,
le Università (sentiamo gli esempi di altri
paesi), con altre amministrazioni, Dipartimento dello
Spettacolo, Enti Lirici, con i teatri, quindi aprirsi
al mondo del lavoro. Questo presuppone, è chiaro,
capacità e volontà di avviare un processo
che definirei promozionale, che possa incidere dallinterno
e dallesterno. Le capacità sono sicura che ci
sono perché nella peculiarità dei Conservatori
si registra anche una felice coincidenza cioè
voi siete portatori di due valenze: quella formativa
e quella artistica, quindi credo che sia più
facile per voi che per chicchessia conciliare questi
due ambiti, quello della formazione e quello della
creatività. Voi agite anche allesterno quindi
potete collegarvi col territorio e col mondo della
cultura e col mondo del lavoro. Questo significa però
non solo riconsiderare tradizioni musicali ma anche
usare nuove tecnologie, aprirsi a nuove specializzazioni,
sentivo parlare della musicoterapia, ci sono un ventaglio
di possibili opzioni e soprattutto premere sulla formazione.
E vero che ci sono licenziamenti, non ci sono sbocchi
occupazionali nel campo musicale, però stiamo
attraversando anche, tutto sommato, una felice contingenza;
si registra almeno una grande sensibilità, sul
piano politico cè maggiore attenzione per la
cultura e per la formazione perché i Conservatori
sono stati abbandonati dal legislatore, ma sono stati
abbandonati finora anche dal politico. Ci sono stati
60 anni di vuoto mentre lItalia ha vissuto una rivoluzione
enorme, e quindi è opportuno cogliere questo
momento e agire. In che modo: scusatemi ma sento parlare
di licenziamenti, di crisi, però credo che non
sia la crisi del produttore, ma la crisi del consumatore,
perché in Italia la musica è considerata
ancora un lusso, è considerata ancora un linguaggio
per iniziati e non è considerata ancora come
bene comune, come valore sociale, cosa che dovrebbe
essere perché la musica è un linguaggio
come gli altri ed è un linguaggio che serve
per conoscere, per esprimersi, per capire e per relazionarsi.
Qual è la chiave di volta almeno secondo lottica
di chi tratta, sia pure come burocrate di formazione:
è produrre cultura musicale, mettere in moto
questo volano perché più si diffonde
la musica, più si fa cultura, più si
eleva la cultura di un paese, più si produce,
più si lavora. Il Conservatorio non dovrebbe
chiudersi come un santuario ma dovrebbe far diventare
la musica, in tutte le sue forme, un valore diffuso,
cioè dover fare pulsare il suo cuore pedagogico
e artistico.
Concludo portando un esempio: Punta Ala, il progetto
relativo alla formazione dei docenti della scuola elementare.
Se questa iniziativa prosegue bene come è stata
bene avviata, pensiamo agli effetti che ne potranno
derivare, gli effetti per lalfabetizzazione musicale
precoce e poi anche la ricaduta....bambini, famiglie,
fra 10 anni cosa questo potrebbe comportare. Si potrebbe
verificare quello che i sociologi che prevedono catastrofi
definiscono effetto farfalla, cioè se il classico
battito dali di una farfalla in Brasile può
provocare un terremoto a Pechino. Però da questo
piccolo battito dala, Punta Ala, dallapproccio di due
mondi diversi, listruzione di alta cultura e la scuola
elementare; alla ricaduta, gli effetti mettono in moto
conseguenze che potrebbero soltanto ricadere a beneficio
comune, e quindi da questo battito dali ci auguriamo
che non nasca la tempesta ma che scaturiscano solo
venti felici.
Applausi.
MoANSELMI: Ringraziamo la Dott.ssa Preden che fra laltro ci ha dato un po di ossigeno riguardo certi problemi che ci stanno a cuore...
Dott.ssa PREDEN: Sono stata molto semplice, molto rapida però, credetemi, sincera, perché sono stata una semplice fruitrice del mondo dellarte, mentre oggi amministro e vi assicuro che io credo in ciò che faccio, però ho bisogno del vostro aiuto, del vostro confronto, della vostra collaborazione, delle vostre idee. Metterò sempre in pratica il principio dello scambio perché solo se gli obiettivi diventano comuni e sono condivisi potremmo aver fatto qualcosa di buono, altrimenti caleranno dallalto iniziative ma non troveranno chi le senta e le faccia proprie.
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