Sovrintendente del Teatro Comunale di Firenze
Conservatori e mercato del lavoro: il sistema musicale sostenuto dall intervento pubblico.
Voi sapete che nel nostro paese trova applicazione la
legge 800 del 1967 che disciplina gli interventi dello
stato nel campo della musica. Questa legge divide la
musica per soggetti: gli enti lirici, i teatri di tradizione,
le istituzioni concertistico-orchestrali, le associazioni
concertistiche, i festival, i concorsi, le compagnie
di danza, la lirica minore, i corsi e le attività
allestero.
La logica che sinora è prevalsa è stata
quella del mero convalidamento dei soggetti senza ricambi
né confronti sul piano dei risultati artistici;
la dimostrazione di ciò è avvalorata
dalla politica, anche di recente evidenziata, dei ripiani
dei debiti anche delle più ingloriose gestioni
di alcuni prestigiosi nostri teatri dopera. La dimostrazione
di ciò ci è pure avvalorata dallo stato
di incertezze e di confusione in cui tutta la nostra
attività artistica di formazione, di produzione
e di distribuzione della musica è costretta
a subire. Ho deciso di superare le tentazioni di intrattenervi
sulla schiuma di questi giorni ove direttori dorchestra,
personaggi della nostra vita musicale, sindaci di città
si occupano di dare emblemi ai propri teatri e ragionano
di appartenenza a serie superiori o inferiori, come
se i teatri dopera fossero alberi genealogici. La musica,
intesa come la vera invenzione degli uomini, invece,
devessere considerata come forma darte insostituibile
per il crescere civile di una comunità, e larte
rappresentata dalla musica non deve mai essere confusa
con un mero contenitore di interessi limitati.
Vi è stata poi unaltra legge: la legge 163 del
1985 che ha istituito il Fondo Unico per lo Spettacolo:
ha lo scopo soprattutto di convogliare in un quadro
unico tutte le disponibilità finanziarie già
create, e che si sarebbero dovute creare, assicurandone
la necessaria tempestività di erogazione, ponendo
fine ai ritardi lamentati, ai conseguenti inconvenienti
a danno della attività stessa. Per il triennio
85/87 al FUS fu assegnata la somma complessiva di 2.050
miliardi in ragione di 600 miliardi per l85, 700 miliardi
per l86, e 750 per il 1987. Per i successivi anni si
sarebbe dovuto prevedere in sede di legge finanziaria
dello stato ad ulteriori incrementi. Si s abilì
pure che la quota delle attività musicali e
di danza in attesa della tanto auspicata e tuttora
mai realizzata riforma della legge 800, non dovesse
essere inferiore al 45%, oggi circa il 47% del FUS.
La storia del FUS e di questi dieci anni è rivelatrice
di un disegno di messa in liquidazione dei nostri teatri
dopera. Il FUS anziché essere finanziato in
modo armonico, pur nel rispetto del contenimento della
spesa pubblica, e quindi secondo il tasso di inflazione
programmato, ha subito inammissibili tagli; è
di questi giorni, dopo i fatti dello sciopero dellorchestra
della Scala allultima recita di Traviata, la dichiarazione
del Sottosegretario Prof. DAddio: Vogliamo renderci
conto che il FUS per lo spettacolo è ogni anno
più basso! Ce ne rendiamo conto, ma allora non
definiamoci un paese musicale, rendiamoci conto che
sul piano della musica non ci si intende nella sua
funzione sociale, culturale, artistica e morale. Il
FUS per il 1996, salvo provvidenziali integrazioni
che sento di dover auspicare anche da questo convegno,
è previsto circa pari a quello del 1989, questo
significa non pensare ad un reale riordinamento del
settore, bensì pensare ad una riforma che riduca
i centri di produzione con effetti devastanti sulla
nostra intera vita musicale sia sulla domanda, sia
sullofferta e con ulteriore penalizzazione del campo
dellimpiego artistico e con problemi per lattività
di formazione artistica.
Il critico musicale Leonardo Pinzauti ha citato sulla
Nazione del 10 giugno scorso un episodio clamoroso
nella vita culturale italiana di più di un secolo
fa, quando il Ministro della Pubblica Istruzione Emilio
Broglio si rivolse a Rossini per chiedergli di assumere
la presidenza di una società musicale che avrebbe
dovuto occuparsi della gestione dei Conservatori (allora
quelli importanti erano non più di 5 o 6) usando
in massima parte capitale privato, mentre il Ministero
avrebbe dovuto dare soltanto una parte dellassegno
previsto dal bilancio. La proposta per fortuna non
andò in porto ed il Carducci bollò con
versi di fuoco lincauto ministro: Passai per San Fiorenza,
intesi un raglio con un sospiro, era un sospiro del
Ministro Broglio e Verdi per protesta restituì
la nomina di Commendatore. Ebbene, se è vero
che la storia si ripete ci sarebbe da chiederci perché
il FUS ogni anno è più basso, e se questa
scelta politica la possiamo discutere; da tutto ciò
non può che nascere lesigenza di rappresentare
al parlamento, al governo, al Ministro qui presente,
con la forza della civiltà, che non si può
perdere loccasione di adottare un nuovo progetto che
riconosca al sistema musicale italiano il suo alto
ruolo per i valori che lo contraddistinguono, e questo
aspetto, a mio parere, è addirittura più
importante del suo sostentamento.
Bisogna pure comprendere meglio che il modello del rapporto
tra le scuole di formazione e di specializzazione musicale,
i centri di produzione (anche se le scuole sono di
competenza del Ministero della Pubblica Istruzione)
e i centri di produzione dopo labrogazione dellex Ministero
del Turismo e dello Spettacolo fino al momento dellattesa
del riordinamento, dipendono da un dipartimento presso
la Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Ho avuto occasione di scrivere che il patrimonio di
un ente lirico è dato dalla sua credibilità
nei riguardi del pubblico pagante fondato, però,
sulla qualità dei complessi artistici che vi
lavorano e costituiscono la struttura portante del
nostro teatro musicale e su questa qualità dobbiamo
un momento soffermarci: la consistenza numerica che
riguarda in particolare il mondo dei Conservatori,
la consistenza numerica del personale dellarea artistica
presso i nostri enti lirici rilevata al febbraio 1993,
ci fornisce il seguente quadro emblematico per limpiego
artistico. A Bologna fra personale a tempo indeterminato,
personale a termine, personale con rapporto professionale,
lorchestra era formata da 106 elementi, il coro di
74, i maestri collaboratori di 8; a Firenze lorchestra
126, il coro 94, i maestri collaboratori 8; a Genova
128 professori dorchestra, 76 artisti del coro, 12
maestri collaboratori; alla Scala 140 professori dorchestra,
104 artisti del coro, 34 maestri collaboratori; a Napoli
104 professori dorchestra, 86 artisti del coro, 8 maestri
collaboratori; Palermo 117 professori dorchestra, 89
artisti del coro, 11 maestri collaboratori; Roma (Teatro
dellOpera) 138 professori dorchestra, 109 artisti del
coro, 18 maestri collaboratori; Torino 101 professori
dorchestra, 76 artisti del coro, 11 maestri collaboratori;
Trieste 103 professori dorchestra, 71 artisti del coro,
5 maestri collaboratori; Venezia 113 professori dorchestra,
84 artisti di coro, 9 maestri collaboratori; Verona
78 professori dorchestra, 51 artisti del coro, 12 maestri
collaboratori; Santa Cecilia 114 professori dorchestra,
92 artisti del coro, 12 maestri collaboratori; infine
Cagliari con 78 professori dorchestra e 70 artisti
del coro La chiusura delle orchestre e dei cori della
RAI, la difficile vita delle istituzioni orchestrali
per tanto pone laccento sullesigenza che anche nel
nostro paese si predispongano progetti speciali a tutela
dellimpiego nel campo della vita musicale.
LInternational Labor Office che ha una sua sede a Ginevra
presso lUNESCO, ci fornisce alcuni dati interessanti
nel periodo 90/91, dopo aver predisposto un rapporto
ed interrogato tutti i governi nel mondo, mette in
luce gli interventi a sostegno che gli stati fanno
a favore della musica in ordine alle condizioni di
collocamento e lavoro degli artisti e dei musicisti
sulla base dei seguenti sei punti: loccupazione e la
disoccupazione, la libertà di associazione e
diritto alla contrattazione collettiva, la tempistica
lavorativa e guadagni, i diritti degli artisti per
lutilizzo delle loro prestazioni, la sicurezza sociale
e i problemi legati allambiente lavorativo.
Consentitemi di sintetizzare alcuni orientamenti che
lInternational Labor Office hanno messo in luce, è
stato evidenziato che la stagnazione economica o il
declino economico di un paese tendono a colpire duramente
le professioni artistiche. Le opportunità di
lavoro per i musicisti sono diminuite durante questo
secolo, come risultato principalmente dellavvento del
cinema sonoro che ha eliminato i posti di lavoro nei
teatri di muto, e poi dalle registrazioni che vengono
usate per sostituire le esecuzioni dal vivo nei locali
di spettacolo, alla radio e nei media. Mentre molti
governi assicurano interventi a sostegno di tale particolare
mercato, in Italia si chiudono con indifferenza orchestre
e cori, corpi di ballo e contemporaneamente si aggiungono
al troppo esistente nuove Accademie e Conservatori,
con un costo a carico dello Stato stimato oltre 1200
miliardi ma con oltre 40.000 giovani iscritti ai vari
corsi che trovano al momento del diploma un mondo del
lavoro chiuso, perché regolato da una semplicistica
ideologia del libero mercato. Si è del tutto
dimenticato che i complessi artistici sono beni che
devono essere protetti, e che le espansioni delle facilitazioni
distruzione artistica creano il problema di come sviluppare
limpiego. Il potenziale delle arti in termini di creazione
di posti di lavoro diversamente da quanto è
avvenuto in Italia è stato uno degli argomenti
esaminati dettagliatamente nei recenti studi condotti
in Inghilterra dallIstituto di Studi Politici; è
stato dimostrato che le spese nel settore pubblico
per creare posti di lavoro nelle arti sono inferiori
rispetto a quelle per altri settori delleconomia, a
causa della natura intensiva del lavoro del settore,
e delle modeste somme che si ricavano dalla importazione.
Estato posto in evidenza, inoltre il custom effect
cioè leffetto che si ha nel caso in cui la creazione
di posti di lavoro non deriva dalle spese dellorganizzazione
artistica, ma da altri fattori impu abili a fruitori,
come le imprese di trasporto, gli albergatori e le
attività commerciali. E stato stimato ad esempio
a Glasgow che riceve ogni anni circa 300.000 visite
teatrali, e producono le attività di concerto
oltre 100 posti di lavoro: è dunque necessario
anche per favorire altri impieghi un riassestamento
della politica governativa nella direzione di una maggiore
efficienza della spesa pubblica nel settore della occupazione
artistica. La recente piattaforma delle segreterie
sindacali confederali per il rinnovo del contratto
collettivo di lavoro del personale dipendente dagli
enti lirici ha posto in primo piano il tema delloccupazione
mettendo in luce fra laltro che fra il 1973 e il 1994
vi sono circa 1000 posti in meno nel settore degli
enti lirico-sinfonici nel nostro paese e cè
anche qualche sovrintendente che si vanta di aver ridotto
gli organici dei propri complessi artistici.
A questi dirigenti esprimo linvito ad esaminare le relazioni
condotte da esperti sulla cosiddetta sindrome eccessiva
e sul ruolo che le scuole di musica giocano nelleducazione
dei giovani musicisti, alle tecniche ideate per prevenire
tale sindrome.
Uno studio sui musicisti dellorchestra sinfonica di
Vienna, sottolinea numerosi aspetti considerati come
causa dello stress e documenta gli effetti dellesecuzione
sulle reazioni psicologiche degli orchestrali. Questi
studi dimostrano che coloro che suonano gli strumenti
a fiato sono più spesso vittime dello stress
nervoso e dei problemi tecnici dei loro strumenti,
mentre coloro che suonano gli strumenti ad arco sono
più colpiti dallo stress fisico dovuto al lungo
tempo passato a suonare.
E mi avvio a concludere per osservare che anche nel
settore delle attività musicali finanziate dallintervento
pubblico, occorre muoversi verso nuovi schemi di relazione
di tipo contrattuale, in cui allautonomia direzionale
gestionale dei teatri si accompagni lassunzione da
parte degli stessi di chiari e precisi impegni con
termini di raggiungimento degli obiettivi concordati,
e la previsione di eventuali sanzioni nel caso di inadempienze.
La gestazione di una nuova organizzazione che deve
succedere allattuale sistema bocciato e da licenziare,
presenta certamente difficoltà per evitare furbizie
perfino le meno dolose, ma occorre seguire la strada
tesa a mantenere forte il tessuto culturale dei nostri
centri di produzione musicale, assecondando un cambiamento
che non distrugga ma che ne sviluppi il ruolo sociale,
etico, la cultura degli operatori, la cultura del pubblico
e il rapporto con il mondo formativo.
Unavvertenza non va dimenticata: quanto più è
durato un sistema organizzativo statale inadeguato
tanto più sarà difficile pervenire a
reali cambiamenti. Ma prestate attenzione quindi ai
tentativi che possono condizionare limprorogabile riforma
della nostra organizzazione musicale con falsi riordinamenti
utili solo a far mantenere a singole entità
i maggiori vantaggi possibili. E a questo punto come
disse Beethoven prima di spegnersi citando Augusto
morente plaudite amici commedia finita est. Grazie.
This file was converted with TextToHTML - (c) 1995 Logic n.v. - Kris Coppieters