DIBATTITO

Mo ANSELMI: il Mo Scarlato direttore del Conservatorio di Palermo ha inviato una lettera pregandoci di leggerne alcuni punti:

1 - Come mai tanta urgenza e ineludibilità della riforma e di un tipo di riforma, allorquando per 27 anni non si é trovato un punto di incontro comune? (un proverbio diffuso dice che la gatta frettolosa fece i gattini cechi);
2 - Quali oneri aggiuntivi a carico dello Stato comportano le proposte di riforma?;
3 - V'è qualche simulazione di fattibilità delle proposte o vi sono soltanto contenitori vuoti che comunque non tengono conto di quel che devono contenere?;
4 - V'è uno studio sulle risorse finanziarie stanziate dallo stato, dalle Regioni, e dai Comuni per la musica, e sul rapporto esistente tra risorse date ai privati per svolgere spesso e volentieri funzioni che sono proprie del Conservatorio?;
5 - Non è meglio mantenere l'attuale struttura del Conservatorio organizzandolo su due livelli: diploma di maturità ad indirizzo musicale e diploma superiore articolato in vari indirizzi, dopo aver individuato i profili professionali?;
6 - Non è opportuno tener conto di tutte le esperienze poste in atto nei Conservatori che hanno dimostrato, pur con pochi soldi, che è possibile fare ricerca - formazione e produzione?;
7 - Non è opportuno che le scuole medie ad indirizzo musicale abbiano il Conservatorio come punto di riferimento?;
8 - Non è opportuno allora che l'Ispettorato per l'Istruzione Artistica faccia una sua proposta di riforma, sentito i Direttori e i Docenti; proposta che comunque affermi la centralità del Conservatorio come luogo deputato alla formazione dei professionisti?.

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Prof.ssa LATERZA, bibliotecaria del Conservatorio di Milano legge un documento formulato dalla sezione italiana dellAssociazione Internazionale Biblioteche Musicali

La mia è una proposta operativa diretta naturalmente soprattutto alla Sig.ra Preden la cui disponibilità mi fa bene sperare come non è stato per il passato fidando anche sulle possibilità operative di un governo tecnico.
Tra i gruppi di lavoro presenti nella IAML vi è quello delle Biblioteche degli Istituti di Istruzione Musicale. La definizione cioè Istituti di Istruzione Musicale è del 1980 a livello internazionale, e ha sostituito la precedente che elencava i vari tipi di istituti. Se parliamo infatti di biblioteche, ossia di quelle biblioteche specializzate in musica generalmente situate allinterno di istituti di istruzione, siano essi Facoltà di Musicologia, Conservatori o Scuole Civiche di Musica, la loro funzione e il loro servizio sono identici. Possono essere più o meno antiche, più o meno grandi con o senza fondi storici, aperte o chiuse al pubblico, ciò non muta la loro identità di biblioteche musicali. Occorre tenere presente che le scuole di musica sono le uniche in cui la professione inizia con linizio del corso di studi e che rispetto alla consultazione del posseduto della biblioteca, non esiste distinzione fra studenti e professori. Non solo, di quella biblioteca continueranno ad aver bisogno gli uni e gli altri per lesercizio della propria professione, gli uni e gli altri una volta fuori della scuola. Non essendo la musica legata ad una lingua il patrimonio delle biblioteche musicali di tutto il mondo è ugualmente utilizzabile da ciascuna di esse. Lo stesso vale per gran parte della letteratura di argomento musicale che indipendentemente dalla lingua in cui è scritta costituisce uno strumento di lavoro identico per tutti.
Queste biblioteche quindi, più simili alle scientifiche che alle umanistiche, sono assolutamente uniche per omogeneità di patrimonio, mercato a cui attingono, formazione del personale, norme di catalogazione di gestione, utenza, utenza internazionale. Non a caso in nessuna disciplina come per la musica esistono tanti repertori internazionali e tanti cataloghi collettivi. Fra questi non ultimo la base dati FBL Musica, fiore allocchiello del servizio bibliotecario nazionale del Ministero dei Beni Culturali, costruita però recuperando i cataloghi nazionali esistenti, fatti da biblioteche e bibliografi musicali. A questa base dati sarebbe opportuno che tutte le biblioteche degli Istituti di Istruzione Musicale fossero collegati. Il collegamento consentirebbe alle biblioteche più emarginate, e con minori mezzi, di crescere rapidamente sul fronte dellinformazione, e di usufruire della cooperazione per la catalogazione e il prestito che a breve sarà possibile via rete. Nell ottica della funzione di biblioteche specializzate per la scuola e oltre la scuola in un circuito nazionale ed internazionale, va posta la soluzione dei problemi relativi alle sedi, al personale, e al finanziamento di queste strutture se ci si intende occupare nellambito della Riforma dellIstruzione Musicale del paese. La loro doppia funzione pubblica e scolastica, la necessità di un bibliotecario anche docente esperto in musica e bibliografia musicale, presuppongono una convenzione fra Ministero della Pubblica Istruzione e Ministero dei Beni Culturali in un ottica di cooperazione in cui le competenze specifiche vengano valorizzate, sono salvaguardati i diritti di operatori e utenti anche di piccole strutture. Grazie.

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Mo BRUNELLO , Direttore del Conservatorio di Verona.

Per esplicare con chiarezza e brevità il mio pensiero leggerò un documento che è in corso di pubblicazione su una rivista specializzata che tratta il problema della riforma dei Conservatori.
Tutti i tipi di legge e di riforma presentati in questa legislatura prevedono per i Conservatori una collocazione universitaria che sottende una ripartizione degli studi musicali in fasce scolastiche. Il passaggio alluniversità sembra accogliere molti consensi anche se la frammentazione degli studi è estremamente pericolosa poiché disarticola il processo formativo dellallievo togliendo continuità agli studi e facendo perdere quei riferimenti pedagogici che sono alla base della formazione artistica.
Ma ai consensi non partecipa chi invece sostiene che il Conservatorio non debba essere smantellato, e possa mantenere lattuale impostazione unitaria verticalistica tipica e specialistica che da sempre lo ha caratterizzato, conservando cioè limpostazione storica che è stata modello per molte nazioni del mondo, specie quelle che possono vantare di avere i risultati artistici. Naturalmente il mantenimento dellattuale impostazione non significa escludere una riforma che anzi si ritiene necessaria. Significa aiutare gli istituti a modificarsi senza traumi, da pericolosi contraccolpi che possono infrangere delicati equilibri; significa, in breve, mantenere quella flessibilità che è ricchezza del nostro sistema, respingendo le spinte di chi vorrebbe un rigido incasellamento delle nostre strutture negli altri ordini scolastici, e con esso lannullamento dellatipicità.
Una riforma efficace dovrebbe mirare esclusivamente allaggiornamento dei programmi e dei curriculum di studio riorganizzandoli per aree disciplinari onde renderli più funzionali alle nuove professionalità e più consoni alle nuove esigenze del mercato lavorativo, fornendo allallievo specializzazione ed indirizzo, ossia quella completezza di formazione che egli ora ricerca in corsi post-diploma in Italia e allestero. Infatti gli attuali corsi del Conservatorio la cui validità, si badi bene, è legata essenzialmente alla capacità dellinsegnante, prevedono la formazione di un unica figura professionale polifunzionale, mentre è innegabile lesigenza di una diversificazione degli indirizzi per la creazione di professionalità diverse.
Ma va ribadito ancora una volta che per queste diversificazioni non è necessario spezzare gli studi in fasce; è sufficiente creare un cappello specializzante al termine degli attuali studi che dovranno essere considerati per tanto di primo grado, e aggiungere un triennio o quadriennio di approfondimenti nello specifico settore, con studi speciali e specifici impartiti da insegnanti di alta qualificazione svolti nello stesso istituto, in raccordo non occasionale ma sistematico con la produzione artistica e il mondo accademico.
Noi siamo convinti che il futuro dellistruzione artistica e dei Conservatori si giochi non su deleghe ad altre istituzioni, ma sui collegamenti con esse, su rapporti istituzionali ben definiti con altri ordini scolastici compresa lUniversità, salvaguardando la specificità del nostro istituto, mutando esperienze di ordine scolastico e pedagogico già collaudate in altri paesi europei. Come le altre nazioni dobbiamo porci il fondamentale problema dellavviamento precoce agli studi, della necessità di unimpostazione non generica ma mirata alla professione fin dai primi approcci musicali per gli allievi talentati al fine di non disperdere capacità. Dobbiamo in sostanza continuare a credere nel Conservatorio, in questa scuola atipica e specialistica che migliorata, ma lasciata nella sua integrità, può ancora svolgere degnamente la sua importante funzione formativa dei professionisti della musica.
La condizione essenziale, è che la si doti di una reale autonomia che permetta di creare delle scelte organizzative, didattiche e culturali, che si sostengano i suoi progetti non solo sotto laspetto finanziario ma dellassistenza tecnica, e che si favoriscano le singole esperienze. Si dovrebbe, in una parola, liberare le energie delle istituzioni senza perdere quel controllo che é necessario alla vita di una scuola di stato, rendendola più dinamica e concorrenziale rispetto le parallele istituzioni estere e la stessa scuola privata ora decisamente privilegiata rispetto i vincoli del Conservatorio. Nellattuale fase di crisi economica del paese, questa pare lunica strada possibile percorribile per rivalutare le istituzioni senza avventurarsi in pericolose sperimentazioni dai costi incalcolabili, e della dubbia efficacia. Il riammodernamento non può che passare attraverso la salvaguardia dellesistente e ciò risulterà economico, efficace, moderno e assennato.

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Mo STUPPNER, Direttore del Conservatorio di Bolzano

Sullo stesso contesto del discorso del Mo Brunello vorrei sottolineare la differenza tra due modelli di Conservatorio perché adesso è di moda parlare del passaggio del Conservatorio allUniversità che certamente ha del bene per certe facoltà: musicologia, composizione, pedagogia, didattica della musica.
Vorrei riflettere sulla distinzione che ci sono tra due modelli oggi nel mondo, perché anche quello americano assomiglia molto al Conservatorio di estrazione latina, quello francese - italiano (perché quello italiano ricalca quello francese) e il modello della Hochschule. Se si parla di passaggio allUniversità dei Conservatori si ha in visione il modello della Hochschule, mentre il Conservatorio italiano, latino, è organizzato in maniera verticale quindi considera la specificità, la precocità, soprattutto nellinsegnamento professionale, mentre quello della Hochschule raccoglie le esperienze professionalizzanti delle fasce inferiori.
Bisogna avere una coscienza sulla natura storica dell Hochschule: nasce in quei paesi in cui cè una larga base di presenza, di strutture professionalizzanti a vario livello, soprattutto i Conservatori Comunali. Per esempio in Germania, in Austria in Svizzera ci sono strutture professionalizzanti che, nota bene, non possono essere quelle di indirizzo musicale, non sono le medie ad indirizzo musicale, né i licei di indirizzo musicale, da quelli certamente non viene nessuna popolazione, quindi il vivaio dell Hochschule sono le scuole private a livello comunale e anche ad iniziativa privata (per esempio il R. Strauss Conservatorio di Monaco). Perciò in Italia bisognerebbe con questo passaggio indirettamente favorire la scuola privata, questo deve essere chiaro se si parla di passaggio allUniversità e quindi lingresso nel Conservatorio-Università alletà di 18 anni perché comporta che prima ci sia una realtà che oggi in Italia non cè; esiste Imola, ci sono diverse realtà private, però a livello di continuazione degli studi del Conservatorio, non inferiore. E quindi una creazione artificiosa che io francamente non vedo, ma vedrei, come molti miei colleghi, la necessità di riformare listituto che cè, cioè questa struttura verticale a lunga distanza, dalletà precoce dellallievo fino al diploma, certamente però accompagnato dalla razionalizzazione delle cattedre, perché non è possibile che in Conservatori ci siano tre o quattro cattedre di percussione, cinque cattedre di arpa... e qui il modello dellAcademy of Music sarebbe desempio, dove la presenza e il numero delle cattedre è rapportato al numero degli strumenti dellorchestra (e perciò non ci possono essere cinque cattedre di arpa quando nellorchestra larpa è unica!) quindi accompagnato assolutamente con una programmazione rivolta al mondo del lavoro. Grazie.

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Mo SCATTOLIN direttore del Conservatorio di Mantova

Una brevissima riflessione in calce a quella che è stata tutta la discussione fin ora avviata che ha aspetti molto positivi, ma sarebbe molto importante riflettere su una differenza di terminologia fra educazione musicale e formazione professionale.
Io penso che al di là di tutte le decisioni che poi verranno prese sulla struttura, cioè fascia superiore allUniversità, questo sia il nodo principale, cioè il contenuto; e credo che il Conservatorio nella sua struttura di cui indubbiamente la conservazione integrale, corretta, attraverso sistemi che sono già stati messi, fra laltro, in sperimentazione, sia importante. Ma limportante è non confondere i due ruoli.
Per esempio, la scuola media ad indirizzo sperimentale costituisce già una prima forma di dubbio, di equivoco come del resto il Conservatorio che in questo momento non sta facendo né educazione, né formazione professionale in alcuni casi. Lo stesso succede nella scuola media dove per esempio il legislatore aveva detto e chiarito bene che doveva essere una scuola a livello educativo, invece i programmi non sono altro che dei piccoli corsi di Conservatorio ridotti a tre anni, quindi con tutte le conseguenze del successivo innesto dei ragazzi che poi chiederanno di insegnare al Conservatorio.
Per principio direi che non si può essere contrari a una sistemazione o addirittura anche ad un cambio come allUniversità, ma limportante è chiarire una volta per tutte qual è la destinazione del Conservatorio che a mio modo di vedere, deve rimanere assolutamente una scuola ad indirizzo professionale.

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Prof.ssa FUGAZZOTTO presidente dellANISM- Associazione Nazionale Insegnanti Strumento Scuola Media

Onorevole Ministro,
parlo anche a nome CGIL, CISL, UIL scuola che in questo momento si stanno occupando della discussione ad un tavolo tecnico riguardo lorganizzazione interna dei corsi ad indirizzo musicale della Scuole Media.
Ci permettiamo esporLe il problema dellistruzione musicale nella fascia dellistruzione dellobbligo nel nostro paese. In tale fascia, diversamente che nel resto dEuropa, oggi in Italia listruzione musicale pubblica è attivata solo in via sperimentale in circa 400 scuole medie.
Proprio in questi giorni la nostra associazione e le organizzazioni sindacali di categoria stanno discutendo a un tavolo tecnico con la Direzione Generale Scuola Media di Io grado del Ministero della Pubblica Istruzione un ulteriore provvisorio decreto per lorganizzazione interna di questi corsi. Tale atto amministrativo, non potendo però minimamente intervenire sulla istituzionalizzazione e la messa a regime di questi corsi, si rivela drasticamente impotente a risolvere gli annosi problemi della sperimentazione musicale. La sperimentazione musicale nella Scuola Media Statale viene attivata per la prima volta nel 1975 e negli anni successivi si estende progressivamente a circa 400 istituti. Essa fornisce alladolescente un ulteriore possibilità orientativa tramite lo studio di uno strumento musicale. Le esperienze condotte nei primi anni di attività trovano una prima regolamentazione nel D.M. del 3/8/1979. Tale decreto, nella sua parte introduttiva in dipendenza del fatto di dover soddisfare in maniera più adeguata una richiesta di fruizione della cultura musicale con esigenze di decentramento, ravvisa lopportunità di istituire un corso di scuola media ad indirizzo musicale le cui finalità sono quelle di ...evidenziare le capacità formative ed orientative della musica attraverso uno studio non strettamente tecnicistico e nozionistico, tuttavia propedeutico per eventuali prosecuzioni degli studi musicali.
In quasi venti anni la Sperimentazione Musicale ha dimostrato di essere una delle iniziative più valide e certamente fra quelle di maggior successo nella Scuola italiana:
- il valore dei risultati raggiunti è testimoniato dai numerosi riconoscimenti ottenuti dagli allievi in Rassegne, Concorsi nazionali, concerti, e dal numero elevato di coloro che hanno proseguito dopo il triennio di Scuola media gli studi musicali;
- il favore con cui le famiglie accolgono questa alternativa al normale iter scolastico si traduce, ogni anno, in un notevole incremento delle domande di iscrizione presso le scuole interessate.
Tutto questo è stato possibile grazie allaccurata selezione dei docenti di strumento (che per linserimento nelle specifiche graduatorie devono essere in possesso di speciali requisiti artistico-professionali) e soprattutto grazie alle energie e allentusiasmo profuse dagli stessi in anni di intenso e proficuo lavoro. Purtroppo a tuttoggi la positività di questa esperienza si scontra con la mancanza di una definitiva veste istituzionale e con linadeguatezza della posizione giuridica degli insegnanti costretti a lavorare in totale precarietà. Basti pensare che dal 1975 al 1980 il docente veniva assunto quale incaricato annuale, dal 1981 al 1993 quale supplente annuale, dal 1994 quale supplente temporaneo fino al termine delle attività didattiche In aggiunta a ciò, il D.M. del 9/8/93 a firma Jervolino, finalizzato al contenimento della spesa pubblica, prevede che le nomine per linsegnamento di Strumento vengano assegnate con priorità assoluta al personale in esubero di Ed. Musicale qualora inserito anche nella graduatoria per linsegnamento dello strumento.
Questo criterio annulla di fatto la specificità della disciplina Strumento musicale non tenendo in alcun conto ciò che per 20 anni è stato richiesto: il possesso di specifici requisiti per uno specifico insegnamento. Per porre fine a questa situazione di incertezze e di inadeguatezze normative, si rende necessaria listituzionalizzazione di questi corsi e in primo luogo il riconoscimento della loro specificità mediante la costituzione di una nuova classe di concorso, denominata Insegnamento di strumento musicale nella scuola media.
Tale operazione non comporterebbe alcun aggravio di spesa per lAmministrazione in quanto riguarderebbe il personale già esistente che da anni attende il giusto riconoscimento del proprio operato. Così facendo, inoltre, si contribuirebbe in modo sostanziale alla diffusione della cultura musicale e della pratica strumentale, riducendo drasticamente il divario che ancora separa, nel campo dellistruzione artistica, lItalia dal resto dEuropa.

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Prof.ssa DE CARLI, SIEM

Io faccio parte della commissione di studio della SIEM (Società Italiana Educazione Musicale) sui Conservatori di musica, sono docente (come gli altri componenti di questa commissione), insegno al Conservatorio di Milano. Questa commissione ha avviato da tempo una riflessione sui problemi della riforma, ha analizzato e discusso le varie proposte di legge e tutto ciò ha portato alla formulazione di una proposta della quale cercherò di riassumere le premesse e le finalità.
Nelle tre proposte di legge che sono attualmente allo studio della commissione alla Camera sono, con modalità diverse, previste le istituzioni di tre fasce di studio: le scuole medie ad indirizzo musicale, i licei musicali, gli istituti superiori. Pur sottolineando che le scuole medie ad indirizzo musicale, con lofferta dello studio strumentale, rimangono un luogo privilegiato per la diffusione della cultura e dellistruzione musicale, riteniamo improbabile per gli alti costi e le grandi difficoltà organizzative, listituzione di una scuola media ad indirizzo musicale per distretto, in grado di offrire agli alunni la possibilità di scegliere fra tute le discipline musicali, il cui studio può e deve essere iniziato in età precoce.
La proposta è quella dellistituzione, che può rientrare nei Conservatori, di una scuola ad indirizzo professionale che copra la fascia 11 - 18/19 anni, articolata in scuola media e liceo che rilasci un diploma di maturità musicale, con il quale previo esami di ammissione, si possa accedere alla fascia universitaria degli studi musicali. Naturalmente le motivazioni sono di carattere sia didattico, per la continuità dellinsegnamento, che organizzativo.
Agli insegnanti di musica in questo tipo di struttura, va consentito di effettuare attività artistica allinterno e allesterno della scuola. Tale opportunità va salvaguardata attraverso un orario di cattedra e permessi artistici adeguati. Tutti gli attuali Conservatori potrebbero coprire la fascia inferiore, media e superiore degli studi musicali, eventualmente ad essi potrebbero aggiungersi quelle istituzioni non statali regolarmente riconosciute che assicurino ladeguamento del proprio ordinamento a quello previsto dalla riforma. Oltre alliscrizione agli Istituti Superiori di Musica la maturità musicale consente anche di frequentare corsi a carattere professionale. Accanto ai Conservatori (questo è per la SIEM molto importante) ipotizziamo listituzione di una sezione musicale allinterno degli istituti psico - pedagogici alla quale si possa accedere per titoli ed esami; tale sezione servirebbe a valorizzare e approfondire la formazione degli insegnanti di scuola elementare, cui spetterà il compito di insegnare educazione al suono e alla musica.
Il futuro ordinamento di tale sezione dovrebbe tenere conto dellesperienza di sperimentazione musicale attuate finora negli Istituti Magistrali. Poi ci saranno gli Istituti Superiori di Musica con finalità e curriculum nuovi, figure professionali assimilabili a quelle di cui ha parlato la Prof.ssa Cappelli.

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Barone AGNELLO, presidente del CIDIM, presidente dell AIAC, presidente dellOrchestra Sinfonica Siciliana

Il mio non è un intervento, sarà la breve premessa ad una supplica al Ministro. I miei contatti con i Conservatori purtroppo rimontano a più di 50 anni fa, quindi non mi sento di intervenire sulla materia, ma mi occupo da qualche anno di organizzazione musicale.
Questo mi ha dato lopportunità di registrare uno strano fenomeno: in quasi tutte le città italiane gli studenti dei Conservatori non frequentano le sale dei concerti e a nulla valgono le offerte di tessere ridotte per favorirne laccesso. Il rifiuto a partecipare allattività di musica dal vivo che si svolgono nelle città nelle quali i nostri futuri musicisti compiono i propi studi è netto e senza spiegazioni. Si sarebbe tenuti a pensare che nel nostro paese oltre a numerose associazioni Amici della Musica, ne esistano altre, segrete, di Nemici della Musica alle quali gli allievi dei Conservatori sono obbligati ad iscriversi!
Da chi? Non si sa. Da più parti però si sostiene che i dirigenti di queste associazioni segrete sarebbero addirittura gli stessi docenti dei Conservatori, fatto al quale io mi rifiuto di credere. I loro scopi sono sconosciuti anche se non mancano alcune audaci interpretazioni del fenomeno.
Un secondo problema e poi la supplica: è noto che la parte del bilancio delle istituzioni musicali è coperto dagli incassi del botteghino ed è nel nostro paese inferiore a quella che si registra nella maggioranza della altre nazioni europee. Tutti concordano nellattribuire questo fenomeno al migliore livello dellinsegnamento della musica nella scuola media. Non solo: il numero degli studenti (non mi riferisco a quello dei Conservatori, ma agli studenti in generale) che frequentano le sale da concerti o i teatri dopera è in questi ultimi anni notevolmente diminuito. Questi gravi problemi della organizzazione musicale italiana dovrebbero costituire, a mio parere, materia di incontri tra il mondo dellorganizzazione musicale e quello della scuola. E molto probabile che da questi incontri potrebbero emergere soluzioni interessanti. In ogni caso è assolutamente certo che il Ministro della Pubblica Istruzione potrebbe avere a questo fine un ruolo fondamentale.
Ecco finalmente la supplica: Signor Ministro, come uno dei decani, purtroppo, dellorganizzazione musicale italiana, certo di interpretare il pensiero dei miei colleghi, la prego di disporre affinché alcuni autorevoli funzionari del Suo Ministero si incontrino con alcuni autorevoli colleghi del Dipartimento Spettacolo, per analizzare con la partecipazione di alcuni (speriamo) autorevoli operatori musicali i problemi che ho evidenziato, e altri che ho tralasciato di sottoporre alla Sua attenzione, e questo per verificare quali soluzioni possono essere ricercate nellinteresse di una maggiore diffusione della cultura musicale nel nostro paese. Grazie

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Mo ANSELMI: devo interrompere un momento per annunciare una notizia gravissima e tristissima... è morto Arturo Benedetti Michelangeli... propongo un minuto di silenzio.

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Mo BELTRAME, Conservatorio di Milano

Io ricordo molto bene quando a Novara qualche tempo fa ho visto il Ministro in un incontro con i presidi che lì si svolse e ricordo un concetto che Egli espresse: La scuola non è dei docenti, è della società, della collettività ed è per gli studenti. Questo concetto mi è rimasto impresso e devo dire che concordo pienamente, per cui parlando dei Conservatori, io sono per una riforma che non sia una riforma dei docenti o solamente dei docenti, ma che sia una riforma per tutti e in primo luogo per gli studenti. Per cui quando vedo progetti di leggi come tutti quelli presentati attualmente in Parlamento, che mi sembrano dei progetti di riforma corporativa e direi che non vanno favore dei docenti, ma forse di una piccolissima parte dei docenti o di quei docenti che credono che saranno loro ad insegnare allUniversità, mentre io non lo credo affatto.
Credo che una riforma seria in Italia non possa distruggere il Conservatorio, questo relitto storico come lo ha definito (certamente bonariamente) il Prof. Degrada in un convegno a Brescia, è sopravvissuto per secoli ed è arrivato fino a noi ed ha ancora un senso oggi. Visto che non si può nella situazione attuale italiana, ed in quella di un prevedibile futuro, spendere cifre enormi per fare delle riforme, quando poi non si sa dove ci porterebbero, la cosa più sensata da fare è quella di rinnovare questa struttura che è ancora valida. Rinnovarla nei contenuti, nei piani di studio, nei programmi, nelle organizzazioni, nellautonomia che pure sta arrivando, nei metodi di direzione, rinnovarla e migliorare i metodi di selezione del corpo docente che dobbiamo dire, spesso non sono stati adeguati, ma non per colpa dei docenti.
A questa struttura ancora valida è sufficiente aggiungere una struttura di livello superiore, indirizzi, materie di livello universitario ma, a mio parere, collocate allinterno del Conservatorio perché così si risparmierebbe sulle strutture specifiche, sugli strumenti musicali, sulle biblioteche; la contiguità fra insegnanti e studenti di livello diverso sarebbe molto produttiva. Quindi io sono per un rinnovamento del Conservatorio che ottenga il massimo risultato con il minimo di spesa.
Invece i progetti attualmente in discussione al Parlamento tendono esattamente allopposto, cioè al minimo risultato col massimo di spesa, e io vorrei chiedere se cè qualche politico che ha fatto i conti di quanto costerebbe una scuola media musicale, poniamo di 6 classi. Vorrei chiedere a questi politici se sanno quanto costa un pianoforte a coda, una scuola media musicale di dimensione normale con strumenti adeguati, con attrezzature di buon livello potrebbe costare circa un miliardo, e lo dico da competente. Ora, se si vogliono creare centinaia e centinaia di scuole medie come giustamente prevede la proposta più organica, la Bracci Marinai, una per ogni distretto, sono centinaia i distretti scolastici in Italia! Si tratta di centinaia di miliardi solo per attrezzature specifiche della sola scuola media, aggiungiamo i licei, aggiungiamo le attrezzature normali, aggiungiamo il costo del corpo docente e degli uffici, questa riforma, signori, costerebbe migliaia di miliardi.
Migliaia di miliardi per ottenere cosa? Sappiamo che la scuola media dellobbligo (e noi siamo tutti favorevoli allobbligo scolastico e per un innalzamento dellobbligo scolastico) purtroppo diventa lobbligo di lavorare poco, di studiare poco, perché i ragazzi si rendono conto che saranno comunque promossi, i docenti si adagiano, non ci sono stimoli.
Una scuola media musicale si appiattirebbe su un livello medio basso oppure potremmo avere attrezzature scadenti e docenti demotivati perché vorrei vedere qual è quel docente che prende un bambino di 10 anni, lo porta alla terza media e quando comincia a vedere i risultati del suo lavoro lo vede andare via!
La struttura del Conservatorio, questo relitto storico, ha in se i germi del futuro, perché il nostro futuro è elastico, dove si entra in qualunque età, anche in età precoce.
Noi sappiamo che i livelli di qualità che sono richiesti dal mercato internazionale sono livelli sempre più alti. Se non si comincia lo studio della musica fin dai primi anni di età con caratteristiche molto professionalizzanti non si avranno risultati.
Questa tripartizione in fasce porterà alla distruzione dellistruzione musicale di livello professionale in Italia.

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Prof.ssa LIGUORI, sindacato UNAMS

Ministro, credo che raramente ho sentito un discorso molto concreto come quello che Lei testé ha fatto, e lo condivido in pieno quando dice che bisogna essere franchi e responsabili.
Chiaramente inizio dicendole che Dio la benedica per quel progetto sull'autonomia che Lei ha presentato perché una delle risposte concrete che si può dare a queste scuole è quello appunto di favorirne l'autonomia perché risolve molti problemi.
Non voglio ricalcare la parola che ha detto il ministro D'Onofrio ma viene fuori da questa autonomia una parte della chiarezza.
Poi evocando questa volontà di franchezza, io dico che è un momento questo particolare in cui l'artista è, parafrasando il Barbiere di Siviglia "calunniato, avvilito e calpestato".
Perché avviene questo: i motivi sono tanti, non ho il tempo e né voglio abusare del tempo per dirlo ma ci sono molti equivoci. La Prof.ssa Serravalle, il Sottosegretario, si è riferita a dei nodi quando ha parlato delle proposte di riforma e noi abbiamo salutato con gran piacere un governo tecnico perché i nodi più che tecnico, Prof.ssa Sottosegretario, sono stati politici e questa è la sofferenza di questo settore che è legato a delle leggi obsolete, si sono aggiunte leggi non rispondenti alla qualità di queste istituzioni, che poi hanno fatto protestare
Come risolvere questi nodi: semplicemente riferendosi alla nostra costituzione e alle leggi vigenti. Perché se prendiamo ad esempio la costituzione risolveremo tutti i nodi. Cosa dice la costituzione, l'ha richiamato anche poco fa la Dott.ssa Preden: Conservatori e Accademie sono istituzioni di alta cultura. Punto e basta! L'alta cultura si insegna all'Università, nei Conservatori e nelle Accademie.
Se noi teniamo presente questo fatto, tutti gli altri nodi possono essere risolti alla luce di questo dettato. Perché dico questo: perché il passaggio per tutte queste cose... Ministro, non si può concorrere a ciò che si è, non si può continuare a dire che nei Conservatori ci sono i ragazzini e ci si dimentica che il grosso dei Conservatori e fatto di allievi di 25-26 e anche 30 anni. Non si può dividere lo stesso docente quando insegna pianoforte; come lo dobbiamo premiare, qual'è la parte più pregnante di questo docente quando insegna al decimo anno o quando insegna al primo anno? Noi abbiamo un docente dal primo al decimo anno; questo docente dà un diploma che è uguale, spendibile esattamente come quello del docente dell'Accademia di Belle Arti, questo diploma lo dà lo stesso docente che prende un allievo e lo porta dal primo al decimo anno. Allora cosa vogliamo fare, vogliamo dire che questo docente non è più bravo per dare questo diploma e lo restringiamo alla fascia intermedia del Conservatorio. Tutte queste cose sono assolutamente impossibili!
Ora, siccome io non mi fido molto della mia scienza ma chiedo sempre consiglio agli altri, mi sono rivolta a qualche costituzionalista che mi ha risposto in modo molto preciso: qualunque legge che prevede una retrocessione di un cittadino è una legge impugnabile costituzionalmente. Pertanto nessuno può concorrere a ciò che già è ma bisogna riformare dall'interno, per dare finalmente, e qui interviene il discorso che la scuola è fatta per lo studente, per dare finalmente la possibilità a questo futuro musicista di avere un diploma una laurea, come la volete chiamare, spendibile a livello europeo.
Nient'altro il discorso è troppo lungo Ministro comunque la ringrazio per ciò che ha già fatto.

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Mo SILVERI, Direttore del Conservatorio di Perugia

Vorrei soltanto richiamare l'attenzione del Sig. Ministro, del Sottosegretario, del Capo dell'Ispettorato e anche dei colleghi e docenti qui intervenuti, su alcune osservazioni che sono state fatte negli interventi precedenti, anche quelle che sono state fatte dalla docente delle scuole medie ad indirizzo, che mi sembrano molto importanti. Noi dobbiamo distinguere nettamente il ruolo del Conservatorio come luogo di formazione (e anche Agnello lo ha detto) dei musicisti, dei professionisti della musica da quello che sono invece le funzioni, gli obiettivi, le attribuzioni che lo Stato deve dare ad altri tipi di forme scolastiche, altri tipi di organizzazioni scolastiche. Questa è la pregiudiziale perché se si pensa di lasciare al Conservatorio il compito di istruire, di educare, incoraggiare, di promuovere si sbaglia! Il Conservatorio deve soltanto formare i professionisti; per questo è stato fondato all'epoca e per questo ha continuato a funzionare e diciamo che anche i risultati ci danno ragione, perché se è vero che da tutto il mondo si viene ancora in Italia a studiare, evidentemente questo straccio di Conservatori ancora funzionano. Quindi questa è la pregiudiziale.
Ingegneria scolastica: ma certamente la cosa più importante è questa, non è pretendere di inserire chissà cosa nei Conservatori ma inserire la musica in tutte le scuole. Qui c'è una grave carenza legislativa, qui il Parlamento i Governi tutti nel passato sono stati latitanti non c'è il minimo dubbio perché se si fossero curati anche minimamente di questo settore le cose sarebbero andate diversamente (la testimonianza data dal Ministro attuale è chiarificatrice: il suo predecessore, l'ha detto lui stesso, non se n'era voluto occupare e così tanti altri prima non tutti ma moltissimi).
Quindi noi chiediamo che la funzione del Conservatorio sia sempre mantenuta nelle sue specificità, che l'autonomia che ci aspettiamo a breve termine, possa consentire un rilancio ulteriore di queste istituzioni che nelle scuole, dalle elementari (il cui progetto di educazione al suono è importantissimo) alle scuole medie (con i discorsi di insegnamento musicale specifico) alle scuole secondarie (con l'ampliamento degli istituti magistrali che io sostengo come primo passo già realizzabile perché è l'unica istituzione in cui già esiste l'insegnamento della musica e dello strumento) si possa creare quella fascia intermedia di collegamento.
Questa è per me è la carta vincente almeno in prima battuta, poi si può estendere. Noi sappiamo benissimo che gli istituti magistrali ci sono in tutte le Province, in tutte le città anche in piccole città, quindi già sarebbero un punto di partenza; non c'è bisogno di inventare un liceo nuovo, non c'è bisogno di inventare un liceo artistico, al limite si può fare una sezione musicale in un liceo artistico sostituendo la parte figurativa con la parte musicale, ma questo comunque riguarda una opzione culturale che non è un pre-Conservatorio, non è una scuola già professionalizzante, è un indirizzo che lo Stato deve dare nell'ampio ventaglio degli indirizzi culturali, che vanno dal classico allo scientifico, ragioneria, periti studi tecnici, magistrali. Quindi con questo spirito costruttivo noi dobbiamo andare avanti e cercare di trovare un equilibrio.
Come abbiamo visto anche qui molte opinioni sono divergenti ci sono convinzioni profondamente radicate da anni; io sono convinto che se il Ministro avrà la pazienza di fare la tara sulle esasperazioni di queste posizioni certamente troverà la giusta misura per portare avanti il progetto che noi riteniamo debba andare nell'interesse di tutta la società che non deve perpetuare né privilegi, né torti, perché anche i torti sono oramai decennali, ventennali, trentennali e noi siamo stati tutti partecipi, dai direttori ai docenti al personale, e quindi tutti vogliamo portare la nostra piccola parte di contributo.
Ci attendiamo molto da questo Governo, da questo Ministro, da questo Sottosegretario e da questo Capo dellIspettorato a cui rinnoviamo ancora la nostra fiducia e la nostra speranza. Grazie.

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MoANSELMI: il Mo Scimone ha dichiarato di riconoscersi in quello che ha detto il mo Silveri e quindi passo la parola al Mo Venuti del Conservatorio di Piacenza

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Mo VENUTI, Conservatorio di Piacenza

Signor Ministro, lesposizione dei progetti di legge a cui si faceva riferimento, sono stati studiati dai comitati negli ultimi mesi e sostanzialmente come tema di fondo sono dei replicanti, nel senso che fanno riferimento al primo progetto del 14 febbraio che, anche se con concetti diversi, tende alla soppressione, allo smembramento del Conservatorio, ed in alcuni punti si fa espresso riferimento a questo dato.
Questo sarebbe il meno se ciò non comportasse un sistema didattico e istituzionale completamente diverso. Questo progetto di legge é sostanzialmente congegnato male, e non lo dico come battuta ma perché é stato studiato in questi mesi molto attentamente, al punto che negli ultimi giorni sono stati fatti ulteriori studi ed approfondimenti proprio dagli stessi docenti ideatori, e ci si rende sempre più conto che appena ci si muove di un centimetro allinterno di quella struttura, vengono fuori una complessità di problemi enormi; tanto è vero che è già costituito, a regime transitorio, un percorso di circa 10 anni ove parallelamente cè lo smantellamento di unistituzione e la creazione di un sistema che deve prevedere almeno da 20 a 25 università della musica, perché al di sotto di questo numero la riforma non è possibile.
Quando Ella faceva riferimento ai fondi che sarebbero derivati dalla razionalizzazione delle secondarie: è evidente che questo non è possibile anche perché darebbe solo i finanziamenti per la prima battuta, per così dire, non a regime effettivo, si da comunque il caso che nelle riflessioni di questo anno, la maggiore parte degli studi dei comitati, di direttori e di molti docenti, siamo giunti alla conclusione che questa impostazione prevede la rifondazione totale completamente priva di alcuna sperimentazione.
I licei musicali, Ella prima ne ricordava il numero esiguo, sarebbero un punto di inizio dello studio, dopo 30 anni siamo a questo punto. Qui si parla di una razionalizzazione del territorio puramente teorica, e quindi in sintesi prima di procedere, sappiamo che cè un comitato che punta a un comune denominatore dei quattro progetti di legge che sostanzialmente si assomigliano, stiamo valutando la proposta di un diverso disegno di legge autenticamente riformista, cioè che punti alla riforma dei Conservatori più che alla riedizione anzi, alla ristrutturazione totale di una cultura musicale.

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Mo RINALDI, Direttore del Liceo Musicale di Bergamo

Io sarò brevissimo, perché la notizia che Lei ha dato mi ha abbastanza sconvolto. Vorrei ricordare la figura di Arturo Benedetti Michelangeli per ricordare che é stato un musicista che ha cominciato a suonare il pianoforte a quattro anni; e ricordo anche che Accardo ha cominciato a suonare il violino a quattro anni per richiamare lattenzione sui bambini, perché i bambini debbano avere la possibilità di fare esperienza musicale felice ma seria, in quella fascia di età che si definisce precoce, ma che per i bambini non è affatto precoce ed è assolutamente naturale.
Il grosso problema è preparare gli operatori cosiddetti insegnanti: io ha 63 anni e lidea di insegnare qualcosa ai bambini mi fa ancora tramare; dubito sempre delle sicurezze di queste persone che sento già pronte, sicure e preparate per affrontare questo argomento.
Chiedo al Ministro di utilizzare per questi approcci, queste esperienze musicali da offrire ai bambini, esperienze che allestero sono molto più avanti delle nostre, dove sono state maturate esperienze pedagogiche e didattiche notevoli riconosciute in tutto il mondo, e di stare un po attenti ai lupi italiani. Grazie.

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Dott.ssa SEDIARI, Direttrice Amministrativa del Conservatorio di Venezia.

Volevo cogliere questa occasione per fare un accenno ad una realtà che penso non debba essere trascurata in questo momento così importante di trasformazione, come ha appena detto il Ministro, vale a dire la realtà amministrativa perché nei Conservatori esiste una Direttore Amministrativo ed un personale amministrativo. La Dott.ssa Preden sa benissimo...anzi colgo loccasione per dire che abbiamo sentito un vento nuovo dalle più piccole cose: il tono di un telegramma, finalmente delle circolari che prima non arrivavano mai. Qualcosa di nuovo sta succedendo.
Volevo fare due accenni a due problematiche che spero il governo non trascuri in questa fase di riforma.
Intanto il problema degli organici perché sino dallinizio della storia dei Conservatori, ci sono solo 5 collaboratori amministrativi indipendentemente dalla grandezza del Conservatorio e questo crea veramente dei grossi problemi. Sarebbe opportuno, aumentare questo numero: serve un distributore di biblioteca, serve un magazziniere, per esempio. Poi cè la figura del Direttore Amministrativo che in effetti è una figura un po ibrida, perché soprattutto dal 1989 ha sulle spalle, insieme al Direttore (ma anche in prima persona proprio), una serie di competenze molto importanti: tutte le ricostruzioni delle carriere, i trattamenti di quiescenza, cose che alla direzione amministrativa dellUniversità hanno comportato la dirigenza. Ci sono tra laltro anche delle sentenze a livello di TAR, a livello di Consiglio di Stato, le cosiddette occasioni perdute della dirigenza da parte della direzione amministrativa del Conservatorio.
In questa fase di elaborazione di nuovi testi normativi a livello di commissioni parlamentari, e a livello di discussione più in generale, il governo possa magari tenere presente, vigilare, se qualcosa venga innovato o meno anche in questo settore. Grazie.

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Prof.ssa RUFFIN, Conservatorio di Padova.

Mi permetto di intervenire anche nella mia veste di giovane, a quanto pare un po vittima di questo sistema troppo antiquato.
In realtà, vi chiedo scusa, ma parlerò bene di quella che è la cultura italiana e il servizio che lo Stato mi ha dato.
Sono attualmente insegnante del Conservatorio, ho una maturità classica con 60 e lode della commissione conseguita assieme al diploma del Conservatorio. Io ringrazio lo Stato che mi ha dato questa opportunità, cioè di appagare e di vivere a fondo quelle che erano le istanze e i bisogni profondi della mia cultura, ai quali non avrei mai voluto rinunciare. Ho potuto farlo perché cera un liceo classico e ugualmente ho avuto la fortuna di accedere al Conservatorio, che per me è stata una delle esperienze più ricche e più profonde della mia vita. Vorrei solo spezzare una lancia, umilissima, a favore del rispetto di questa istituzione, e di una sua valorizzazione che a quanto pare manca a noi, mentre allestero è incredibilmente potente.
Elenco solo qualche piccolo caso citando uno strumento, ad esempio il fagotto. Il primo fagotto dei Berliner è un diplomato del Conservatorio di Torino (!) cioè primo nellorchestra di unistituzione che fa una rigidissima selezione interna prima di accedere ad altri strumentisti esterni. Parlo del primo fagotto dellOrchestra di Lione, addirittura in Francia un fagottista con strumento tedesco quando la Francia ha la Societé pour la difese du bassoon. Ho parlato solo di alcuni casi, forse non è tutto così da buttare quello che abbiamo avuto in questi anni.
Ancora una cosa: ringrazio quanti di voi giustamente hanno ribadito latipicità di questo insegnamento. In effetti fare musica non è la stessa cosa che studiare italiano, latino, geografia. Cè un problema, si tratta di stare tante ore su uno strumento, soffrirci sopra, lottare quotidianamente con i propri mezzi limitati quali possono essere le proprie dita, le proprie braccia, i dolori alla schiena che tutti ci ritroviamo. In questo ambito credo sia quasi impossibile, se non ingiusto, collegare per forza lo studio di uno strumento al conseguente studio a livello liceale, di scuola media, di quella che è la cultura che già cè, che già lo stato ci offre in un modo così ricco, anche perché nellambito della musica si possono vivere tante crisi. Io lo vedo attraverso i miei allievi: crisi di identità, di crescita di indecisioni, di dubbi che possono portare quasi portare ad un anno in cui si è carenti nello strumento, ma si riprende con rinnovato carico lanno dopo. Credo che sia giusto rispettare la libertà, i tempi ed il diritto di chi studia musica di avere un tipo di istruzione che gli garantisca il vero studio della musica.
Unultima osservazione che credo valga la pena dire. Ho un allievo che é in Conservatorio contro il parere dei genitori. Questo ragazzino di 14 anni si è comprato da solo, con i suoi risparmi, un violino; i genitori non volevano perché sono totalmente contrari allo studio della musica. Ma questo bambino con il suo violino, aiutato dal parroco o da qualcuno, ha fatto lesame di ammissione ed è entrato in Conservatorio e la madre ha detto: A questo punto non abbiamo potuto negargli lo studio della musica, abbiamo fatto il possibile per evitarglielo, adesso lo deve fare e sarà compito suo decidere se continuare o meno. Questo ragazzino fa anche il liceo scientifico e credo che il nostro sistema gliel ha consentito.
Se è possibile mantenere e migliorare questo sistema, forse guadagneremo in tanti!

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Mo MANZO, Fiduciario del Conservatorio di Cuneo

Ho apprezzato moltissimo quello che ha detto la Dott.ssa Preden perché penso che sia fondamentale creare una base e quindi iniziare fin dalle elementari fornendo ai bambini la possibilità di approfittare della didattica della musica. Tra laltro abbiamo in Conservatorio un corso di Didattica della Musica e sarebbe anche bene sfruttare questi diplomati che studiamo veramente per fare questo lavoro. Però penso anche alla parte terminale, cioè ai ragazzi che finiscono il Conservatorio.
Nella opinione del Ministro, che parla di autonomia nella ottica di un Conservatorio che dovrebbe anche essere un centro di cultura musicale, non vedo perché non cercare di aiutare il Conservatorio a fare unopera grandissima di divulgazione musicale e nello stesso tempo aiutare questi ragazzi (coi quali io vivo tutti i giorni) per dargli un ponte, un transito verso un più alto professionismo. In definitiva verso lautonomia, potrebbe essere per esempio con la defiscalizzazione degli interventi a favore dei Conservatori e della cultura, con dei piccoli interventi che, secondo me, per leffetto che danno sarebbero veramente piccoli da parte dello Stato, ogni Conservatorio potrebbe dare e creare al suo interno, visto che ce lha già, unorchestra e con questa orchestra che diventerebbe in un certo senso quasi stabile, (perché potrebbero concorrere gli insegnanti, e gli allievi con una piccola borsa di studio avrebbero una possibilità e potrebbero continuare a studiare).creare quindi un ponte tra luscita dal Conservatorio e lentrata nel professionismo e fare tantissimi concerti. Calcolo che come minimo si distribuirebbero qualcosa come 2500 concerti lanno sul territorio, fatti di un buon livello che contribuirebbero a creare la voglia di musica in che li ascolta.
Io vedo che normalmente nei concerti portati nelle sale da solisti è tanto se si hanno 100 - 150 persone. Al nostro concerto orchestrale di questo fine anno cerano più di 1000 persone!
Questa forma di musica potrebbe a sua volta ribaltarsi verso una professionalità più alta e quindi verso i teatri, verso questa fruizione di musica quindi credo che sarebbe un vantaggio per tutti e darebbe la possibilità ai ragazzi di avere veramente qualcosa di più.

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Mo ZANETTI, Direttore del Conservatorio di Udine

Mi permetto di leggere uno stralcio della lettera che ho spedito alla Prof.ssa Serravalle, perché ritengo di avervi scritto le cose in cui credo.
Ritengo, innanzi tutto, che è necessario organizzare un piano di educazione musicale per tutti i cittadini, sin dalla scuola materna ed elementare.
Leducazione musicale decide la capacità di sviluppo e formazione dellalunno e nello stesso tempo permette fare emergere chi la natura ha dotato di capacità artistiche creative. Si deve dare la possibilità a chi vuole ed ha la capacità per intraprendere lo studio di uno strumento, di iniziare sin dalla giovane età e di poter scegliere qualunque strumento che abbia uno sbocco professionale. Questo è per ora possibile solo in Conservatorio.
Non si deve obbligare uno studente a conseguire una maturità e in seguito la laurea, se il suo scopo è diventare uno strumentista. E chiaro che il Conservatorio gli deve dare tale opportunità perché sia un musicista completo nella sua specializzazione. Di contro invece si deve pretendere che un musicista che intende svolgere la sua professione di insegnante, compia gli studi universitari relativi alla specializzazione prevista. Chi oltre al diploma di strumento vuole perfezionarsi come concertista, può accedere con il solo diploma al Conservatorio. Se oltre allattività di musicista vuole insegnare deve comunque conseguire una laurea.
Da queste considerazioni si può dedurre, secondo il mio modesto parere, che una riforma accettabile del Conservatorio deve essere fatta alla luce della incompatibilità dello studio dello strumento, sia con la scuola secondaria si con lUniversità.
La lunga esperienza dei Conservatori non va gettata via!
Per quanto riguarda i progetti di riforma dei Conservatori che non tengono conto dellesperienza maturata in questi anni come la scuola media annessa crogiolo di esperienze musicali e pedagogiche che non è possibile trovare al di fuori del Conservatorio, e con i licei, sperimentali che secondo il mio avviso sono un modello di percorso di studio superiore che si vuole affondare ostinandosi a considerare lo strumento principale nei piani di studio.

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