Mo ANSELMI: il Mo Scarlato direttore del Conservatorio di Palermo ha inviato una lettera pregandoci di leggerne alcuni punti:
1 - Come mai tanta urgenza e ineludibilità della
riforma e di un tipo di riforma, allorquando per 27
anni non si é trovato un punto di incontro comune?
(un proverbio diffuso dice che la gatta frettolosa
fece i gattini cechi);
2 - Quali oneri aggiuntivi a carico dello Stato comportano
le proposte di riforma?;
3 - V'è qualche simulazione di fattibilità
delle proposte o vi sono soltanto contenitori vuoti
che comunque non tengono conto di quel che devono contenere?;
4 - V'è uno studio sulle risorse finanziarie
stanziate dallo stato, dalle Regioni, e dai Comuni
per la musica, e sul rapporto esistente tra risorse
date ai privati per svolgere spesso e volentieri funzioni
che sono proprie del Conservatorio?;
5 - Non è meglio mantenere l'attuale struttura
del Conservatorio organizzandolo su due livelli: diploma
di maturità ad indirizzo musicale e diploma
superiore articolato in vari indirizzi, dopo aver individuato
i profili professionali?;
6 - Non è opportuno tener conto di tutte le esperienze
poste in atto nei Conservatori che hanno dimostrato,
pur con pochi soldi, che è possibile fare ricerca
- formazione e produzione?;
7 - Non è opportuno che le scuole medie ad indirizzo
musicale abbiano il Conservatorio come punto di riferimento?;
8 - Non è opportuno allora che l'Ispettorato
per l'Istruzione Artistica faccia una sua proposta
di riforma, sentito i Direttori e i Docenti; proposta
che comunque affermi la centralità del Conservatorio
come luogo deputato alla formazione dei professionisti?.
* * *
Prof.ssa LATERZA, bibliotecaria del Conservatorio di Milano legge un documento formulato dalla sezione italiana dellAssociazione Internazionale Biblioteche Musicali
La mia è una proposta operativa diretta naturalmente
soprattutto alla Sig.ra Preden la cui disponibilità
mi fa bene sperare come non è stato per il passato
fidando anche sulle possibilità operative di
un governo tecnico.
Tra i gruppi di lavoro presenti nella IAML vi è
quello delle Biblioteche degli Istituti di Istruzione
Musicale. La definizione cioè Istituti di Istruzione
Musicale è del 1980 a livello internazionale,
e ha sostituito la precedente che elencava i vari tipi
di istituti. Se parliamo infatti di biblioteche, ossia
di quelle biblioteche specializzate in musica generalmente
situate allinterno di istituti di istruzione, siano
essi Facoltà di Musicologia, Conservatori o
Scuole Civiche di Musica, la loro funzione e il loro
servizio sono identici. Possono essere più o
meno antiche, più o meno grandi con o senza
fondi storici, aperte o chiuse al pubblico, ciò
non muta la loro identità di biblioteche musicali.
Occorre tenere presente che le scuole di musica sono
le uniche in cui la professione inizia con linizio
del corso di studi e che rispetto alla consultazione
del posseduto della biblioteca, non esiste distinzione
fra studenti e professori. Non solo, di quella biblioteca
continueranno ad aver bisogno gli uni e gli altri per
lesercizio della propria professione, gli uni e gli
altri una volta fuori della scuola. Non essendo la
musica legata ad una lingua il patrimonio delle biblioteche
musicali di tutto il mondo è ugualmente utilizzabile
da ciascuna di esse. Lo stesso vale per gran parte
della letteratura di argomento musicale che indipendentemente
dalla lingua in cui è scritta costituisce uno
strumento di lavoro identico per tutti.
Queste biblioteche quindi, più simili alle scientifiche
che alle umanistiche, sono assolutamente uniche per
omogeneità di patrimonio, mercato a cui attingono,
formazione del personale, norme di catalogazione di
gestione, utenza, utenza internazionale. Non a caso
in nessuna disciplina come per la musica esistono tanti
repertori internazionali e tanti cataloghi collettivi.
Fra questi non ultimo la base dati FBL Musica, fiore
allocchiello del servizio bibliotecario nazionale del
Ministero dei Beni Culturali, costruita però
recuperando i cataloghi nazionali esistenti, fatti
da biblioteche e bibliografi musicali. A questa base
dati sarebbe opportuno che tutte le biblioteche degli
Istituti di Istruzione Musicale fossero collegati.
Il collegamento consentirebbe alle biblioteche più
emarginate, e con minori mezzi, di crescere rapidamente
sul fronte dellinformazione, e di usufruire della cooperazione
per la catalogazione e il prestito che a breve sarà
possibile via rete. Nell ottica della funzione di biblioteche
specializzate per la scuola e oltre la scuola in un
circuito nazionale ed internazionale, va posta la soluzione
dei problemi relativi alle sedi, al personale, e al
finanziamento di queste strutture se ci si intende
occupare nellambito della Riforma dellIstruzione Musicale
del paese. La loro doppia funzione pubblica e scolastica,
la necessità di un bibliotecario anche docente
esperto in musica e bibliografia musicale, presuppongono
una convenzione fra Ministero della Pubblica Istruzione
e Ministero dei Beni Culturali in un ottica di cooperazione
in cui le competenze specifiche vengano valorizzate,
sono salvaguardati i diritti di operatori e utenti
anche di piccole strutture. Grazie.
* * *
Mo BRUNELLO , Direttore del Conservatorio di Verona.
Per esplicare con chiarezza e brevità il mio
pensiero leggerò un documento che è in
corso di pubblicazione su una rivista specializzata
che tratta il problema della riforma dei Conservatori.
Tutti i tipi di legge e di riforma presentati in questa
legislatura prevedono per i Conservatori una collocazione
universitaria che sottende una ripartizione degli studi
musicali in fasce scolastiche. Il passaggio alluniversità
sembra accogliere molti consensi anche se la frammentazione
degli studi è estremamente pericolosa poiché
disarticola il processo formativo dellallievo togliendo
continuità agli studi e facendo perdere quei
riferimenti pedagogici che sono alla base della formazione
artistica.
Ma ai consensi non partecipa chi invece sostiene che
il Conservatorio non debba essere smantellato, e possa
mantenere lattuale impostazione unitaria verticalistica
tipica e specialistica che da sempre lo ha caratterizzato,
conservando cioè limpostazione storica che è
stata modello per molte nazioni del mondo, specie quelle
che possono vantare di avere i risultati artistici.
Naturalmente il mantenimento dellattuale impostazione
non significa escludere una riforma che anzi si ritiene
necessaria. Significa aiutare gli istituti a modificarsi
senza traumi, da pericolosi contraccolpi che possono
infrangere delicati equilibri; significa, in breve,
mantenere quella flessibilità che è ricchezza
del nostro sistema, respingendo le spinte di chi vorrebbe
un rigido incasellamento delle nostre strutture negli
altri ordini scolastici, e con esso lannullamento dellatipicità.
Una riforma efficace dovrebbe mirare esclusivamente
allaggiornamento dei programmi e dei curriculum di
studio riorganizzandoli per aree disciplinari onde
renderli più funzionali alle nuove professionalità
e più consoni alle nuove esigenze del mercato
lavorativo, fornendo allallievo specializzazione ed
indirizzo, ossia quella completezza di formazione che
egli ora ricerca in corsi post-diploma in Italia e
allestero. Infatti gli attuali corsi del Conservatorio
la cui validità, si badi bene, è legata
essenzialmente alla capacità dellinsegnante,
prevedono la formazione di un unica figura professionale
polifunzionale, mentre è innegabile lesigenza
di una diversificazione degli indirizzi per la creazione
di professionalità diverse.
Ma va ribadito ancora una volta che per queste diversificazioni
non è necessario spezzare gli studi in fasce;
è sufficiente creare un cappello specializzante
al termine degli attuali studi che dovranno essere
considerati per tanto di primo grado, e aggiungere
un triennio o quadriennio di approfondimenti nello
specifico settore, con studi speciali e specifici impartiti
da insegnanti di alta qualificazione svolti nello
stesso istituto, in raccordo non occasionale ma sistematico
con la produzione artistica e il mondo accademico.
Noi siamo convinti che il futuro dellistruzione artistica
e dei Conservatori si giochi non su deleghe ad altre
istituzioni, ma sui collegamenti con esse, su rapporti
istituzionali ben definiti con altri ordini scolastici
compresa lUniversità, salvaguardando la specificità
del nostro istituto, mutando esperienze di ordine scolastico
e pedagogico già collaudate in altri paesi europei.
Come le altre nazioni dobbiamo porci il fondamentale
problema dellavviamento precoce agli studi, della necessità
di unimpostazione non generica ma mirata alla professione
fin dai primi approcci musicali per gli allievi talentati
al fine di non disperdere capacità. Dobbiamo
in sostanza continuare a credere nel Conservatorio,
in questa scuola atipica e specialistica che migliorata,
ma lasciata nella sua integrità, può
ancora svolgere degnamente la sua importante funzione
formativa dei professionisti della musica.
La condizione essenziale, è che la si doti di
una reale autonomia che permetta di creare delle scelte
organizzative, didattiche e culturali, che si sostengano
i suoi progetti non solo sotto laspetto finanziario
ma dellassistenza tecnica, e che si favoriscano le
singole esperienze. Si dovrebbe, in una parola, liberare
le energie delle istituzioni senza perdere quel controllo
che é necessario alla vita di una scuola di
stato, rendendola più dinamica e concorrenziale
rispetto le parallele istituzioni estere e la stessa
scuola privata ora decisamente privilegiata rispetto
i vincoli del Conservatorio. Nellattuale fase di crisi
economica del paese, questa pare lunica strada possibile
percorribile per rivalutare le istituzioni senza avventurarsi
in pericolose sperimentazioni dai costi incalcolabili,
e della dubbia efficacia. Il riammodernamento non può
che passare attraverso la salvaguardia dellesistente
e ciò risulterà economico, efficace,
moderno e assennato.
* * *
Mo STUPPNER, Direttore del Conservatorio di Bolzano
Sullo stesso contesto del discorso del Mo Brunello vorrei
sottolineare la differenza tra due modelli di Conservatorio
perché adesso è di moda parlare del passaggio
del Conservatorio allUniversità che certamente
ha del bene per certe facoltà: musicologia,
composizione, pedagogia, didattica della musica.
Vorrei riflettere sulla distinzione che ci sono tra
due modelli oggi nel mondo, perché anche quello
americano assomiglia molto al Conservatorio di estrazione
latina, quello francese - italiano (perché quello
italiano ricalca quello francese) e il modello della
Hochschule. Se si parla di passaggio allUniversità
dei Conservatori si ha in visione il modello della
Hochschule, mentre il Conservatorio italiano, latino,
è organizzato in maniera verticale quindi considera
la specificità, la precocità, soprattutto
nellinsegnamento professionale, mentre quello della
Hochschule raccoglie le esperienze professionalizzanti
delle fasce inferiori.
Bisogna avere una coscienza sulla natura storica dell
Hochschule: nasce in quei paesi in cui cè una
larga base di presenza, di strutture professionalizzanti
a vario livello, soprattutto i Conservatori Comunali.
Per esempio in Germania, in Austria in Svizzera ci
sono strutture professionalizzanti che, nota bene,
non possono essere quelle di indirizzo musicale, non
sono le medie ad indirizzo musicale, né i licei
di indirizzo musicale, da quelli certamente non viene
nessuna popolazione, quindi il vivaio dell Hochschule
sono le scuole private a livello comunale e anche ad
iniziativa privata (per esempio il R. Strauss Conservatorio
di Monaco). Perciò in Italia bisognerebbe con
questo passaggio indirettamente favorire la scuola
privata, questo deve essere chiaro se si parla di passaggio
allUniversità e quindi lingresso nel Conservatorio-Università
alletà di 18 anni perché comporta che
prima ci sia una realtà che oggi in Italia non
cè; esiste Imola, ci sono diverse realtà
private, però a livello di continuazione degli
studi del Conservatorio, non inferiore. E quindi una
creazione artificiosa che io francamente non vedo,
ma vedrei, come molti miei colleghi, la necessità
di riformare listituto che cè, cioè questa
struttura verticale a lunga distanza, dalletà
precoce dellallievo fino al diploma, certamente però
accompagnato dalla razionalizzazione delle cattedre,
perché non è possibile che in Conservatori
ci siano tre o quattro cattedre di percussione, cinque
cattedre di arpa... e qui il modello dellAcademy of
Music sarebbe desempio, dove la presenza e il numero
delle cattedre è rapportato al numero degli
strumenti dellorchestra (e perciò non ci possono
essere cinque cattedre di arpa quando nellorchestra
larpa è unica!) quindi accompagnato assolutamente
con una programmazione rivolta al mondo del lavoro.
Grazie.
* * *
Mo SCATTOLIN direttore del Conservatorio di Mantova
Una brevissima riflessione in calce a quella che è
stata tutta la discussione fin ora avviata che ha aspetti
molto positivi, ma sarebbe molto importante riflettere
su una differenza di terminologia fra educazione musicale
e formazione professionale.
Io penso che al di là di tutte le decisioni che
poi verranno prese sulla struttura, cioè fascia
superiore allUniversità, questo sia il nodo
principale, cioè il contenuto; e credo che il
Conservatorio nella sua struttura di cui indubbiamente
la conservazione integrale, corretta, attraverso sistemi
che sono già stati messi, fra laltro, in sperimentazione,
sia importante. Ma limportante è non confondere
i due ruoli.
Per esempio, la scuola media ad indirizzo sperimentale
costituisce già una prima forma di dubbio, di
equivoco come del resto il Conservatorio che in questo
momento non sta facendo né educazione, né
formazione professionale in alcuni casi. Lo stesso
succede nella scuola media dove per esempio il legislatore
aveva detto e chiarito bene che doveva essere una scuola
a livello educativo, invece i programmi non sono altro
che dei piccoli corsi di Conservatorio ridotti a tre
anni, quindi con tutte le conseguenze del successivo
innesto dei ragazzi che poi chiederanno di insegnare
al Conservatorio.
Per principio direi che non si può essere contrari
a una sistemazione o addirittura anche ad un cambio
come allUniversità, ma limportante è
chiarire una volta per tutte qual è la destinazione
del Conservatorio che a mio modo di vedere, deve rimanere
assolutamente una scuola ad indirizzo professionale.
* * *
Prof.ssa FUGAZZOTTO presidente dellANISM- Associazione Nazionale Insegnanti Strumento Scuola Media
Onorevole Ministro,
parlo anche a nome CGIL, CISL, UIL scuola che in questo
momento si stanno occupando della discussione ad un
tavolo tecnico riguardo lorganizzazione interna dei
corsi ad indirizzo musicale della Scuole Media.
Ci permettiamo esporLe il problema dellistruzione musicale
nella fascia dellistruzione dellobbligo nel nostro
paese. In tale fascia, diversamente che nel resto dEuropa,
oggi in Italia listruzione musicale pubblica è
attivata solo in via sperimentale in circa 400 scuole
medie.
Proprio in questi giorni la nostra associazione e le
organizzazioni sindacali di categoria stanno discutendo
a un tavolo tecnico con la Direzione Generale Scuola
Media di Io grado del Ministero della Pubblica Istruzione
un ulteriore provvisorio decreto per lorganizzazione
interna di questi corsi. Tale atto amministrativo,
non potendo però minimamente intervenire sulla
istituzionalizzazione e la messa a regime di questi
corsi, si rivela drasticamente impotente a risolvere
gli annosi problemi della sperimentazione musicale.
La sperimentazione musicale nella Scuola Media Statale
viene attivata per la prima volta nel 1975 e negli
anni successivi si estende progressivamente a circa
400 istituti. Essa fornisce alladolescente un ulteriore
possibilità orientativa tramite lo studio di
uno strumento musicale. Le esperienze condotte nei
primi anni di attività trovano una prima regolamentazione
nel D.M. del 3/8/1979. Tale decreto, nella sua parte
introduttiva in dipendenza del fatto di dover soddisfare
in maniera più adeguata una richiesta di fruizione
della cultura musicale con esigenze di decentramento,
ravvisa lopportunità di istituire un corso di
scuola media ad indirizzo musicale le cui finalità
sono quelle di ...evidenziare le capacità formative
ed orientative della musica attraverso uno studio non
strettamente tecnicistico e nozionistico, tuttavia
propedeutico per eventuali prosecuzioni degli studi
musicali.
In quasi venti anni la Sperimentazione Musicale ha dimostrato
di essere una delle iniziative più valide e
certamente fra quelle di maggior successo nella Scuola
italiana:
- il valore dei risultati raggiunti è testimoniato
dai numerosi riconoscimenti ottenuti dagli allievi
in Rassegne, Concorsi nazionali, concerti, e dal numero
elevato di coloro che hanno proseguito dopo il triennio
di Scuola media gli studi musicali;
- il favore con cui le famiglie accolgono questa alternativa
al normale iter scolastico si traduce, ogni anno, in
un notevole incremento delle domande di iscrizione
presso le scuole interessate.
Tutto questo è stato possibile grazie allaccurata
selezione dei docenti di strumento (che per linserimento
nelle specifiche graduatorie devono essere in possesso
di speciali requisiti artistico-professionali) e soprattutto
grazie alle energie e allentusiasmo profuse dagli stessi
in anni di intenso e proficuo lavoro. Purtroppo a tuttoggi
la positività di questa esperienza si scontra
con la mancanza di una definitiva veste istituzionale
e con linadeguatezza della posizione giuridica degli
insegnanti costretti a lavorare in totale precarietà.
Basti pensare che dal 1975 al 1980 il docente veniva
assunto quale incaricato annuale, dal 1981 al 1993
quale supplente annuale, dal 1994 quale supplente temporaneo
fino al termine delle attività didattiche In
aggiunta a ciò, il D.M. del 9/8/93 a firma Jervolino,
finalizzato al contenimento della spesa pubblica, prevede
che le nomine per linsegnamento di Strumento vengano
assegnate con priorità assoluta al personale
in esubero di Ed. Musicale qualora inserito anche nella
graduatoria per linsegnamento dello strumento.
Questo criterio annulla di fatto la specificità
della disciplina Strumento musicale non tenendo in
alcun conto ciò che per 20 anni è stato
richiesto: il possesso di specifici requisiti per uno
specifico insegnamento. Per porre fine a questa situazione
di incertezze e di inadeguatezze normative, si rende
necessaria listituzionalizzazione di questi corsi e
in primo luogo il riconoscimento della loro specificità
mediante la costituzione di una nuova classe di concorso,
denominata Insegnamento di strumento musicale nella
scuola media.
Tale operazione non comporterebbe alcun aggravio di
spesa per lAmministrazione in quanto riguarderebbe
il personale già esistente che da anni attende
il giusto riconoscimento del proprio operato. Così
facendo, inoltre, si contribuirebbe in modo sostanziale
alla diffusione della cultura musicale e della pratica
strumentale, riducendo drasticamente il divario che
ancora separa, nel campo dellistruzione artistica,
lItalia dal resto dEuropa.
* * *
Prof.ssa DE CARLI, SIEM
Io faccio parte della commissione di studio della SIEM
(Società Italiana Educazione Musicale) sui Conservatori
di musica, sono docente (come gli altri componenti
di questa commissione), insegno al Conservatorio di
Milano. Questa commissione ha avviato da tempo una
riflessione sui problemi della riforma, ha analizzato
e discusso le varie proposte di legge e tutto ciò
ha portato alla formulazione di una proposta della
quale cercherò di riassumere le premesse e le
finalità.
Nelle tre proposte di legge che sono attualmente allo
studio della commissione alla Camera sono, con modalità
diverse, previste le istituzioni di tre fasce di studio:
le scuole medie ad indirizzo musicale, i licei musicali,
gli istituti superiori. Pur sottolineando che le scuole
medie ad indirizzo musicale, con lofferta dello studio
strumentale, rimangono un luogo privilegiato per la
diffusione della cultura e dellistruzione musicale,
riteniamo improbabile per gli alti costi e le grandi
difficoltà organizzative, listituzione di una
scuola media ad indirizzo musicale per distretto, in
grado di offrire agli alunni la possibilità
di scegliere fra tute le discipline musicali, il cui
studio può e deve essere iniziato in età
precoce.
La proposta è quella dellistituzione, che può
rientrare nei Conservatori, di una scuola ad indirizzo
professionale che copra la fascia 11 - 18/19 anni,
articolata in scuola media e liceo che rilasci un diploma
di maturità musicale, con il quale previo esami
di ammissione, si possa accedere alla fascia universitaria
degli studi musicali. Naturalmente le motivazioni sono
di carattere sia didattico, per la continuità
dellinsegnamento, che organizzativo.
Agli insegnanti di musica in questo tipo di struttura,
va consentito di effettuare attività artistica
allinterno e allesterno della scuola. Tale opportunità
va salvaguardata attraverso un orario di cattedra e
permessi artistici adeguati. Tutti gli attuali Conservatori
potrebbero coprire la fascia inferiore, media e superiore
degli studi musicali, eventualmente ad essi potrebbero
aggiungersi quelle istituzioni non statali regolarmente
riconosciute che assicurino ladeguamento del proprio
ordinamento a quello previsto dalla riforma. Oltre
alliscrizione agli Istituti Superiori di Musica la
maturità musicale consente anche di frequentare
corsi a carattere professionale. Accanto ai Conservatori
(questo è per la SIEM molto importante) ipotizziamo
listituzione di una sezione musicale allinterno degli
istituti psico - pedagogici alla quale si possa accedere
per titoli ed esami; tale sezione servirebbe a valorizzare
e approfondire la formazione degli insegnanti di scuola
elementare, cui spetterà il compito di insegnare
educazione al suono e alla musica.
Il futuro ordinamento di tale sezione dovrebbe tenere
conto dellesperienza di sperimentazione musicale attuate
finora negli Istituti Magistrali. Poi ci saranno gli
Istituti Superiori di Musica con finalità e
curriculum nuovi, figure professionali assimilabili
a quelle di cui ha parlato la Prof.ssa Cappelli.
* * *
Barone AGNELLO, presidente del CIDIM, presidente dell AIAC, presidente dellOrchestra Sinfonica Siciliana
Il mio non è un intervento, sarà la breve
premessa ad una supplica al Ministro. I miei contatti
con i Conservatori purtroppo rimontano a più
di 50 anni fa, quindi non mi sento di intervenire sulla
materia, ma mi occupo da qualche anno di organizzazione
musicale.
Questo mi ha dato lopportunità di registrare
uno strano fenomeno: in quasi tutte le città
italiane gli studenti dei Conservatori non frequentano
le sale dei concerti e a nulla valgono le offerte di
tessere ridotte per favorirne laccesso. Il rifiuto
a partecipare allattività di musica dal vivo
che si svolgono nelle città nelle quali i nostri
futuri musicisti compiono i propi studi è netto
e senza spiegazioni. Si sarebbe tenuti a pensare che
nel nostro paese oltre a numerose associazioni Amici
della Musica, ne esistano altre, segrete, di Nemici
della Musica alle quali gli allievi dei Conservatori
sono obbligati ad iscriversi!
Da chi? Non si sa. Da più parti però si
sostiene che i dirigenti di queste associazioni segrete
sarebbero addirittura gli stessi docenti dei Conservatori,
fatto al quale io mi rifiuto di credere. I loro scopi
sono sconosciuti anche se non mancano alcune audaci
interpretazioni del fenomeno.
Un secondo problema e poi la supplica: è noto
che la parte del bilancio delle istituzioni musicali
è coperto dagli incassi del botteghino ed è
nel nostro paese inferiore a quella che si registra
nella maggioranza della altre nazioni europee. Tutti
concordano nellattribuire questo fenomeno al migliore
livello dellinsegnamento della musica nella scuola
media. Non solo: il numero degli studenti (non mi riferisco
a quello dei Conservatori, ma agli studenti in generale)
che frequentano le sale da concerti o i teatri dopera
è in questi ultimi anni notevolmente diminuito.
Questi gravi problemi della organizzazione musicale
italiana dovrebbero costituire, a mio parere, materia
di incontri tra il mondo dellorganizzazione musicale
e quello della scuola. E molto probabile che da questi
incontri potrebbero emergere soluzioni interessanti.
In ogni caso è assolutamente certo che il Ministro
della Pubblica Istruzione potrebbe avere a questo fine
un ruolo fondamentale.
Ecco finalmente la supplica: Signor Ministro, come uno
dei decani, purtroppo, dellorganizzazione musicale
italiana, certo di interpretare il pensiero dei miei
colleghi, la prego di disporre affinché alcuni
autorevoli funzionari del Suo Ministero si incontrino
con alcuni autorevoli colleghi del Dipartimento Spettacolo,
per analizzare con la partecipazione di alcuni (speriamo)
autorevoli operatori musicali i problemi che ho evidenziato,
e altri che ho tralasciato di sottoporre alla Sua attenzione,
e questo per verificare quali soluzioni possono essere
ricercate nellinteresse di una maggiore diffusione
della cultura musicale nel nostro paese. Grazie
* * *
Mo ANSELMI: devo interrompere un momento per annunciare una notizia gravissima e tristissima... è morto Arturo Benedetti Michelangeli... propongo un minuto di silenzio.
* * *
Mo BELTRAME, Conservatorio di Milano
Io ricordo molto bene quando a Novara qualche tempo
fa ho visto il Ministro in un incontro con i presidi
che lì si svolse e ricordo un concetto che Egli
espresse: La scuola non è dei docenti, è
della società, della collettività ed
è per gli studenti. Questo concetto mi è
rimasto impresso e devo dire che concordo pienamente,
per cui parlando dei Conservatori, io sono per una
riforma che non sia una riforma dei docenti o solamente
dei docenti, ma che sia una riforma per tutti e in
primo luogo per gli studenti. Per cui quando vedo progetti
di leggi come tutti quelli presentati attualmente in
Parlamento, che mi sembrano dei progetti di riforma
corporativa e direi che non vanno favore dei docenti,
ma forse di una piccolissima parte dei docenti o di
quei docenti che credono che saranno loro ad insegnare
allUniversità, mentre io non lo credo affatto.
Credo che una riforma seria in Italia non possa distruggere
il Conservatorio, questo relitto storico come lo ha
definito (certamente bonariamente) il Prof. Degrada
in un convegno a Brescia, è sopravvissuto per
secoli ed è arrivato fino a noi ed ha ancora
un senso oggi. Visto che non si può nella situazione
attuale italiana, ed in quella di un prevedibile futuro,
spendere cifre enormi per fare delle riforme, quando
poi non si sa dove ci porterebbero, la cosa più
sensata da fare è quella di rinnovare questa
struttura che è ancora valida. Rinnovarla nei
contenuti, nei piani di studio, nei programmi, nelle
organizzazioni, nellautonomia che pure sta arrivando,
nei metodi di direzione, rinnovarla e migliorare i
metodi di selezione del corpo docente che dobbiamo
dire, spesso non sono stati adeguati, ma non per colpa
dei docenti.
A questa struttura ancora valida è sufficiente
aggiungere una struttura di livello superiore, indirizzi,
materie di livello universitario ma, a mio parere,
collocate allinterno del Conservatorio perché
così si risparmierebbe sulle strutture specifiche,
sugli strumenti musicali, sulle biblioteche; la contiguità
fra insegnanti e studenti di livello diverso sarebbe
molto produttiva. Quindi io sono per un rinnovamento
del Conservatorio che ottenga il massimo risultato
con il minimo di spesa.
Invece i progetti attualmente in discussione al Parlamento
tendono esattamente allopposto, cioè al minimo
risultato col massimo di spesa, e io vorrei chiedere
se cè qualche politico che ha fatto i conti
di quanto costerebbe una scuola media musicale, poniamo
di 6 classi. Vorrei chiedere a questi politici se sanno
quanto costa un pianoforte a coda, una scuola media
musicale di dimensione normale con strumenti adeguati,
con attrezzature di buon livello potrebbe costare circa
un miliardo, e lo dico da competente. Ora, se si vogliono
creare centinaia e centinaia di scuole medie come giustamente
prevede la proposta più organica, la Bracci
Marinai, una per ogni distretto, sono centinaia i distretti
scolastici in Italia! Si tratta di centinaia di miliardi
solo per attrezzature specifiche della sola scuola
media, aggiungiamo i licei, aggiungiamo le attrezzature
normali, aggiungiamo il costo del corpo docente e degli
uffici, questa riforma, signori, costerebbe migliaia
di miliardi.
Migliaia di miliardi per ottenere cosa? Sappiamo che
la scuola media dellobbligo (e noi siamo tutti favorevoli
allobbligo scolastico e per un innalzamento dellobbligo
scolastico) purtroppo diventa lobbligo di lavorare
poco, di studiare poco, perché i ragazzi si
rendono conto che saranno comunque promossi, i docenti
si adagiano, non ci sono stimoli.
Una scuola media musicale si appiattirebbe su un livello
medio basso oppure potremmo avere attrezzature scadenti
e docenti demotivati perché vorrei vedere qual
è quel docente che prende un bambino di 10 anni,
lo porta alla terza media e quando comincia a vedere
i risultati del suo lavoro lo vede andare via!
La struttura del Conservatorio, questo relitto storico,
ha in se i germi del futuro, perché il nostro
futuro è elastico, dove si entra in qualunque
età, anche in età precoce.
Noi sappiamo che i livelli di qualità che sono
richiesti dal mercato internazionale sono livelli sempre
più alti. Se non si comincia lo studio della
musica fin dai primi anni di età con caratteristiche
molto professionalizzanti non si avranno risultati.
Questa tripartizione in fasce porterà alla distruzione
dellistruzione musicale di livello professionale in
Italia.
* * *
Prof.ssa LIGUORI, sindacato UNAMS
Ministro, credo che raramente ho sentito un discorso
molto concreto come quello che Lei testé ha
fatto, e lo condivido in pieno quando dice che bisogna
essere franchi e responsabili.
Chiaramente inizio dicendole che Dio la benedica per
quel progetto sull'autonomia che Lei ha presentato
perché una delle risposte concrete che si può
dare a queste scuole è quello appunto di favorirne
l'autonomia perché risolve molti problemi.
Non voglio ricalcare la parola che ha detto il ministro
D'Onofrio ma viene fuori da questa autonomia una parte
della chiarezza.
Poi evocando questa volontà di franchezza, io
dico che è un momento questo particolare in
cui l'artista è, parafrasando il Barbiere di
Siviglia "calunniato, avvilito e calpestato".
Perché avviene questo: i motivi sono tanti, non
ho il tempo e né voglio abusare del tempo per
dirlo ma ci sono molti equivoci. La Prof.ssa Serravalle,
il Sottosegretario, si è riferita a dei nodi
quando ha parlato delle proposte di riforma e noi abbiamo
salutato con gran piacere un governo tecnico perché
i nodi più che tecnico, Prof.ssa Sottosegretario,
sono stati politici e questa è la sofferenza
di questo settore che è legato a delle leggi
obsolete, si sono aggiunte leggi non rispondenti alla
qualità di queste istituzioni, che poi hanno
fatto protestare
Come risolvere questi nodi: semplicemente riferendosi
alla nostra costituzione e alle leggi vigenti. Perché
se prendiamo ad esempio la costituzione risolveremo
tutti i nodi. Cosa dice la costituzione, l'ha richiamato
anche poco fa la Dott.ssa Preden: Conservatori e Accademie
sono istituzioni di alta cultura. Punto e basta! L'alta
cultura si insegna all'Università, nei Conservatori
e nelle Accademie.
Se noi teniamo presente questo fatto, tutti gli altri
nodi possono essere risolti alla luce di questo dettato.
Perché dico questo: perché il passaggio
per tutte queste cose... Ministro, non si può
concorrere a ciò che si è, non si può
continuare a dire che nei Conservatori ci sono i ragazzini
e ci si dimentica che il grosso dei Conservatori e
fatto di allievi di 25-26 e anche 30 anni. Non si può
dividere lo stesso docente quando insegna pianoforte;
come lo dobbiamo premiare, qual'è la parte più
pregnante di questo docente quando insegna al decimo
anno o quando insegna al primo anno? Noi abbiamo un
docente dal primo al decimo anno; questo docente dà
un diploma che è uguale, spendibile esattamente
come quello del docente dell'Accademia di Belle Arti,
questo diploma lo dà lo stesso docente che prende
un allievo e lo porta dal primo al decimo anno. Allora
cosa vogliamo fare, vogliamo dire che questo docente
non è più bravo per dare questo diploma
e lo restringiamo alla fascia intermedia del Conservatorio.
Tutte queste cose sono assolutamente impossibili!
Ora, siccome io non mi fido molto della mia scienza
ma chiedo sempre consiglio agli altri, mi sono rivolta
a qualche costituzionalista che mi ha risposto in modo
molto preciso: qualunque legge che prevede una retrocessione
di un cittadino è una legge impugnabile costituzionalmente.
Pertanto nessuno può concorrere a ciò
che già è ma bisogna riformare dall'interno,
per dare finalmente, e qui interviene il discorso che
la scuola è fatta per lo studente, per dare
finalmente la possibilità a questo futuro musicista
di avere un diploma una laurea, come la volete chiamare,
spendibile a livello europeo.
Nient'altro il discorso è troppo lungo Ministro
comunque la ringrazio per ciò che ha già
fatto.
* * *
Mo SILVERI, Direttore del Conservatorio di Perugia
Vorrei soltanto richiamare l'attenzione del Sig. Ministro,
del Sottosegretario, del Capo dell'Ispettorato e anche
dei colleghi e docenti qui intervenuti, su alcune osservazioni
che sono state fatte negli interventi precedenti, anche
quelle che sono state fatte dalla docente delle scuole
medie ad indirizzo, che mi sembrano molto importanti.
Noi dobbiamo distinguere nettamente il ruolo del Conservatorio
come luogo di formazione (e anche Agnello lo ha detto)
dei musicisti, dei professionisti della musica da quello
che sono invece le funzioni, gli obiettivi, le attribuzioni
che lo Stato deve dare ad altri tipi di forme scolastiche,
altri tipi di organizzazioni scolastiche. Questa è
la pregiudiziale perché se si pensa di lasciare
al Conservatorio il compito di istruire, di educare,
incoraggiare, di promuovere si sbaglia! Il Conservatorio
deve soltanto formare i professionisti; per questo
è stato fondato all'epoca e per questo ha continuato
a funzionare e diciamo che anche i risultati ci danno
ragione, perché se è vero che da tutto
il mondo si viene ancora in Italia a studiare, evidentemente
questo straccio di Conservatori ancora funzionano.
Quindi questa è la pregiudiziale.
Ingegneria scolastica: ma certamente la cosa più
importante è questa, non è pretendere
di inserire chissà cosa nei Conservatori ma
inserire la musica in tutte le scuole. Qui c'è
una grave carenza legislativa, qui il Parlamento i
Governi tutti nel passato sono stati latitanti non
c'è il minimo dubbio perché se si fossero
curati anche minimamente di questo settore le cose
sarebbero andate diversamente (la testimonianza data
dal Ministro attuale è chiarificatrice: il suo
predecessore, l'ha detto lui stesso, non se n'era voluto
occupare e così tanti altri prima non tutti
ma moltissimi).
Quindi noi chiediamo che la funzione del Conservatorio
sia sempre mantenuta nelle sue specificità,
che l'autonomia che ci aspettiamo a breve termine,
possa consentire un rilancio ulteriore di queste istituzioni
che nelle scuole, dalle elementari (il cui progetto
di educazione al suono è importantissimo) alle
scuole medie (con i discorsi di insegnamento musicale
specifico) alle scuole secondarie (con l'ampliamento
degli istituti magistrali che io sostengo come primo
passo già realizzabile perché è
l'unica istituzione in cui già esiste l'insegnamento
della musica e dello strumento) si possa creare quella
fascia intermedia di collegamento.
Questa è per me è la carta vincente almeno
in prima battuta, poi si può estendere. Noi
sappiamo benissimo che gli istituti magistrali ci sono
in tutte le Province, in tutte le città anche
in piccole città, quindi già sarebbero
un punto di partenza; non c'è bisogno di inventare
un liceo nuovo, non c'è bisogno di inventare
un liceo artistico, al limite si può fare una
sezione musicale in un liceo artistico sostituendo
la parte figurativa con la parte musicale, ma questo
comunque riguarda una opzione culturale che non è
un pre-Conservatorio, non è una scuola già
professionalizzante, è un indirizzo che lo Stato
deve dare nell'ampio ventaglio degli indirizzi culturali,
che vanno dal classico allo scientifico, ragioneria,
periti studi tecnici, magistrali. Quindi con questo
spirito costruttivo noi dobbiamo andare avanti e cercare
di trovare un equilibrio.
Come abbiamo visto anche qui molte opinioni sono divergenti
ci sono convinzioni profondamente radicate da anni;
io sono convinto che se il Ministro avrà la
pazienza di fare la tara sulle esasperazioni di queste
posizioni certamente troverà la giusta misura
per portare avanti il progetto che noi riteniamo debba
andare nell'interesse di tutta la società che
non deve perpetuare né privilegi, né
torti, perché anche i torti sono oramai decennali,
ventennali, trentennali e noi siamo stati tutti partecipi,
dai direttori ai docenti al personale, e quindi tutti
vogliamo portare la nostra piccola parte di contributo.
Ci attendiamo molto da questo Governo, da questo Ministro,
da questo Sottosegretario e da questo Capo dellIspettorato
a cui rinnoviamo ancora la nostra fiducia e la nostra
speranza. Grazie.
* * *
MoANSELMI: il Mo Scimone ha dichiarato di riconoscersi in quello che ha detto il mo Silveri e quindi passo la parola al Mo Venuti del Conservatorio di Piacenza
* * *
Mo VENUTI, Conservatorio di Piacenza
Signor Ministro, lesposizione dei progetti di legge
a cui si faceva riferimento, sono stati studiati dai
comitati negli ultimi mesi e sostanzialmente come tema
di fondo sono dei replicanti, nel senso che fanno riferimento
al primo progetto del 14 febbraio che, anche se con
concetti diversi, tende alla soppressione, allo smembramento
del Conservatorio, ed in alcuni punti si fa espresso
riferimento a questo dato.
Questo sarebbe il meno se ciò non comportasse
un sistema didattico e istituzionale completamente
diverso. Questo progetto di legge é sostanzialmente
congegnato male, e non lo dico come battuta ma perché
é stato studiato in questi mesi molto attentamente,
al punto che negli ultimi giorni sono stati fatti ulteriori
studi ed approfondimenti proprio dagli stessi docenti
ideatori, e ci si rende sempre più conto che
appena ci si muove di un centimetro allinterno di quella
struttura, vengono fuori una complessità di
problemi enormi; tanto è vero che è già
costituito, a regime transitorio, un percorso di circa
10 anni ove parallelamente cè lo smantellamento
di unistituzione e la creazione di un sistema che deve
prevedere almeno da 20 a 25 università della
musica, perché al di sotto di questo numero
la riforma non è possibile.
Quando Ella faceva riferimento ai fondi che sarebbero
derivati dalla razionalizzazione delle secondarie:
è evidente che questo non è possibile
anche perché darebbe solo i finanziamenti per
la prima battuta, per così dire, non a regime
effettivo, si da comunque il caso che nelle riflessioni
di questo anno, la maggiore parte degli studi dei comitati,
di direttori e di molti docenti, siamo giunti alla
conclusione che questa impostazione prevede la rifondazione
totale completamente priva di alcuna sperimentazione.
I licei musicali, Ella prima ne ricordava il numero
esiguo, sarebbero un punto di inizio dello studio,
dopo 30 anni siamo a questo punto. Qui si parla di
una razionalizzazione del territorio puramente teorica,
e quindi in sintesi prima di procedere, sappiamo che
cè un comitato che punta a un comune denominatore
dei quattro progetti di legge che sostanzialmente si
assomigliano, stiamo valutando la proposta di un diverso
disegno di legge autenticamente riformista, cioè
che punti alla riforma dei Conservatori più
che alla riedizione anzi, alla ristrutturazione totale
di una cultura musicale.
* * *
Mo RINALDI, Direttore del Liceo Musicale di Bergamo
Io sarò brevissimo, perché la notizia
che Lei ha dato mi ha abbastanza sconvolto. Vorrei
ricordare la figura di Arturo Benedetti Michelangeli
per ricordare che é stato un musicista che ha
cominciato a suonare il pianoforte a quattro anni;
e ricordo anche che Accardo ha cominciato a suonare
il violino a quattro anni per richiamare lattenzione
sui bambini, perché i bambini debbano avere
la possibilità di fare esperienza musicale felice
ma seria, in quella fascia di età che si definisce
precoce, ma che per i bambini non è affatto
precoce ed è assolutamente naturale.
Il grosso problema è preparare gli operatori
cosiddetti insegnanti: io ha 63 anni e lidea di insegnare
qualcosa ai bambini mi fa ancora tramare; dubito sempre
delle sicurezze di queste persone che sento già
pronte, sicure e preparate per affrontare questo argomento.
Chiedo al Ministro di utilizzare per questi approcci,
queste esperienze musicali da offrire ai bambini, esperienze
che allestero sono molto più avanti delle nostre,
dove sono state maturate esperienze pedagogiche e didattiche
notevoli riconosciute in tutto il mondo, e di stare
un po attenti ai lupi italiani. Grazie.
* * *
Dott.ssa SEDIARI, Direttrice Amministrativa del Conservatorio di Venezia.
Volevo cogliere questa occasione per fare un accenno
ad una realtà che penso non debba essere trascurata
in questo momento così importante di trasformazione,
come ha appena detto il Ministro, vale a dire la realtà
amministrativa perché nei Conservatori esiste
una Direttore Amministrativo ed un personale amministrativo.
La Dott.ssa Preden sa benissimo...anzi colgo loccasione
per dire che abbiamo sentito un vento nuovo dalle
più piccole cose: il tono di un telegramma,
finalmente delle circolari che prima non arrivavano
mai. Qualcosa di nuovo sta succedendo.
Volevo fare due accenni a due problematiche che spero
il governo non trascuri in questa fase di riforma.
Intanto il problema degli organici perché sino
dallinizio della storia dei Conservatori, ci sono solo
5 collaboratori amministrativi indipendentemente dalla
grandezza del Conservatorio e questo crea veramente
dei grossi problemi. Sarebbe opportuno, aumentare questo
numero: serve un distributore di biblioteca, serve
un magazziniere, per esempio. Poi cè la figura
del Direttore Amministrativo che in effetti è
una figura un po ibrida, perché soprattutto
dal 1989 ha sulle spalle, insieme al Direttore (ma
anche in prima persona proprio), una serie di competenze
molto importanti: tutte le ricostruzioni delle carriere,
i trattamenti di quiescenza, cose che alla direzione
amministrativa dellUniversità hanno comportato
la dirigenza. Ci sono tra laltro anche delle sentenze
a livello di TAR, a livello di Consiglio di Stato,
le cosiddette occasioni perdute della dirigenza da
parte della direzione amministrativa del Conservatorio.
In questa fase di elaborazione di nuovi testi normativi
a livello di commissioni parlamentari, e a livello
di discussione più in generale, il governo possa
magari tenere presente, vigilare, se qualcosa venga
innovato o meno anche in questo settore. Grazie.
* * *
Prof.ssa RUFFIN, Conservatorio di Padova.
Mi permetto di intervenire anche nella mia veste di
giovane, a quanto pare un po vittima di questo sistema
troppo antiquato.
In realtà, vi chiedo scusa, ma parlerò
bene di quella che è la cultura italiana e il
servizio che lo Stato mi ha dato.
Sono attualmente insegnante del Conservatorio, ho una
maturità classica con 60 e lode della commissione
conseguita assieme al diploma del Conservatorio. Io
ringrazio lo Stato che mi ha dato questa opportunità,
cioè di appagare e di vivere a fondo quelle
che erano le istanze e i bisogni profondi della mia
cultura, ai quali non avrei mai voluto rinunciare.
Ho potuto farlo perché cera un liceo classico
e ugualmente ho avuto la fortuna di accedere al Conservatorio,
che per me è stata una delle esperienze più
ricche e più profonde della mia vita. Vorrei
solo spezzare una lancia, umilissima, a favore del
rispetto di questa istituzione, e di una sua valorizzazione
che a quanto pare manca a noi, mentre allestero è
incredibilmente potente.
Elenco solo qualche piccolo caso citando uno strumento,
ad esempio il fagotto. Il primo fagotto dei Berliner
è un diplomato del Conservatorio di Torino (!)
cioè primo nellorchestra di unistituzione che
fa una rigidissima selezione interna prima di accedere
ad altri strumentisti esterni. Parlo del primo fagotto
dellOrchestra di Lione, addirittura in Francia un fagottista
con strumento tedesco quando la Francia ha la Societé
pour la difese du bassoon. Ho parlato solo di alcuni
casi, forse non è tutto così da buttare
quello che abbiamo avuto in questi anni.
Ancora una cosa: ringrazio quanti di voi giustamente
hanno ribadito latipicità di questo insegnamento.
In effetti fare musica non è la stessa cosa
che studiare italiano, latino, geografia. Cè
un problema, si tratta di stare tante ore su uno strumento,
soffrirci sopra, lottare quotidianamente con i propri
mezzi limitati quali possono essere le proprie dita,
le proprie braccia, i dolori alla schiena che tutti
ci ritroviamo. In questo ambito credo sia quasi impossibile,
se non ingiusto, collegare per forza lo studio di uno
strumento al conseguente studio a livello liceale,
di scuola media, di quella che è la cultura
che già cè, che già lo stato ci
offre in un modo così ricco, anche perché
nellambito della musica si possono vivere tante crisi.
Io lo vedo attraverso i miei allievi: crisi di identità,
di crescita di indecisioni, di dubbi che possono portare
quasi portare ad un anno in cui si è carenti
nello strumento, ma si riprende con rinnovato carico
lanno dopo. Credo che sia giusto rispettare la libertà,
i tempi ed il diritto di chi studia musica di avere
un tipo di istruzione che gli garantisca il vero studio
della musica.
Unultima osservazione che credo valga la pena dire.
Ho un allievo che é in Conservatorio contro
il parere dei genitori. Questo ragazzino di 14 anni
si è comprato da solo, con i suoi risparmi,
un violino; i genitori non volevano perché sono
totalmente contrari allo studio della musica. Ma questo
bambino con il suo violino, aiutato dal parroco o da
qualcuno, ha fatto lesame di ammissione ed è
entrato in Conservatorio e la madre ha detto: A questo
punto non abbiamo potuto negargli lo studio della musica,
abbiamo fatto il possibile per evitarglielo, adesso
lo deve fare e sarà compito suo decidere se
continuare o meno. Questo ragazzino fa anche il liceo
scientifico e credo che il nostro sistema gliel ha
consentito.
Se è possibile mantenere e migliorare questo
sistema, forse guadagneremo in tanti!
* * *
Mo MANZO, Fiduciario del Conservatorio di Cuneo
Ho apprezzato moltissimo quello che ha detto la Dott.ssa
Preden perché penso che sia fondamentale creare
una base e quindi iniziare fin dalle elementari fornendo
ai bambini la possibilità di approfittare della
didattica della musica. Tra laltro abbiamo in Conservatorio
un corso di Didattica della Musica e sarebbe anche
bene sfruttare questi diplomati che studiamo veramente
per fare questo lavoro. Però penso anche alla
parte terminale, cioè ai ragazzi che finiscono
il Conservatorio.
Nella opinione del Ministro, che parla di autonomia
nella ottica di un Conservatorio che dovrebbe anche
essere un centro di cultura musicale, non vedo perché
non cercare di aiutare il Conservatorio a fare unopera
grandissima di divulgazione musicale e nello stesso
tempo aiutare questi ragazzi (coi quali io vivo tutti
i giorni) per dargli un ponte, un transito verso un
più alto professionismo. In definitiva verso
lautonomia, potrebbe essere per esempio con la defiscalizzazione
degli interventi a favore dei Conservatori e della
cultura, con dei piccoli interventi che, secondo me,
per leffetto che danno sarebbero veramente piccoli
da parte dello Stato, ogni Conservatorio potrebbe dare
e creare al suo interno, visto che ce lha già,
unorchestra e con questa orchestra che diventerebbe
in un certo senso quasi stabile, (perché potrebbero
concorrere gli insegnanti, e gli allievi con una piccola
borsa di studio avrebbero una possibilità e
potrebbero continuare a studiare).creare quindi un
ponte tra luscita dal Conservatorio e lentrata nel
professionismo e fare tantissimi concerti. Calcolo
che come minimo si distribuirebbero qualcosa come 2500
concerti lanno sul territorio, fatti di un buon livello
che contribuirebbero a creare la voglia di musica in
che li ascolta.
Io vedo che normalmente nei concerti portati nelle sale
da solisti è tanto se si hanno 100 - 150 persone.
Al nostro concerto orchestrale di questo fine anno
cerano più di 1000 persone!
Questa forma di musica potrebbe a sua volta ribaltarsi
verso una professionalità più alta e
quindi verso i teatri, verso questa fruizione di musica
quindi credo che sarebbe un vantaggio per tutti e darebbe
la possibilità ai ragazzi di avere veramente
qualcosa di più.
* * *
Mo ZANETTI, Direttore del Conservatorio di Udine
Mi permetto di leggere uno stralcio della lettera che
ho spedito alla Prof.ssa Serravalle, perché
ritengo di avervi scritto le cose in cui credo.
Ritengo, innanzi tutto, che è necessario organizzare
un piano di educazione musicale per tutti i cittadini,
sin dalla scuola materna ed elementare.
Leducazione musicale decide la capacità di sviluppo
e formazione dellalunno e nello stesso tempo permette
fare emergere chi la natura ha dotato di capacità
artistiche creative. Si deve dare la possibilità
a chi vuole ed ha la capacità per intraprendere
lo studio di uno strumento, di iniziare sin dalla giovane
età e di poter scegliere qualunque strumento
che abbia uno sbocco professionale. Questo è
per ora possibile solo in Conservatorio.
Non si deve obbligare uno studente a conseguire una
maturità e in seguito la laurea, se il suo scopo
è diventare uno strumentista. E chiaro che il
Conservatorio gli deve dare tale opportunità
perché sia un musicista completo nella sua specializzazione.
Di contro invece si deve pretendere che un musicista
che intende svolgere la sua professione di insegnante,
compia gli studi universitari relativi alla specializzazione
prevista. Chi oltre al diploma di strumento vuole perfezionarsi
come concertista, può accedere con il solo diploma
al Conservatorio. Se oltre allattività di musicista
vuole insegnare deve comunque conseguire una laurea.
Da queste considerazioni si può dedurre, secondo
il mio modesto parere, che una riforma accettabile
del Conservatorio deve essere fatta alla luce della
incompatibilità dello studio dello strumento,
sia con la scuola secondaria si con lUniversità.
La lunga esperienza dei Conservatori non va gettata
via!
Per quanto riguarda i progetti di riforma dei Conservatori
che non tengono conto dellesperienza maturata in questi
anni come la scuola media annessa crogiolo di esperienze
musicali e pedagogiche che non è possibile trovare
al di fuori del Conservatorio, e con i licei, sperimentali
che secondo il mio avviso sono un modello di percorso
di studio superiore che si vuole affondare ostinandosi
a considerare lo strumento principale nei piani di
studio.
* * *
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